Dark BlueJewel Rein
x
DarkBright
P. S. I love you
Era
una fresca mattina di primavera.
Avevano
deciso di fare una lunga passeggiata nel parco cittadino con una sosta
per il
pranzo, circondati dalle statue e dai viali alberati e dai giardini
pieni di
fiori.
Quella
vacanza era stata una delle più belle e la gioia le aveva
riempito ormai il
cuore.
Il
pic-nic che sua madre aveva organizzato era il modo migliore per
passare le
prime giornate calde e le danze erano così allegre e piene
di brio che le
sembrò che il tempo passasse troppo velocemente.
-Allora,
Rein. A quanto pare il caro Bright ha fatto breccia nel tuo cuore!-
Rein
arrossì, deliziosamente imbarazzata.
-Ecco,
io…-
-Lui
ti piace, vero? Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno!-
Mirlo
si allontanò prima che Rein trovasse il coraggio di dirle
che il suo amore per
Bright bruciava intenso come una fiamma nel suo cuore. Lo
osservò poco lontano
parlare con suo padre.
Avrebbe
voluto che ci fosse sua sorella con lei, a lei avrebbe potuto dire
tutto senza
problemi. Invece ora teneva tutto per sé quel sentimento
così particolare che
per la prima volta le stava attraversando il cuore.
Era
così bello nella luce calda del mattino. I capelli lisci e
biondi sembravano
fili dorati e gli occhi, simili in qualche modo a quelli della sorella,
la
affascinavano. I gesti delle sue mani lisce e bianche erano
così armoniosi. Sua
sorella le era poco simpatica, per quanto fosse di bellezza e
leggiadria non
minori. Per un secondo soltanto immaginò come sarebbe stato
averla per cognata.
-Rein,
sei pronta?-
-Sì,
madre. Arrivo subito!-
Aveva
scelto l’abito più bello, di un celeste
chiarissimo, con piccoli guanti di
pizzo e una rosa bianca tra i capelli ormai lunghi, legati in
un’ ordinata
acconciatura.
Quella
sera sarebbe stata l’ultima prima di tornare a casa, ma
soprattutto non avrebbe
più visto Bright prima del suo debutto. Il ricevimento che
avevano organizzato
per salutare amici e parenti prima di partire sarebbe stata la sua
ultima
occasione.
Scese
le scale con grazia, sorrise e salutò gli ospiti con
eleganza, conversò
amabilmente con cugini e amici. Ma di lui non c’era traccia e
non aveva
intenzione di chiedere sue notizie agli invitati. Attraversò
tutte le stanze
illuminate a giorno, cercandolo impegnato in un racconto appassionato
di uno
dei suoi tanti viaggi o intento a bere ponce insieme a sua sorella, ma
non lo
vide. Le coppie danzavano, i sorrisi la circondavano e per un momento
si sentì
un’estranea nella sua stessa casa.
Dopo
due ore rinunciò alle sue speranze e si diresse nel giardino
rischiarato dalle
candele.
C’era
un sapore frizzante nell’aria, piccoli fiori notturni
adornavano il prato dove
si inginocchiò, nascosta dai cespugli.
La
luna piena, così insolitamente vicina, illuminava dolcemente
il suo viso e lei
rimase a fissarla incantata.
“Non
è venuto…”
Il
fruscio delle foglie era rilassante, come una musica.
-Posso
invitarvi per un ballo, Rein?-
Si
girò lentamente e incontrò due gentili occhi
color vinaccia.
-Bright-
Le
tese una mano che accettò e immediatamente si
ritrovò ancorata a lui in un
ondeggiare lento.
-Siete
davvero incantevole stasera-
-Vi
ringrazio-
Era
così stupita e il cuore le batteva a un ritmo
così impossibile che la sua pelle
si dimenticò di arrossire.
Era
così felice che fosse arrivato finalmente, nonostante un
fastidioso peso sul
cuore non volesse lasciarla e un brivido le stesse percorrendo la
schiena come
un serpente. Stranamente non riusciva a pensare ad altro che al nero.
La
sua pelle era morbida e tiepida, stringeva la sua mano con delicatezza,
i loro
occhi si intrecciavano sorridenti.
Le
rubò il primo bacio della sua vita e la rosa bianca tra i
suoi capelli.
La
luna candida sparì dietro nuvole scure, nere. E la luce
sparì dai suoi occhi.
La
lasciò avvolta dall’aria notturna, improvvisamente
fredda, a passarsi le dita
sulle labbra mentre qualcosa di scuro, più della notte, le
adombrava il cuore.
Non
poteva crederci.
Non
poteva credere che sua sorella… che Bright avesse
potuto…
Eppure
avevano ballato insieme, così vicini. Eppure
l’aveva baciata.
-Signorina,
il suo vestito-
-Grazie.
Hai… hai saputo qualcosa?-
La
cameriera la guardò per un po’.
-Partono
stamattina dalla stazione, Signorina-
-Capisco-
Non
era l’umiliazione a farle male. Non era nemmeno la delusione.
Ciò
che più la distruggeva, ciò per cui aveva pianto
ogni sera dell’ultima
settimana, era il fatto che fosse proprio sua sorella, proprio colei
alla quale
sentiva di poter affidare la sua anima, la sua rivale.
Sapeva
già che le pettegole presenti al suo debutto avevano diffuso
quel piccolo
scandalo in tutti i salotti.
Una
piccola debuttante scartata per la sorella maggiore da un giovane
attraente.
L’amore era uno degli argomenti di conversazione preferiti
dalle zitelle
chiaccherone.
Rimase
seduta vicino alla finestra, osservando il cielo schiarirsi sempre di
più.
Ma
per lei era tinto dei colori della notte e il disco di luce in alto era
la luna
piena e candida.
Si
sfiorò le labbra con la punta delle dita. Poi si
alzò in piedi.
Correva,
più forte che poteva.
Aveva
chiesto alla cameriera di coprire quella sua piccola uscita. Si era
fatta
accompagnare in carrozza fino alla stazione e ora cercava di farsi
largo tra la
folla senza strappare il vestito.
Doveva
raggiungerli, doveva capire.
Attraversò
il secondo atrio col passo più veloce e meno sconveniente
possibile e imboccò
le scale.
Li
vide da lontano, due macchie nere nella folla grigia, salire in
carrozza dal
lato opposto a quello in cui si trovava.
Tornò
indietro, il cuore in subbuglio, il respiro accelerato.
Scese
altre scale, oltrepassò altri corridoi.
Doveva
farcela. Doveva.
Il
fischio del treno le impose di fare ancora più in fretta.
Poi
andò a sbattere contro qualcuno e cadde.
-Tutto
bene, si è fatta male?-
Il
treno era partito, ma lo sguardo indaco che aveva incrociato il suo e
la
stretta calda che la avvolgeva e la voce bassa e preoccupata che udiva
aveva
scacciato in un momento giorni di tenebra.
Le
sembrò di vedere petali neri nel vento volare via lontano.
-Chi sei?-
-Il mio
nome è Shade-
-Grazie
Shade-