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Autore: unbreakablesoul    04/12/2013    2 recensioni
Sono i dettagli a cambiare la nostra vita.
Chi dice che dobbiamo rintanarci in questa gabbia?
Justine lo sapeva, non solo i ragazzi ci fanno battere il cuore.
Così quel giorno decisi di prendere nota di tutti i miei pensieri.
Volevo emozionarmi ancora una volta.
"Cercavo i tuoi occhi meravigliosi, volevo che incrociassero i miei.
Ti avrei parlata per ore ed ore, sarei rimasta tutto il pomeriggio con te. Tutto il giorno, forse tutta la vita.
Ma in realtà sono rimasta seduta come una scema.
E ti guardavo, ti guardavo, ti guardavo e sognavo."
Genere: Malinconico, Poesia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Non vi conosco, amabili lettori. Non mi conoscete neanche voi.
Forse non ci conosceremo mai davvero. 
Mi voltai allo specchio quindi, ora non potevo più sottrarmi dai vostri sguardi, e soprattutto dal mio.
In esso vedevo i miei occhi sbiaditi, i capelli castani legati in modo disordinato e le labbra serrate in una linea.
In esso, potevo vedere il mio cuore che sapeva ancora essere spettatore del teatro della vita. 
Lo sguardo di una ragazza che soffre. Dicono che chi non piange, si allaga dentro.
Forse è vero, forse dovremmo piangere un po' di più. 
E magari qualcuno vedendoti potrebbe sorriderti da lontano, abbracciarti e restare con te.
A volte dovremmo piangere quando in un posto affollato ci sentiamo maledettamente soli, e intanto vedi tutta quella gente.
La gente che ride di gusto e parla delle proprie giornate, e dei propri progetti; chi forse è nella tua stessa situazione, e vi scambiate un'occhiata di intesa.
Poi ci sei tu che fai solo finta. Fai finta su tutto.
E allora ti viene un nodo alla gola, scoppieresti in quell'istante.
E vorresti avere solo una persona al tuo fianco.
Vorresti abbracciarla, e vorresti poter dire a voce tutte quelle cose che pensi la sera prima di addormentarti.
Quei pensieri che ai tuoi occhi sono i migliori di qualsiasi altro poeta.
Quelli che alla fine non dici mai a nessuno, te li tieni dentro.
E non potrai mai sapere se sarebbero stati apprezzati. O ignorati, non so.
Una lacrima scorge il tuo viso, ma tu lo tieni alto. Alto come la maschera che indossi.
Alto come il muro di mattoni e sorrisi che ti sei costruita davanti.
Un muro di cemento, un muro quasi indistruttibile.
Alto come il tuo orgoglio, che a volte ti tradisce con dei timidi sorrisi.
I miei polsi sottili, quasi trasparenti e le mani strette in un pugno gelido.
La matita nera che oramai esitavo a mettere, leggermente colata. Come i miei pensieri.
Allo specchio vedevo un amore di quelli strani e complicati, navigare verso improbabili mete.

Caos totale.
Mi sarebbe piaciuto aprire l'armadio stile '400 che arredava la mia stanza, per poi evadere in qualche mondo fantastico.
Che ne so, Narnia ad esempio. No...troppo scontato. Magari qualcosa di nuovo, mai visto prima.
Un mare limpido e cristallino in pieno inverno.
Camminare ore ed ore sulla riva, e poi pensaci.
Chiudi gli occhi e immagina questa scena. Nessuna canzone di sottofondo, nessuna voce.
Solo tu, sdraiata sulla sabbia fredda. Il rumore delle onde che ti culla come una dolce melodia.
Invece, una volta aperto l'armadio ecco la marea di magliette, jeans e felponi che cadevano a terra perchè messi in modo instabile l'uno sull'altro.
«Divertente dover rimettere in ordine ogni volta che decido di prendere qualcosa.»
Un tono di sarcasmo sulla mia voce.
Sopra all'armadio, un quadro appeso sulla parete.
Era un dipinto di Joshua Reynolds, pittore inglese del 1700; ritraeva Miss Bowles, una bambina sorridente con il suo cane.
Ricordo che da piccola mi piaceva chiamare quella bimba, la "regina".
Mi ha sempre fatto pensare a una persona spensierata dalle idee chiare. Forse l'artista voleva esprimere proprio quella situazione di calma e serenità, che solo da bambini sappiamo concepire.
A volte mi piaceva parlarci. Questo succedeva anni e anni fa, ma avevo già dei rapporti strani con ciò che mi circondava.
Rovistando nell'immenso casino della mia stanza, presi la tela migliore che avevo.
Non mi capitava spesso di dipingere. Quando ne parlo agli altri, dico che a casa disegno solo se fortemente motivata dal soggetto in questione.
Ed è vero. In questo caso potevo immaginare il mare, niente di troppo definito.
Pennellate di colori freddi.
Non sono una grande artista, questo va detto. Anzi...
Credo semplicemente che l'arte sia in tutto ciò che ci circonda.
Studiandola con il nostro professore non poco esigente, mi ero resa conto di molte cose.
Sono cresciuta negli ultimi tempi, forse non ti saprei descrivere a parole uno dei più bei quadri rinascimentali, ma mi bastava guardarmi attorno per cogliere la bellezza delle cose.
Avrei potuto studiare psicologia, matematica, oppure che so...diventare una grande letterata.
Però, non riuscirei mai ad immaginare una scuola senza l'arte. Non mi sentirei più a casa.

Prima del tramonto mi ero promessa di fare un salto nella biblioteca della città, è un posto fantastico.
Chi non ci è mai stato, è obbligato ad andarci. Ora.
Riesco a trovarci pace ogni volta che ne ho bisogno.
Non è grandissima, anzi. Però è ben tenuta, il classico posto che da l'idea di dolcezza, di casa. 
Mi posso sedere lì e sfogliare qualsiasi libro, immergermi nel mondo di qualsiasi cultura e pensiero anche per ore.
Uscendo di casa, mi recai verso l'edificio.
L'aria tiepida e i marciapiedi affollati. Verso quell'ora è sempre così.
Persone che vanno e vengono, donne che vanno a fare spesa, le solite comitive di ragazzi che incrocio ogni volta, i due fratelli cinesi che tornano da scuola, gli uomini seduti al tavolino del bar, i bambini che imprecano la mamma di comprargli il gelato, oppure la anziana signora che gira per le vie, ogni santa volta con delle buste. Non a caso con alcune mie amiche la chiamiamo "la signora delle buste".
E' divertente notare ogni dettaglio e rincontrarlo la volta successiva.
A volte mi sorprende la precisione che abbiamo dentro.
Quando incontriamo quella stessa persona a quella stessa ora, sempre in quel momento e non c'è nulla da fare!
Strinsi la coda che avevo legato in un ulteriore tuppo sulla testa, e dopo una rapida specchiata ad una vetrina, entrai.
Salutai con un sorriso Elena, la ragazza che era solita a gestire la biblioteca. I capelli neri che cadevano sulle spalle e gli occhiali; un tipo studioso e intelligente.
Doveva aver appena finito la scuola superiore, non so molto di lei ma è veramente in gamba.
Si occupa sempre di tutto ed è molto precisa, senza di lei questo posto non esisterebbe. O forse sarebbe in mano a chissà chi.
Mi stavo dirigendo a quello che era il mio solito tavolo, quando mi accorsi che era già occupato da un ragazzo che stava utilizzando il suo pc bianco.
Probabilmente connesso al wifi della biblioteca. E' fantastica e innovativa anche per quello.
Dopo una rapida riflessione, sorrisi e andai altrove dove c'era un tavolo completamente libero. 
Poggiai la borsa sulla sedia accanto, cercando di non fare rumore come spesso succedeva.
Presi il libro che avevo iniziato a leggere la scorsa volta, "Multiversum".
Mi aveva fin da subito colpito la copertina, e poi la trama è spettacolare.
Mentre sfogliavo la pagina numero sette, sentìì lo spostarsi di una sedia di fronte a me. Alzai lo sguardo.
Sopra al tavolo una borsa-zaino rossa.
«Scusa, posso sedermi?»


Note dell'autore

Ciao ragazzi! Ecco finalmente il terzo capitolo della storia, cosa ne pensate? Aspetto come sempre le vostre recensioni, sono sempre importantissime per andare avanti. xx
 
  
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