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Autore: May be    01/12/2013    2 recensioni
Temari levò gli occhi al cielo, lo oltrepassò senza scordare di lasciargli una spallata in ricordo e si mosse senza esitare in direzione del fuoco scoppiettante nel camino. Shikamaru sospirò, chiudendosi la porta alle spalle e cercando disperatamente di non mettersi a piangere.
« Posso almeno farti notare che te lo avevo detto? »
La kunoichi lo degnò di uno sguardo assassino e tornò a concentrarsi sul piacevole impegno di recuperare la sensibilità degli arti intirizziti, chiudendo il discorso con un lapidario: « Taci o ti uccido ».

Three were the pillars; immortal, wisest and fairest of all flies.
Avvento Total Black: noi resistiamo.
Fino alla fine.
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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10 regole per una
pacifica convivenza

 
 
I.
Acquiescenza
 
 





 



 
 
 
Primo giorno.
Tutti gli avvenimenti di oggi si sono svolti così come li avevo pensati, studiati ed organizzati. E’ stata una missione piuttosto difficile anche per me, questa volta, ma alla fine sono riuscito a portarla al successo. Il nemico si è rivelato più arduo del previsto da debellare, ma il tempo ha infine premiato l’accurata strategia: la minaccia non è stata estinta che temporaneamente, ma si prospetta un lungo periodo di pace certamente utile allo studio di un piano d’azione ancora più efficace, che consentirà di fronteggiare senza timore la prossima incursione.
Esito positivo anche per questa battaglia, dunque, nonostante fino all’ultimo abbia avuto compagnia del timore di un inconveniente: ma ormai è trascorso il tempo limite, perciò posso rilassarmi. Si potrebbe addirittura azzardare l’ipotesi di aver finalmente imboccato la strada giusta, che potrebbe un giorno portare ad eliminare una volta per tutte questa terribile calamità. Nulla potrebbe andare meglio…

 

E poi bussarono alla porta.
 
 
 
« … Eh? »
Qualcosa non quadrava. Un minuto prima era stravaccato sul pavimento davanti al camino, senza nemmeno la voglia di raggiungere una sedia, constatando esultante come la sua vita avesse improvvisamente assunto una splendida sfumatura, meditando su come avrebbe potuto sfruttare al meglio (cioè minimizzando ogni singolo sforzo) i giorni seguenti. Era tanto euforico da sentirsi quasi pieno di energia. E un minuto dopo tremava di freddo di fronte all’uscio spalancato, fissando sconcertato una certa bionda ambasciatrice straniera ricoperta da qualche decina di strati di vestiti pesanti, il naso rosso, gli occhi pieni d’ira ridotti a fessure e i quattro codini bagnati dalla neve fin da quella mattina non aveva smesso di cadere.
L’unico suono che ottenne in risposta fu un basso ringhio (o così gli parve), perciò tentò di riformulare la sua domanda in maniera lievemente più articolata: « Che ci fai qui?! »
Temari levò gli occhi al cielo, lo oltrepassò senza scordare di lasciargli una spallata in ricordo e si mosse senza esitare in direzione del fuoco scoppiettante nel camino. Shikamaru sospirò, chiudendosi la porta alle spalle e cercando disperatamente di non mettersi a piangere.
« Posso almeno farti notare che te lo avevo detto? »
La kunoichi lo degnò di uno sguardo assassino e tornò a concentrarsi sul piacevole impegno di recuperare la sensibilità degli arti intirizziti, chiudendo il discorso con un lapidario: « Taci o ti uccido ».
 
***
 
Diverse ore prima, Temari Sabaku no si era presentata puntuale come solo una Seccatura con la “s” maiuscola poteva esserlo di fronte a casa sua, a tirarlo giù dall’amato e caldo letto a suon di urla e minacce. Shikamaru con un immane sforzo di volontà aveva alla fine ceduto e abbandonato la sua tana così perfetta per il letargo: in fondo, quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di sofferenza.
La sua estremamente poco diplomatica collega sarebbe partita nel giro di poche ore, decisamente lieta di tornare nella sua sempre torrida Suna, e non solo! Sua madre (trascinandosi ovviamente dietro il povero consorte) aveva dovuto assolvere al tradizionale giro di visite a tutti i possibili e immaginabili parenti. Incombenza nella quale solitamente era coinvolto, suo malgrado, anche Shikamaru… Che per una volta aveva dovuto ringraziare i Kami di avergli inviato così provvidenzialmente e a sorpresa la Seccatura a schiavizzarlo. Lui non aveva potuto sottrarsi al lavoro, Yoshino non aveva trovato alcuna possibilità di spostare la partenza, fermare il tempo o far licenziare il figlio, e Shikamaru si era ovviamente premurato di non lasciar trapelare alcun indizio riguardante il fatto che in realtà Temari avrebbe lasciato Konoha restituendogli la libertà solo un paio d’ore dopo i suoi genitori. E, allo stesso modo, non aveva lasciato diffondersi la notizia della sua permanenza a casa: pensandolo chissà in che sperduto covo di Nara l’Hokage non lo avrebbe caricato di lavoro, nessuno lo avrebbe cercato, e lui avrebbe potuto chiudersi seriamente in casa. Al caldo. Da solo. Dormendo.
E la cosa migliore era che in tutto ciò non aveva mentito: solo taciuto. Ognuno aveva tratto le sue conclusioni e lui si era limitato ad assecondare gli eventi, perciò aveva la coscienza perfettamente pulita.
Era tutto assolutamente perfetto, dalle tempistiche allo studio e la prevenzione di ogni possibile inconveniente… Fino quando non aveva iniziato a nevicare.
Sua madre era già partita da tempo e lungo il percorso non avrebbe trovato problemi, ma Temari… Insomma, la prima locanda era fin troppo lontana, e c’era il rischio che si ritrovasse bloccata lungo la strada se il tempo fosse peggiorato ulteriormente.
Non che lui fosse preoccupato. Insomma, stava pur sempre parlando di una terribile furia assassina, che di femminile (o umano) aveva solo l’aspetto. Certamente se la sarebbe cavata anche sorpresa da una bufera… Ma se si fosse trovata nella condizione di non poter proprio proseguire?
Avrebbe dovuto tornare indietro.
Il che voleva dire altro lavoro per lui per trovarle un alloggio. E per farle da guida, anche se Konoha lei ormai la conosceva come le sue tasche. E certamente lei avrebbe voluto portarsi avanti con il lavoro rimasto, anziché attendere la Primavera, perché era praticamente impossibile che lei accettasse di starsene con le mani in mano con gli esami dei chunin alle porte – tralasciando il fatto che mancavano mesi e mesi, ma la Seccatura faceva parte della categoria di persone per cui il tempo è un concetto estremamente relativo ed effimero.
E se poi, il giorno dopo, la situazione non fosse migliorata?
Sarebbe rimasta più giorni, e lui si sarebbe praticamente bruciato la maggior parte se non il totale del suo periodo di pace, tranquillità e solitudine. Non poteva permettere che tutta la sua fatica, tutto il suo ingegnoso piano, tutte le sue speranze andassero vanificati.
E proprio per fronteggiare un tale probabile e oscuro futuro, dopo una buona quantità di indecisioni e calcoli mentali aveva optato persino per proporsi di finire da solo il lavoro, lasciarla partire prima ed evitarle tutti i potenziali problemi del caso. Perché lui ai suoi giorni di riposo ci teneva.
Ma lei aveva alzato le spalle e commentato incurante che non ci sarebbero stati problemi, che se la sarebbe cavata, che « Cosa vuoi che sia un po’ di acqua congelata? Sono abituata alle tempeste di sabbia io, saranno ben peggio », e si era rifiutata di cambiare la sua tabella di marcia.
E Shikamaru aveva temuto, pregato e sperato fino all’ultimo. L’aveva accompagnata alle Porte, con quel « Che ti avevo detto? » sulla punta della lingua, ma nonostante i malcelati tentativi di lei di nascondere il pensiero che effettivamente forse il viaggio sarebbe stato un filo difficoltoso, nonostante il buio, il freddo pungente e la bufera, nonostante i cattivi presentimenti lei era partita – figurarsi se la Testardaggine fatta donna avrebbe mai ammesso di aver fatto un piccolo errore di calcolo e si sarebbe arresa alle intemperie.
Ma, nonostante tutto, il tempo era passato. L’aveva osservata partire quasi aspettandosi di vederla tornare di corsa con la coda tra le gambe, aveva addirittura aspettato una decina di minuti solo, in piedi al limitare del Villaggio, certo che avrebbe individuato in breve tempo la sua sagoma all’orizzonte. Era tornato a casa e si era lanciato subito davanti al camino, per approfittare di quei minuti di illusione prima di essere preso e sbattuto violentemente nella realtà: ma erano trascorsi minuti, poi un’ora, infine due. Si era fatta per davvero notte fonda e ancora lei non era comparsa… E lui si era finalmente convinto del fatto che forse, alla fine, la caparbietà e la resistenza della Seccatura potessero essere per davvero una qualità. Si era rilassato, allungandosi di più verso il fuoco, compiacendosi della buona riuscita, nonostante tutte le fatiche, della sua operazione, pregustandosi ciò che lo aspettava. Si era giusto appisolato, quando in un angolo della sua testa aveva sentito bussare.
Aveva digrignato lievemente i denti, infastidito, la bocca impastata dal sonno e intorpidita dal caldo, cercando di eliminare quella specie di fastidioso rumore di fondo dalla sua mente… Ma il suono era continuato: ritmico, nocche contro legno, lievemente violento e apparentemente scocciato.
Senza farsi domande aveva trascinato i piedi fino all’uscio, intenzionato a liquidare con poche parole lo scocciatore di turno, e una volta aperto tutto quello che aveva potuto dire era stato: « … Eh? »
 
***
 
E si era ritrovato così appoggiato allo stipite della porta, di fronte a una Seccatura che a metà percorso aveva perso l’orientamento a causa di “tutto quel maledetto freddo bianco”, si era ritrovata a tornare indietro e aveva deciso che in effetti c’era caso che quella sera non fosse proprio ottimale per la partenza. Seccatura che attualmente si stava cercando apparentemente di sciogliere davanti al suo fuoco, sul suo caldo pavimento di legno, e che probabilmente non appena avesse scoperto il suo kotatsu in cucina si sarebbe impadronita anche di quello.
Le portò reticente il the che lei gli aveva praticamente ordinato di prepararle, e trovò il coraggio di chiedere: « Devo accompagnarti a cercare un albergo o fai da sola? »
Lei lo fulminò con lo sguardo, alzando un sopracciglio e replicando secca: « Perché secondo te a quest’ora troverei qualcuno disposto ad affittarmi una stanza? Te ne fai di illusioni », per poi afferrare la tazza lasciandosi sfuggire un sospiro di piacere al contatto con la ceramica calda. Lei lo odiava, quel tempo. Già le era difficile tollerare Konoha quando secondo i suoi abitanti faceva fresco, figurarsi in pieno Inverno.
Shikamaru si passò stancamente la mano sul volto, borbottando lamentele intenzionato a non riconoscere l’effettiva stupidità della sua idea---
« … Eh? »
Temari non lo degnò nemmeno di uno sguardo: « Hai finito i vocaboli per oggi? », commentò acida.
Lui si guardò attorno spaesato, un brivido freddo lungo la schiena, realizzando.
« Tu… Hai intenzione di restare a dormire qua? »
Lei alzò le spalle, senza curarsi d’aver scatenato il panico nello sventurato ospite: « Domani appena ci sarà abbastanza luce intendo partire, non preoccuparti, non intendo sentirti balbettare o sbuffare più del minimo necessario ».
Shikamaru inspirò, cercando di esprimere il concetto con tutta la calma che gli riuscisse di racimolare in una simile situazione: « Vedi, a parte il fatto che io al momento non dovrei essere qua ma allo stesso tempo dovrei esserci », spiegò velocemente ignorando lo sguardo scettico di Temari – in fondo poteva anche meritarselo dopo una simile uscita, « non puoi restare. Insomma, i miei non ci sono e torneranno fra giorni ».
Ma lei continuò imperterrita a tacere, studiandolo con sguardo indecifrabile e sorseggiando noncurante il the, apparentemente intenta a rimuginare su quale ingranaggio della sua testa dovesse essersi congelato per impedirgli, quel giorno, di esprimersi in un linguaggio conosciuto e corretto.
Shikamaru sbuffò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi con stizza, e spiegò a bassa voce, esasperato: « E’… Fraintendibile! Insomma, sei pur sempre sola a casa di un--- »
« … Ragazzino? »
Si squadrarono in silenzio per un lungo istante, lui incapace di ribattere e lei semplicemente perplessa.
Alla fine Shikamaru si arrese, biascicando uno sconsolato: « Vado a prepararti la camera degli ospiti ».
Lei alzò le spalle, finendo il suo the: « Ah, mi servirebbe anche qualcosa da usare come pigiama. E dei biscotti non sarebbero una cattiva idea, ho fame ».
Sarebbe stata una lunga, lunga notte.
 
 
 
 







Note:

Eccomi! Ancora in tempo, con una cosa schifida ed oscena (e nonostante questo ho impiegato tutto il giorno a scriverla) e che sì, sarà una long.
Perché tutto ciò? Ottima domanda!
Il tutto rientra nel progetto folle e masochistico di tre povere e abbandonate moschelle nere. Loro volevano, come gli scorsi anni, regalare al popolo Efpiano 25 giorni di Nero Avvento! Ma il Naresimo è una religione oramai troppo radicata, e nessuno ha voluto sostenerle in tutta questa folle impresa! Sono riuscite a strappare alle colleghe mosche solo nove giorni (messaggio pubblicitario: dal 16 al 24 Dicembre si terrà la Novena del forum The Black Parade: nove giorni, nove fanfic! Stay tuned!), perciò! Queste nere moschelle si sono organizzate per conto proprio per riempire da sole i giorni rimanenti! Nella fantastica e personalizzata iniziativa:




 
Three were the pillars
 



Dovendo quindi scrivere una quantità di fic piuttosto consistente, ho deciso allegramente (ma anche no) di metter su una long… Tema che avrete intuito, storia che avrete intuito, trama che nemmeno io so come andrà avantifatto sta che è iniziata! Questo era il primo giorno, che doveva avere come prompt il significato della prima candela d’avvento – la candela del Profeta. Ovviamente cristianesimo e Naruto non c’azzeccano granché, perciò diciamo che sono riuscita solo a farlo riecheggiare in quel brutto presentimento e nel “Te l’avevo detto”. Sono consapevole che il capitolo non sia uno spettacolo ma ero piuttosto tirata e dovevo introdurre tutto in qualche modo, quindi pazientate e vediamo se riuscirò a tirarmi su 8D
   
 
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