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Autore: Cristal_Lily    04/12/2013    3 recensioni
- Io non sono come le altre persone, io non so cosa significhi amare - lo sguardo della più piccola era rivolto altrove, eppure dietro a quelle gemme fredde vi leggeva la sofferenza che stava provando in quel momento. E lei, nonostante non riuscisse a sopportare la vederla in quello stato, non era certa di poter andare avanti. Non in quel modo. Vederla vicino a quell'uomo le provocava una sofferenza che mai aveva provato.
- Neppure io ho mai amato, eppure ci voglio provare - sussurrò facendo un passo avanti, la mano tesa. Ma si bloccò quando la più piccola scosse il capo.
- Mi dispiace, non posso fare soffrire anche te - la guardò allontanarsi, restando da sola sotto quella pioggia incessante. Aveva il cuore spezzato, eppure non si sarebbe fermata.
Lei doveva essere sua.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Allora, oggi pomeriggio usciamo? Dai! - Craig continuava con quella solfa da due ore. L'insegnante non c'era, quel giorno avevano avuto due ore buca e le avevano passate fuori in giardino mentre il ragazzo la stuzzicava, cercava di estrapolare informazioni per il pomeriggio.
- Lo sai che senza di te mi annoio. Gli altri chissà che fanno - Alisia scosse il capo, decisa. Non aveva intenzione di andare con lui, per una volta avrebbero fatto a meno di lei. Non sarebbero di certo morti! Lei, stranamente, aveva meglio da fare. Anche se mai lo avrebbe ammesso ad anima viva. Mai! 
Ammetteva di sentirsi stupida. Le sembrava di impazzire, non era normale tutto quello. 
Alisia era smaniosa di scoprire altro su Amelis. Quella mocciosetta stava veramente diventando il suo chiodo fisso. E non ne sapeva neppure il motivo. Quella ragazza non aveva nulla di speciale, eppure non riusciva a fare a meno di pensarvi. 
- No, oggi pomeriggio mia madre ha detto che devo andare via con lei. Magari domani - sorrise maliziosa e gli lasciò una carezza lasciva sulla guancia, così da non farlo rompere troppo. Era facile distrarre Craig con altri pensieri, bastava semplicemente fargli credere che, di mezzo, ci sarebbe stato il sesso. Semplice no?
Appoggiata contro il tronco di un albero, la giovane guardava distrattamente il retro della scuola. 
In realtà lei e il suo amico non sarebbero dovuti stare li. I professori non volevano che vi andassero, dicevano che non era sicuro. Tutte palle, volevano semplicemente rompere loro le scatole. Ma lei di rado seguiva le regole e, infatti, vi andava ogni giorno. Non c'era nulla di speciale: la facciata che le si presentava era veramente rovinata. I muri ricoperti di rampicanti, l'intonaco ancora visibile tendeva a sgretolarsi di fronte ai propri occhi. 
Le finestre poi erano tutte opache, piene di polvere. Quelle aule erano in disuso, mai nessuno vi andava anche se doveva ammettere che di tanto in tanto aveva visto un ombra all'interno di quella che era l'aula di musica. Non si era mai avvicinata per guardare, probabilmente era qualche professore che non voleva farsi beccare a fumare, o a fare chissà che! Non le interessava, non voleva mettersi nei guai in realtà. Nulla vietava ai più grandi di esplorare le zone oramai inutilizzate della scuola, solo gli studenti dovevano starsene alla larga, come sempre no?
- Ma che palle! Però questa sera sei mia vero? Anzi, dovrei dire nostra - il suo sguardo andò ad incrociare quello altrui mentre si faceva sempre più vicino. Prima di poter anche dire qualcosa, le sue labbra furono sulle proprie. Un bacio prepotente, inaspettato, che la colse impreparata ma che non rifiutò affatto.
Una mano andò tra quei crini morbidi che iniziò a carezzare piano, le loro lingue unite in una danza frettolosa e carica di desiderio, soprattutto da parte del ragazzo. 
- È stato fantastico l'altra sera, potremmo rimetterci assieme sai? Le altre ragazze non sanno soddisfarmi come fai tu - quelle estremità carnose andarono a lambire il suo collo, con estrema facilità, le sue dita che senza alcuna esitazione andarono sotto la propria maglia, per poter accarezzare il reggiseno rosso in pizzo. 
- Non funzionerebbe. Tutto sommato non mi va di essere tradita - ridacchiò, lasciando che un gemito sommesso e strozzato le uscisse dalle labbra.
Ci avevano già provato e lei aveva capito che non erano fatti per stare assieme. Nessuno dei due si voleva impegnare per far durare la storia, dunque perché anche solo proporlo? E poi, in quel momento, non le andava di pensare ad una possibile relazione con lui, voleva solamente lasciarsi andare al piacere che le stava procurando con le sue labbra e le sue mani.

- Diavolo, è tardi! Ci hai messo troppo! - era maledettamente tardi. Si era lasciata trascinare talmente tanto dal piacere che si era completamente dimenticata che aveva un appuntamento e la campanella era suonata da molto. Non l'aveva sentita ma l'ora non poteva trarla in inganno, era tempo di andare. Decisamente. 
- Sisi, sempre a lamentarti eh? Ci metti troppo, ci metti troppo poco! Deciditi! E poi chi è che devi vedere scusa? - chiese guardandola sospettoso, ma lei si limitò a spingerlo appena, con fare divertito. Doveva mentirgli, e per fortuna era molto brava a fingersi una persona che in realtà non era. 
- Te l'ho detto scemo! Mia madre, sai quanto rompe le palle! - disse facendogli l'occhiolino, baciandolo sulle labbra, celando senza alcuna difficoltà che, in realtà, era agitata. Non voleva arrivare tardi al suo..appuntamento? Poteva definirlo in quel modo? No, assolutamente, semplicemente doveva incontrare il suo nuovo giocattolino. Già sapeva che, una volta soddisfatta la sua voglia di capire qualcosa di quella ragazza, se ne sarebbe sbarazzata. 
- Vado, a stasera - disse voltandosi, uscendo dal cortile lentamente. Molto lentamente. Doveva fingere indifferenza anche se l'unica cosa che voleva fare era arrivare a destinazione.
Si sentiva stranamente a disagio, non le piaceva l'idea di Amelis sola nel parco. Ad aspettarla. Sola. Con tutti che le si potevano avvicinare. Se non peggio.
...
Si mise a correre. 
Aveva retto a camminare estremamente lentamente sino al limitare della scuola, ove il lungo cancello che delimitava la proprietà finiva, per dissimulare la premura che aveva di tornare al parco. Ma, passo dopo passo, si era ritrovata ad accelerare sino a quando non era arrivata a correre. Non voleva che Amelis se ne andasse e, dato il tipo, era probabile che lo facesse. 
Chiuse gli occhi non appena varcò il cancello lavorato in metallo del parco e continuò a correre, velocemente, il respiro che quasi le mancava. Come si era ridotta? Correre a perdifiato per timore che una stupida mocciosa se ne andasse. Una ragazzina che neppure conosceva ma che doveva assolutamente capire. Era diventata una necessità. 
Inchiodò nel momento in cui arrivò di fronte alla sua panchina ove una giovane ragazza era seduta, le mani posate sul grembo e lo sguardo assente puntato di fronte a se. 
- A-Amelis - disse il suo nome in un soffio, piegandosi sulle ginocchia per riuscire a riprendere fiato. Sentiva lo sguardo della mocciosa su di se ma non disse nulla, anche se ne avesse avuto la forza non ce l'avrebbe sicuramente fatta. 
- Hai corso per arrivare qui - la sua voce era come sempre piatta eppure quando alzò lo sguardo notò con divertimento che aveva nuovamente quell'espressione confusa che la rendeva quasi più "umana". No, lei era tutt'altro che umana, era..assurda! Spesso le ricordava un robot, era così fredda e distaccata. 
- Ero in ritardo e conoscendoti saresti andata via! - disse con un sorrisetto, abbandonandosi sulla panchina, il capo lasciato ricadere all'indietro, le braccia larghe e posate sullo schienale. Era esausta, quella corsa le aveva tolto quella poca energia che le era rimasta dopo l'amplesso con Craig. 
- Non me ne sarei andata, sarei rimasta un paio di ore prima di decidere di andarmene - quella rivelazione la lasciò stupita, dunque l'avrebbe attesa? 
Voltò il capo in sua direzione ed alzò il sopracciglio, l'avrebbe aspettata? Per quale motivo dato che qualche giorno prima l'aveva letteralmente mollata in quel negozio? Era strana forte quella ragazza.
- Perché? - chiese sorpresa, era una continua sorpresa, non riusciva veramente a comprenderla. 
Amelis rispose con una semplice alzata di spalle, lo sguardo distante, prima di tornare a guardare dritto di fronte a se. 
- Cosa volevi fare? - le chiese soltanto, senza neppure guardarla più negli occhi. 
Alisia in realtà non aveva idea di cosa fare, come non sapeva cosa fare con lei. Voleva conoscerla, ma ogni volta restava perplessa di fronte a quel distacco, quella freddezza che emanava la giovane al suo fianco. 
- Di certo  non andiamo in giro, non voglio che ci vedano assieme. Ma non mi va neppure di restare qui ferma - disse alzando le spalle, non le importava se poteva sembrare una stronza, lei lo era. Semplice. E nessuno doveva scoprire che si vedeva con la ragazza. Certo, poteva sempre inventare una scusa, ma non le andava. 
Ecco perché saltò su dalla panchina, le erano bastati pochi minuti per riprendersi dalla corsa e ora era pronta per partire. 
- Su, alzati e muovi le gambine, vedremo strada facendo - le ordinò e silente la compagna si alzò in piedi e la seguì, senza neppure fiatare. 
Un ghigno si formò sulle labbra della mora che soddisfatta si avvicinò alla diciottenne, piegandosi appena per poter prendere una di quelle ciocche scure che profumavano di rose. 
- Che bravo cagnolino che sei - le sussurrò all'orecchio prima di scoppiare a ridere, le piaceva essere cattiva, voleva provocare una reazione nella ragazzina, voleva farla soffrire. Doveva farlo, non poteva essere invincibile, doveva avere un maledetto punto debole. 
Osservò il viso della ragazzina voltarsi verso di se, pronta ad una sua risposta sprezzante, o da piccola ragazzina ferita, le lacrime agli occhi, ma nuovamente si ritrovò ad osservare il gelo di quello sguardo.
- Non sono io che mi ha chiesto di ritrovarci qui, che desiderava uscire con te - quello era un colpo basso.
Abituata ad essere sempre desiderata, ad avere praticamente tutti che la veneravano perché le piaceva quella sensazione di essere sempre al centro dell'attenzione, rimase senza parole dalla risposta della diciottenne. 
Era dalla prima che qualcuno non le parlava in quel modo, era da anni che la gente non la trattava come se non fosse importante. E la cosa peggiore era che aveva maledettamente ragione, era lei che l'aveva cercata.
Per la prima volta avvampò di fronte alla mora; lasciò andare quella ciocca morbida e continuò a camminare. Quella...mocciosa! Come si era permessa! Tutti la volevano, la desideravano. 
- Si, per prenderti in giro stupida ragazzina. Tutte vogliono essere mie amiche - disse freddamente, senza tornare a guardarla. Continuava imperterrita a camminare, senza guardarla negli occhi. E quell'idiota la seguiva, dunque la voleva tutto sommato. 
Improvvisamente si sentì tirare, delle piccole dita bianche come la neve l'afferrarono e la obbligarono a rallentare. Per la sorpresa si voltò e guardò la ragazza, cosa voleva?. - Ma che diavolo fai? - chiese stupita, Amelis che la guardava, l'espressione perplessa. 
- Perché te la sei presa? - chiese ingenuamente, facendola incazzare ancor di più. Lei che se la prendeva? Per così poco? Assolutamente no. Quando mai! Ecco perché senza alcuna premura si liberò dalla presa della più piccola e la guardò infastidita.
- Non me la sono presa, ti pare? Stai zitta e seguimi, e basta - disse solamente. Tutto sommato non l'avrebbe lasciata in pace, ora più che mai doveva trovare il modo per torturarla. Doveva imparare che non poteva mettersi contro di lei. 

- Inizia a piovere - la voce fastidiosa della ragazza la riscosse dai suoi pensieri. Alisia si era talmente estraniata per ciò che era successo poco prima, che neppure si era resa conto che quelle perle d'acqua avevano iniziato a cadere dal cielo. Non si era resa conto che il cielo era divenuto grigio, non si era accorta che si era fatto sempre più scuro. La giovane si ritrovò così in mezzo ad una strada, immobile dato che si era fermata per quelle parole, la più piccola al suo fianco che la osservava. 
La ventenne si ricordava perfettamente che Amelis le aveva rivelato che le piacesse la pioggia, al contrario proprio che la odiava con tutto il cuore. 
Freddo, l'acqua che iniziava a bagnarle i vestiti e i lunghi capelli scuri. Stava iniziando a gelare e non aveva neppure idea di dove fosse. 
- Dove diavolo siamo? - chiese scorbutica, voltandosi verso la ragazza. Era colpa sua se si era ritrovata in quel posto sperduto, sempre più fradicia e il corpo che tremava. 
- Lontane da scuola. Vieni - la sua mano nuovamente andò a prendere quella della più grande che, in realtà, non si oppose. Si lasciò trascinare, silente, sino a quando non si fermarono in un grande palazzo. Era color crema, uno di quei vecchi palazzi che lei, tutto sommato, apprezzava. Non dava quella sensazione di vecchio decadente, ma di antico, raffinato quasi. Aveva dei magnifici balconi che davano sulla strada, balconi in marmo e in quasi tutti c'erano dei fiori che rendevano la facciata dell'edificio allegra e colorata. 
- Amelis? - chiese dubbiosa, anche sospettosa in realtà. Dove diavolo l'aveva portata? La più piccola però non le disse nulla, si limitò a prendere delle chiavi ed aprire la porta.
All'interno c'era una piccola entrata, il pavimento in marmo scuro e, di fronte a se, una grande scalinata. Ad ogni pianerottolo c'erano delle porte in legno laccato. Ovviamente erano appena entrata in un complesso di appartamenti, ma la più grande davvero non comprendeva per quale motivo Amelis l'avesse condotta in quel luogo. 
Salì le scale quasi meccanicamente, lo sguardo sulla più giovane e, quando arrivarono al quinto piano, la ragazza si fermò e aprì una porta più piccola rispetto alle altre. Cigolò quando la spinse, e subito Alisia si ritrovò dentro ad un piccolo salottino, caldo ed accogliente, l'esatto opposto della ragazza che, dietro di lei, stava chiudendo la porta. 
- Dove siamo? - rimase mano nella mano con la ragazza che, allo stesso tempo, continuava a stringerle le dita dolcemente, delicata come una piuma.
- Casa mia. Fa pure come se fossi casa tua - disse osservandola e la mora sgranò gli occhi. L'aveva portata a casa sua? 
- Perché lo hai fatto? - era impazzita? Neppure la conosceva! Non sapeva che era un pericolo? Ora poteva andare con tutti suoi compagni a romperle le scatole, se ne rendeva conto? E
- Sei bagnata, non ti piace la pioggia. È logico che ti debba dare un cambio - le sembrava così strana quella ragazza, ogni volta riusciva a spiazzarla. Nonostante la sua freddezza, si era preoccupata per lei. Qualche giorno prima le aveva prestato l'ombrello e ora le prestava dei vestiti. Per quanto sembrasse fregarsene, era stata estremamente gentile. La cosa la stupida, la mora davvero non sapeva come prendere quei gesti che le rivolgeva la più piccola, e senza neppure rendersene conto, si ritrovò a sorriderle, quasi con tenerezza.
- Sei pure dolce e premurosa a quanto pare - disse piano, osservandola attentamente mentre la più piccola la guardava di rimando, l'espressione che lentamente si stava modificando. Amelis rise di gusto quando vide nuovamente la perplessità nel viso dell'altra, così le sembrava soltanto una ragazzina indifesa. E guardandola in quel momento non la vedeva come una nemica ma come..qualcuno che doveva aiutare. Le ricordava la piccola Lily. Era logico che fossero diverse, Lily era piena di vita, allegra, un vero e proprio tornado eppure..riusciva a darle quell'impressione. Assurdo. 
- Andiamo dai - disse quasi allegra, conducendola per quella casa che neppure conosceva, alla ricerca della camera da letto di lei. Amelis, stranamente, riusciva sempre a farle cambiare umore. 

Erano sul letto da due ore. In realtà non avevano parlato tanto. Amelis le aveva prestato una canottiera lunga e delle pantofole calde. Pure la ragazza si era cambiata, ma addosso aveva soltanto un grande maglione beige che le copriva appena le gambe. Si erano cambiate nella stessa stanza, guardandosi. Si erano osservate mentre si spogliavano, mentre si mettevano gli indumenti asciutti. Si era ritrovata imbarazzata ma non aveva distolto lo sguardo, non era la prima ragazza che vedeva senza vestiti, però lei era diversa. Non erano amiche, e nonostante tutto doveva ammettere che la compagna era davvero bella. Non che le piacesse ovviamente, ma..era bella. Per davvero. 
E dopo che si erano cambiate si erano sedute sul letto e avevano parlato. Se si poteva definire parlare ovviamente dato che lei faceva domande e la compagna rispondeva con dei monosillabi. 
Però aveva perso la cognizione del tempo e, quando sentì un rumore fuori dalla stanza, sobbalzò, spaventata. Amelis invece alzò lo sguardo e, con freddezza guardò un punto indefinito oltre la porta di casa. 
- È arrivata - il sussurro sommesso della ragazza la fece voltare, chi era arrivata? 
- Amelis! - un urlo la fece saltare sul letto in cui si trovava. - Brutta...ne hai portato un'altro vero???
Il ticchettio dei tacchi di una donna si fece sempre più vicino sino a quando con un colpo la porta si aprì, rivelando una donna chiaramente furiosa, talmente tanto che era paonazza. - Sono stanca di..... - la donna si bloccò non appena posò lo sguardo su di sé. 
Alisia osservò la donna con il sopracciglio alzato, chiaramente scettica. Quella doveva essere sua madre. I capelli erano biondi in realtà, ed era pure molto più alta: solamente gli occhi erano uguali a quelli della figlia. Era una bella donna: vestita con quel tailleur, decisamente vantava un fisico mozzafiato. In realtà non dimostrava più di trentacinque anni: o li portava bene o era una mamma molto giovane. 
- Oh, salve - chiaramente si era bloccata non appena l'aveva vista. Il suo sguardo da furioso era passato a confuso, e successivamente ad irritato. Al contrario della figlia quella donna esprimeva perfettamente ogni sua emozione. 
- Ora sei passata alle donne pure? Ma non hai un po' di decenza? - Alisia aggrottò la fronte e guardò la compagna che osservava chiaramente annoiata la donna. Credeva forse che lei..stesse con Amelis? Ok, forse effettivamente la cosa poteva essere leggermente equivoca dato che indossava solamente una canottiera che le aveva prestato la più piccola e si tenevano ancora la mano ma..suvvia, come poteva pensare a quello? Le donne? A lei non piacevano le donne.
- Lasciaci stare, stavamo parlando - la freddezza con cui si rivolgeva a sua madre era inquietante. Dunque non era così solamente con gli altri, ma pure con la propria famiglia? 
- Signora siamo solamente compagne di classe. Sa, fuori ha iniziato a piovere e Amelis si è gentilmente proposta di prestarmi qualcosa - cercava di restare tranquilla, e di mantenere la calma dato che voleva calmare le acque. Chiaramente quella donna aveva bisogno di una vacanza, sembrava talmente stressata! Chissà il motivo, e chissà dove era suo padre. 
Per lo meno, a quelle parole, la donna sembrò rilassarsi leggermente ed un impacciato sorriso spuntò su quelle labbra colorate di rosso. 
- Ah, scusami cara. Credevo che...beh, non importa - disse gentilmente, guardandola negli occhi. Cosa credeva? Che stessero facendo qualcosa? Assolutamente no! Ma dunque...si voltò verso Amelis che era tornata a dedicare la sua attenzione ai suoi smalti con cui stava giocherellando tranquillamente. Dunque portava molto spesso gente a casa. Probabilmente erano tutti uomini e non si intratteneva tranquillamente su quel letto. Sapeva che se la faceva con molti uomini, lo aveva perfettamente chiarito ma...se pensava che sua madre l'aveva pure beccata più di una volta le venivano i brividi. Ad Alisia non piaceva farsi beccare, voleva starsene in pace. E invece quella ragazzina se ne fregava. Ma poteva veramente stupirsi di ciò?
- Amelis non hai offerto nulla alla nostra ospite! Muoviti e prendile qualcosa! Scusala, ma non sa proprio come rapportarsi con gli ospiti - la donna scosse il capo, chiaramente delusa: lei trattava la più piccola veramente in modo pessimo! In realtà..non le piaceva molto. Certo, lei stessa non aveva tratto meglio la compagna ma quella era sua madre! Ok, non doveva essere felice di avere sempre uomini per casa ma comunque un genitore non doveva trattare così il figlio. 
- Non serve, non ho fame, in realtà me ne stavo per andare - a quelle parole vide Amelis alzare il capo ed osservarla, quasi interessata. Abbozzò un sorriso, per la prima volta si sentiva a disagio a casa di qualcuno. 
- Ti presto un paio di pantaloni e una maglia - disse semplicemente alzandosi, avvicinandosi all'armadio. Quando lo aprì rimasi nuovamente stupida, poteva forse avere più abiti? Era enorme, quasi esplodeva da quanta roba c'era dentro. Eppure si vestiva sempre in modo così..scialbo? No, in realtà tutto ciò che metteva le stava incredibilmente bene, anche se gli abbinamenti generalmente non erano tra  i più classici a lei stava bene tutto. - Puoi andartene - disse poi rivolta alla donna che scosse il capo, l'espressione addolorata.
- Ma dove ho sbagliato con te? - si chiese con un gemito prima di andarsene, probabilmente in camera sua o in cucina. Alisia non proferì più parola, si limitò a vestirsi silenziosamente mentre Amelis la osservava, senza neppure darle un poco di privacy. Non che si vergognasse, sapeva di essere bella, ma il suo sguardo la metteva sempre in soggezione. 
Una volta che ebbe indossato tutto la ragazza le fece cenno di seguirla e, la più grande, silente la seguì all'esterno, ripercorrendo la rampa di scale. Arrivarono al piano terra ove la più piccola aprì il cancello e le porse l'ombrello, come se nulla fosse. 
- Emm, senti...mi spiace di averti messo nei casini - lei che chiedeva scusa? Impossibile ma..le spiaceva veramente. 
- Non mi interessa, fa sempre così. Non sa fare altro che lamentarsi, anche quando sono sola - disse indifferente, forse - e di questo non ne era certa - c'era pure un lieve fastidio nella sua voce. 
- Oh.... - dunque quello era normale? Ogni qual volta che tornava a casa doveva affrontare tutte quelle parole? Del resto la madre le era saltata subito addosso, senza neppure chiederle una spiegazione. Aveva creduto che fosse accaduto perché avesse frainteso ma chiaramente non doveva essere così.
- E tuo padre? - chiese effettivamente curiosa, anche lui era come la donna o magari l'aiutava? Sicuramente capiva maggiormente il suo carattere se doveva avere a che fare con una madre che le urlava per tutto ciò che non le andava bene. 
- Se ne è andato quando sono nata - nuovamente Alisia si ritrovò sorpresa dalla schiettezza della ragazza. Amelis la stava guardando dritta negli occhi. Non sembrava addolorata, era come se le avesse dato un informazione di poca importanza, ma non era così. Era suo padre, lei senza non poteva viverci nonostante fosse sempre meno presente nella propria vita. 
- Mi spiace Amelis...ora capisco perché sei..così - disse piano, chiaramente era quello il motivo per cui la più piccola era indifferente a tutti gli insulti, a tutte le brutte parole che le dicevano gli altri. Se la madre la trattava sempre così, probabilmente aveva messo attorno a se un muro affinché il suo cuore non soffrisse. Non aveva mai riflettuto sul motivo per cui quella ragazza era sempre assente ma ora capiva.
- Così come? Una rovina famiglie o perché non mi importa di niente e di nessuno? - chiese schiettamente la giovane. La cosa che sorprese Alisia però fu che la più piccola non fosse inacidita dalle sue parole, bensì che fosse quasi curiosa.
- Entrambe direi - disse la giovane, cosa che fece avvicinare la ragazza a se. Le posò la mano sul viso e, sempre con quell'espressione distante, le carezzò il viso.
- Non sono così per via di mia madre. Semplicemente non ho mai sentito la necessità di provare emozioni - disse la ragazza, lasciando perplessa l'altra. Come poteva essere? No, non gliela raccontava giusta. Ed era frustrante. Come poteva essere indifferente quando l'aveva aiutata quel giorno? 
- Tu...sei impossibile! - disse scuotendo il capo, dandole le spalle e partendo in quarta, l'ombrello che mi proteggeva da quelle lacrime che cadevano dal cielo. 
Il passo spedito, la determinazione di andarsene in quel modo che lentamente spariva, e dalla rabbia che quella ragazza riusciva a farle provare ogni volta, sentì il frustrazione crescere sempre di più. Lei voleva farla soffrire ma come diavolo poteva fare se non c'era un varco? Se non provava nulla?
Si fermò in mezzo alla strada, pensierosa, e prima di rendersene conto tornò indietro. Amelis era ancora lì, soltanto che il suo sguardo era puntato al cielo, gli occhi chiusi, l'espressione assente. 
- Domani alla stessa ora al parco - disse soltanto prima di rigirarsi e voltarsi. Non aveva atteso neppure la risposta della ragazza, sapeva che ci sarebbe andata. 
Doveva farcela, sarebbe riuscita a risolvere quell'enigma quale era Amelis. 


* * *
 
Mi scuso per l'immenso ritardo ma avevo poca ispirazione. Dunque..qui si scopre qualcosa sulla sua vita, per la precisione sul rapporto tra lei e la madre. Beh, che dire? Spero che vi piaccia, mi piacerebbe sapere come sempre cosa ne pensate, dunque...a presto!! :*
  
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