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Autore: Eynis96    03/12/2013    1 recensioni
"I've tried to go on like I never knew you
I'm awake but my world is half asleep
I pray for this heart to be unbroken
But without you all I'm going to be is Incomplete"
Katniss e Peeta nel Distretto 13 tra liti, baci rubati e parole sussurrate a notte fonda.
Buona lettura
p.s. recensioni costruttive molto gradite :)
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“If you could read my thoughts,

You would see I never meant to lose you

and if you could feel my heart.

Then you would know just how it beats for you.”

 

“All of the words i wass dying to say,

never came out the right way,

I'm looking for something that I'll never replace

You are the reason

the reason that I

pick up the pieces of my heart...”

-Broken, Blue

 

 

Aveva bisogno di vedere la luce del sole, era un bisogno fisico e soprattutto psicologico, era sempre stato una persona ottimista, e nulla lo faceva sentire bene tanto quanto il calore del sole che scorreva lieve sulla sua pelle.

Erano passati tre giorni dalla sua crisi e tutto sommato si sentiva abbastanza in forze da poter uscire qualche momento, e così lo chiese alla sua infermiera preferita con la quale, nonostante l'imbarazzo dei giorni precedenti, l'atmosfera era tornata piacevole.

- Cèline ti andrebbe di accompagnarmi fuori per alcuni minuti, te ne sarei davvero grato-

Era ora di pranzo e tutti si trovavano nella parte del Distretto 13 adibita a mensa, quindi la ragazza calcolò che avevano all'incirca un'ora e un quarto prima che qualcuno si accorgesse della loro scomparsa.

Il sorriso tirato e sofferente di Peeta la convinse definitivamente.

-Forza- lo incitò mettendogli un braccio attorno alle spalle per aiutarlo a sollevarsi.

Il giovane pur camminando in maniera instabile per via della protesi alla gamba si muoveva svelto, anche se Cèline poteva sentirlo imprecare a mezza voce per il dolore.

Ella era praticamente certa che quello che stavano per fare non era ammesso nel Distretto, quindi per precauzione si sporse dalla porta della camera di isolamento per controllare che non ci fosse nessuno, dopodiché cominciarono a salire lentamente tutti gradini fino ad un'uscita secondaria nell'ala Est dell'edificio, e fu allora che per la prima volta da quando era stato portato nel Distretto 13 Peeta respirò veramente.

-Beh come potevi immaginare non è un granché- commentò amareggiata Cèline contemplando lo spettacolo di devastazione che gli si presentava davanti.

Quello scenario le ricordava la sua fuga con Ben, la sua famiglia, la sua vita precedente, ed anche Peeta era immerso nei suoi annebbiati ricordi, egli col volto madido di sudore per lo sforzo si appoggiò al muro dell'edificio e contemplò il bosco, verso dove, sapeva, si trovava casa sua.

E percorse con gli occhi della mente i suoi ricordi: il calore del forno la mattina presto, le mani ruvide di suo padre sulla guancia, il grande tavolo di legno scuro a casa dove disegnava, e poi un volto.

Il suo cervello si bloccò su quell'immagine.

Una bambina, piccola, gli occhi già penetranti e maturi alla veneranda età di otto anni, le guance rosse per lo sforzo di trascinare un sacco di iuta pieno di selvaggina da vendere, lo sguardo dritto di fronte a se, il padre al fianco che sorrideva sotto i baffi.

Una lacrima gli sfuggì dagli occhi.

Non piangeva da un sacco di tempo, nemmeno quando lo avevano torturato a Capitol City lo aveva fatto: urla sì, tante, le stesse che lo tormentavano ogni notte, ma nemmeno una lacrima.

Poi, incalzato dall'ibrido che si annidava dentro di lui, subentrò la rabbia: perché doveva continuamente rincorrere qualcuno che non lo avrebbe mai amato?

Quanto dolore fisico e psicologico sarebbe riuscito a sopportare?

-Peeta tutto bene?- gli domandò Cèline preoccupata notando la smorfia di dolore che attraversava il volto del ragazzo.

Erano pericolosamente vicini, il braccio di lei era ancora attorno alla sua vita, si fissavano respirando piano cercando di comprendere come diamine erano finiti in quella posizione.

Cèline sapeva che probabilmente avrebbe nuovamente sofferto se si fosse lasciata andare, ma forse in quel momento non le importava, anche Peeta sapeva che non era giusto nei confronti di quella ragazza: mentre stringeva lei desiderava abbracciare qualcun'altra, ma le si era affezionato, e voleva per un momento smettere di soffrire, e forse in quell'attimo nemmeno a lui importava.

Delicatamente la ragazza appoggiò le labbra sulle sue, beandosi del calore della sua pelle, ma mentre si baciavano un rumore li interruppe e i due si staccarono profondamente imbarazzati.

Stavano per darsi inutili e dolorose spiegazioni reciproche quando Peeta intravide controluce un baluginio ramato che non poteva confondere.

Capì immediatamente chi fosse e pensò che fosse giunto il momento di mettere in chiaro le cose dato che ne aveva l'occasione.

Cèline comprese subito cosa stava pensando Peeta e a malincuore lo lasciò andare, dopodiché si inginocchiò a terra e si diede sinceramente della stupida per aver pensato che lui fosse minimamente interessato a lei.

Andiamo!Si era già dimenticata la storia di Katniss e Peeta gli sfortunati amanti del Distretto 12?

Ebbe sinceramente un moto di disgusto per il modo in cui quella ragazza trattava quel povero giovane che moriva per lei e che non pensava ad altro che ai momenti passati assieme.

“Di nuovo!” pensò.

E le tornò in mente di come nella sua vita passata aveva già creduto di poter essere speciale per qualcuno mentre invece per lei la felicità non esisteva e non sarebbe mai esistita.

 

 

 

Peeta rincorse Katniss per quanto la gamba gli permetteva, ma lei era agile e sfuggiva come un'anguilla fino a che non inciampò e il giovane riuscì ad afferrarla per un polso.

-Lasciami- urlò lei.

-Katniss ma perchè diavolo ti comporti così?- rispose Peeta sbalordito.

-Tu hai intenzione di rifarti una vita con Gale dopo la fine di questo inferno, perché io non posso?-

sbraitò lui, sentiva che stava per perdere il controllo, l'ibrido creato da Capitol City stava lentamente avanzando dentro di lui.

Aveva bisogno di dolore fisico: si piantò le unghie delle mani nei palmi. Non era da lui reagire così.

-Ma cosa cavolo stai dicendo Peeta?- ribatté Katniss alzando la voce di un'ottava come se si fosse scottata.

-Sul serio, credi che perché io sono confinato in culo a questo diavolo di tana per le talpe, non senta le voci oppure non veda con i miei occhi?- sbottò Peeta:-Dammi un solo motivo per cui io non dovrei crederlo!-.

Katniss sapeva che lui le stava dando nuovamente un'altra possibilità, ma il panico la inchiodava, e continuava a fissarlo con gli occhi sbarrati come un cerbiatto di fronte ai fanali di un'automobile.

Peeta stava lentamente tornando in sè e si accorse di quello che aveva detto, non era da lui, certamente era vero, ma non era stato giusto dirlo, o meglio urlarlo, a quel modo.

L'espressione dei suoi occhi si addolcì:-Katniss io...-

Fu brutalmente interrotto dall'arrivo di un Gale affannato e preoccupato che nel giro di tre secondi divenne arrabbiato dopo aver visto l'espressione sconvolta della ragazza e il giovane in piedi di fronte a lei con i pugni serrati.

-Cosa cazzo ci fai qui tu!?- urlò rivolto a Peeta.

Ma lui non lo guardava, fissava ancora la ragazza, amareggiato e disperato, lei era inchiodata a terra, il cuore schiacciato sotto le piante dei piedi e la mente sulle nuvole.

Capiva che Peeta aveva bisogno di aiuto, lo conosceva meglio di chiunque altro, e oltretutto aveva ragione, era una persona schifosamente egoista e doveva decidere.

-Nulla me ne sto andando- disse il biondo, avviandosi verso le scale.

-Dove credi di andare piccolo traditore?- lo provocò Gale.

-Il più lontano possibile da voi...-mormorò Peeta a bassa voce, poi mentre saliva, la figura di Cèline si stagliò nell'ombra del sole di mezzogiorno ed aiutò il suo “amico” a salire le scale dato che era molto provato dallo sforzo fisico appena fatto, ma appena oltrepassò la porta di ingresso si voltò indietro per gettare un'occhiata traboccante di fiamme alla ghiandaia.

Tuttavia Katniss stava effettivamente andando a fuoco: ogni volta che la giovane toccava Peeta sentiva come delle falde incandescenti posarsi sul suo costato, il senso di colpa e la vergogna che provava erano indicibili.

-Come ha fatto ad uscire dalla sua cella?- chiese Gale alterato -Chiederò che venga raddoppiata la sorveglianza-

-Sole- sussurrò semplicemente Katniss: lei sapeva perché il suo ragazzo del pane era uscito, e con un sorriso pensò che in fondo nemmeno il depistaggio lo aveva cambiato.

  
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