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Autore: TheSlayer    02/12/2013    1 recensioni
Kat Moore è nata e vissuta a Los Angeles finché non è arrivato per lei il momento di trasferirsi a Londra per cambiare completamente la propria vita. In Inghilterra incontra nuovi amici e trova l'amore, ma il suo misterioso passato torna a tormentarla influenzando irrimediabilmente il presente. Quella partenza da Los Angeles sarà stata una fuga? Da cosa starà scappando Kat? A cosa andrà incontro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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(Un)broken - Le Ali della Farfalla

Capitolo 9
 
All’incontro di gruppo del venerdì successivo decisi di non raccontare tutta la mia storia. Non ero ancora pronta a rivivere tutto. Mi limitai invece ad ascoltare gli altri, sapendo che se avessi spiegato quello che era successo nel mio passato non sarei riuscita a smettere di pensarci. Avevo paura di quello che avrebbe potuto succedere se non fossi stata in grado di bloccare i ricordi. Mi concentrai sui racconti di tutti i miei compagni di gruppo, decisa a trovare uno sponsor. Anche se Tommy mi aveva promesso di starmi vicino e di aiutarmi, avevo bisogno di parlare con qualcuno che capisse esattamente quello che stavo passando.
Prima di uscire mi avvicinai a Megan, una ragazza che aveva ricevuto la medaglietta per celebrare i due anni di sobrietà proprio quella sera.
“Sei Kat, vero?” Mi domandò.
“Sì.” Risposi, annuendo.
Megan versò del caffè in una tazza e prese due biscotti dalla scatola di latta che aveva portato Jane, una signora di mezza età che aveva partecipato all'incontro. Aveva accompagnato un ragazzo di circa trent'anni, suo figlio, che però si era rifiutato di parlare. Aveva solo mormorato che non aveva bisogno di aiuto perché non aveva nessun problema.
“Come va oggi? Ho ascoltato il tuo racconto martedì e volevo dirti che sei stata coraggiosa. Io non sono riuscita a resistere la prima volta che mi sono trovata davanti una bottiglia di vino.” Disse lei con un sorriso. Il suo sguardo si puntò sulla bacheca di fronte a lei per qualche secondo, come se stesse ricordando il momento che mi aveva appena raccontato.
“Grazie.” Dissi, abbassando lo sguardo sul tavolo con il caffè e i biscotti e schiarendomi la voce. Dovevo trovare il coraggio di cominciare quel discorso. “Megan, uhm, per… per caso saresti disponibile come sponsor?” Le domandai a bassa voce. Avevo sempre odiato chiedere aiuto.
“Ma certo, Kat!” Esclamò lei, rivolgendomi un sorriso gentile. “Aspetta, ti lascio il mio numero di telefono, così puoi chiamarmi quando vuoi. E sappi che qualunque cosa mi dirai rimarrà tra di noi.” Disse, porgendomi un bigliettino su cui aveva appena scritto i suoi contatti.
“Grazie.” Ripetei. Durante i due incontri a cui avevo partecipato avevo ascoltato le storie di tutti i presenti al gruppo, ma la sua mi aveva colpita particolarmente e avevo deciso di rivolgermi a lei. Sapeva quello che avevo passato, perché era successo anche a lei.
Megan aveva ventisette anni e un passato davvero difficile alle spalle. Da quando era riuscita a smettere di bere, però, era riuscita a sistemare la sua vita e da pochi mesi era nata Juliet, la sua prima figlia. Mi ero sentita vicina a lei dopo aver ascoltato la sua storia e mi ero fidata istantaneamente. Speravo di riuscire a superare il mio passato come aveva fatto lei. Inoltre mi era sembrata una persona molto dolce e comprensiva. Forse sarei riuscita a raccontarle tutto.
 
Megan si offrì di riaccompagnarmi a casa. Non abitavamo molto lontane l’una dall’altra, così camminammo per le strade di Londra insieme, parlando del più e del meno e approfittando di quel momento per conoscerci meglio. Mi aveva spiegato tutto sugli sponsor, perché anche lei ne aveva uno ed era diventato un punto di riferimento importantissimo nella sua vita. Quando arrivammo davanti al palazzo in cui abitavo ci sedemmo sulle scale e continuammo a chiacchierare per parecchio tempo. Mi spiegò che Juliet, la sua bambina, il martedì e il venerdì sera rimaneva con il papà e mi raccontò aneddoti divertenti che mi distrassero e mi fecero capire di aver fatto la scelta giusta. Megan era dolce, divertente e responsabile. Era esattamente il tipo di persona che avevo bisogno nella mia vita.
Quando tornai nel mio appartamento, dopo averla salutata e averle promesso di rivederla il martedì successivo all’incontro, mi sentii meno sola e anche un po’ ottimista. Con l’aiuto di Megan e Tommy avrei potuto superare tutto.
 
Sarah continuò ad ignorarmi in negozio, abbassando la testa ogni volta che le passavo vicino e rivolgendomi occhiate assassine quando le chiedevo qualcosa sul lavoro.
Il sabato, approfittando di uno scambio di turno con Seth, che mi aveva chiesto se avessi potuto lavorare tutta la domenica al suo posto, Tommy mi portò a fare quel giro di Londra che mi aveva promesso per aiutarmi a distrarmi ulteriormente da quello che stava succedendo.
“I paparazzi non ti seguiranno ovunque?” Domandai preoccupata quando lo incontrai al parco. Anche se non avevo più ricevuto nessun messaggio da quel numero sconosciuto non avevo smesso di chiedermi per un secondo chi potesse essere. Volevo passare un pomeriggio rilassante con Tommy, ma come avrei potuto? E se i fotografi avessero messo in rete nuove foto? E se lo sconosciuto avesse ricominciato a tormentarmi?
“No, figurati. Non dove stiamo andando.” Replicò lui, rivolgendomi un sorriso e prendendo la mia mano. Invece di salire sulla sua auto mi guidò alla fermata della metropolitana più vicina e mi insegnò a usare i mezzi pubblici. “Londra è talmente piena di turisti il sabato che nessuno si accorgerà di noi.” Spiegò il ragazzo davanti alla mia espressione preoccupata. Annuii e cercai di convincermi a lasciarmi andare e a godermi quella giornata.
Nonostante fossi arrivata da qualche settimana non avevo ancora usato la metro. A Los Angeles i mezzi non erano molto potenziati, così avevo cominciato a guidare la mia auto da quando avevo fatto la patente a sedici anni. La usavo per andare ovunque, perché era quasi impossibile muoversi in altro modo, soprattutto se si aveva fretta. Certo, c’erano gli autobus, ma in alcuni posti ne passava solo uno all’ora. La tube, come la chiamavano gli inglesi, era un mondo completamente nuovo per me. Tommy dovette spiegarmi tutto, da dove comprare la tessera a dove inserirla per fare aprire i tornelli, ma soprattutto in che direzione andare per non prendere il treno sbagliato. Non pensavo che potessero esserci così tante linee diverse.
Da High Street Kensington, la fermata più vicina a casa di entrambi, prendemmo la linea gialla, la Circle, fino a Gloucester Road, dove cambiammo treno e ne prendemmo uno della blu, la Piccadilly, che si fermò a Covent Garden.
“Oh mio Dio!” Esclamai quando ci mettemmo in fila per salire su uno degli ascensori che ci avrebbe riportati in superficie.
“Hai visto quanta gente?” Mi domandò Tommy con un sorriso.
“E’ incredibile!” Dissi, guardandomi intorno. Intorno a noi c’erano centinaia di persone, tra turisti e londinesi in cerca di un pomeriggio di assoluto relax. Erano tutti impegnati a chiacchierare con i propri amici o le proprie famiglie, aspettare l’ascensore o, nel caso dei turisti di fianco a noi, ad aprire un’enorme cartina per cercare la strada da percorrere. Nessuno sembrava essersi minimamente accorto del fatto che Tommy, un cantante piuttosto famoso, fosse tra di loro.
“Te l’avevo detto che non mi avrebbe riconosciuto nessuno!” Esclamò lui. “E poi con gli occhiali da sole sono identico a tutti gli altri inglesi.” Scherzò dopo qualche secondo, avvicinandosi per darmi un bacio sulle labbra.
 
“Così è per questo che mi hai chiesto se mi piacevano i colori!” Esclamai quando arrivammo al posto giusto. Tommy mi aveva portata a Neal’s Yard, una piccola piazza poco distante da Covent Garden in cui tutte le case erano dipinte con colori accesi e brillanti. La prima tappa fu un negozio che vendeva accessori strani per la casa e mi lasciai conquistare da un set di coppe per il gelato di ceramica a forma di muso di koala. Erano kitsch, ma io le adoravo.
Poi entrammo in un bar quasi vuoto e ci accomodammo a un tavolo.
“Mi hai chiesto un posto che non conoscono tutti, quindi ho pensato a questo. E’ anche uno dei miei preferiti, conosco i proprietari e vengo qui a mangiare spesso.” Replicò lui, sorridendo.
“E’ stupendo.” Dissi.
In effetti i mercatini di Covent Garden erano quasi invivibili per la troppa gente, mentre nella piazzetta c’erano poche persone. Una coppia condivideva una fetta di torta a pochi tavoli di distanza da noi, un gruppo di ragazzi parlava della serata epica che avevano appena passato e due uomini stavano parlando di lavoro. Fuori pochissimi turisti facevano foto ai palazzi colorati. Era una piccola isola di tranquillità a pochi passi da una zona molto trafficata.
“E con questo fanno due posti segreti in cui ti ho portata.” Commentò il ragazzo.
“La piscina dell’hotel accessibile solo ai membri del club privato…” Dissi io, cominciando a contare con le dita.
“E Neal’s Yard con i palazzi colorati. Ho qualche altro posto in mente, vedrai.”
“Grazie, Tommy.” Dissi improvvisamente. “Per essere ancora qui dopo quello che hai scoperto.” Aggiunsi.
“Avevo capito dall'inizio di avere a che fare con una ragazza misteriosa.” Rispose lui con un sorriso.
La sua risposta mi fece sentire in colpa per non avere ancora avuto il coraggio di confessare tutto, ma come avrei potuto fare? Se gli avessi detto che in America usavo un altro nome probabilmente avrebbe avuto la stessa reazione di Sarah e mi avrebbe abbandonata. E una volta appreso l’altro nome non ci avrebbe messo proprio niente a cercarlo su Internet e probabilmente avrebbe creduto a tutte le menzogne che avevano scritto i giornalisti.
“Devi avere almeno un difetto.” Commentai con un sorriso, cercando di non contare la sua professione come una caratteristica a suo svantaggio. Avevo incontrato tante persone nella mia vita, tanti ragazzi. Eppure nessuno si avvicinava al livello di perfezione di Tommy. Sembrava quasi che non fosse umano. Doveva esserci qualcosa di sbagliato in lui, qualcosa che mi stava nascondendo. Tutti avevano un lato un po’ oscuro.
“Non sono tanto alto.” Rispose.
“Non è un difetto.” Ribattei. “E sei comunque più alto di me, quindi va benissimo.”
“Allora vediamo…” Cominciò a riflettere il ragazzo. “Ok, ci sono. Però non so se vorrai continuare a uscire con me quando te lo dirò.”
“E’ così terribile?”
Tommy annuì e assunse un’aria imbarazzata.
“Mi piacciono le Spice Girls.”
Lo guardai per qualche secondo prima di scoppiare in una fragorosa risata. Poi mi ricomposi e mormorai una scusa alle persone di fianco a noi.
“Questo è il tuo difetto? Seriamente?” Domandai a bassa voce.
“Beh, è imbarazzante. Dovrei essere il cantante di una band rock.” Si difese lui anche se in realtà stava ridendo. Ero sicura che mi avesse detto quella cosa solo per farmi ridere.
“Dalla tua espressione mi aspettavo qualunque cosa tranne quello. E se ti piacciono così tanto possiamo andare a vedere il musical. Perché sì, piacciono anche a me e avevo già intenzione di andarci da sola.” Replicai.
“Lo sapevo. Sapevo che eri la ragazza perfetta.”
Non poteva essere più fuori strada di così. Cominciai a chiedermi quanto avrei resistito ancora senza scoppiare e confessargli tutto. Forse avrei dovuto farlo subito, mentre non provavamo ancora sentimenti forti l’uno per l’altra. Se mi avesse lasciata avrei imparato ad accettarlo e ad andare avanti.
Tommy ed io ordinammo un cheesecake da dividere e tornammo a chiacchierare. Mi piaceva la sua compagnia, mi piaceva conoscerlo, scherzare e ridere alle sue battute. Mi piaceva tutto di lui e non avrei dovuto permettere che succedesse.
“E tu, uomo dai pochi misteri, cosa nascondi nel tuo passato?” Domandai improvvisamente. Tommy mi aveva raccontato tutto sulla sua famiglia e sui suoi amici, ma non aveva mai nominato nessuna ragazza. Forse era proprio quello il suo difetto. Magari era un disastro con le donne o era un traditore seriale.
“La mia ultima storia seria è stata un anno fa.” Rispose dopo aver riflettuto per qualche istante. “Valerie. Ci siamo incontrati quando sono andato in tour in Francia con la mia band. Siamo stati insieme per due notti, perché avevo due concerti a Parigi e ci siamo tenuti in contatto. Poi ci siamo rivisti alla fine del tour, quando sono tornato a Londra e l’ho trovata che mi aspettava all’aeroporto.” Aggiunse. “E’ stata la seconda storia importante di tutta la mia vita ed ero convinto che ci amassimo sul serio, ma non era vero nulla. In realtà aveva un fidanzato in Francia e dovevano sposarsi. Quando mi ha conosciuto ha pensato che avrebbe potuto fregarmi e rubarmi un po’ di soldi.” Concluse, abbassando lo sguardo e contraendo la mascella. Sembrava che quella fosse ancora una ferita aperta nel suo cuore.
“Mi dispiace.” Risposi, sentendomi ancora più in colpa per non avergli ancora raccontato nulla di quello che era successo nel mio passato. A quel punto ero praticamente sicura che sarebbe scappato a gambe levate.
“Non importa.” Disse Tommy e assaggiò un pezzo della fetta di cheesecake ai frutti di bosco. “Quando l’ho lasciata mi sono incazzato tantissimo, poi ci sono stato male per un lungo periodo, ma ehi, guardiamo il lato positivo. Almeno ho scritto un album che ha vinto un Grammy.” Cercò di scherzare il ragazzo, anche se non sembrava dell’umore.
“Mi dispiace tanto.” Ripetei. Avrei voluto dirgli che non tutte le ragazze mentivano, ma chi ero io per dire una cosa del genere? Di certo non ero la persona giusta.  
 
Scoprii che l’altro posto dove voleva portarmi Tommy era un giardino conosciuto da poche persone poco lontano da dove eravamo. Si chiamava Phoenix Garden ed era gestito completamente da volontari. Era un paradiso, un’oasi selvaggia nel caos della città. Il ragazzo mi guidò all’interno e ci sedemmo su una panchina in mezzo a fiori e alberi. Osservai quello che avevo intorno per qualche minuto, senza parlare.
“Quella è una rana?” Domandai. Tommy spostò lo sguardo nella direzione che stavo indicando e annuì.
“Sì, qui ci sono vari tipi di animali. Soprattutto farfalle e uccelli, ma ci sono anche rane e scoiattoli.” Replicò. “E un gatto, a quanto pare.” Aggiunse quando un felino nero con un occhio azzurro e l’altro giallo si avvicinò a noi. Aveva un collarino rosso intorno al collo e sembrava abituato alla gente. Tanto che si strusciò contro le mie gambe, mi fece le fusa quando lo accarezzai tra le orecchie e poi andò a elemosinare coccole dalla coppia di amiche sulla panchina di fronte alla nostra.
All’interno del giardino c’era qualcuno che si stava prendendo cura dei fiori, ma tutto era tranquillo e silenzioso. Era quasi assurdo pensare che quel posto fosse a poca distanza da Covent Garden e Trafalgar Square, due luoghi molto frequentati da turisti di tutto il mondo.
“Tommy?” Lo chiamai con urgenza. Sapevo che era arrivato il momento di confessare tutto. Forse Phoenix Garden non era il posto giusto, ma dovevo farlo. Il ragazzo si voltò verso di me, sorridendomi e rendendomi difficile dire quello che volevo. Abbassai lo sguardo sulle mie mani e inspirai profondamente. “E’ stata una giornata magnifica.” Dissi infine, abbandonando il mio piano originale. Sapevo di essere una persona orribile ed egoista, ma non volevo perderlo.
“Non è ancora finita.” Replicò lui. “Se vuoi possiamo andare al cinema, ce n’è uno a pochi passi da qui.”
“Mi porti a vedere il film delle Spice Girls?” Lo presi in giro.
“Lo farei se fosse ancora nelle sale!” Anche Tommy stava ridendo a quel punto e l’atmosfera si alleggerì. “No, ti faccio scegliere cosa vediamo.” Aggiunse dopo un po’. Il ragazzo digitò qualcosa sul suo cellulare e dopo qualche secondo me lo porse, mostrandomi il sito del cinema per farmi vedere i film in programmazione.
“Auto da corsa, commedia romantica, commedia…” Mormorai, leggendo le trame velocemente. “Horror!” Esclamai.
“Ti piacciono gli horror?” Mi chiese Tommy con aria sorpresa.
“Li adoro!”
Il ragazzo sorrise e si avvicinò per darmi un bacio sulle labbra.
“E’ come se qualcuno ti avesse programmata apposta per essere la ragazza perfetta per me.” Commentò.
“Ma smettila!” Esclamai ridendo.
“Giusto, potrebbe essere una scusa per tenermi la mano per tutto il film. Ne riparliamo quando mi chiederai di passare la notte a casa tua per controllare se c’è qualcosa sotto il letto.”
“Potrebbe essere il contrario.”
“Vedremo.”
Tommy mi mise un braccio intorno alle spalle e mi attirò più vicina a sé. Mi diede un bacio sul collo, poi uno sulla guancia e infine uno sulle labbra. Mi sembrava di essere un’adolescente alla prima cotta, ma in quel momento non mi importava. Tommy riusciva a farmi sentire come se avessi la mia età e come se non avessi un brutto passato alle spalle. Mi faceva venire voglia di essere onesta e raccontargli tutto. Volevo essere una persona migliore anche se era dannatamente difficile farlo.
“Cinema e cena, offro io.” Disse poi improvvisamente, alzandosi dalla panchina e porgendomi una mano.
“D’accordo.”
 
Dopo il film chiesi a Tommy se voleva passare la notte da me, ma non perché ero spaventata da quello che avevo visto. Gli horror non mi spaventavano mai perché sapevo che era tutto finto. Sapevo che se avessi passato la notte da sola avrei finito per fare qualche altra cazzata, come chiamare Derek.
“Sai che passo volentieri tutto il mio tempo libero con te.” Mi disse Tommy quando entrammo nel mio appartamento. Da quando gli avevo confessato che avevo un problema di dipendenza con l’alcol sembrava quasi che ci fossimo avvicinati di più. Lo guardai negli occhi per qualche istante prima di baciarlo. Ogni volta che mi trovavo vicino a lui sentivo dei brividi risalirmi la schiena e le farfalle nello stomaco. Era come se mi stessi innamorando di Tommy, ma era possibile? Dopo Derek non credevo di essere più in grado di provare qualcosa per qualcuno.

 


Eccoci arrivati al capitolo nove. Nel prossimo ci sarà una rivelazione sul passato di Kat, ma per il momento avevo bisogno di un capitolo filler per introdurre il personaggio di Megan (che vedremo di più prossimamente) e per esplorare il rapporto che si è creato tra Tommy e Kat. E la nostra protagonista si sta rendendo conto di provare dei sentimenti forti per Tommy. Sentimenti che la stanno facendo lentamente crollare. Lei vuole raccontargli tutto, ma ha paura di perderlo.
In questo capitolo Londra fa da cornice a un appuntamento meraviglioso, che però fa sentire Kat in colpa e la terrorizza.


Vi aspetto giovedì per il prossimo capitolo e spero che questo vi sia piaciuto!
Grazie per aver letto!

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