Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Akane92    03/12/2013    10 recensioni
"Io avevo sempre avuto una cotta per Tom, fin da quando ero una bambina. Ed ora me lo sarei ritrovato a pranzo a casa mia, come accadeva anni prima, come se nulla fosse cambiato. ( ... ) « Tom, reciterai in un film di mia sorella! » esclamò Jane, mettendo una mano sulla spalla del migliore amico.
« Beh, se lei lo vorrà » rispose, guardandomi con la coda dell’occhio."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She’s gone.
 
 
Primo giorno di riprese.
Ero pronta già dalle otto di mattina, sebbene Bob mi avesse detto che sarei potuto arrivare sul luogo intorno alle dieci e mezza, quando avrebbero finito di sistemare il set e gli attori. Durante la notte, la mia mente fu invasa da mille pensieri, che di certo non mi aiutavano a prendere sonno. Io non dovevo fare assolutamente nulla, se non assistere a tutto quanto, no? Allora perché avevo l’ansia? Era la stessa ansia che provavo prima di andare in qualche libreria, cinema, teatro o negozio a parlare del mio libro, ad incontrare i fans e firmare solo il libro, solo che quella volta era amplificata al massimo. Dormii per poche ore, troppo poche per avere una faccia decente al mio risveglio. Mi preparai in meno di venti minuti, come se qualcuno mi fosse alle calcagna, come se fossi in ritardo, quando in realtà ero in largo anticipo. Indossai dei jeans, una maglietta verde e dei sandali, sperando che almeno il tempo sarebbe stato dalla mia parte, quel giorno, e mi truccai appena gli occhi, giusto per non sembrare uno zombie. Continuavo a ripetere a me stessa che nessuno si aspettava nulla da me, che sarei arrivata lì ed avrei solo guardato le riprese, in silenzio, magari facendo notare qualcosina a Bob, ma solo qualcosina. Non potevo essere troppo rompiscatole.
« Tu devi essere rompiscatole! » esclamò Nat, in auto con me, mentre ci dirigevamo verso la periferia di Londra.
« Come, scusa? ». Avevo appena terminato di farle un discorso di dieci minuti, sulla mia ansia, le mie paure, e lei mi aveva appena dato un consiglio del genere! « Vuoi che mi odino tutti? »
« No, Cass, ovviamente no. Ma sei la scrittrice. Il film è tratto dal tuo libro. Capisci? Se una cosa non ti sta bene, devi dirlo a Bob. Magari sottovoce, senza fare una scenata, però devi farlo. Non devi pretendere la Luna, certo, ma almeno ciò che è possibile »
Sospirai, mordicchiandomi le unghie.
« Smettila. Non c’è bisogno di essere nervosi. Dovresti essere eccitata! »
« Forse sarò eccitata a fine giornata »
Vidi la mia amica alzare gli occhi al cielo. « Va bene. Parliamo d’altro, allora. Hai sentito Tom, stamattina? »
La sera prima, dopo che Tom era letteralmente corso via da casa mia, avevo chiamato Nat per raccontarle tutto quanto e lei aveva detto la sua, ovviamente, affermando che secondo lei mia nonna aveva colto in pieno quello che c’era fra me e Tom. Ma non c’era assolutamente nulla! Inoltre, Nat era convinta che la reazione di Tom fosse esagerata, almeno se lui si fosse visto solo come un mio amico. Andai anche contro questa sua ipotesi.
« No. Sarà già sul set, doveva provare i costumi »
« Sarà carino, vestito all’antica »
 
Carino non era la parola adatta. Era tremendamente, assolutamente ed incredibilmente affascinante vestito come un uomo degli anni ‘30. I miei occhi non riuscivano a guardare altro, mentre Tom arrivava con passo veloce verso di me, spalancando le braccia che poi mi avvolsero in un caloroso, meraviglioso, abbraccio.
« Ciao, Cassie! » mi aveva salutata così, stringendomi a sé.
Ricambiai l’abbraccio, sentendo il suo profumo. « Stai bene, vestito così »
« Ti piace? » sciolse l’abbraccio, facendo un passo indietro e spalancando ancora le braccia, per farsi vedere meglio.
« Sì! Ti sta benissimo »
« Grazie » fece un mezzo inchino « Abbiamo da poco terminato di provare i costumi. Non appena finiranno di truccare Melissa, possiamo iniziare! » saltellò, terminando di parlare. « Non sei felice? » mi domandò.
« Certo, sì » risposi alla domanda insolita.
« Io non vedo l’ora di iniziare! »
« Non parla d’altro da stamattina » s’intromise Luke, spuntando dietro Tom « Anzi, da giorni! Ciao, Cass »
« Ciao Luke. Davvero è così felice? » chiesi, come se Tom non fosse tra noi.
« Guardalo tu stessa »
Ci voltammo entrambi, per guardare il viso di Tom. Sorrideva, mostrando i denti, ed i suoi occhi si muovevamo da me a Luke. Infine, l’attore scoppiò a ridere. « Oh, avanti! Sono felice di lavorare, ok? Sono felice di lavorare per te, Cassie, e di aiutarti a vedere sul grande schermo il tuo film. Posso gioire un po’? »
Risi anche io. « Sì, hai ragione »
« Finalmente, un bel sorriso! »
La positività e l’allegria di Tom mi fecero dimenticare per un po’ di tutta l’ansia, la paura e la preoccupazione. Il suo sorriso era contagioso.
Quando però Bob chiamò tutti all’ordine, mi sentii di nuovo in preda all’agitazione. Nat fu subito accanto a me, insieme a Nicolas, che mi salutò con un altro baciamano, dicendomi che era molto felice di rivedermi. Il suo accento francese era rilassante, in un certo senso.
Melissa era stupenda nel suo abito blu, perfetta. Non c’era altro modo di descriverla. Magari se avesse sbattuto meno le ciglia e avesse smesso di ridere come un’oca sarebbe stato meglio, ma esteticamente non potevo obiettare nulla. I costumisti, i truccatori, erano eccezionali.
Avrebbero dovuto girare le prime scene, con i genitori di Vanessa e quelli di Jamie, insieme al suo migliore amico. Scene della prima parte del libro, insomma.
 
Andò tutto a meraviglia. Bob era unico nel dirigere perché, non so come, riusciva sempre a capire, senza che io parlassi, se una cosa non mi entusiasmava e fermava le riprese per dare agli attori, alle comparse, a chiunque, direttive per migliorare le scene. Durante la mattinata, molte scene furono prevalentemente girate da Melissa e gli attori che avrebbero interpretato i suoi genitori e tutti furono bravissimi nel cogliere la personalità di ognuno dei miei personaggi. Dopo la pausa pranzo, che passai per lo più in compagnia di Nicolas, Nat e Luke, visto che Tom era stato rubato prima da Melissa e poi dai truccatori, potei finalmente vedere Jamie prendere vita. Ed era proprio lui, era il mio Jamie, il ragazzo che avevo sognavo e poi descritto, non gli mancava assolutamente nulla. Il suo modo di fare, il suo modo di parlare, persino la sua camminata ed i suoi gesti erano come gli avevo immaginati. Non potei fare a meno di restare estasiata da quella performance. Quando il Sole cominciò a tramontare la troupe dovette iniziare a smontare il set e le riprese per quella giornata erano finite lì. Feci a Tom i complimenti, ringraziandolo per essere riuscito a creare il Jamie perfetto. Lui ne fu contentissimo, mi ringraziò mettendosi una mano sul cuore e poi abbracciandomi, dicendomi che non potevo rivolgergli parole migliori.
Le riprese continuarono per una settimana, con l’unica eccezione del sabato pomeriggio e della domenica, giorni liberi per tutti, sebbene io li avessi passati per lo più a scrivere il mio nuovo libro. Il sabato sera invitai a casa mia Jane e Frak, di ritorno da Parigi, Tom, Luke, Nat e Adam a casa mia e tutti restammo ad ascoltare i loro racconti, le loro avventure a Parigi ed a vedere tutte le foto. Mangiammo pizza e patatine, restando svegli fino alle tre di notte. Mi divertii, soprattutto perché ebbi la possibilità di passare del tempo con Tom senza Melissa che gli ronzava intorno come accadeva nei giorni di ripresa. Pensavo a Tom più del dovuto, me ne rendevo conto, ma non riuscivo a non farlo. I suoi occhi erano perennemente nella mia testa. La domenica invece la passai in famiglia, ma la sera non resistessi e mandai a Tom un sms, con una foto della torta che avevo appena fatto insieme a mia madre.
“Se non fossi da Luke, mi sarei precipitato a casa tua!” mi aveva risposto. Non avevo così tanta voglia di scrivere e ricevere sms dalla mia adolescenza. Stavo rimbambendo, ne ero consapevole, ma almeno ero contenta, in sua compagnia. Anche se fra noi non sarebbe mai successo nulla, il solo vederlo e stare insieme a lui mi faceva sentire bene, meglio, facendomi dimenticare le negatività. Sapevo che prima o poi, dopo le riprese, non avrei più avuto la possibilità di vedere Tom come potevo vederlo in quei giorni, quindi perché non approfittarne? Era un bravo, bellissimo, amico.
 
Era passata una settimana dal primo giorno di riprese ed io non avrei mai pensato di ricevere quella telefonata. Mai. Non così. Non in quel momento. Non in piena mattinata, mentre vedevo realizzarsi il mio sogno.
Mi allontanai un po’ dal set per non disturbare e per sentire ciò che mio padre doveva dirmi di così importante dal disturbarmi. « Papà! Sono sul set! » avevo risposto, incosciente, stupida. La sua voce rotta mi fece tremare il cuore. Le sue parole lo fecero fermare. Non poteva essere vero. Non doveva essere vero.
Corsi, già in lacrime, verso Nat, prendendola per un braccio, trascinandola lontano dal set, cercando di spiegarle, di parlare, di chiederle di portarmi immediatamente a casa. Lei inizialmente sembrava confusa, agitata, non mi aveva mai vista così. Non avevo mai avuto quell’aspetto, neanche per colpa di David. Quando però la mia amica sentì le mie parole, le mie uniche quattro parole, non aspettò neanche un secondo di più per tornare alla macchina ed accompagnarmi a casa dei miei genitori. « Mia nonna è morta ».
 
Ero stata dai miei genitori, ma solo per pochi minuti. Non ero soltanto triste come mai in vita mia. Ero arrabbiata, furiosa. Io non sapevo niente. Nulla. Mia nonna era ancora malata ed io non sapevo nulla. Le avevo detto che ci saremmo riviste, che sarei andata in Scozia da lei, che lei sarebbe stata presente alla première del film, senza sapere che non avrebbe mai potuto vivere abbastanza. I miei genitori non mi avevano detto niente. Non avevano detto niente a me e Jane. Niente. Come se il non sapere ci avrebbe in qualche modo protette. Ero andata via urlando, con le lacrime che non smettevano di uscire. Avevo avuto una reazione terribile, ne ero consapevole, ma era l’unica reazione che in quel momento riuscivo ad avere. Piangere, soffocare le urla, distesa sul letto di casa mia, stringendo il cuscino come mai l’avevo stretto. Non poteva essere vero.
Mia sorella aveva tentato di fermarmi, mentre andavo via dai miei, ma non ci era riuscita. Persino Frank mi aveva rincorsa fino alla fermata della metro, ma io ero più veloce di lui. Probabilmente la gente mi aveva considerato molto strana, in metro, mentre piangevo e cercavo di non cadere ad ogni fermata. Non mi importava.
Il cellulare, accanto a me, continuava a squillare. Chiamate, messaggi, di tutto. Ma io non avevo alcune voglia di rispondere a Jane, a Frank o a Nat. Volevo solo restare lì, da sola, a piangere.
 
Due ore dopo, sullo schermo del cellulare comparve un nome diverso: Tom.
Allungai la mano per arrivarci. Un sms. “Jane mi ha detto che non rispondi da due ore. Sono fuori dalla porta di casa tua con il doppione delle chiavi. Posso entrare?”.
Il doppione delle mie chiavi di casa! Era Jane ad averlo, perché l’aveva dato a lui? Perché era venuto lui e non lei? Perché non insieme?
Non risposi. Non ne avevo la forza.
“Va bene, io entro.”
Sbuffai. Non avevo voglia di parlare. Non avevo voglia di vedere nessuno. Non avevo voglia che lui mi vedesse in quelle condizioni. Sentii il rumore della porta aprirsi e richiudersi, i suoi passi. « Cass? » non sembrava neanche essere la sua voce. Era timoroso.
I suoi passi si fecero sempre più vicini, fino a quando non lo vidi sulla porta della stanza. Aveva pianto. I suoi occhi erano ancora rossi.
Tirai su col naso, prima di pronunciare tre semplici parole. « Non voglio parlare »
Lui restò sulla porta a guardarmi. Deglutì il nulla, restando in silenzio.
Sbuffai di nuovo. Mi feci forza, mettendomi seduta sul letto. « Io non .. » iniziai a parlare, senza neanche sapere bene cosa volessi dire, dove volessi arrivare.
« Non parlare, se non vuoi. Sono venuto qui per vedere se stessi bene, mi hai fatto preoccupare »
Annuii.
« Posso restare? » domandò, chinando un po’ il capo.
Annuii ancora. Non potevo mandarlo via. Non lo avevo mai visto così e sicuramente lui non aveva mai visto me così. Distrutta.
I suoi gesti furono inaspettati. Avanzò verso di me, si levò le scarpe e si sedette sul letto accanto a me, con le gambe aperte. « Vieni qui » disse, aprendo piano le braccia.
I suoi occhi erano nei miei. Tristi, ma in qualche modo confortanti.
La voglia di restare sola era sparita.
Non dissi nulla, muovendomi lentamente fino ad arrivare fra le sue braccia e le sue gambe, accucciandomi sul suo corpo. Lui mi avvolse, letteralmente, con tutto il suo corpo. Ero circondata da lui, dal suo calore. Poggiai la testa sulla sua spalla e lui poggiò la sua su di me, cominciando ad accarezzarmi la schiena con le sue mani, stringendomi sia con le braccia che con le gambe. Non ero mai stata abbracciata così, non mi ero mai sentita così protetta, così al sicuro, così non sola.
« Non sei costretto a restare »
« Non vorrei essere in nessun’altro posto »
Sentii di nuovo gli occhi inumidirsi. Le lacrime ricominciarono a rigare il mio viso, i singhiozzi ad impedirmi di parlare. Strinsi Tom a me, piangendo su di lui, mentre restava in silenzio ad abbracciarmi ed accarezzarmi. Non mi aveva detto di non piangere, non aveva detto di non pensarci. Era solo lì, per me.
Riuscii a calmarmi solo dopo molto tempo, solo quando avevo terminato le lacrime. Tirai su col naso ed alzai lentamente il viso per incontrare quello di Tom. Aveva pianto. Non quanto me, ovviamente, non l’avevo neanche sentito. I suoi occhi blu però erano contornati dal rosso, erano tristi, malinconici.
« Scusami ». Mi sorpresi della mia stessa voce. Tremava ancora.
« Non devi scusarti » sentii le sue labbra sui miei capelli. Non smetteva un attimo di stringermi ed accarezzarmi.
« Come l’hai .. » chiusi gli occhi, mi era difficile persino formulare una semplice domanda « Come l’hai saputo? »
« Sei sparita. Ho chiesto a Luke se ti avesse vista andare via e lui ha detto che ti ha vista in lacrime correre insieme a Natasha. Mi sono preoccupato ed ho chiamato tua sorella. Mi ha risposto Frank, dicendomi quello che era successo. Mi sono sentito male »
« Male? »
« Non potevo crederci. Mi è mancato il respiro. E tu l’avevi saputo così, per telefono, mentre lavoravi, ed eri andata via da sola. Jane non mi ha voluto parlare. E’ stato terribile » fece una pausa, sospirando. « Ho avvisato Bob, ha sospeso immediatamente le riprese. Mi sono cambiato e sono tornato a casa mia. Ho pensato di venire da te, dai tuoi, ma mi sono detto che probabilmente volevate stare soli. Quando Jane mi ha chiamato e mi ha chiesto di te, mi sono preoccupato ancora di più. Le ho detto che sarei passato di qui, per vedere come stessi, e lei mi ha detto di andare a prendere le chiavi da lei »
« Come sta? »
« Come te. Mi ha detto che sei scappata via, che ti hanno rincorsa fino alla metro, che sicuramente volevi restare sola. Non hai risposto neanche a me. Avrei sfondato la porta, se non avessi avuto le chiavi! »
Dentro di me, dopo quelle parole, sorrisi. Ma fuori, no. Non ci riuscivo. Non ancora.
« Lo sapevi? Della malattia? »
« Ne sapevo quanto te. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo » la sua voce tremò ancora. Lo strinsi a me e lui fece lo stesso. Era una sensazione stupenda sentire quel calore in un momento del genere, sentire qualcuno accanto a me.
« Non volevo farti preoccupare »
« E’ ok, ora non importa. Dovevo farlo, dovevo venire qui. Sarei impazzito »
« Grazie » sussurrai, alzando gli occhi.
Quel blu mi riempì il cuore, sebbene in quel momento fosse spezzato. « Resto con te, fin quando lo vorrai » sospirò di nuovo « Perché non hai risposto a nessuno, prima? »
« Non ci riuscivo. Volevo stare sola. »
« Due ore da sola, senza rispondere a nessuno. Hai fatto preoccupare tutti »
« Lo so »
« Forse dovresti richiamare Jane, o tuo padre »
Feci di no con la testa. « Non ci riesco. Non ora »
« Ok, ok. Senti, chiamo io Jane, va bene? Le dico che resto qui con te »
« Va bene. Io.. vado a lavarmi la faccia. Devo avere un aspetto orribile »
Tom mi prese il viso, sollevandolo. « Sei bellissima » mi baciò la fronte. Mi strinse ancora un po’ e poi sciolse l’abbraccio, liberandomi.
Andai in bagno, restando spaventata dal mio riflesso allo specchio. Un mostro. Capelli arruffati, occhi rossi, trucco colato. E lui mi aveva detto che ero bellissima, nonostante tutto.
Mi sciacquai il viso, struccandomi, e mi pettinai. Tornata in camera, potei sentire la voce di Tom, che nel corridoio faceva avanti e indietro parlando al cellulare.
« Resto io con lei, tranquilla. … No, no, voglio restare. … Lo so, lo so. Come sta tuo padre? … Glielo devo dire ora? .. Sì, glielo dico. Va bene, domani, sì. Ti richiamo dopo. »
Quando Tom riapparve sulla porta, aveva ancora il cellulare fra le mani. Mi sorrise, tornando a sedersi accanto a me. « Ho mandato un sms a Natasha. Lei mi ha detto che le riprese sono sospese per tre giorni »
Annuii. « Che ha detto Jane? »
Tom prese fiato, prima di parlare. « Tua nonna ha.. ha scritto delle lettere, prima di tornare in Scozia. Per te e Jane. Le ha tuo padre »
« Lettere? »
« Sì. Domani ti darà la tua, o se vuoi posso passare a prenderla anche ora »
« No, no. Perché domani? »
« Domani c’è il funerale. In Scozia »
Spalancai gli occhi. « In Scozia?! »
Lui annuì. « Alle nove c’è il treno, sarà nel primo pomeriggio »
Il giorno dopo ci sarebbe stato il funerale. In Scozia, la terra di mia nonna. Probabilmente nella stessa chiesa in cui si era sposata, in cui aveva battezzato mio padre. Vicino a casa loro. Avrei avuto la forza necessaria per affrontarlo?
« Vieni con me » sussurrai « Ti prego »
Gli occhi di Tom si illuminarono « Stavo sperando che me lo dicessi » aprì le braccia per abbracciarmi di nuovo « Sarò con te »
« Grazie.»
 Mi sorrise. « Vuoi fare qualcosa? Hai fame? »
« No. Sinceramente .. non voglio fare niente, ora »
« Bene » esclamò, sdraiandosi sul letto « Facciamo niente insieme, allora. Vieni qui » alzò un braccio, invitandomi ad avvicinarmi di nuovo a lui.
Non me lo feci ripetere due volte. Mi sdraiai, posando la testa sul suo petto, mentre lui mi cingeva a sé. Restammo qualche minuto in silenzio, poi Tom si schiarì la voce.
« Ascolta, so che probabilmente non hai neanche voglia di parlare e non voglio che tu lo faccia. Voglio solo che mi ascolti un attimo. Non voglio che tu stia male, ok? So che è assurdo chiederti una cosa del genere, ma ti prego, non restare così. Sii triste oggi, domani, ma poi ritorna a sorridere. Te ne prego. Piangi ora, se vuoi, piangi domani. Piangi con me. Non voglio sapere che, quando me ne andrò, se me andrò, piangerai ancora. Sfogati con me, sono qui per te. Quindi, ecco.. fai ciò che ti senti. Ma ti prego, poi sorridi. Ne ho bisogno »
Delle lacrime cominciarono di nuovo a contornarmi il viso, fino a finire sulla maglietta di Tom. Non piangevo solo per mia nonna. Quelle parole erano meravigliose. Poteva un ragazzo essere davvero così?
« Cerca di dormire, magari. Dopo ti preparo qualcosa da mangiare, qualcosa di buono. Magari vediamo un film, oppure no. Decidi tu. L’importante è che stai bene »
« Sto bene quando ci sei tu » confessai. Il cuore galoppava. Non avevo detto una frase da niente, anzi.
« Allora resterò sempre con te » mi baciò i capelli. « E per la cronaca, anche io sto bene quando ci sei tu ».
Mi addormentai fra le sue braccia, non molto tempo dopo. Non potevo dire di sentirmi felice, non sarei mai potuta essere felice quel giorno. Ma in qualche modo Tom mi aveva fatta sentire meglio, mi aveva fatta sentire bene.
Sorrisi, prima di addormentarmi, sentendo  il battito del suo cuore.








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Ciao a tutti! :)
Finalmente sono riuscita ad aggionare! Anche se questo è un capitolo un po' triste, spero che comunque vi sia piaciuto. Chissà, magari la Scozia riserva alcune sorprese, nonostante tutto! ;)
Grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo, davvero! <3
Grazie anche a chi segue e mette nei preferiti/ricordate! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo! 
Alla prossima! 
  
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