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Autore: barbarak    02/12/2013    8 recensioni
L'ultima notte a Hogwarts sarà testimone di una conversazione tra due amici. Il caso, o forse il destino, vuole che anche qualcun altro ascolti quelle parole che scoperchieranno un vaso di pandora che avrebbe dovuto rimanere chiuso. Eventi già decisi potranno cambiare oppure tutto è già scritto?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione Jean Granger, caposcuola Grifondoro, amica di Harry Potter ed eroina di guerra era davanti a loro con lo sguardo perso nel nulla e con un leggero tremolio a percorrerle le gambe.
 
Il primo a riprendersi fu Blaise che riuscì a staccare gli occhi da lei per rivolgerli al suo migliore amico, pietrificato anch’egli, che se ne stava davanti alla ragazza senza che nessun muscolo del viso o del corpo desse segno di provare una qualsiasi emozione.
 
“Granger stai bene?”
 
Glielo aveva dovuto chiedere due volte prima che la ragazza si riprendesse da quella specie di trance in cui era caduta, rispondendo con un semplice cenno del capo. La vide guardare Malfoy con occhi indecifrabili ma comunque esigenti e colmi di sensazioni contrastanti e capì era arrivato il momento di levare le tende.
 
“Ok, io allora vi lascio soli così potete parlare un po’”.
 
E fu sicuro che entrambi lo maledissero mentalmente in quel momento perché sentì un freddo brivido percorrergli la schiena quando i visi dei due ragazzi, ancora immobili davanti a lui, scattarono nella sua direzione.
 
Tuttavia, quando si voltò per andarsene un blando sorriso increspava le sue labbra: la Grifondoro non aveva ancora schiantato Draco. Forse c’era speranza.
 
****
 
Rimasti soli, i due Caposcuola passarono cinque minuti abbondanti prima di riuscire a guardarsi negli occhi e inaspettatamente fu il Serpeverde a parlare per primo dimostrando un coraggio che nemmeno lui era certo di possedere.
 
“E così ora puoi umiliarmi come ho fatto io in tutti questi anni, non è vero? Che cosa aspetti? Perché non corri a riferire a tutti quanto sono patetico?”
 
Aveva allargato le braccia come se aspettasse di ricevere il colpo di grazia, quello che lo avrebbe ucciso togliendogli tutte le speranze.
 
“No”.
 
Solo una sillaba, sussurrata ma che comunque sembrava urlata, tanto rimbombò nel petto del ragazzo.
 
“No?”
“No”
 
Riabbassò le braccia e ritornò a scrutarla, cercando sul viso un segno che potesse fargli capire quello che passava in quella mente tanto brillante.
 
“Vuoi insultarmi?”
“No”
 
“Vuoi urlarmi contro? Schiantarmi?”
“No”
 
“Vuoi andartene ignorando quello che hai sentito?”
“No”
 
“Allora cosa vuoi?”
 
Ad ogni domanda si era avvicinato, circospetto, come se temesse, nonostante le parole della Granger, un attacco da un momento all’altro.
 
Quasi al rallentatore lei deglutì, poi si morse il labbro e ….
 
“Sei nervosa?”. Due occhi stupiti lo guardarono e lo fecero sorridere.
 
“Come hai potuto sentire, ti ho osservato in questi anni per cui so che quando ti mordi il labbro sei nervosa per qualche cosa: che sia un’interrogazione o una discussione con i tuoi amici non ha importanza, tu lo fai sempre”.
 
Non ottenne neanche una parola come risposta a questa sua affermazione per un bel po’ di tempo. Era quasi rassegnato al fatto che non avrebbe più parlato quando, finalmente, risentì la sua voce.
 
“E che altro sai di me?”
 
Non era astiosa, non era arrabbiata era semplicemente….interessata.
 
“So che bevi succo di zucca il mattino, tranne quando ti fanno arrabbiare o non hai dormito bene perché allora prendi solo the. Ti piace il pollo in qualunque modo te lo cucinino mentre detesti il pesce e vivresti di verdura. Quando studi cerchi sempre di andare in biblioteca agli orari più assurdi perché non vuoi confusione intorno. Ti metti nell’ultimo banco a destra, subito prima della sezione proibita perché in quel modo, ogni tanto, puoi sgattaiolare dentro senza che nessuno ti noti e poi perché la luce è migliore in quel punto. Fai sempre per prima trasfigurazione perché è la tua materia preferita e lasci per ultima storia della magia perché la ritieni noiosa, infatti, sbadigli sempre quando hai il libro davanti. Ogni giovedì ti rechi in guferia a spedire una lettera, credo ai tuoi genitori, e ne ricevi la risposta il sabato. Hai sempre la divisa perfettamente stirata ma lasci sganciato l’ultimo bottone della camicetta, quello che sta sotto la cravatta e che di solito non si vede. Quando studi, ti raccogli i capelli con una matita ma durante il fine settimana ti piace tenerli sciolti e scostarli dal viso quando ti cadono davanti. Li hai avuti lisci una sola volta in questi anni e lo hai fatto in occasione del compleanno di quell’idiota di Weasley che naturalmente non se n’è accorto. Vuoi…”
 
“Basta! Ho capito!”
 
L’aveva interrotto stendendo un braccio in avanti, in un gesto che sembrava fatto per volersi difendere; Draco, però, registrò solo che in quel modo gli aveva sfiorato il petto e che era arrossita.
 
Aspettò per un po’ che lei dicesse qualcosa ma ancora una volta restò deluso.
 
“Dì qualcosa!”
 
Hermione continuava a fissare un punto oltre le spalle del ragazzo; sembrava persa in pensieri troppo difficili da mettere insieme, poi tutto a un tratto riportò i suoi occhi ambrati in quelli del Serpeverde e parlò dicendo una cosa che lui di certo non si aspettava.
 
“Voglio sapere tutte quelle cose cui si riferiva Zabini prima. Voglio che tu mi dica tutto e soprattutto voglio che tu sia sincero.”
 
Draco era indeciso se trovarsi in un sogno dove tutti i suoi desideri avrebbero potuto realizzarsi o in un incubo che lo avrebbe fatto scontrare duramente con una realtà scontata ma difficile da accettare. Comunque, ormai non aveva altra scelta se non quella di assecondarla. Sospirò e si preparò al lungo racconto.
 
 “Quando ti ho visto la prima volta, ho pensato che avessi dei capelli orribili ma non riuscivo a non guardarti perché i tuoi occhi splendevano di orgoglio e determinazione; quando ho capito che eri una nata Babbana e per di più smistata a Grifondoro ti ho odiato ma solo perché mi era stata tolta la possibilità di studiarti più a fondo. E poi… più il tempo passava, più ti vedevo in sintonia con quei due imbecilli che mi mettevano sempre in ridicolo, più la rabbia cresceva. E tu non mi guardavi, m’ignoravi semplicemente. Ti ho chiamato Sanguesporco per farti vedere chi era che comandava e per legarti a me in qualche modo contorto. Ero solo un bambino viziato pieno d’idee sbagliate e pensavo di avere tutti i diritti di sottometterti e che tu avresti dovuto essere onorata che io sprecassi il mio tempo per te. Sentivo le discussioni degli altri Serpeverde mentre organizzavano dei raid per farti del male anche fisico, e la cosa mi ha messo una tale agitazione addosso che senza neanche pensarci ho detto loro che mi sarei occupato io di te; è per questo che non ho mai perso occasione per insultarti e per metterti i bastoni tra le ruote.”
 
La vide mordersi ancora una volta il labbro inferiore.
 
“Il tempo passava ed io continuavo a ripetere a tutti e soprattutto a me stesso quanto ti odiavo e quanto tu dovessi lasciare il mondo magico. In contemporanea, però, eri come la luce per una falena: mi attiravi inesorabilmente nonostante tutte le mie resistenze. Ti guardavo da lontano, ti osservavo e cercavo di trovare tutti i tuoi difetti: vestivi malissimo, avevi sempre le dita sporche d’inchiostro, eri saccente e a volte antipatica anche con i tuoi stessi amici, eppure quando ho visto i tuoi occhi mentre Potter cavalcava l’Ippogrifo, non ho voluto altro che ricevere quello stesso sguardo. Uccidere quell’animale è stata un’idea di mio padre che io ho solo finto di assecondare per poi convincerlo a lasciar stare. Quando mi hai dato il pugno è stato devastante. Sentivo dolore non solo in faccia ma anche nel petto, nel profondo. Avevo visto i tuoi occhi odiarmi, odiarmi veramente e la cosa mi aveva fatto male. E poi quel contatto, anche se violento, mi aveva fatto correre un brivido lungo la schiena come non avevo mai provato prima”.
 
Si interruppe ricordando perfettamente il momento in cui aveva cominciato a dover scendere a patti con quello che sentiva.
 
“Continua. Che cosa è successo dopo?”
 
Sospirò e si mise con le spalle contro il muro, appoggiando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.
 
“Dopo è stato un gioco al massacro per la mia vita e le mie convinzioni. Non potevo più negare che tu m’interessassi ma non potevo neanche dimenticare chi e cosa tu fossi. Era una continua lotta tra quello che provavo e quello che avrei dovuto provare. Quando ti ho visto entrare al Ballo del Ceppo al braccio di Krum ho dovuto faticare non poco per concentrarmi sulla mia dama e impedirmi di andare a spaccare la faccia al Bulgaro. Tu sorridevi al tuo accompagnatore, guardavi Weasley e ignoravi me. E’ stata una serata orribile, specialmente quando ho visto che ti appartavi con il tuo cavaliere, in evidente stato di ebbrezza. Solo una stupida non si sarebbe accorta che quel ragazzo stava perdendo il controllo”.
 
Si morse la lingua nel momento in cui si rese conto di quello che aveva detto.
 
“Ma davvero? Beh visto come mi hai sempre apostrofato, stupida potrebbe anche passare per un complimento Malfoy”.
 
Colpito e affondato.
 
“Hai ragione. Scusa. Comunque sia ti ho seguito e ho visto come lui cercava di metterti le mani addosso. Ho sentito il sangue salirmi alla testa e avevo già la bacchetta in pugno quando tu hai usato la tua e te ne sei andata. Eri talmente furiosa che non ti sei neanche accorta di essermi passata accanto e di avermi sfiorato. Io ho sentito il tuo profumo penetrare nel mio corpo e inebriarmi e…non ho capito più niente. Ho pronunciato un diffindo e ho preso un pezzo dell’abito. Quando mi sono reso conto di quello che avevo fatto, mi sono dato dell’idiota ed ero più che intenzionato a liberarmi di quel pezzo di stoffa.”
 
La guardò stravolto per farle capire quanto gli costasse parlare.
 
“Ci ho provato…. Non sai quante volte stavo per dargli fuoco e liberarmi dalla tua dannazione ma non ci sono mai riuscito. Ogni volta ti rivedevo con i capelli raccolti, il sorriso timido e l’eleganza che accompagnava ogni tuo gesto e le mie mani non smettevano di tremare finché non respiravo il tuo odore e riponevo il pezzo di stoffa sotto il cuscino. E’ stato allora credo che ho capito che eri…bella. E’ stato un trauma pensare a te come a una ragazza e non come una Mezzosangue. Ho cercato di porre rimedio alla cosa circondandomi di ragazze compiacenti, capaci di farmi trascorrere qualche ora in spensieratezza ma…la cosa, naturalmente non ha funzionato.”
 
La vide voltarsi dandogli le spalle e la sentì sospirare prima che gli ingiungesse di continuare con il racconto.
 
“Nel frattempo Blaise si era accorto degli sguardi che ti lanciavo e anche delle mie…fughe in biblioteca. Dapprima ha cominciato a tormentarmi con le sue solite battute ma poi, quando si è reso conto di quanto seria fosse la cosa, mi ha messo in guardia sulla sua pericolosità. Diggory era morto, il Signore Oscuro ritornato e mio padre era stato fiero di annunciarmi il suo essere tornato nelle grazie del suo padrone. Per un attimo pensai che tutto potesse tornare alla normalità e che la mia vita potesse percorrere i binari che erano stati tracciati dal momento della mia nascita. Basta notti in bianco a tormentarmi, basta debolezze, basta indecisioni. Non ti mentirò dicendoti che sono entrato nelle file degli scagnozzi della Umbridge per proteggerti. La verità è che l’ho fatto per dimostrare a me stesso che potevo distruggerti e che lo avrei fatto più che volentieri. Che tutto quello che provavo era falso o comunque privo d’importanza.”
 
Quando gli occhi della ragazza si voltarono di nuovo verso di lui, poté chiaramente sentire il dolore che essi trasmettevano e si chiese distrattamente il motivo di tale sentimento.
 
“Credimi, sei riuscito benissimo nel tuo intento”.
 
C’era acidità nella voce?”
 
“Tu dici? Io invece penso che ancora una volta ho fallito nei miei propositi. Sai quante volte ho spiato i vostri incontri nella stanza delle necessità? Ho visto Paciock la prima volta che l’ha evocata e non c’è voluto molto a capire che era là che vi riunivate. Ogni giorno dicevo a me stesso che sarebbe stato quello buono per smascherarvi e ogni giorno rimandavo dicendomi che avevo dell’altro di più importante da fare. Arrivavo fino all’ingresso, appoggiavo l’orecchio alla porta prima che questa scomparisse del tutto cercando di cogliere la tua voce su tutti. Ti rendi conto di quanto fossi patetico? Elemosinavo un contatto che tu non mi avresti mai dato. Alla fine ho dovuto arrendermi all’evidenza e ammettere che non volevo veramente farti male. Da lì a rendermi conto di volerti e basta il passo è stato breve. Quando la Chang vi ha tradito, ho cercato di essere io a mettere le mani su di te e quando invece è stato Goyle a prenderti non so cosa gli avrei fatto. Naturalmente ero ancora troppo codardo ed egoista per rischiare apertamente di aiutarti ma per fortuna mia piccola Grifona te la sei cavata perfettamente da sola”.
 
Quando aveva detto “mia” la Granger aveva spalancato gli occhi. Disgusto? ….Desiderio?…
 
“Non ho saputo quello che è successo all’Ufficio Misteri se non una settimana dopo quando mia madre mi ha comunicato l’arresto di mio padre e le circostanze della sua cattura.”
 
La guardò intensamente.
 
“Ti ho odiato tanto perché ti vedevo come la causa della rovina della mia famiglia e di me stesso. Ti odiavo quando mia madre piangeva, ti odiavo quando per strada qualcuno ci additava, ti odiavo quando i Mangiamorte si comportavano da padroni a Malfoy Manor e ti ho odiato ancora di più quando ho dovuto ammettere a me stesso, odiandomi a mia volta, che ero felice che tu fossi viva e incolume. Che preferivo sapere mio padre in prigione piuttosto che te sotto terra. Che avrei dato qualunque cosa pur di saperti al sicuro, lontano dalla guerra che tutti davano per imminente. Sono arrivato a questa conclusione il giorno in cui sentii il Signore Oscuro dire di considerarti la mente del trio e per questo l’avversaria più pericolosa; disse che cercava un volontario per tenerti d’occhio e ucciderti se necessario ed io, senza neanche pensarci, ho alzato la mano subito. Ma non si può eseguire un ordine di Voldemort senza che lui abbia il controllo assoluto dei tuoi gesti ed è per questo che mi ha obbligato al marchio quella sera stessa e anche a uccidere Silente come prova della mia fedeltà.”
 
E dopo quelle parole la mano della ragazza scattò a coprirsi la bocca come a reprimere un urlo.
 
“Mi dispiace”.
 
“E di cosa? Per la prima volta avevo fatto una scelta. Certo impensabile fino al giorno prima, ma comunque una scelta di cui non mi pentivo. Il ritorno a scuola è stato un susseguirsi di emozioni: ero finalmente riuscito a dare il giusto nome a tutti i sentimenti che provavo; paura, ansia, tormento, desiderio e soprattutto amore e rabbia. Avevo paura perché continuavo a fare dei rapporti falsi sminuendoti agli occhi di Voldemort; in contemporanea provavo a uccidere Silente, senza troppa convinzione in verità, e ad aggiustare l’armadio svanitore; ero in ansia perché sapevo che se fallivo in una qualsiasi delle prove cui ero sottoposto, avrei potuto dire addio alla mia vita, a quella dei miei genitori e cosa più importante alla tua. Mi tormentava l’idea che ti potesse succedere qualcosa e inoltre, ogni volta che vedevo il Marchio Nero sul mio braccio, sapevo che avrei avuto preclusa per sempre la possibilità di essere una persona migliore, che agli occhi di tutti e ai tuoi specialmente, sarei sempre stato un Mangiamorte che voleva uccidere il Preside di Hogwarts. E poi c’era l’amore che cresceva esponenzialmente ogni volta che ti guardavo da lontano e la rabbia che voleva esplodere contro Weasley che poteva averti e invece era solo capace di farti soffrire”.
 
Se ripensava al sesto anno, poteva risentire perfettamente tutte quelle passioni che gli erano scoppiate in petto e che lui aveva faticato a tenere a freno. Guardando lei, però, si calmò subito e tentò di avvicinarsi senza successo poiché la vide fare un passo indietro.
 
“A cosa si riferiva Zabini quando parlava di Greyback?”
 
Ecco una cosa che avrebbe volentieri evitato di dirle.
 
“All’inizio il piano prevedeva che l’armadio dovesse essere utilizzato solo da mia zia e che nessun altro Mangiamorte entrasse al castello. Mi ero raccomandato, adducendo scuse, per fare in modo che gli studenti corressero meno pericoli possibili, ma purtroppo non avevo tenuto conto di quanto poco contassi tra le file di Voldemort. Quando l’armadio si attivò, mi vidi arrivare incontro una pattuglia intera di seguaci dell’Oscuro, e per ultimo Greyback. Non so perché lo feci, ma seguii il mio istinto che m’induceva a tenerlo d’occhio e così lo sentii parlare a mia zia e dirle che avrebbe voluto trovarti per testare personalmente quanto fossi in gamba e se la tua bacchetta sarebbe stata più potente delle sue zanne e dei suoi artigli.”
 
Hermione rabbrividì al pensiero e Draco pensò che aveva avuto la stessa reazione anche lui due anni prima.
 
“E cosa è successo poi?”
 
“L’ho seguito, rimandando il momento fatidico in cui avrei dovuto affrontare Silente, e quando ho visto che si dirigeva in un’ala deserta del castello, l’ho affrontato. Pensavo di coglierlo di spalle ma ha sentito il mio odore e si è messo sulla difensiva. Gli ho detto che ci avrei pensato io a te ma si è messo a ridere e mi ha detto che, forse, se fossi stato gentile con lui, mi avrebbe lasciato un tuo pezzettino come ricordo. L’ho schiantato senza neanche pensarci ma si è ripreso subito e mi ha attaccato.”
 
Chiuse gli occhi e ricordò quel momento di puro terrore che aveva vissuto quando lo aveva visto mettersi a quattro zampe pronto a saltargli alla gola. Deglutì e si costrinse a ricominciare il discorso.
 
“E’ stato come combattere contro una bestia feroce, sembrava non avere più un briciolo di umanità mentre si difendeva dai miei incantesimi. Non so come ma, alla fine, dopo quello che mi parve un tempo infinito, riuscii a fargli perdere i sensi, gli tolsi i ricordi di quello che era successo, lo confusi, lo legai e lo lasciai in un posto, dove potesse essere trovato dai professori. Purtroppo riuscì a slegarsi e riprese il suo posto all’interno delle file dei Mangiamorte. Sai già che, alla fine, grazie a Piton, non ho ucciso Silente; quello che non sai è che io non volevo ucciderlo e che probabilmente avrei abbassato la bacchetta se non fosse intervenuta mia zia”.
 
Sapeva di essere stato sintetico nel suo racconto del duello, ma non gli andava di scendere nei dettagli su quello che era successo veramente. E poi doveva finire di raccontare: ormai le parole che per tanto tempo si era tenuto dentro, gli uscivano come un fiume in piena.
 
C’era un’ultima cosa che doveva dirle e poi tutto sarebbe finito, la sua anima sarebbe stata messa definitivamente a nudo. Era già pronto a raccontarle quello che era successo dopo il suo allontanamento da Hogwars, quando il suo cuore perse un battito.
 
Lei aveva posato una mano sul suo petto, all’altezza del cuore e ora stava premendo come a voler sentire i battiti che impazziti pulsavano sotto gli strati di carne e sangue.
Quando gli occhi ambrati di Hermione si alzarono per andare a raggiungere quelli grigi di Draco per entrambi il mondo sembrò fermarsi.
 
E quando anche l’altra mano si aggiunse cominciando a sbottonare la camicia del Serpeverde, fermandosi a ogni bottone, il Mondo ricominciò a girare a un ritmo vertiginoso per il ragazzo.
 
Si staccò con un balzo.
 
“Che cosa stai facendo?”
 
“Zabini ha detto che porti le cicatrici sul corpo, voglio vederle.”
 
Non una richiesta ma un ordine. E a lui non piaceva più ricevere ordini.
 
“Granger, anche se impazzisco per te e ho confessato di amarti, non vuol dire che tu possa comandarmi o farmi fare qualcosa che io non voglia. E non voglio spogliarmi salvo che tu non abbia qualcosa in mente che vada di là della semplice curiosità”.
 
Bene, se poteva contare ancora sulla sua vena Serpeverde voleva dire che non si era rammollito del tutto.
 
Lei si mise le mani sui fianchi in un gesto che aveva spiato tante volte diretto verso i migliori amici della ragazza.
 
“Malfoy, non ho nessuna intenzione di soddisfare le tue…voglie e la mia non era curiosità. Volevo….capire….se quello che vi siete detti tu e Zabini corrispondesse al vero oppure se fosse solo una montatura. Magari mi avete visto arrivare e avete organizzato tutto come ultimo scherzo per la Mezzosangue”.
 
Sentì la rabbia montargli dentro.
 
“E hai bisogno di vedere le mie cicatrici per stabilire se dico la verità o meno? Credi davvero che mi sarei potuto inventare tutto? Non hai notato il mio cambiamento nel corso di quest’ultimo anno? Non hai… visto i miei occhi a Malfoy Manor mentre ti torturavano? Chi è ora il razzista che basa tutto su dei pregiudizi?”
 
Hermione era rimasta senza parole davanti a quell’eruzione di rabbia. Dove era finito il ragazzo che le aveva appena confessato tutto il suo amore? Però, doveva ammettere che ne aveva del coraggio a darle della razzista! Dopo tutti gli insulti che aveva subito, dopo tutte le lacrime che aveva versato per lui…
 
E in lei prevalse la frustrazione.
 
“E cosa dovrei fare secondo te? Fidarmi a scatola chiusa? Mi hai insultato per anni e ora che te ne esci con questa storia incredibile, dovrei dimenticare tutto e rischiare di farmi male sul serio stavolta? No grazie.”
 
Ancora una volta si trovarono a fronteggiarsi, in equilibrio instabile su un filo che li avrebbe potuti portare verso una nuova vita o farli cadere in un baratro profondo e oscuro.
 
“So di chiedere molto ma per me è importante sapere che ti fidi di me. Concedimi l’opportunità di dimostrarti come sono realmente, poi potrai pure dimenticare tutto e fare finta che non sia successo nulla ma ti prego, per la prima e unica volta fidati di me. Dammi una possibilità”.
 
“Non posso”. Senza neanche un tentennamento.
 
E per Draco il mondo sembrò tremare. Davanti a quelle due parole sussurrate, capì di non avere speranza, capì che il passato non si poteva semplicemente dimenticare o ignorare, che certi dolori si portano dentro e rimangono per sempre ancorati al cuore, capì che lei non gli avrebbe mai concesso anche solo il beneficio del dubbio, capì che era finita senza mai essere iniziata, capì che c’era qualcosa di ancora più terribile della rassegnazione ed era il rimpianto. Il rimpianto per quello che poteva essere e non sarebbe mai stato.
 
Si allontanò di alcuni passi senza tuttavia darle la schiena e senza staccare gli occhi dai suoi. Occhi che scoprì bellissimi, come sempre, ma lucidi di lacrime pronte per essere versate e a stento trattenute.
 
“Capisco. Dimentica tutto per favore. Io farò lo stesso”.
 
Bugiardo su tutta la linea, come sempre.
 
“Io…”.
 
Basta. Quel gioco al massacro doveva finire, non ce la faceva più.
 
“Lascia stare. In fondo è giusto così. E’ la giusta punizione per averti fatta piangere.”
 
Detto questo si voltò e se ne andò senza rendersi conto dell’angoscia e della paura che pervadeva la sua Grifondoro e senza nemmeno sentire quello che le sue labbra avevano appena sussurrato mentre una lacrima lambiva la guancia candida.
 
“Draco”.
 
 
 
Angolo della posta.
Bentornati a tutti/e.
Sono contenta che la storia stia avendo abbastanza successo e che voi non mi abbiate dimenticato.
Grazie mille per le belle parole che mi avete riservato e anche per gli incoraggiamenti che mi avete inviato.
Questo capitolo è quello che preferisco dei tre e spero che anche voi lo apprezziate.
Baci BABY
   
 
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