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Autore: _ChaMa_    01/12/2013    1 recensioni
Ero sempre stata una ragazza semplice, piena di sogni. Dopo la morte di mia madre, avevo deciso di andare alla ricerca di mio padre: troppo grande per comportarsi come un ragazzino e troppo immaturo per fare l'uomo. Poi qualcosa è cambiato. Lui è cambiato.
Anche se vivevo in un mondo di bugie, non avevo mai perso la speranza. Quella stessa speranza che mi aveva portato a Mystic Falls.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tyler Lockwood, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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≈≈ JEREMY? ≈≈


 
Quando riaprii gli occhi, eravamo ancora in macchina. Simon continuava a guidare. Dovevano essere passate circa quattro ora da quando avevo lasciato Tyler. Nessuno aveva aperto bocca. Becky era seduta sul sedile posteriore, con le cuffie nelle orecchie: probabilmente credeva di lasiarci un pò di privacy. Ma ne io ne Simon avevamo vogliadi parlare. In realtà, non capivo cosa volesse da me. Anche se avrei fatto ritorno sulle Black Hills con loro, le cose non sarebbero cambiate. Io non mi sarei trasformata. Riportai lo sguardo sul paesaggio fuori dal finestrino. La strada correva, tra alberi in fiore e case diroccate. << Dove siamo? >> chiesi
<< Ben svegliata >> sorrise Simon << Ho una sorpresa per te >>
<< Una sorpresa? >> chiesi stupita
Lui annuì << Sarete stanche di stare in macchina >>
Parcheggiò ai margini di una strada, appena fuori un bar spoglio e poco rassicurante.
Quando entrammo c'era puzza di alcool e fumo: i pochi individui presenti erano completamente ubriachi.
<< Che ci facciamo qui? >> chiesi. Non mi fidavo di lui. Non più.
<< Rilassati >> intervenne Becky << Ti va una birra? >>
<< No >> dissi, arricciando il naso. Aspettai che Becky si fosse allontanata e poi afferrai Simon per un braccio << Perché siamo qui? E non dirmi che è una birra >>
Lui prese la mia mano e, senza un briciolo di fatica, se la levò di dosso.
<< Ho detto che una sorpresa per te >> disse lentamente, poi mi prese per il braccio e mi portò davanti al bancone.
<< Due birre >> ordinò anche per me
Mentre la cameriera prendeva le ordinazioni, io mi guardai intorno. Doveva esserci un telefono o qualcosa per riuscire a comunicare con Tyler. O con Bonnie, per lo meno.
Se solo non avesse fatto quello stupido incantesimo, a quell'ora sarei stata di nuovo a villa Lockwood.
Poi un pensiero si aprì nella mia mente: forse Tyler non mi avrebbe più voluto con lui. Dopotutto me ne ero semplicemente andata.
Non sapevo nemmeno come stava. O come stavano i miei amici. Dio, perché doveva essere tutto così difficile?
<< Fai un sorriso, dolcezza >> rise Simon
Quando rialzai lo sguardo, serio e arrabbiato, incrociai i suoi occhi furbi e divertiti. Che cosa avesse di ridere, lo sapeva solo lui.
Le birre arrivarono e subito ne bevvi un lungo sorso. Avevo bisogno di un'idea. Un'idea semplice ed efficacie.
<< Vado in bagno >> annunciò Becky
Mentre attraversava il bar, notai le occhiate che alcuni le lanciarono. E non mi piacquero per niente.
Istintivamente mi alzai, pronta a seguirla per assicurarmi che nessuno di quegli orridi bavosi non le facessero niente.
<< Dove vai? >> chiese Simon, afferrandomi per il polso
<< Non hai visto come la guardano? >> chiesi stupita. Il Simon che conoscevo io si sarebbe alzato in un attimo e avrebbe dato un pugno sul naso a tutti coloro che avessero anche solo osato respirare la stessa aria della sua sorellina.
<< Becky sa cavarsela >> disse
Lanciai un ultimo sguardo verso il bagno e vidi Becky che parlava con un ragazzo. Anche Becky era cambiata: non era più la ragazzina che ricordavo.
<< Siamo cambiati, Melissa >> disse, come se mi avesse letto nella mente
<< Si, lo vedo >> dissi. In peggio, pensai.
<< È così sbagliato volere che tu ritorni da me? >> sbottò
Lo guardai e per un attimo i nostri occhi s'incrociarono. Avrei voluto urlagli in faccia che la scelta spettava a me, ma non lo feci. Non ci riuscii.


<< Allora? >> chiese mia madre, quando rientrai nella roulotte
<< Allora cosa? >> chiesi io facendo la finta tonta
<< Come è andata? >>
Mamma era seduta al tavolo, con gli occhiali sottili calati sul naso e un libro aperto al contrario. Era chiaro che avesse visto tutto.
<< Mamma! >> dissi, scoppiando a ridere
Lei si alzò e mi passò le mani sulle braccia. Era emozionata, forse più di me.
<< Voglio sapere tutto >> disse
<< È stato fantastico >> dissi, trascinandola con me sul piccolo divano. Le raccontai del mio appuntamento con Simon. Il nostro primo vero appuntamento, dopo anni di amicizia.
Quella serata era stata così perfetta che era incisa per filo e per segno nel mio cuore. I suoi occhi, le sue mani. Le sue labbra.
<< E poi mi ha baciata >> confessai alla fine. Dopotutto era quella l'unica parte che le interessava. Avrei scommesso tutto quello che avevo, che lei si era appostata alla finestra per spiarci.
<< Sono felice per te, tesoro >> disse, carezzandomi in capelli << Simon è un bravo ragazzo >>
Annuii, mentre un sorriso ebete compariva sulle mie labbra. Simon era il ragazzo perfetto. Era quello giusto.




 
*


<< Che vuol dire “se n'è andata”? >>
<< Non ci sono molti significati per una frase del genere, Matt >>
Mi sarei aspettata una reazione diversa da Tyler. Pensavo che al mio risveglio avrei trovato la casa sotto-sopra, con Tyler furioso e pronto a tutto per riprendersi Melissa. Invece, era a pezzi. Triste e sconsolato.
<< Ma che razza di licantropo sei? >> chiesi io, mettendomi a sedere sul divano; i presenti risolsero i loro sguardi verso di me << Tua cugina se n'è andata con un pazzo manico fuori di testa e tu stai qui a piangerti addosso? >>
<< Lex... >> intervenne Gen << Non sappiamo dove sono >>
<< Ma dove vuoi che siano? >> urlai io.
Davvero non capivo perché tutti erano così giù di morale. Diamine, alziamo il culo e andiamo a cercarla.
<< Il problema è che... >> perfino Gen sembrava aver perso le speranze << Anche se la ritrovassimo adesso, che faremmo? Tu sei ferito, e io che Tyler non siamo abbastanza forti per battere Simon. Ci schiaccerebbe in un secondo e poi non avremo più possibilità di ritrovarla... >>
<< Quindi suggerite di fare cosa? >>
Gen si alzò e si avvicinò al camino spento. Potevo immaginare come si sentiva.
La sua migliore amica era costretta a stare con un fanatico e non poteva fare niente per aiutarla.
<< Torneranno alle Black Hills >> disse infine, voltandosi verso di me << Noi li aspetteremo lì >>
<< Cioè, vuoi partire? >> chiese Matt incredulo
Lei annuii << Possiamo arrivare là prima di loro >>
<< E poi? Che farete? >> chiese Tyler
Uccidere uno di noi era contro le nostre leggi. Simon non poteva far del male ne a me ne a Gen; così come noi non potevamo far del male a lui o a Gen.
<< Forse voi non potrete fare niente >> disse una voce << Ma io si >>


 
*


Stare con Elena era difficile.
Starle vicino e fingere di esserle indifferente, senza poterla baciare o prenderla per mano. Eppure non potevo rinunciarci.
In fondo mi piaceva passare un po' di tempo con lei, da soli. Dove non ci fossero vampiri, né doppelgänger.
Mystic Falls quella notte era deserta: dopo aver fatto un giro per le vie della città, ci eravamo ritrovati davanti alle cascate. Mi ricordavo la prima sera, quando alla festa della cometa ci eravamo ritrovati a parlare. Lei mi aveva parlato dei suoi genitori, di come erano morti. Si era fidata di me fin dal primo istante. Come io mi ero fidato di lei.
L'amavo come mai avevo amato prima. Era questo che Damon aveva provato fin dall'inizio? Amava davvero Elena? O era solo un capriccio?
Lei lo aveva baciato; eppure adesso era lì. Con me.
<< Stefan? >> mi richiamò << Va tutto bene? >>
Io annuii e silenziosamente ricominciammo a camminare. Non riuscivo a smettere di pensare a lei e a Damon. Avrebbe potuto amarlo, quanto amava me?
Arrivammo davanti a casa Gilbert prima di quanto mi aspettassi. Subito notai la porta socchiusa e i miei sensi si allarmarono.
<< Jeremy è in casa? >>
Elena assunse subito uno sguardo preoccupato << Perché? >>
Le dissi di stare dietro di me e insieme entrammo in casa. Le luci erano spente e la poca luce che illuminava le stanze era quella che filtrava dalle finestre.
<< Jeremy? >> chiamai io
Nessuno rispose. Decisi di guadare se era in camera sua e corsi di sopra, ma nemmeno lì trovai il piccolo Gilbert.
<< Stefan! >>
Sentii la voce di Elena gridare il mio nome e in in secondo scesi le scale. Mi diressi in cucina, dove la ragazza che amavo stringeva tra le mani un pezzo di cristallo sporco di sangue. A terra il resto del vaso era distrutto e intorno a lei la stanza era completamente soqquadro.


 
*


Restai a guardare la mia immagine riflessa per una manciata di minuti. Avevo cercato una via di fuga, ma la finestra del bagno era così stretta che non ci sarebbe passata nemmeno una mano.
Becky, che mi aspettava appena fuori dalla porta, bussò di nuovo.
<< Arrivo >> le disse, riaprendo l'acqua.
Mi sciacquai le mani e mi passai un po' d'acqua sul viso. Faceva caldo, molto più caldo rispetto al clima di Mystic Falls. Non sapevo neanche dov'ero, come potevo fare per chiedere aiuto?
Uscii dal bagno e venni riportata al mio sgabello, davanti al bancone. Simon stava giocando a freccette con alcuni clienti del bar, mentre Becky aveva ricominciato a flirtare con il ragazzo dagli occhi verdi.
Sarebbe stato tutto più semplice se avessi decido di trasformarmi: Simon avrebbe potuto insegnarmi l'autocontrollo e avremmo potuto essere felici. Lanciai di nuovo lo sguardo su Simon: occhi azzurri, capelli biondi e fisico muscoloso. Era molto simile a Matt.
<< Vuoi qualcosa? >> mi chiese uno dei camerieri
<< Qualsiasi cosa >> dissi << Anzi, la cosa più forte che avete >>
Lui mi guardò dubbioso << Ma ce l'hai l'età per bere? >>
Gli sorrisi << Che importa? Tanto paga lui >> dissi indicando Simon
Alcuni secondi dopo tornò e mi lasciò il drink. Io lo presi e lo portai alle labbra << Guarda che è davvero forte >> mi avvertì
<< Meglio >> dissi prima di ingurgitare quella schifezza. Non saprei nemmeno dire che gusto aveva: l'unica cosa che volevo era ubriacarmi e dimenticare i problemi che mi circondavano.
<< Dammene un altro >> gli dissi e lui eseguì
Fortunatamente erano bicchieri piccoli e in un solo sorso stavano già scorrendo dentro di me, riscaldandomi ancora di più. Stavo sudando come non mai, e cominciava a girarmi la testa.
Quando il cameriere posò l'ennesimo shortino, vidi la sua mano sdoppiarsi, insieme al bicchiere e a tutto quello che mi stava intorno.
<< Direi che per stasera hai bevuto abbastanza >> disse, ma io non lo ascoltai. Bevvi tutto d'un fiato e mi alzai. Arrivai a fatica verso l'uscita: avevo un disperato bisogno d'aria.
Uscii e quando l'aria della notte entrò in contatto con la mia pelle mi sentii in grado di respirare di nuovo.
Non mi reggevo in piedi e un gruppetto di ragazzi se ne accorse. Li avevo visti nel bar poco prima, avevano passato tutta la serata a bere birre e uno di loro ci aveva provato con Becky.
<< Stai bene? >> la sua voce era soffusa. L'unica cosa che vedevo erano due labbra sfocate che si muovevano lentamente.
Annuii velocemente e sentii la testa girare. Uno di loro si avvicinò << Perché non vieni con noi? >> chiese
Potevo anche essere ubriaca, ma non ero stupida. Scossi la testa e rimasi ferma cercando di ritrovare un po' di dignità. Mi stavo comportando come una ragazzina!
Ma io sono una ragazzina, ricordai.
<< Sono sicuro che hai voglia di divertirti... >>
Se solo fossi stata sobria avrei potuto approfittare di quella situazione e sarei potuta scappare. Ma nelle mie condizioni...
<< Non posso >> blaterai
Feci per andarmene, ma il ragazzo mi bloccò << Dai, non farti pregare >>
Lui avvicinò il suo viso al mio e cercò di baciarmi. Lascia andare la testa all'indietro e mi lui mi sostenne poggiandomi una mano sulla schiena.
Il ragazzo mi fece avvicinare al muro e sentii le sue labbra sfiorarmi il collo bagnato di sudore.
Nella mia testa si affollavano mille ricordi, mille scene. Immaginavo che al posto di quel ragazzo ci fosse Simon. O Matt. O Stefan.
Mossi le mani e le intrecciai nei capelli neri del ragazzo di cui non conoscevo nemmeno il nome.
Avevo gli occhi chiusi e sapevo che quel continuo cambio di persone avveniva solo nella mia testa, ma non riuscivo a gestire tutta quella tensione.
Poi di colpo, le labbra del ragazzo si soffermarono sulla piccola cicatrice che Damon mi aveva lasciato quando mi aveva morsa.
Aprii gli occhi di colpo e incontrai due occhi azzurri.
<< No >> sussurrai, mentre il viso di Damon si trasformava in quello di un mostro. La paura stava per esplodere. Era bastato un solo attimo per rendermi contro che Damon stava per mordermi ancora. Mi mostrò i canini con un ghigno e si fiondò di nuovo sul mio collo.
Urlai, cercando di divincolarmi << No, ti prego >>
Cominciai a battere i pugni sul petto di Damon, che sembrava non sentire niente.
Non lo avrei mai ammesso davanti a lui, ma quando mi aveva morsa avevo provato tanta paura e tanto dolore. Non volevo che accadesse ancora.
<< Damon, no >>
Improvvisamente sentii il vuoto davanti a me. Mi resi conto di avere ancora gli occhi chiusi e di aver solo sognato o immaginato Damon.
Simon stava sopra quel ragazzo e lo stava riempiendo di pugni: sangue cremisi usciva copioso dalle sue narici. Conoscevo la forza di Simon, lo avrebbe ucciso.
<< Simon >> dissi. Il mio fu solo un sussurro, ma lui mi sentii.
Lasciò il ragazzo lì a terra, in una pozza di sangue senza preoccuparsi se il ragazzo fosse ancora vivo.
Venne da me e mi accarezzò una guancia. Poi mi abbracciò << È tutto finito, adesso >>


 
*


Quella situazione non mi piaceva. E mi piaceva sempre meno.
Eravamo tutti a casa di Tyler; l'unico che mancava era Damon, come sempre. Ma a lui non importava di niente e di nessuno figuriamoci di Melissa o di Jeremy.
Passai dal Elena un ago, con cui si punse facendo scendere un paio di gocce di sangue sulla cartina. Bonnie cominciò subito a sussurrare i suoi incantesimi.
<< Siete sicuri che l'abbiano rapito? >> chiesi a Stefan
Lui annuì << La casa era completamente a soqquadro >> confermò
<< Chiunque sia stato ha scelto proprio un bel momento >> intervenne Katherine << Ma noi dovremmo concentrarci su Melissa >>
<< Qualcuno mi ricorda perché lei è qui? >> chiesi io
Tyler si alzò, ancora pallido in viso << Stai calma, Car. Lei può aiutarci >>
Katherine sorrise vittoriosa. Quanto la odiavo! Poteva essere uguale spiaccicata alla mia migliore amica, ma le avrei spaccato il collo un paio di volte, molto volentieri.
<< Ci siamo >> esclamò Bonnie, indicando un punto sulla cartina
<< Che posto è? >> chiese Elena, guardando Stefan. Lui scosse la testa e si chinò per riuscire a leggere i caratteri rimpiccioliti sulla mappa.
<< Charleston... >> disse Stefan stupito << Perché qualcuno dovrebbe portare Jeremy a Charleston? >>
<< Non vorrei sembrarvi un'insensibile senza cuore, ma adesso che sappiamo dov'è il piccolo Gilbert potremmo concentraci su Melissa >>
Ci voltammo verso Katherine, pronti ad inveire contro di lei ma Tyler intervenne di nuovo a suo favore.
<< Ha ragione >> disse << Scuse Elena, ma io voglio ritrovare Melissa tanto quanto tu vuoi ritrovare Jeremy >>
Lei annuì e gli allungò lo stesso ago che aveva usato per pungersi.
Lui lo prese e si posizionò davanti a Bonnie, che gli rivolse un timido sorriso.
Ty prese un lungo sospiro e si punse. Piccole macchie di sangue caddero silenziose su Mystic Falls, pronte a muoversi verso Melissa.
Dopo pochi secondi Bonnie riaprì gli occhi e guardò sulla cartina. La sua espressione non mi piacque per niente.


 
*


<< Quante volte devo dirti che mi dispiace? >> urlai, mentre Simon continuava a stringermi il braccio. Era arrabbiatissimo per la mia “performance”. Dopo aver riempito di botte quel poveretto aveva chiamato Becky e pagato il conto – alto a causa delle mia “sete”.
<< Guarda che dovrei essere io quella arrabbiata >> sbottai. Con uno strattone riuscii finalmente a liberarmi della sua presa.
<< Se non sbaglio non sono io che ti ho prosciugato il conto in banca. O quello che si è ubriacato come un'idiota facendosi abbordare da un qualsiasi imbecille >>
A quelle accuse mi sentii ridicola e la mia rabbia aumentò ancora di più.
<< Se non sbaglio non sono di certo io quella che ti sta costringendo a fare qualcosa che non vuoi? >>
<< Oh, ma davvero? >> disse riacchiappandomi il braccio << Credi che mi diverta ad inseguirti in giro per l'America? >>
<< Nessuno te lo ha chiesto >> sbraitai
Lui si fermò e con un cenno indicò a Becky di proseguire da sola verso la macchina.
<< Che cosa vuoi Melissa? >> disse, come se fosse mia la colpa << Io ti ho dato tutto. Da quando ti ho conosciuta sei stata al centro della mia vita. Ti ho amata, ti ho rispettata, ti ho difesa... >>
<< Ma non mi hai mai capita... >> lo interruppi << L'unica cosa che volevo, l'unica cosa che voglio è essere umana e tu non riesci a capirlo >>
<< Tu non sai quello che vuoi. Non lo hai mai saputo: un giorno essere un lupo mannaro era il tuo sogno, il giorno dopo era un incubo >>
Abbassai lo sguardo, colpevole. Un tempo lo avevo desiderato, ma poi avevo cominciato a pensare e forse togliere la vita da una persona – chiunque esse fosse – non era giusto. Non importava cosa avrei avuto in cambio. Quei “doni” non valevano la vita di qualcuno, pensavo.
Ma se quel qualcuno fosse un assassino, fosse qualcuno di cattivo?, mi dicevano gli altri, allora avevo provato e riprovato ma togliere la vita a qualcuno non era stato così semplice. Non ci riuscivo.
<< Non te ne accorgerai neanche >> disse Simon << Io sarò con te >>
La sua mano si posò sotto il mio mento e lo attirò verso di lui << Dovrai solo chiudere gli occhi >>
Sentivo le lacrime spingere per fuori uscire << Non posso >>
<< Si, che puoi >>
Mi prese per mano e mi condusse alla macchina. Solo allora mi accorsi che con Becky c'era anche qualcun'altro. Non potevo vederlo in faccia: aveva un sacco di tela in testa.
<< Dovrai solo dare una spinta >>
La sua voce diventata sempre più melodica e quando arrivai accanto a Becky vidi per terra delle linee metalliche.
<< Binari? >>
Lei sorrise << Non sentirà male >> garantì
Andai davanti al ragazzo imprigionato da Becky e presi la tela fra le mani.
<< Sicura di voler vedere il suo viso ancora? >> chiese la ragazza
Quelle parole credetti che sotto quel sacco ci fosse il ragazzo che Simon avesse preso a pugni, o forse uno fra quelli che ci aveva provato con Becky.
Allontanai la mano, per un secondo e restai immobile: se dovevo uccidere quel ragazzo, dovevo portarne il peso.
In quel momento, il ragazzo trovò la forza per reagire. Diede un calcio a Becky e nonostante avesse le mani legate riuscì a liberarsi delle sua presa. Simon mi tirò indietro, mentre Becky riportava il prigioniero sotto controllo. Il sangue del ragazzo si intravedeva perfino dalla tela.
<< Basterà che lo porti al centro >> suggerì Simon
Mi diede una piccola spinta e io obbedii. Il ragazzo doveva essere svenuto, perché dovetti trascinarlo di peso fin sopra al binario. Lui era steso e immobile.
Sei ancora in tempo, dice una voce dentro di me.
È questo quello che sei, diceva l'altra voce.
Simon e Becky mi si affiancarono appena sentirono i fischi del treno; la luce si proiettò lungo il binario, illuminando il corpo del ragazzo che doveva essersi svegliato a causa del forte suono. Il miei respiri divennero sempre più corti e il cuore batteva alla velocità della luce.
Vidi il ragazzo scuotere la testa e cercare di alzarsi, con le mani riuscì a togliere la tela che lo copriva.
Il cuore mi si fermò.
<< Jeremy? >> bisbigliai. Istintivamente guardai vero il treno, più vicino di quanto mi aspettassi e poi riportai lo sguardo su di lui.
Cercò di alzarsi, ma un pezzo della sua maglietta era rimasto incastrato tra i binari.
<< Jeremy >> urlai, lui alzò il viso verso di me.
Era spaventato. E se stava provando anche solo la metà della paura che stavo provando io allora era molto più che terrorizzato. Stavo per uccidere Jeremy.
Senza pensare scattai in avanti e mi misi a correre verso di lui. Non avevo idea di dove fosse il treno e non prestavo attenzione alle urla di Becky e di Simon.
Non potevo uccidere Jeremy. Preferivo morire.
I miei piedi si mossero veloci e più mi avvicinavo a Jeremy, più forte diventava la luce.
Poi finalmente le mie mani lo raggiunsero e lo spinsero lontano.




 
  
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