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Autore: With H    02/12/2013    0 recensioni
Vivere in una piccola città sulla Costa Ovest degli Stati Uniti d'America, frequentare l'ultimo anno di liceo e tutto quello che ne consegue: l'amore, l'amicizia, i sogni ed un futuro inaspettato.
NdR: Ho scritto questa storia nel 2010-2011, so che il nome Haley l'ho già usato per la prima storia pubblicata su EFP, ma è un nome a cui sono legata e in fondo. Spero vi piaccia.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Erano arrivati lì la mattina presto, con tre macchine dai vetri oscurati scortate dalla polizia, già a quell'ora c'era tanta gente, forse molti avevano passato la nottata lì.
Tra il backstage ed il palco c'erano tantissime persone indaffarata: chi saliva e scendeva dal palco, chi si arrampicava per sistemare le luci, i ragazzi dello staff che sistemavano le ultime cose, i tecnici del suono che dal microfono del mixer continuavano a chiedere se sul palco si sentiva bene...
Aveva passato così tanto tempo su quel palco in quegli ultimi giorni che ormai gli sembrava di conoscerne ogni centimetro a memoria, sistemò l'asta del suo microfono e prese una chitarra per accordarla, poi alzò lo sguardo verso gli spalti e prese un lungo respiro. Un anno prima non avrebbe mai immaginato di trovarsi lì.
Deglutì ripensando a tutto quello che era successo, appoggiò lo strumento sul poggia-chitarra e poi andò al caterning a mangiare qualcosa.
Lei non c'era. Come non c'era da nessun'altra parte in quel posto così grande che però gli sembrava così piccolo e opprimente, una prigionia forzata. Erano chiusi lì dentro da ore e nel frattempo, sotto il sole cocente di Los Angeles, una folla di fans impazziti era fuori il forum, ormai erano arrivate anche le ambulanze e i vigili del fuoco che ogni tanto "sparavano" acqua sui ragazzi per non farli svenire.
Gli sembrò quasi impossibile che una ragazzina di appena diciotto anni in pochi mesi fosse diventata così famosa.
Passò per il suo camerino che era ancora chiuso, ormai era una un bel po' che non parlava con lei, sospirò ed uscì fuori a prendere un po' d'aria, da quel lato non riusciva a vedere le persone che aspettavano l'apertura dei cancello, ma percepiva chiaramente le loro grida. Alcuni di loro, i più esaltati, continuavano a cantare a squarcia gola alcune delle sue canzoni più famose.
Sorrise suotendo la testa, se avessero continuato così sarebbero arrivati all'inizio del concerto distrutti e senza un filo di voce.
Alle sei e mezza si aprirono i cancelli e tutte quelle persone corsero velocemente per accaparrarsi i posti migliori e quando la maggior parte di loro si erano sistemati, ripartirono i cori e le urla.
Non osò andare nel retro del palco per sbirciare, non voleva vedere quanta gente ci fosse, sapeva che era sold out, ma quella parola non rendeva l'idea di ventimilaottocentopersone. Era un numero che non riusciva nemmeno a immaginare, o almeno provava a non immaginare: l'idea di tutta quella gente gli faceva mancare l'aria ancora di più della situazione stessa.
Era dentro al The Forum di Los Angeles dalla mattina, anche se avevano passato lì tutti i giorni delle ultime due settimane. 
Aprì la porta del camerino e le voci suonarono più forti.
Gli altri erano stranamente tranquilli, strimpellavano i loro strumenti e scherzavano come se il fatto non fosse il loro. Lui non era mai stato in ansia per un'esibizione, il pubblico non gli faceva paura e nemmeno il suo crudele giudizio, ma in quel momento era diverso e l'unica persona che poteva calmarlo, l'unica persona che lo capiva veramente, si trovava nel camerino affianco, con la porta chiusa e le cuffiette nelle orecchie mentre le asciugavano i capelli o le mettevano la matita nera sugli occhi ed era quella stessa persona che non parlava con lui da un mese; ce n'era anche un'altra, di cui sia lui che la persona nel camerino affianco, avevano tremendamente bisogno... ma anche lui non parlava con loro da un mese e in quel momento probabilmente si trovava in un'aula a studiare chissà cosa di medicina, insieme ad altri diciannove ragazzi di tutto il paese scelti per quel corso avanzato.
Alle nove meno un quarto cominciò davvero a sentire la pressione di tutta quella situazione. Qualcuno bussò alla porta del camerino che dopo un po' si aprì e comparve un ragazzo dello staff che indicò fuori dalla porta.
«Tra dieci minuti dovete essere sul palco, si comincia.»

Gli mancava il fiato. Si guardò per l'ultima volta allo specchio passandosi le mani tra i capelli spettinandoli, prese la sua fidata Fender acustica nera, l'unica amica su cui poteva contare in quel momento ed uscì dal camerino, passò davanti al suo ancora una volta e ancora una volta era chiuso, poggiò una mano sulla maniglia ma non ebbe il coraggio di aprire, così finalmente andò nel backstage.
Lui e gli altri componenti della band fecero il consueto rituale prima di salire in scena, avrebbe voluto che ci fosse anche lei, ma sembrava che la cantante, la protagonista di quel concerto, fosse in ritardo, da star che si rispetti; andarono sul palco, tutte le luci nel forum erano spente e solo quelli più vicini capirono che c'era movimento sul palco.
Aspettarono qualche minuto lì in posizione, poi si accesero i primi fari e capirono che lei era arrivata, così cominciarono a suonare.
Le luci si accesero completamente e lui sentì la sua voce, lei arrivò al centro del palco con il suo microfono in mano e il sorriso più dolce che avesse mai visto. La guardò qualche secondo sperando che si girasse verso di lui, cosa che non fece e poi guardò davanti a sè. Non aveva mai visto così tanta gente. Si trovava davanti a circa ventiunomila persone.
   
 
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