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Autore: larrjsharmony    02/12/2013    2 recensioni
-Mi chiamo Louis, Louis Tomlinson.-continuò a sorridermi. Doveva smetterla, doveva assolutamente smetterla di sorridere o altrimenti sarei morto li, all'interno di quello strano bar stile anni '80 davanti al più bel ragazzo che avessi mai visto.
-Io sono Harry Styles.-sorrisi.
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-E' perchè ti ricordo tanto quel ragazzo, eh? Quel Justin. Sei innamorato del ricordo che io ti do di lui, non sei innamorato di me.-disse Louis rabbioso, ma con gli occhi tremolanti.
-Non è vero, ti amo Louis, sei la cosa più bella che ho.-mormorai in preda ai singhiozzi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Right Now.

 

Right now I want you be here with me
Cause right now everything’s new to me
You know I can’t fight the feeling
And every night I’m feeling
Right now I want you be here with me

 

 

Tempo fa, quando avevo sedici anni, incontrai un ragazzo. Il suo nome era Justin Whitmore, i suoi occhi erano di un azzurro che rasentava il bianco, i suoi capelli castani gli stavano sul fronte, lisci come spaghetti. Era il ragazzo più bello che avessi mai visto, era bello da morire... lo amavo, inutile mentire. Lo amavo più di qualunque cosa al mondo, lo amavo come non avevo mai amato nessuno. E sono sicuro, che un po’ o per un po’, anche lui mi ha amato, forse in un modo diverso dal mio.
Ma, qualcuno o qualcosa, ha voluto che tutto finisse.
In quei tempi prendevo sempre l'autobus per tornare a casa da scuola. Il tragitto durava circa 20 minuti, al termine dei quali mi scagliavo fuori dall'autobus, correndo come se non ci fosse domani, circondato dalle risate degli altri ragazzi che mi credevano uno strambo. In realtà nessuno sapeva che amavo un ragazzo con forti tendenza suicide, che ad uccidersi ci aveva già provato. Nessuno sapeva che correvo perchè avevo paura di non poterlo più vedere e nulla mi uccideva più di questo pensiero.
L'ultima volta che lo vidi fu il 20 aprile del 2010. Arrivai a casa sua col fiatone, proprio come succedeva ogni giorno. La porta era socchiusa, così la spalancai terrorizzato. Una porta aperta poteva dire tante cose.
-Justin!-urlai, ma non mi rispose nessuno. Il cuore nel petto batteva così forte che avevo paura mi potesse rompere le costole. Ispezionai il piano inferiore e lo trovai vuoto, ma stranamente freddo. Cosi capii. Raggiunsi in pochi secondi la terrazza e fu allora che lo vidi. Era li, alto e bello, che guardava l'orizzonte con lo sguardo perso. Avrei tanto voluto raggiungerlo all'interno della sua testa ed uccidere tutti i brutti pensieri che vi aveva all'interno. Ma non potevo, non ero abbastanza forte.
-Harry...-non appena mi sentii chiamare tremai. Non mi piaceva il suo tono, non prediceva nulla di buono.
-Justin...perchè sei qui?-dissi avvicinandomi a lui a grandi falcate. Quando lo raggiunsi lo tirai per una mano, ma lui fu più forte di me e mi avvicinò al suo corpo. Avvicinò le sue labbra alle mie e sentii la puzza di alcol ormai sempre più familiare. Mi allontanai, scacciandolo.
-Hei, Harreh...perchè fai così? Non ti piaccio più?- sputò quelle parole pieno di rabbia, spalancando le braccia e arretrando, avvicinandosi sempre di più al cornicione. In un angolo vidi tre bottiglie di birra vuote e mi maledissi perchè quel giorno ero arrivato troppo tardi.
-Non dire stronzate, J. Adesso vieni qui.-lo presi per una mano e questa volta riuscii a trascinarlo all'interno della casa. Chiusi la finestra e mi fiondai sulle sue labbra. Lo baciai con foga, gioia, rabbia e paura. Il sapore di birra mi penetrò fino alla gola.
Poi mi staccai lentamente, fissando i miei occhi verdi nei suo in quel momenti bianchi e:-Non farlo più, amore mio.-mormorai, accarezzandogli i capelli lisci. Lui posò una mano sulla mia, forse per sentirmi più vicino a lui. I suoi occhi iniziarono ad allagarsi e a tremare, poi le lacrime iniziarono a rigargli le guancie come fiumi in piena. Mi abbracciò, affondando la sua testa nel mio collo.
-Non ce la faccio, Harry. C'è qualcosa di sbagliato in me.-mormorò.-Ho il vuoto dentro, non sento nulla. Tu sei l'unica luce in tutto questo buio, ma quando te ne vai devo continuare a tentoni e non sempre ce la faccio. Sei la mia unica ancora, riccio.-gli tremava la voce come se avesse freddo, cin modo definitivo.
La sua unica luce. La sua unica ancora.
Lo accompagnai a letto e lo feci distendere, poi mi accostai al suo corpo e iniziai a baciarlo lentamente, come fosse l'essere più fragile di questo mondo. L'amore era così difficile all'epoca.
Lo lasciai soltanto quella sera, quando pensavo si fosse addormentato.
Quella notte ricevetti 10 chiamate dal suo numero, ma me ne accorsi soltanto la mattina dopo quando a chiamarmi fu sua madre, in lacrime.
Lo avevo lasciato solo.
La sua unica luce. La sua unica ancora.
Da quel giorno, alla fermata dell'autobus, non corsi più.

 

 

 

 

(3 anni dopo)
Era il terzo anniversario dalla morte di Justin, così ero andato al cimitero, a portargli un mazzo di margherite bianche, i suoi fiori preferiti. Gli sarebbero piaciuti, ne avrebbe gioito come avveniva ogni volta che glieli portavo il suo compleanno. Era un gioia per me raggioirlo con quel poco che avevo da donargli.
Prima di lasciare il cimitero mi assicurai di aver asciugato tutte le lacrime. Subito davanti il grande cancello nero in ferro battuto, c'era un bar in stile anni '80. Li mi conoscevano praticamente tutti, ci andavo quasi ogni giorno a fare colazione.
Attraversai la strada e aprii la porta, che come ogni volta emise il familiare trillo che segnava l'entrata di qualcuno. La prima a voltarsi fu Ronnie, la figlia del proprietario, una ragazza mingherlina di 16 anni, segretamente innamorata di me, così almeno mi avevo detto suo padre. Era una ragazza molto carino, ma sarebbe stato molto meglio se fosse stato un lui.
La salutai con un cenno del capo, pulendo le scarpe sul tappetino. Lei arrossì e mi sorrise, per poi scappare nel retro del negozio. Quando slei fu scomparsa, però, mi resi conto di trovarmi completamente solo. Non c'era nessuno. Controllai l'orologio: erano le 8 e mezzo del mattino e non arrivava nessuno prima delle 9. Imprecai, pronto ad uscire al bar, quando una voce mi indusse a fermarmi.
-Ehi, ehi tu, riccio.-riccio, proprio come mi chiamava Justin.-Fermo, ti prego di scusarmi se mia sorella ti ha spaventato.- mi voltai lentamente e per un momento mi immobilizzai, alla vista del ragazzo che mi aveva chiamato.
Il ciuffo castano era alzato con un po di lacca e aveva gli occhi del colore del cielo estivo. La sua somiglianza con Justin era impressionante e questo obbligò il mio cuore a perdere un paio di battiti. Eanche lui era bellissimo, ma aveva un bellezza diversa da quella di Justin...lui sembrava bello da vivere, bello da mozzare il fiato.
-Ronnie è tua sorella?-chiesi, trovando la forza di ribattere qualcosa per non fare la figura del completo imbecille.
-La conosci? Si, io mi sono trasferito oggi qui da Londra.-mi sorrise, informandomi.
-Certo che la conosco, a dire il vero conosco praticamente tutti quelli che lavorano qui dentro.-ammisi, grattandomi la nuca in imbarazzo.-A parte te.-
-Da oggi ci conosciamo anche noi. Mi chiamo Louis, Louis Tomlinson.-continuò a sorridermi. Doveva smetterla, doveva assolutamente smetterla di sorridere o altrimenti sarei morto li, all'interno di quello strano bar stile anni '80 davanti al più bel ragazzo che avessi mai visto. Dopo Justin, mi ricordò il mio cervello.
-Io sono Harry Styles. Come mai sei venuto qui, ad Holmes Chapel, da Londra? Devi essere pazzo.-sorrisi scuotendo la testa e i ricci mi caddero sugli occhi.
-Oh, no. Sono nato qui, ma ho frquentato l'università a Londra. Mi era mancato tutto questo.-allargò le braccia per indicare l'intero locale e con esso tutta Holmes Chapel.
Scossi la testa, contrariato.
-Io scapperei volentieri da tutto questo.-dissi sorridendo triste.
Sarei scappato volentieri da quella città che mi ricordava Justin e tutto quello che avevamo fatto insieme, sarei scappato anche in quel momento a mille miglia di distanza da quel ragazzo che tanto mi ricordava Justin, ma le gambe non volevano camminare, rimanevano immobili come pezzi di legno.
-Forse è dal tuo passato in questa città, che vuoi scappare.- si appoggiò al bancone con l'aria di uno che la sa lunga.
-Sei un tipo interessante, Tomlinson.-sorrisi.













Buona sera c:
eccomi con una nuova ff dedicata ai larry.
A me la trama piace da morire, era da un po di tempo che la volevo scrivere, così stasera mi sono messa d'impegno e hod ato "vita" alla mia storia. Spero che vi piaccia, non sarà la solita storia tutta latte e miele e spero che non vi dispiaccia, ogni tanto si deve pure cambiare, no?
Spero che mi lasciate qualche recensioni per farmi sapere cosa ne pensate, io vorrei proseguire con la stesura, sta a voi decidere c:
Buonanotte c:

  
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