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Autore: Fiamma Erin Gaunt    02/12/2013    3 recensioni
Italia, 1655. La peste infuria in tutti i regni centrali. Una bambina sporca, scheletrica e malata viene trovata da Klaus e portata via.
New Orleans, 2013. Arianne Bellin giunge in città distruggendo i fragili equilibri che Klaus ed Elijah credevano di aver trovato.
*****
- Pensavo fossi morta, ho visto la casa bruciare. –
- L’idea era quella di farlo credere a tutti, non sarei qui se non fossi stata altrettanto convincente. –
- Non ti ho vista per tre secoli e mezzo e ripiombi qui come se nulla fosse. –
- Non intendo scusarmi per aver cercato di restare in vita, Elijah. –
*****
- E così la pecorella smarrita è tornata all’ovile. –
- Non mettertici anche tu, Niklaus, ho fatto ciò che era necessario. –
- E chi ti dice che tu sia ancora la benvenuta? –
Inarcò un sopracciglio, - Hai tenuto il quadro. –
Arianne/Elijah/Klaus
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Mikael, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

 

Italia, 1655.

 

 

 

Arianne era rannicchiata al fianco di sua madre, sforzandosi di ignorare la puzza che la circondava. Non sapeva cosa fosse, ma di una cosa era certa: non era nulla di buono.

- Mamma, ti prego, mamma. – mormorò, scuotendola leggermente.

- Mamma, svegliati, per favore. –

La scosse ancora, osservando preoccupata lo strano modo in cui ciondolava il capo della sua mamma. Sembrava una di quelle bambole di pezza con cui giocavano lei e le sue sorelle. Era profondamente sbagliato che un essere umano potesse essere tanto inerte.

- Cintia, Rossella, Daniel … - sussurrò, rivolgendosi all’angolo buio in cui sapeva per certo esserci il resto della sua famiglia.

Nessuna risposta. Perché non le rispondevano, l’avevano forse lasciata da sola?

Arianne aveva paura del buio, ne aveva sempre avuta, allora perché l’avevano abbandonata in quella vecchia casa piena di spifferi e impregnata di quell’odore stagnante? Perché non la aiutavano a svegliare la loro mamma?

Venne assalita da un’intensa sensazione di bruciore. Si grattò le braccia, sussultando per il dolore quando una delle gigantesche bolle scoppiò. La mamma aveva detto che sarebbero andate via, che presto sarebbe stata bene, però aveva anche detto che non l’avrebbe mai lasciata sola. Aveva mentito, la mamma era una bugiarda. E lei aveva così freddo e tanta, tanta fame.

Il rumore cigolante della porta che si apriva la fece sussultare. Chi poteva essere? Si rannicchiò ancora di più contro il corpo della madre, sperando che gli intrusi non la notassero.

- Niklaus, è inutile cercare qui, non senti il tanfo della putrefazione? –

A parlare era stata la voce più piacevole che Arianne avesse mai sentito nell’arco della sua breve esistenza.

- Ti ho già detto, mio scettico fratello, che ho sentito distintamente il battito di un cuore. Un cuoricino malandato, certo, ma pur sempre vivo. –

- Un bambino? –

Improvvisamente ad Elijah fu tutto chiaro. Niklaus non era a caccia, sperava di essere capace di salvare la vita di quella piccola creatura. Suo fratello aveva sempre avuto uno strano istinto protettivo nei confronti dei bambini.

- Ecco, è lì. – annunciò, dirigendosi a passo sicuro verso il cadavere di una donna.

Stretta a lei, tremante per la paura o semplicemente per il freddo, stava uno scricciolo di bambina. Era coperta dalle pustole della peste, la pelle era talmente sudicia che la carnagione avrebbe benissimo potuto essere alabastrina o mulatta, gli occhioni grigi lo fissavano sbarrati dalla paura.

- Come ti chiami, tesoro? – le chiese con voce suadente, chinandosi su di lei.

Arianne si tirò istintivamente indietro. C’era qualcosa in quel giovane uomo che sembrava gridare a gran voce pericolo.

- A- Arianne, signore. –

- È la tua mamma, quella? –

La voce incantevole che aveva sentito prima la spinse a rivolgere lo sguardo sull’altro uomo. Anche lui le sorrideva, ma per qualche strano motivo sentiva di poter fare affidamento su di lui.

- Sì, io credo … credo che sia morta. – mormorò, dando voce a quel terribile pensiero che si era fatto lentamente strada in lei.

- È così, piccina, ma fortunatamente per te, posso guarirti. –

- Signore, non può essere lei a farlo? – pigolò, lanciando uno sguardo supplichevole a quello dai capelli scuri.

- Certo. Me ne occupo io, Niklaus. –

Se le parole della piccola lo ferirono non lo diede a vedere.

- Sbrigati, Elijah, non credo che al nostro pulcino rimanga ancora molto da vivere. –

Arianne osservò timorosamente mentre quello che sembrava essere il più grande dei due si mordeva il polso e glielo porgeva con grande garbo. Osservò il liquido scuro scorrere sulla pelle candida  dell’uomo.

- Cosa devo farci? –

- Devi berlo, bambina. –

Non dubitò neanche per un istante delle parole dello sconosciuto, qualcosa in lei le gridava di fare come le diceva. Posò le labbra sulla ferita e bevve avidamente.

 

 

*********

 

 

- È un bel quadro, chi è la ragazza con voi? – domandò Camille, esaminando il grande dipinto sul camino di casa Mikaelson.

Gli occhi di Klaus sembrarono incupirsi e la ragazza capì di aver fatto la domanda sbagliata.

- Una persona a cui tenevamo molto. –

A rispondere era stato Elijah, con tono compassato. Si leggeva una profonda sofferenza in entrambi i fratelli.

- Doveva essere una persona speciale. – considerò.

Sì, doveva esserlo sicuramente se aveva segnato così profondamente quei due uomini.

- Lo era. – assicurarono  all’unisono.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

La mia prima fic sui mitici Originals, spero che vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

  
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