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Autore: IsettaBlue    01/12/2013    4 recensioni
Tratto dal capitolo:
Aprì gli occhi, il respiro affannoso, le membra incollate al materasso, gli occhi che scrutavano l’oscurità cercando di penetrarla ma scorsero solo le ombre che vagavano silenziose e leggere per la stanza, tentò di allungare un braccio per accendere la luce sul comodino ma si rese conto con orrore di non potersi muovere.
Genere: Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun libro/film
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Una buona sera a tutti. Devo ammetterlo, sono un pò trepidante e anche emozionata. Non so bene come spiegarlo, ma nonostante questa sia una semplice One shot, ci tengo particolarmente, poichè, è la prima che pubblico. Ne ho parlato tanto con le persone a me care, e mi son fatta consigliare su come migliorare qualche particolare o come imbellirlo. Sono consapevole del fatto che, come inizio, ho osato troppo. Nel senso che, avrei potuto scegliere un genere scontato e previsto, ma non avrebbe senso lavorare su qualcosa già fatto. Quindi, ho scelto il genere horror. Mi piace osare e spero di non aver fatto pasticci. Inoltre, sto cominciando a scrivere una vera e propria storia su word s'intitolata "When world collide again" e, se non ci sono ripensamenti, dovrebbe essere pubblicata in futuro.
Intanto, soffermiamoci su questa One shot. Spero vi piaccia nonostante la pazzia che è nel contenuto.
Incrocio le dita e buona lettura.




 


Hai paura del buio?


 

Un sussurro, un’ombra e poi quel suono che ruppe improvvisamente il silenzio sacro della notte. Era un suono secco, come un passo sulle assi consunte del pavimento di legno. Aprì gli occhi, il respiro affannoso, le membra incollate al materasso, gli occhi che scrutavano l’oscurità cercando di penetrarla ma scorsero solo le ombre che vagavano silenziose e leggere per la stanza, tentò di allungare un braccio per accendere la luce sul comodino ma si rese conto con orrore di non potersi muovere.
Avrebbe voluto urlare ma la voce gli morì in gola. 

Tum Tum Tum.

Rumore di una palla che rimbalzava sul pavimento.
Si girò di scatto. La porta della stanza di Bella era aperta e da lì riusciva ad intravedere il corridoio nella penombra.
Una palla.
Una palla bianca e malconcia giunse nella sua stanza.
«C’è qualcuno?», urlò verso l’oscurità.

Tum Tum Tum Tum.

Quando, finalmente, sentì che l'uso delle braccia e delle gambe stava ritornando, si alzò e si precipitò verso gli interruttori situati alle sue spalle. 
«Avanti, accenditi», parlò con voce affannata premendo più volte l'interruttore.
Niente. Nessun accenno di luce.
«Merda», sbottò infine arrendendosi. 
Con gli occhi spalancati, continuava e cercare nel buio la sagoma del suo perseguitore. 

Tum Tum Tum.

«Cosa vuoi da me?!», urlò con prepotenza prendendosi i capelli fra le mani. 
Un rumore della porta che si chiudeva al piano di sotto. Un rumore di un coltello contro il pavimento.
«Stai calma, stai calma», si ripeteva.
Si alzò dal pavimento dove poco prima si era accasciata, e provò ad avanzare di qualche passo. Avrebbe voluto muoversi velocemente, ma il terrore le rallentava ogni movimento. Le sembrò di trovarsi in uno di quei suoi incubi in cui vorresti correre, ma tutti i movimenti sembrano al rallentatore e più cerchi di avvicinarti a una porta, più ti sembra lontana.
Era giunta quasi a metà del corridoio quando udì nuovamente quel rumore.

Tum Tum Tum.

Bella si bloccò e quello che vide la fece barcollare. Dovette appoggiarsi al muro per non cadere a terra. In fondo e al centro del corridoio, giaceva la scarpa del suo defunto padre. La scarpa che aveva conservato nello scantinato, chiuso a chiave. 
«Chi sei?! Vattene! Lasciami in pace!», urlò al buio. 
Un minuto. Un minuto di totale silenzio. Il suo respiro affannato riecheggiava nel corridoio che sembrava infinito.
Un minuto di totale silenzio che venne spezzato da una voce roca e tenebrosa alle sue spalle. «Hai paura del buio?».
Bella rimase immobile. Paralizzata dal terrore. Ruotò lentamente la testa con il cuore che le pulsava nelle vene. Alle sue spalle non c'era nessuno.
Prese a correre al piano di sotto e quando giunse alla porta d'entrata, provò ad aprirla. 
Chiusa.
Come poteva essere chiusa la porta d'entrata?

Tum Tum Tum.

Urlò in preda dal panico ed entro in cucina, chiudendosi la porta alle spalle. Provò di nuovo ad accendere la luce, ma niente.
Si guardò intorno e cercò di intravedere le sagome degli oggetti nel buio. Tentennò con la mano e quando capì che ciò che stava tastando era il coltello, lo prese e se lo strinse al petto.
«Lasciami, lasciami in pace, ti prego», sussurrò chiudendo gli occhi e cominciando a piangere silenziosamente. 
Lo stridolio della porta che si apriva la face sobbalzare e trattenere il fiato. Spalancò gli occhi pregando per una visuale migliore. 
La porta si apriva, ma non c'era nessuno. 
Si aggrappò al tavolo e notò le chiavi della porta. Nello stesso istante, alle sue spalle, udì nuovamente quel rumore.
Bella urlò. Cercò di rimanere lucida, anche se in certe situazioni si perde del tutto il contatto con la razionalità. Non riuscì a rialzarsi completamente e iniziò a gattonare lentamente verso l’uscita, con le chiavi in mano. Arrivata alla porta, alzò il busto e provò a centrare il buchetto con la chiave. 
Gira a sinistra, gira a destra, chiave incastrata. 
«No, cazzo, no!».
Si accasciò nel pavimento e cominciò a piangere. 

Tum Tum Tum.

Tum Tum Tum.

Quel suono cessò all’improvviso. Da dietro la porta una voce dolce ma allo stesso tempo roca e spaventosa, le chiese nuovamente:
«Hai paura del buio?».
Bella scoppiò nuovamente in lacrime. Le chiavi le scivolarono dalle mani e caddero a terra. Rimase letteralmente paralizzata, continuando a singhiozzare e a fissare la porta del corridoio di fronte a lei. Quando sentì il rumore della serratura aprirsi si appoggiò al muro e si fece scivolare verso il pavimento, rimanendo seduta con le braccia attorno alle ginocchia.

Clack.

Appena vide la maniglia iniziare ad abbassarsi lentamente si sdraiò su un lato, assumendo involontariamente una posizione fatale. La porta si aprì di colpo.
Quello che apparve al di là della soglia era il suo incubo personale.
«Non piangere», sussurrò l'uomo oscuro. «Non ti farò del male».
Bella provò a idealizzare il suo viso nel buio, ma sembrava essere diventata cieca. 
«Sei così bella». Sentì accarezzarsi il viso da una mano fredda e liscia. 
«Chi sei? Cosa vuoi da me?», mormora Bella con gli occhi chiusi.
Poteva sentire il fiato del suo incubo personale farsi più vicino al suo viso. «Voglio te», le alitò.
«No, no...», cominciò lei a piagnucolare. Bella aprì gli occhi e, finalmente, riuscì ad intravedere gli occhi dell'uomo nero.
Erano rossi.
Rossi come il sangue.
Lei si gelò sul posto e continuò a fissarlo con gli occhi colmi di lacrime. «Cosa sei?», sussurrò.
«Un vampiro».

Bum Bum Bum.

Riecheggiava nella stanza solo il batto del cuore di lei.
Nessun altro battito.
Solo quello di Bella.
E il fiato irrequieto di lui.

«E' un incubo...».
«Vuoi che lo sia? Vuoi che io continui a spaventarti fino a farti morire?», chiese lui gelido.
Si avvicinò ancora di più e Bella potè scorgere pienamente la visuale del suo viso. D'improvviso sembrò che anche il cuore di Bella smise di battere. 
L'uomo nero sorrise. Malignamente. 
«Tu... tu s-sei...».
«Hai paura?», chiese ancora rocamente. 
«Lasciami, lasciami in pace!», urlò improvvisamente lei spingendolo con tutta la forza che aveva nel corpo.
Ma lui non si scompose di un centimetro. Sembrava fatto di marmo.
Il vampiro che si trovava di fronte a Bella era la stessa persona che la torturava nei sogni da quasi un mese. Non lo aveva mai visto in vita sua. Non sapeva nulla di lui, eppure, era il suo incubo personale.
«Perchè? Cosa ti ho fatto? Cosa vuoi da me?!».
«Non ti ricordi di me, vero?», cominciò lui a ringhiare. Cosa che fece tremare di paura Bella. Pensava che a breve sarebbe morta, che non aveva via di scampo. Rinchiusa, in quelle quattro mura, incastrata nel corpo di un vampiro.
«Sei un maniaco! Vattene! Perchè mi perseguiti?!».
«Stai zitta, cazzo!», ringhiò. Inaspettatamente si formarono delle incavità nel suo viso, nei suoi occhi slavati si eccentuarono delle vene rosse e mostrò i suoi canini lunghi e aguzzi nell'oscurità. «Non hai proprio idea di chi hai davanti, vero? Non ti ricordi neanche che sono morto a causa tua? Eh?».
Bella smise di piangere. Tutto era chiaro, adesso.

"Ragazzo morto in un incidente stradale.
Un giovane ventiduenne morto sul colpo a causa di un grave incidente stradale.  Il ragazzo sembra sia stato tamponato più volte perdendo così il controllo e schiantandosi contro un albero. Tragica vicenda avvenuta ieri notte intorno alle 02:20."


Non era possibile. Bella si era tenuta con sè quel segreto, piangendo ogni notte con il peso nell'anima.
Era lei la colpevole.
Era lei che quella sera aveva bevuto e causato quell'incidente.
«S-s-scusami... ti prego, scusami... ma... lasciami andare, ti supplico».
L'uomo nero sorrise, forse, per la prima volta in quella notte, sinceramente. «Non sono arrabbiato con te. Io ti ringrazio. Odiavo la mia vita e il mio unico desiderio era quello di morire. Non hanno mai più ritrovato il mio corpo e sai il perchè? Perchè tuo padre mi ha trasformato».
«C-c-c-osa? T-tu... tu non sai niente di lui!».
«Secondo te è morto per un infarto, giusto? Credi che nella tomba ci sia il suo corpo?».
«Zitto! Zitto! Non parlare di lui!».
«Bella lui è stato bruciato, tra le fiamme, da altri vampiri per non aver eseguito una loro legge».
«Il mio nome... tu... basta! Basta, vattene!».
«Va bene... ma ritornerò. La tua vita non sarà più la stessa, con me».
«No! Non voglio più vederti, basta!».
«E' impossibile... quando un vampiro s'innamora, non può allontanarsi da lei», mormorò guardandola intensamente, per poi, sparire nell'oscurità.
Bella si guardò intorno, ma non c'era più nessuno. Era scomparso.
Di sorpresa, tutti gli interruttori che Bella aveva provato ad accendere, fecero il proprio dovere illuminando la casa e, la porta d'entrata sganciò la toppa. 
Tutto era ritornato al proprio posto.
Ma niente, sarebbe stato più come prima...

  
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