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Autore: Nona    02/12/2013    0 recensioni
Le avventure dolceamare di una normalissima e sfigatissima ragazza, dovute a un giro di vite radicale, che la porterà a scontri con Barbie, incontri con Teppisti, ristoranti rosa.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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School Time

School Time

 

 

Era una merda nella vecchia scuola, sarà una merda in quella nuova. Garantito al limone. Da casa a scuola c’è un bel po’ di strada. Magari mi capita qualcosa di meglio da fare.
Accipicchia, la metro è strapiena. E dire che sono quasi in ritardo. Oh! Un posto, viva! No, mi correggo. C’è un vecchietto che non sembra tanto stabile su quelle gambine rachitiche a parentesi. Gli cedo il posto. Mi sorride, sono contenta. Accidenti alla mia mania per i vecchiettini!
Madò, non respiro. Sono schiacciata tra un impiegato dall’ascella putrida e un gruppo di ragazzine circondate da un alone di profumo micidiale.
Mi piace la metro. Si va sottoterra, si corre veloce… e soprattutto annunciano la fermata, quindi è difficile sbagliare. Però le porte restano aperte per tipo dieci secondi, se va bene. Ti devi catapultare fuori spingendo e sgomitando.
Ho sempre il terrore di saltare la fermata, o di prendere il treno sbagliato, quindi sono costantemente all’erta. Sarebbe una paura irrazionale, come la Barofobia e la Dextrophobia, se non fosse che mi è già successo più di una volta. Ho persino preso il treno sbagliato!
Oh, la fermata! Evviva. Salva.

La scuola è a due isolati dall’uscita della metro. Oddio. Non voglio. Posso tornare indietro? No, non posso. Come mi fa notare un ragazzo in vespa che mi urla di scansarmi e muovermi ad entrare, mentre tira sotto uno per parcheggiare. Cavolo. Dal cancello al portone sono 27 passi. Sono dentro. Diamine! Cerco la segreteria. Prego che la mia iscrizione sia andata persa nella posta. O nella pasta. E invece niente. Sono di fronte alla mia nuova classe. Non voglio entrare. Voglio scappare. Ma la bidella mi tiene stretto il braccio in una morsa di ferro. Dannata! Ecco, inizia la mia veglia funebre. La bidella bussa e mi trascina dentro. Non voglio. Aiuto. Ma, miracolo. ll professore non mi vede neanche. Non si accorge dell’interruzione, e continua a leggere il libro. Di solito uno studente nuovo, entrato per di più ad anno già iniziato, lo mettono alla gogna davanti alla classe. Questo prof sembra uno zombie brillo che non ha la più pallida idea del perché si trovi in una classe. Insegna - forse - matematica e fisica. Non credo che andremo d’accordo. Come già detto, è mio fratello il cervello di casa. Però le materie scientifiche mi affascinano. In quarta elementare ho fatto esplodere la rana Gina, e con lei il laboratorio di scienze. Poverina…

Striscio contro la parete fino ad un banco libero in quinta fila. I ragazzi hanno alzato lo sguardo, e qualcuno commenta neanche tanto a bassa voce, ma nessuno mi rivolge la parola. Magnifico. Il mio compagno di banco è semisvenuto sul libro aperto, con la bava che ha formato un rivolo dal mento fino al capitolo sulle funzioni Lagrangiane.  Inizio quasi a pensare che me la caverò.

La prima ora passa veloce. Non ho neanche il tempo di mettere la mia roba sul banco che già suona la campanella. Che qui in città ha un suono diverso. Anzi, giusto. Proprio da campanella. “Driiiiiin!” Nella mia vecchia scuola invece era una campan-ella. Una campana piccolina. Le bidelle, anzi La Bidella, una sola, scampanettava a mano. “Diiiiin… Doooon…” terribile.
Adesso ci dovrebbe essere storia. Anche se la insegnano così tanto nessuno si accorge che l’umanità ripete gli stessi errori, e visto che questi sono documentati, potremmo benissimo evitarli. Altro che homo sapiens.

Appena il prof esce dall’aula, vengo assalita dalle mie nuove compagne. Sembrano le Barbie. Io non ci ho mai giocato. Che infanzia triste.
Sono circondata da Barbie-stampini, tutte uguali. E sono tutte così rosa… Una si fa avanti, dev’essere la capo branco. In effetti è più bella delle altre. Borbotta qualcosa, sembra una teiera, e mi squadra da capo a piedi. Poi si gira e si mette a confabulare con le sue Barbie-adepte. Si rigira e mi scandisce bene (credo tema che io sia cerebralmente inferiore a causa delle mie origini contadine):
“Devi cambiare vestiti, cambiare pettinatura, cambiare taglia. Ti possiamo aiutare, non temere. Benvenuta.”

Quasi mi ribalto dalle risate, dentro. Fuori mi scappa giusto uno sbuffo e mi si storce la bocca. Riesco a biascicare qualcosa, ma le Barbie non capiscono. Allora ripeto.
“Non sento il bisogno di cambiare vestiti, pettinatura, taglia e cervello. Il mio mi piace e me lo tengo. Grazie per l’offerta, ma devo declinare l’invito. Nella mia vecchia scuola ero il presidente onorario del club dei perdenti, e ho tutta l’intenzione di insidiarmi anche qua.”
“Ma… ma…”
Qualche Barbie protesta, o almeno tenta, agitata ed indignata.
La Barbie-boss prende parola:
“E così hai scelto. Attenta, hai finito ancora prima di incominciare.”
Eeeeeh, che esagerata!
Oh, la profe è arrivata. Le Barbie aspettano che la leader giri i tacchi, e si posizionano ai loro posti.

E vabbè. Speravo di passare l’ultimo anno senza essere vista, ma così è sicuramente più divertente.

  
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