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Autore: Laylath    01/12/2013    2 recensioni
Una raccolta di ventuno voci, una per ogni lettera dell'alfabeto, relative al mondo militare di Amestris.
Grazie all'aiuto del nostro team preferito, e al "Manuale del perfetto soldato" faremo un percorso alla scoperta dell'esercito.
Le scene sono di diverso genere: drammatico, comico, serio etc etc.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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V come “Vittoria”

La vittoria è il fine ultimo del soldato, l’obbiettivo a cui deve tendere in tutta la sua carriera. Che sia contro un nemico o in altre situazioni, la vittoria è il suo principale scopo.

 
 
Riza e Roy camminavano tranquillamente per le vie della città.
Per quanto la donna fosse eternamente vigile, era più rilassata del previsto: i visi che incontravano erano felici e sorridenti e carichi di buona volontà. Diverse persone li avevano salutati e loro non avevano esitato a rispondere a quei sorrisi: pareva davvero incredibile, ma le loro divise non ispiravano più terrore e paura.
Nessuno di loro due parlava, mentre camminavano senza una meta precisa: osservavano quelle case di pietra, quelle strade di acciottolato così cariche di vita ed energia.
Era quasi incredibile pensare che tredici anni prima quel posto era ridotto ad un cumulo di macerie fumanti.
Adesso centinaia di persone dalla pelle scura e dagli occhi rossi continuavano a lavorare alacremente per terminare la ricostruzione della loro terra natia.
Ma era cambiato molto anche in loro stessi.
Signore, la sua richiesta di riaprire l’esercito ai nativi di Ishval è stata appena approvata dal Comandante Supremo Grumman.
Quelle parole che gli aveva detto Falman qualche settimana prima erano la ciliegina sulla torta: esercito ed Ishval non erano più due fronti opposti. Ora chiunque voleva poteva entrare in Accademia con la sicurezza di diventare un soldato che avrebbe lavorato per Amestris… perché Ishval era parte di Amestris.
Domani sarebbe potuto rientrare ad East City senza problemi, insieme a tutti gli altri… ora che aveva fatto risorgere Ishval dalle sue ceneri poteva pensare anche a qualcosa di più ambizioso. Ed i suoi occhi neri scintillarono leggermente, mentre un sorrisetto gli appariva nei bei lineamenti.
Tuttavia venne distratto dal vedere che il Tenente Colonnello Hawkeye esitava leggermente.
A dire il vero nessuno si sarebbe accorto di quell’indecisione, ma per una coppia affiatata come loro era inevitabile essere arrivati a conoscersi così bene. Così, Roy assecondò la direzione che la donna voleva prendere, ma a tutti sembrò che fosse stato lui a decidere di cambiare strada.
Proseguirono lentamente per le vie più tranquille, lontane da quelle del mercato dove erano soliti passeggiare. Le strette stradine si aprirono all’improvviso in una piazzetta chiusa da dei muretti.
Era un luogo tranquillo, fresco e riposante: una sorta di giardinetto dove alcuni uccellini zampettavano tranquilli.
Roy lanciò uno sguardo interrogativo alla sua assistente come a chiederle se era lì che voleva andare.
Riza sorrise con un briciolo di malinconia e avanzò al centro di quel piccolo angolo di mondo, dove stava un delicato cespuglio di rose bianche. Si inginocchiò davanti ad esso, dando le spalle al suo superiore.
E agli occhi di Roy quel piccolo paradiso sparì… tornarono le macerie, la polvere e la sabbia: Riza ora aveva un cappotto bianco e sporco, le spalle abbassate come se sostenesse tutto il peso del mondo da sola… e finiva di seppellire un bambino senza nome che era stato abbandonato nel ciglio della strada.
La donna sfiorò dolcemente una delle rose, proprio mentre Roy le si inginocchiava accanto.
“Secondo me queste rose erano i fiori preferiti di quel bambino…” mormorò.
“Non so chi sia stato a piantare questo cespuglio proprio sulla sua tomba, ma ne sono felice… ha fatto un lavoro migliore di quello che ho potuto fare io anni fa.”
“Un altro piccolo frammento di rinascita, tenente – perché Roy la chiamava sempre così, senza aggiungere quel “colonnello” – c’è un po’ di lui in questi bellissimi fiori…” e così dicendo raccolse un petalo delicato che era caduto a terra e lo porse a Riza.
Lei lo prese con un sorriso e se lo mise nel taschino della divisa.
“Generale! Generale Mustang – chiamò una voce sempre più vicina e quasi subito comparve il sottotenente Fury, con le cuffie attorno al collo ed il filo a penzoloni sulla camicia a maniche corte – Eccola, signore! Allora, sono arrivate le risposte che lei aveva richiesto ad East City e…”
Mustang lo zittì con un cenno e gli segnalò di accostarsi a loro: il ragazzo, anzi l’uomo dato che ora aveva ventotto anni, si inginocchiò tra lui e Riza e guardò con aria interrogativa il cespuglio di rose, chiedendosi cosa ci potesse essere di così speciale. Però poi si accorse che quei fiori erano davvero belli e, per la sua natura sensibile a queste piccole meraviglie del mondo, sorrise e si mise ad osservarli.
L’anno in cui Riza seppelliva quel bambino, Fury aveva circa quindici anni… non doveva essere molto più grande del piccolo Ishvaliano… Roy si chiese se anche Riza aveva simili pensieri per la testa in questo momento.
Perché Kain non aveva vissuto la guerra come gli altri, l’avevano cresciuto loro cercando di indirizzarlo verso i giusti valori, le cose a cui credere veramente e combattere: un soldato appena diciottenne, ancora puro, senza la macchia della morte, che aveva riposto la massima fiducia in tutti loro.
Vederlo inginocchiato davanti a quella tomba così particolare in fondo era una strana forma di ammenda.
“Fury… - mormorò Riza, prendendo un altro petalo che stava a terra – lo sai qual è una delle cose più belle di questo posto?”
“No, signora, mi dica pure.”
Lei gli mise il petalo tra le mani e le strinse tra le sue, mentre Roy, istintivamente, metteva una mano sulle spalle del soldato.
“E’ che nonostante tutto i fiori riescono a crescere…”
Fury sorrise: fiori nel deserto… gli piaceva tanto quell’idea.
Anche quella in fondo poteva essere considerata una piccola vittoria della vita.

  
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