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Autore: historiae    04/12/2013    1 recensioni
I guerrieri avanzavano. La sabbia si sollevava al passare dei soldati a cavallo. Venivano, seminavano morte e distruzione, poi se ne andavano, vittoriosi, innalzando le terribili lance insanguinate.
Nomadi, provenienti da terre lontane, assetati di conquista.
La regina mandava a combattere i soldati più potenti, addestrati dai cavalieri più coraggiosi ed esperti del regno.
Ma alcuni di questi non sopravvivevano. Tentavano ogni volta di respingere i nemici, e speravano ogni volta di vederli fuggire, ma invano.
Ogni volta, ogni loro attacco, era vittoria.
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Avvertenza: OOC!
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izzy, Noah
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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Passarono i mesi. Arrivò l'estate. Izabel era ormai all'ottavo mese di gravidanza, e fino a quel momento non aveva fatto altro che aspettare e aspettare.
I guerrieri non erano mai stati lontani per così tanto tempo.
Quando anche l'ottavo mese finì, e mancarono solo trenta giorni alla nascita del piccolo principe, la ragazza perse definitivamente la speranza di rivedere Noah.
Questa volta nessuno dei suoi guerrieri sarebbe sopravvissuto. Così era stato predetto, e così sarebbe accaduto.
Destinati a morire in battaglia contro una schiera di mille soldati nemici, quegli uomini sarebbero passati alla storia.
Non c'era un giorno e non c'era una notte in cui Izabel non restasse a guardare dalla finestra della torre nella speranza di scorgere un segnale dall'osservatorio.
Dopo un pò di tempo pensò di stare solamente illudendo se stessa. Era come aspettare inutilmente qualcosa che non sarebbe mai accaduto.
Così, i guerrieri non sarebbero mai tornati.
Per un momento provò odio verso il suo consigliere, per aver voluto mandare Noah in battaglia.
Ma poi capì che il vecchio aveva pensato nel modo, da un lato, più giusto: sacrificare un solo uomo era meglio che sacrificare tutti. Questo era stato il suo ragionamento.
Peccato che la scelta fosse caduta proprio su Noah...
Per un attimo Izabel desiderò con tutta se stessa che il bambino non nascesse mai.


***


In quello stesso momento, a molte miglia di distanza dal castello, una grande battaglia stava per avere inizio.
Arrivati sul luogo dello scontro i soldati della regina si ritrovarono soli.
Che i nemici si fossero ritirati all'ultimo momento?
-Non smontate da cavallo per nessun motivo.- ordinò Noah. -E non abbandonate le armi. Vogliono tenderci una trappola.-
-Come lo sai?- chiese uno dei soldati, un ragazzo di circa venticinque anni.
Noah non rispose.


Il deserto era in fiamme.
Il sole cocente, la sabbia rossastra.
Il vento soffiava da sud, sollevando polveri finissime.
Ma i cavalieri non si fecero certo distrarre dall'incanto del paesaggio. Stavano immobili, schierati ordinatamente impugnando le armi, in attesa di un movimento sospetto o di un segnale.

Improvvisamente si udì un grido strozzato.
Un soldato era stato ferito, colpito alle spalle, ed era caduto a terra.
Solo allora ebbe inizio il caos generale.
I soldati nemici uscirono dal loro nascondiglio, e la battaglia iniziò.


***


Non appena il desiderio di non vedere mai suo figlio attraversò la mente della giovane regina, il piccolo principe, nascosto dentro di lei, quasi avesse percepito il suo pensiero, si mosse e tirò un calcetto che procurò alla ragazza un live dolore.
Izabel si guardò la pancia, stupefatta. -Allora mi senti!...- disse, intenerita. La creaturina si mosse di nuovo, e diede un calcio più forte del precedente. La ragazza sussultò, inquieta. Questa volta aveva sentito male davvero. -Ehi, tu, fà piano, non farmi male.- gli disse, scherzosa, con gentilezza. Sapeva che poteva sentire la sua voce.
Un altro calcio seguì, questa volta seguito da una fitta. Izabel dovette trattenere un lamento.
Il dolore stava per affievolirsi quando Margareth entrò nella stanza. -Sorellina, stai bene?- chiese, preoccupata.
Izabel la guardò con un'espressione spaventata ed emozionata allo stesso tempo. -Margareth... credo che il bambino stia per nascere.-


***


Ancora una volta un messaggero irruppe nell'ufficio del capo della corte. -Perdonatemi, signore, volevo informarvi che...- cominciò.
-Victor, vi ho già detto innumerevoli volte che per quanto riguarda le faccende di stato dovete riferire alla regina, e vi ricordo che il sottoscritto si preoccupa solamente di tenere assemblee di corte, avete capito?- disse il capo della corte senza alzare gli occhi, con il naso immerso in carte, lettere e pagine di volumi che trattavano complicati argomenti sulla giustizia.
-Signore, vi prego di scusarmi, Lady Margareth mi avverte che la regina sta per dare alla luce suo figlio e che urge mandare a chiamare la levatrice.- disse il messaggero, tutto d'un fiato.
-Provvedi, all'istante!- disse il capo della corte, allarmato.
La levatrice fu immediatamente mandata a chiamare e accorse per non mancare al momento della nascita del figlio della regina, nonchè futuro erede al trono del suo paese.
Era una donna buona e gentile, che era sempre stata devota al re e alla regina, madre di Izabel.
Era stata presente alla nascita di Izabel, l'aveva accudita per un periodo e le aveva sempre voluto un gran bene.


-Credo che manchi poco.- disse la levatrice a Margareth, che non intendeva lasciare sua sorella per nessun motivo.
-Credete che andrà tutto bene?- chiese Margareth.
-Certo, Lady Margareth.- la rassicurò la donna. -Nascerà sano e forte. Non dovete preoccuparvi. Vostra sorella si riprenderà molto presto, e nei giorni che seguiranno potrete aiutarla a prendersi cura del suo bambino...-
Margareth corse nella stanza di sua sorella che, emozionata come tutte le mamme che stanno per dare alla luce il loro bimbo dopo nove lunghi mesi, si preparava al grande evento delle prossime ore.
-Ci siamo, sorellina.- disse Margareth, felice.


***



Corpi esanimi giacevano sul terreno sabbioso del deserto.
Accanto ad essi gli stessi corpi dei cavalli caduti, feriti nello scontro.
A terra armi abbandonate, scudi arrugginiti, lance spezzate.
La battaglia era nel pieno del suo svolgersi, e le vittime aumentavano di ora in ora. Quella battaglia sarebbe stata ricordata come la più grande e sanguinosa del secolo.
I soldati della regina, capitanati dal cavaliere indiano, andavano sconfiggendo un soldato nemico dopo l'altro, impugnando le armi forgiate appositamente per poter resistere a lungo durante lo scontro.
Noah, con grande coraggio, tentava di proteggere i suoi compagni, ma purtroppo qualcuno veniva, malgrado ciò, abbattuto senza pietà.
Per l'ennesima volta un soldato nemico spronò il suo cavallo e si diresse verso Noah, nel tentativo di attaccarlo.
Il ragazzo lo evitò appena in tempo e, siccome il suo cavallo era più veloce, riuscì, con la sua spada, ad abbatterlo con un deciso colpo in pancia.


***


Izabel strinse energicamente la mano della sorella, mentre dalla sua gola si levava un alto gemito di dolore.
Era una ragazza forte, e avrebbe resistito fino all'ultimo.
Pensò a Noah, che rischiava la vita in quello scontro mortale, lontano da lei miglia e miglia e vicino solo col pensiero.
L'ansia peggiorava il dolore. Ed era appena cominciata.


***


Un altro guerriero fu disarcionato. Questa volta fu il turno di uno dei compagni di Noah, colpito alle spalle. Un comportamento scorretto, pensò il cavaliere indiano. I soldati si diressero a tutta velocità verso l'orda avversaria e, come due stormi di uccelli, si unirono in una lotta all'ultimo sangue. Le lance colpivano, gli scudi difendevano, i cavalli nitrivano spaventati. Il vento continuava a soffiare da sud.


***



Izabel ebbe un flashback: ricordo un giorno, tanti anni prima, in cui sua madre l'aveva fatta accomodare davanti a lei e le aveva raccontato la storia di suo padre, un uomo straordinario, coraggioso, che sapeva governare e amare il suo popolo.
Un re che si era sacrificato per difendere il suo regno.
Era morto in guerra esattamente diciotto anni prima, nel momento in cui Izabel nasceva.
La ragazza fu colta da una grande paura.
Paura che Noah potesse subire lo stesso destino.
Alzò lo sguardo al cielo e chiese aiuto a Dio, piangendo.


***


Un altro soldato fu ucciso senza pietà. Poi un altro, e un altro ancora. Dopo il terzo seguì un quarto.
L'esercito della regina perdeva colpi.

E Izabel soffriva assieme a loro.
Ogni colpo di lama che trafiggeva i corpi degli uomini era una morsa di atroce dolore per lei.


***



Il vento cambiò.
Cominciò a soffiare da nord, dalle montagne vicine al castello fino al deserto.
Altre cinquanta spade colpirono.

***


Ed ecco, nella stanza riecheggiò il pianto di un bambino appena nato.
La levatrice lo avvolse in fasce e lo benedì. 
-Principe, figlio di Dio, portaci gioia e dona speranza a noi e a questo regno.- disse.
Izabel lo prese tra le braccia e, guardandolo negli occhi, vide che assomigliava a suo padre.
Gli abitanti del paese, venuti a conoscenza dell'arrivo del piccolo principe, gioivano, rivolgendo il loro augurio al nuovo venuto.
Qualcuno saliva fino al castello per portare un dono in segno di devozione e rispetto.


***


Passarono tre giorni.
Una mattina venne un paggio, che corse nella sala del trono e disse a Izabel: -Maestà, ci sono notizie dall'osservatorio. Chiedono la vostra presenza.- E la invitò a seguirlo fino all'osservatorio.
Arrivati, trovarono il guardiano.
-Che avete visto?- chiese Izabel.
-Sono apparsi quarantott'ore fa, quando il sole segnava mezzogiorno.- disse il guardiano. -Guardate voi stessa.-
Izabel obbedì e, non appena scorse alcune figure all'orizzonte avvicinarsi, trasalì.

Le bandiere.
Le bandiere rosso porpora.
Erano cento o più. Innalzate verso il sole ondeggiavano al vento, avvicinandosi velocemente.

Solo una cosa, poteva significare.

Vittoria.


Il guardiano accese una torcia e la pose in cima all'osservatorio, cosicchè tutti potessero vederla.
Quella grande fiamma suscitò attenzione da parte degli abitanti del villaggio e una grande euforia in tutto il paese.
-Sono i vostri soldati, maestà! Tornano vincitori!- esclamò il guardiano.
-Aspettate di sentire cosa avranno da riferirci...- disse Izabel, che ancora non ci voleva credere.
Trascorse un'ora.
Gli abitanti del castello e alcuni fra i paesani si erano radunati sulla collina in attesa del rientro nel villaggio dei cavalieri.
Ed ecco che giunsero, in groppa ai cavalli assetati e stremati, nelle loro armature argentee e con le armi perfettamente intatte. In parte feriti, ma con una fiera espressione sul volto.
Izabel riconobbe subito Noah, che stava in testa alla schiera e scese da cavallo per primo.
Il ragazzo le si avvicinò e i due si riabbracciarono, felici come non mai di rivedersi.
-Sei tornato...- sussurrò Izabel, emozionata.
-Ho tante cose di cui informarti, Izabel. E tante da raccontarti...- disse Noah, sorridendole.

PIù tardi il cavaliere raccontò ogni cosa a Izabel, che ascoltava interessata e attenta.
-...decidemmo di adottare una strategia- diceva Noah, ricordando tutti i particolari dello svolgersi della battaglia. -e di sfruttare il fattore sorpresa. Riunii i soldati in una schiera ordinata, poi ordinai di attaccare.
Mi ritrovai faccia a faccia con il nemico. Brandii la spada e trafissi un soldato, e così feci con altri, poi.
A quel punto il numero degli avversari cominciò a diminuire, mentre il nostro rimaneva invariato. Capirono così di non avere più speranze.
Il capo dell'esercito nemico ordinò la ritirata, e la battaglia finì.- concluse.
Izabel era piena di ammirazione. -Verrete ricordati da tutti per ciò che avete fatto.- disse. Succesivamente lo invitò a seguirla nella sua stanza. -Vieni con me, Noah. C'è qualcuno che ti aspetta...- disse.

La ragazza prese in braccio suo figlio e lo porse a Noah, che lo afferrò delicatamente.
-Ti somiglia.- disse Izabel.
-Somiglia anche a te.- disse Noah, commosso. -E' lui il tuo erede, adesso. E sarà un grande re.-

E fu così che il bambino, in memoria del re d'Inghilterra, fu chiamato Hendrick.
Izabel e Noah si sposarono il giorno seguente, e per matrimonio Noah divenne re.
La loro vita insieme durò per tanti anni ancora, e l'Inghilterra ebbe un lungo periodo di pace e prosperità da allora in poi.


Questa è la storia di Izabel, la minore di tre sorelle, che a soli diciotto anni, dopo la morte della madre, venne incoronata regina.

Adesso il suo regno è un regno sigillato, dove non è permesso entrare.
Si possono vedere ancora le rovine, oltre le alte mura ormai erose dal tempo.
Si dice che chi riesce a oltrepassare i cancelli delle antiche fortezze non possa più uscirne.
E la leggenda narra che gli antichi palazzi di pietra siano popolati da fantasmi.
Sono gli spiriti degli abitanti del regno.

Ma tutti sanno, e ricordano che tanti anni fa, in quel regno, ora abbandonato, visse una potentissima regina.

Anche voi racconterete la sua storia ai vostri figli.
E così si tramanderà.




NDA
ommioddio non ci credo l'ho finita!!!! adesso cosa farò nella vita??? :OOO
ah già, nella vita devo finire Alyss Il Ritorno (approfitto x ringraziare chi la sta leggendo xD) e poi scriverò ancora, ho già in mente una storiellina ina carina ina tutta per voi, ma sarà una sorpresa ;))
mi mancherà troppo questa storia, sigh...
ehhh sì ragazzi miei...in fondo i libri di storia non sono così noiosi! possono dare spunti ben interessanti per storielle come questa, tadaa! xDD
passiamo ai ringraziamenti!
grazie a:

wislia
MagiiMe
Kii Shimizu
meravigliosaheather
Vivien3450
zoey_gwen

per le recensioni :)))
(e grazie ancora a wislia e zoey_gwen per aver inserito la storia tra le seguite)

grazie mille ancora a tutti, spero che Izabel II vi sia piaciuta anke se leggerisssssimamente OOC!!!! :))
baci e alla prossima!!!
Izzy <3

  
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