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Autore: August 3    03/12/2013    4 recensioni
- Vedi Harry, - inziò Lilies sistemandosi sulle ginocchia del riccio, - a te piace la mamma. Io non so cos'è l'amore, insomma, sono troppo piccola per queste cose da grandi. Però quando vedo la mamma felice, io stessa sono felice e allora penso che questo sia l'amore. Quando la mia mamma è con te è felice e quando tu sei con lei tu sei felice.... o almeno credo. E se ci sono anche io sono felice anche io, capito? In tre siamo meglio che in due.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I am here to stay.


Iridescènte: aggettivo, che presenta il fenomeno dell'Iridescenza.
Iridescènza: sostantivo femminile, fenomeno ottico per cui alcuni corpi, investiti dalla luce, assumono riflessi cangianti simili ai colori dell'Iride.

 
IRIDESCENTE

PROLOGO
CARAMELLE.


*

 
 
Harry si ritrovò improvvisamente in balia del freddo invernale Londinese. Un velo bianco ricopriva il vialetto, mentre le sue mani iniziavano a congelare. Louis lo aveva tranquillamente cacciato fuori di casa, ordinandogli di andare a comprare qualcosa di commestibile, dal momento che il loro frigo era pressoché vuoto. Harry passò molto tempo a lamentarsi, accusando l’amico di pigrizia – d’altro canto, avrebbe benissimo potuto andarci lui – ma alla fine si arrese, costretto.
 
Erano le nove di mattina, lui aveva le occhiaie sotto gli occhi, ancora molto sonno ed il cappotto non era sufficiente per tenerlo al caldo. Il cellulare gli era morto qualche minuto prima e pensò seriamente che la situazione non potesse peggiorare. E quando mai Harry Styles aveva avuto ragione? Uscito dal cancello di casa, una macchina era sfrecciata con una tale velocità da spruzzargli addosso l’acqua della pozzanghera. Non che adesso fosse bagnato fradicio, ma pensò che da un momento all’altro sarebbe davvero potuto diventare una lastra di ghiaccio.
 
Incamminatosi lungo il marciapiede – ormai poco distinguibile dalla carreggiata a causa di quel velo bianco – Harry maledisse mentalmente Louis Tomlinson, diversamente conosciuto come Scassapalle Professionista, sperando che l’amico ricevesse o percepisse anche solo tutte le imprecazione che gli stava tirando. Una volta tornato a casa, se Louis fosse stato ancora vivo, Harry giurò che si sarebbe sorpreso. E poi lo avrebbe ucciso, ovviamente. Ma questa era un’altra storia.
 
Adesso, per lui, la più grande missione era quella di arrivare sano e salvo al primo supermercato della zona. Un’impresa che sembrava pressoché impossibile, visto la scarsa voglia di camminare ed il freddo insopportabile che si abbattevano su di lui. La prossima volta caro Louis ci vai tu, oh sì che ci vai! Pensò Harry, auto convincendosi. In realtà sapeva benissimo che sarebbe toccato a lui, sempre e comunque. Ma non avrebbe acconsentito o accettato o lasciato che Louis avesse la meglio. Sempre che si fosse arrivato, alla prossima volta, ovvio.
 
Giunto al primo discount, Harry vi si precipitò dentro, sperando di trovare un po’ di riparo da quel freddo insopportabile dell’ambiente fuori. Le sue speranze si erano avverate parzialmente, anche se poteva ancora sentire il freddo nelle ossa. Fece mente locale, osservandosi intorno. Cosa avrebbe potuto prendere? Caramelle, Pop Corn, naschos, patatine di vario genere, cioccolata calda, panettone, crostata, panini e… un momento. Ma era questo quello che Louis voleva? Harry scosse il capo, sbuffando. Louis voleva anche le ciambelle.
 
Saltellando come un bambino, il riccio si districò abilmente fra i vari reparti, giungendo in quello delle porcherie. La scelta difficile, nella vita, non è scegliere quale università frequentare, come chiamare un figlio, quale filo della bomba tagliare per disinnescarla, essere o non essere. Pff. Stronzate. Il vero problema per Harry, al momento, era: liquirizie od orsetti gommosi? Insomma, le prime erano così deliziose e con un sapore forte, i secondi con un gusto fruttato leggero. “Ma, nel caso, prendiamoli entrambi”, pensò Harry.
 
- Mia mamma dice che quelle fanno ingrassare, Signore.
 
Harry si voltò, incrociando dei grandissimi occhi verdi di una bambina dalle gote rosse. Aveva dei lunghi capelli castano chiaro boccolosi,  ed un’espressione rilassata in volto. Teneva in mano una bambolina, forse una Barbie. Portava un paio di converse bianche, un cappotto lungo e verde ed aveva una berretta in testa. Questa inclinò il capo da una parte, fissando il ragazzo.
 
- Ma, non le mangio tutte io. – spiegò Harry, sorridendo.

- Dopo ti viene una pancia così! – rise la bimba, portandosi le braccina in avanti, imitando un addome molto prominente.

Harry abbassò lo sguardo, fissandosi la pancia. Poi riportò gli occhi sulla bimba.

Scosse il capo, arrendevole. – Ormai è troppo tardi.

L’esserino scoppiò in una fragorosa risata, trascinando in poco tempo anche il riccio.

Lo raggiunse, con un sorriso genuino e rivolgendo lo sguardo allo scaffale.

- Queste, - iniziò, indicando un pacchetto rosa, - sono più buone.

Posò tra le mani di Harry una confezione di caramelle a forma di fragola. Perché non ci aveva pensato prima? Anche queste sono deliziose!  
 
- Però prometti di mangiarne poche. – disse la bimba, alzando l’indice.

Harry annuì. – Va bene.
 
Quella sorrise, anzi, continuava a sorridere da quando l’aveva incontrata e sembrava non volerne sapere di smettere. E ad Harry piaceva. Ora, non che fosse stato ad osservare quanto bianchi e forse puliti fossero i suoi dentini, sebbene, ad una così giovane età, si tende ad averli un po’ ingialliti, ma il riccio pensò che fossero davvero belli. E no, non aveva neanche osservato quanto delicate fossero le sue labbra rosee, così piccole e graziose. Harold smettila.
 
- Un giorno però ti inviterò ad una festa a casa mia, dove mangeremo solo caramelle.

La bimba annuì, entusiasta.

- Ma- iniziò quella, interrotta però da Harry.

- E non ascolteremo le nostre mamme, che ci dicono che ingrassiamo se le mangiamo. Ci stai?

Quella allungò la mano per stringere quella del riccio.

- Andata. – concluse allora Harry, sospirando.

- Ma c’è la tua mamma? Intendo qui, al negozio.
 
Il riccio fu un po’ scosso da quelle parole. Non che avessero un significato profondo o filosofico o altro, ma sentire tanta genuinità lo stupiva, tutte le volte. Era abituato a tanti sorrisi finti, risposte inascoltate, discorsi interamente ignorati. Insomma, uno che era abituato a sentirsi domandare soltanto, “dove suoni stasera?” o “quando pensate di iniziare il prossimo tour?”, o ancora, “ma come hai potuto andare con Taylor Swift?”, davanti ad una persona che gli chiedeva addirittura “dov’è la tua mamma?”, lui pensava fermamente di avere tutto il diritto di rimanere senza parole.
 
- No. È a casa. – rispose allora, abbassandosi per guardarla meglio negli occhi. – E la tua?

La bimba rise, quasi nervosa. – Anche la mia.

Harry sussultò. – E cosa ci fai tu qui da sola?

Quella sorrise. – Sono qua con la zia Grace. Stava parlando con una sua amica di ‘cose da grandi’  e allora sono venuta via.

- Ma magari adesso si chiede dove tu sia finita. Non è forse meglio che tu torni da lei?

- Uffa, volevo mangiare le caramelle. – sbuffò la piccola, torturandosi le manine.
 
Harry la fissò. Afferrò la confezione delle fragoline e l’aprì. Porse il pacchetto alla bimba, sorridendole. - Non dire che sono stato io.

Quella rise. – Va bene. – ed afferrò un caramella, mangiandola.

Anche Harry non seppe resistere e se ne portò una alla bocca.
E così, tra una risata e l’altra, si abbuffarono per molto altro tempo, fino a trovare il fondo vuoto.

Oh merda!
 
- Sono finite. – constatò il riccio, rovesciando il pacchetto per verificare l’ovvio.

La bambina rise. Harry alzò gli occhi, guardandola curioso.

- Sei così buffo. Hai tutto il rosa attorno alla bocca…

Tutto il rosa? Cos’era tutto il rosa? Rosa… rosa… rosa… oh.
 
- Tieni. – disse la bimba, porgendo il pacchetto di fazzoletti estratto dalla tasca del cappotto.

Si fermò, afferrandone lei stessa uno ed avvicinandosi ad Harry. Questo si inginocchiò, capendo le intenzione della piccole. Quella iniziò a tamponare delicatamente attorno alla bocca del ragazzo, per poi finire ed allontanarsi.
 
- Adesso sei pulito. – annunciò, dondolandosi sulle punte dei piedi.

Harry sorrise. – Grazie mille.

- Ora vado Signore, la zia potrebbe arrabbiarsi.

- Ad una condizione: mi chiami Harry.

La bambina sorrise. – Va bene Signor Harry.

Il riccio scosse il capo. – Solo Harry andrà più che bene.

La piccola gli stampò un bacino sulla guancia. Un bacio appena accennato, niente di troppo impegnativo.

- Grazie per… questo. – sussurrò, indicando il pacchetto vuoto.

Harry non seppe bene cosa fare. Avrebbe potuto portarsi quella bambina divora-caramelle a casa? Purtroppo no. Dannazione.

- E tu sei? Signorina…?

- Lilies.

Lilies… gigli.

- Che bel nome. – pronunciò sincero il riccio.

- Anche il tuo, Harry. A presto. – disse, prima di allontanarsi.

- Mi prometti che mi verrai a trovare alla festa caramellosa? – le domandò infine, sperando di non doverla lasciare andare così presto.

Lilies rise arrossendo.

- Sì.

E sparì dietro l’angolo, dopo averlo salutato con la mano.
 
Era stato bello, pensò il riccio. Relazionarsi con qualcuno completamente diverso da lui, che non lo considera per il suo nome, per essere Harry Styles dei One Direction, ma per essere semplicemente Harry, o meglio, Signor Harry.  Era stato bello mangiare delle caramelle alla fragole – che tra l’altro lo avevano chiaramente disgustato – ed ora si sentiva un po’ solo. Harry era un tipo strano, lo era sempre stato, con un sorriso a trecentosessantacinquemila denti ma quasi un turbine nel cuore.  Ed ora voleva che Gigli - il nuovo nome che aveva affibbiato alla sua giovane amica era questo - Lilies, tornasse indietro, per divorare un altro pacchetto con lui.
 
Aveva deciso che sarebbe andato a casa, rifugiandosi al calduccio ed implorando Louis di giocare ad abbuffarsi di caramelle con lui. L’amico non avrebbe mai accettato, cosa alquanto comprensibile, ma quella bambina con il nome insolito, le gote rosee ed i lunghi capelli boccolosi gli mancava... almeno un pochino. Non che non potesse vivere senza di lei, ma si era divertito. Ah, a proposito… adesso avrebbe dovuto pagare quella confezione di fragoline. “Sì, sa… mi sono fatto una scorpacciata di caramelle alla fragola con Lilies, sa… io adoro quella bambina e la conosco da meno di venti minuti”… poteva suonare credibile? No. “Sì… io… mi hanno puntato una pistola addosso e mi hanno costretto a mangiare!”, oppure poteva benissimo contare sul: “Oh mio Dio un asino che vola” e poi scappare.
Idiota.
Harry sorrise, scuotendo il capo.
Vada per la versione con la pistola.
 
Harry s’alzò da terra, dirigendosi verso il reparto patatine. Anche qui si posizionò comodo davanti allo scaffale, osservando quali fossero quelle che facevano più per lui. Classiche, alla paprika, alla pizza… afferrò due buste di Pop Corn e si voltò indietro, svelto, non sia mai incontrasse qualche altro esserino che volesse farsi una scorpacciata di schifezze.
 
 
 



Hey! :)
Storia appena iniziata, con una trama abbastanza incasinata nella mia testolina, ma pazienza! Spero davvero sia di vostro gradimento.
E detto questo mi dileguo! 
Un bacio,
Aug.

 

 
  
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