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Autore: Lothiriel    10/11/2004    0 recensioni
Ritratti di uomini del passato… Di epoche non ben definite, e forse senza alcuna esatta aderenza alla Storia… ma solo come li vedo nella mia immaginazione. E’ un esperimento, e spero che qualcuno lo legga… e mi faccia sapere cosa ne pensa!! (PS: l’idea mi è venuta leggendo Tarots di Galadwen, spero di non essermi ispirata troppo, ma la mia intenzione non era certo quella di copiare…)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò di colpo, ma tutto sembrava continuare esattamente come nel suo sogno

 

Si svegliò di colpo, ma tutto sembrava continuare esattamente come nel suo sogno. Stava salendo le stesse scale, e non ricordava di esservi arrivato.

Non vi fece caso. Si era abituato, ormai. Sonno e veglia parevano confondersi in un crepuscolo grigio e indistinto. Riprese a salire, giunse ad un pianerottolo e si trovò davanti una pesante porta di legno scuro, chiusa con un chiavistello di ferro. Ma come sempre il chiavistello cedette ad una lieve pressione delle sue dita, con uno scatto metallico, e la porta cigolò penosamente, un rumore insopportabile, eppure a volte sentiva di preferirlo a quel silenzio assoluto che gli raggelava l’animo. Dentro, sempre la medesima luce fioca, che non si capiva di dove venisse, e che permetteva appena di distinguere i contorni delle cose, per non andare a sbattervi contro. Appoggiata alla parete, dalla quale pendevano i resti di una tappezzeria logora, una grande cassapanca. Tentò di aprirla, ma non riuscì a trovare la serratura, il coperchio pareva saldato.

Andò avanti, in fondo al corridoio uno specchio rifletteva incerto la penombra della stanza dalla quale era appena uscito. Si affrettò ad allontanarsi. Gli specchi avevano per lui un non so che d’inquietante, da molto tempo non osava più passare di fronte ad uno di essi.

Ora il corridoio, dopo una svolta a destra, proseguiva diritto fino ad immergersi nell’oscurità più completa, e ai suoi lati, per quanto si poteva indovinare andando a tentoni, si aprivano innumerevoli porte, alcune chiuse, altre solo accostate. Un soffio gelido proveniente da una delle porte socchiuse lo fece rabbrividire. Affrettò il passo, chiudendo gli occhi, andando avanti ancora, non avrebbe saputo dire per quanto tempo. Inciampò in un tappeto, e riaprì gli occhi. Riusciva adesso ad intravedere qualcosa, da una parte una scala a chiocciola scendeva nel buio, dall’altra una ripida scaletta s’inerpicava verso il piano superiore, e lassù pareva che una piccola candela ardesse rischiarando appena le tenebre. Sapeva bene che scegliere l’una o l’altra non avrebbe fatto differenza, ormai da anni senza conto continuava a girare per gli stretti corridoi di quella casa, senza mai giungere da nessuna parte, se andava in una direzione prima o poi sarebbe comunque finito nella direzione opposta, le scale parevano non seguire la normale concezione dello spazio, e si moltiplicavano all’infinito, creando percorsi nascosti e tortuosi, o forse il percorso era sempre il medesimo, solo cambiavano gli oggetti posti in esso.

Non ricordava quasi più nulla della sua vita precedente, del perché avesse deciso di entrare in quel luogo maledetto, all’inizio era per lui un diletto trovare sempre nuovi passaggi, aggirarsi di stanza in stanza osservando i curiosi soprammobili. Ma la luce era via via venuta meno, e lui aveva continuato a vagare senza meta, il tempo si era fermato, gli orologi avevano smesso di segnare le ore con i loro cupi rintocchi. Forse lui era già morto e non se n’era reso conto, continuava a camminare, prigioniero in eterno di quel labirinto, spettro invisibile che non ha mai riposo. Si chiese d’un tratto se ci fosse qualcun altro in quel luogo, se altri fantasmi si aggirassero per quei corridoi senza mai incontrarsi.

Scrollò le spalle e prese la scala che portava verso l’alto.

 

  
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