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Autore: Rio no Kitsune    04/12/2013    3 recensioni
Raccolta di One-shots sul tema "Danza"
La danza è il dono più prezioso perchè effimero. Una volta terminata è perduta per sempre. Ciò che resta è solo il ricordo di un'emozione.
N.B. Il pairing non è fisso ma viene esplicitato all'inizio di ogni One-Shot.
Se volete ascoltare la canzone cliccate su "Listen this one" e nella pagina che si apre spostate il puntatore sull'immagine di Mafalda e premete play.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dark BlueJewel  Rein x DarkBright

 

 

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P. S. I love you

 

 

 

Era una fresca mattina di primavera.

Avevano deciso di fare una lunga passeggiata nel parco cittadino con una sosta per il pranzo, circondati dalle statue e dai viali alberati e dai giardini pieni di fiori.

Quella vacanza era stata una delle più belle e la gioia le aveva riempito ormai il cuore.

Il pic-nic che sua madre aveva organizzato era il modo migliore per passare le prime giornate calde e le danze erano così allegre e piene di brio che le sembrò che il tempo passasse troppo velocemente.

-Allora, Rein. A quanto pare il caro Bright ha fatto breccia nel tuo cuore!-

Rein arrossì, deliziosamente imbarazzata.

-Ecco, io…-

-Lui ti piace, vero? Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno!-

Mirlo si allontanò prima che Rein trovasse il coraggio di dirle che il suo amore per Bright bruciava intenso come una fiamma nel suo cuore. Lo osservò poco lontano parlare con suo padre.

Avrebbe voluto che ci fosse sua sorella con lei, a lei avrebbe potuto dire tutto senza problemi. Invece ora teneva tutto per sé quel sentimento così particolare che per la prima volta le stava attraversando il cuore.

Era così bello nella luce calda del mattino. I capelli lisci e biondi sembravano fili dorati e gli occhi, simili in qualche modo a quelli della sorella, la affascinavano. I gesti delle sue mani lisce e bianche erano così armoniosi. Sua sorella le era poco simpatica, per quanto fosse di bellezza e leggiadria non minori. Per un secondo soltanto immaginò come sarebbe stato averla per cognata.

 

 

-Rein, sei pronta?-

-Sì, madre. Arrivo subito!-

Aveva scelto l’abito più bello, di un celeste chiarissimo, con piccoli guanti di pizzo e una rosa bianca tra i capelli ormai lunghi, legati in un’ ordinata acconciatura.

Quella sera sarebbe stata l’ultima prima di tornare a casa, ma soprattutto non avrebbe più visto Bright prima del suo debutto. Il ricevimento che avevano organizzato per salutare amici e parenti prima di partire sarebbe stata la sua ultima occasione.

Scese le scale con grazia, sorrise e salutò gli ospiti con eleganza, conversò amabilmente con cugini e amici. Ma di lui non c’era traccia e non aveva intenzione di chiedere sue notizie agli invitati. Attraversò tutte le stanze illuminate a giorno, cercandolo impegnato in un racconto appassionato di uno dei suoi tanti viaggi o intento a bere ponce insieme a sua sorella, ma non lo vide. Le coppie danzavano, i sorrisi la circondavano e per un momento si sentì un’estranea nella sua stessa casa.

Dopo due ore rinunciò alle sue speranze e si diresse nel giardino rischiarato dalle candele.

C’era un sapore frizzante nell’aria, piccoli fiori notturni adornavano il prato dove si inginocchiò, nascosta dai cespugli.

La luna piena, così insolitamente vicina, illuminava dolcemente il suo viso e lei rimase a fissarla incantata.

“Non è venuto…”

Il fruscio delle foglie era rilassante, come una musica.

-Posso invitarvi per un ballo, Rein?-

Si girò lentamente e incontrò due gentili occhi color vinaccia.

-Bright-

Le tese una mano che accettò e immediatamente si ritrovò ancorata a lui in un ondeggiare lento.

-Siete davvero incantevole stasera-

-Vi ringrazio-

Era così stupita e il cuore le batteva a un ritmo così impossibile che la sua pelle si dimenticò di arrossire.

Era così felice che fosse arrivato finalmente, nonostante un fastidioso peso sul cuore non volesse lasciarla e un brivido le stesse percorrendo la schiena come un serpente. Stranamente non riusciva a pensare ad altro che al nero.

La sua pelle era morbida e tiepida, stringeva la sua mano con delicatezza, i loro occhi si intrecciavano sorridenti.

Le rubò il primo bacio della sua vita e la rosa bianca tra i suoi capelli.

La luna candida sparì dietro nuvole scure, nere. E la luce sparì dai suoi occhi.

La lasciò avvolta dall’aria notturna, improvvisamente fredda, a passarsi le dita sulle labbra mentre qualcosa di scuro, più della notte, le adombrava il cuore.

 

 

 

Non poteva crederci.

Non poteva credere che sua sorella… che Bright avesse potuto…

Eppure avevano ballato insieme, così vicini. Eppure l’aveva baciata.

-Signorina, il suo vestito-

-Grazie. Hai… hai saputo qualcosa?-

La cameriera la guardò per un po’.

-Partono stamattina dalla stazione, Signorina-

-Capisco-

Non era l’umiliazione a farle male. Non era nemmeno la delusione.

Ciò che più la distruggeva, ciò per cui aveva pianto ogni sera dell’ultima settimana, era il fatto che fosse proprio sua sorella, proprio colei alla quale sentiva di poter affidare la sua anima, la sua rivale.

Sapeva già che le pettegole presenti al suo debutto avevano diffuso quel piccolo scandalo in tutti i salotti.

Una piccola debuttante scartata per la sorella maggiore da un giovane attraente. L’amore era uno degli argomenti di conversazione preferiti dalle zitelle chiaccherone.

Rimase seduta vicino alla finestra, osservando il cielo schiarirsi sempre di più.

Ma per lei era tinto dei colori della notte e il disco di luce in alto era la luna piena e candida.

Si sfiorò le labbra con la punta delle dita. Poi si alzò in piedi.

 

 

 

 

Correva, più forte che poteva.

Aveva chiesto alla cameriera di coprire quella sua piccola uscita. Si era fatta accompagnare in carrozza fino alla stazione e ora cercava di farsi largo tra la folla senza strappare il vestito.

Doveva raggiungerli, doveva capire.

Attraversò il secondo atrio col passo più veloce e meno sconveniente possibile e imboccò le scale.

Li vide da lontano, due macchie nere nella folla grigia, salire in carrozza dal lato opposto a quello in cui si trovava.

Tornò indietro, il cuore in subbuglio, il respiro accelerato.

Scese altre scale, oltrepassò altri corridoi.

Doveva farcela. Doveva.

Il fischio del treno le impose di fare ancora più in fretta.

Poi andò a sbattere contro qualcuno e cadde.

-Tutto bene, si è fatta male?-

Il treno era partito, ma lo sguardo indaco che aveva incrociato il suo e la stretta calda che la avvolgeva e la voce bassa e preoccupata che udiva aveva scacciato in un momento giorni di tenebra.

Le sembrò di vedere petali neri nel vento volare via lontano.

 

 

 

 

 

-Chi sei?-

-Il mio nome è Shade-

-Grazie Shade-

  
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