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Autore: unfuocoinquestocuore    04/12/2013    0 recensioni
Fino all'anno scorso non provavo emozioni.
Ridevo, scherzavo, saltavo ovunque.
Sono sempre stata una ragazza solare e piena di energia, con le proprie debolezze, debolezze che cercava di nascondere anche a se stessa.
I miei amici mi chiamavano 'terremoto' e se lo facevano, un motivo doveva esserci.
Iniziai a frequentare il parco del mio paese.
In quel parco c'erano ragazzi che fumavano e ogni tanto, quando ci andavo il sabato sera, aveva in una mano una birra e in un'altra mano una canna che si passavano a vicenda.
Io sapevo controllarmi però. Ero cresciuta bene, con una famiglia come la mia è impossibile non farlo.
Nonostante tutto continuavo a frequentare la Parrocchia.
Lì conobbi un ragazzo.
Per me era come un fratello.
Fin quando le cose non cambiarono.
La mia vita cambiò completamente.
Io cambiai completamente.
Forse un mostro, forse un angelo, davvero non saprei.
Io mi chiamo Sonia e questa è la mia storia.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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01 Novembre 2012.

— Ma oggi ti vedo?
Gli domandai.
Speravo di vederlo. Non ne potevo più di quella sua assenza!
— Certo, scheggia. Ci vediamo in piazza.
Mi rispose.
Sorridevo come un'idiota davanti al cellulare. L'avrei visto; avrei visto il mio amico; quello con la quale parlavo di tutto, o quasi; quello con la quale scherzavo; quello con la quale ero me stessa, senza problemi.
— Va bene, allora. Ci vediamo in piazza.
Passarono quelle poche ore, e andai in piazza.
Lui era lì, mi guardava da lontano, mi sorrideva.
Non avevo mai osservato il suo sorriso; era bellissimo.
— Ciao, scheggia.
— Ciao, pollo.
Mi salutò.
— Scheggia, devo parlarti.
— Va bene.
Entrammo dietro chiesa, salimmo le scale. Lui mi abbracciò. Io ricambiai l'abbraccio. Restai con la testa sul suo petto, chiusi gli occhi.
— Disturbo? Posso restare?
Era una mia amica.
— Certo, Miry.
Risposi.
Scherzavamo, tutti e tre. Era tutto perfetto.
I suoi abbracci, i suoi baci improvvisi sulle mie fredde guance, le sue mani che mi accarezzavano, le nostre risate.
— Devo andare.
Dissi, dopo un'ora.
— Dove vai?
Mi chiese Miry.
— Al parco.
Guardai lui.
Aveva gli occhi bassi, non mi guardava più; non sorrideva più.
Salutai Miry, andai poi da lui.
— Salutami.
Gli dissi sorridendo.
Lui non lo fece.
Mi sedetti su di lui, l'abbracciai, e lo salutai.
Poi andai via.
Arrivai al parco, salutai le mie amiche con un bacio sulla guancia, poi salutai lui, Salvatore, con un bacio sulla bocca.
Mi abbracciò, ma mi vibrò il cellulare: un messaggio.

'Mi piaci.

Ora ricezione: 19:26:53
01/11/2012/
Da: Pollo '

Scoppiai a piangere.
  
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