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Autore: Robertaddict    04/12/2013    3 recensioni
Arwen è sempre stata etichettata dagli altri come una ragazza strana. Ma lei non ci fa molto caso, cerca di vivere una vita tranquilla, con il suo gatto, nella sua adorabile casa, con il pensiero di un amore ormai finito. Eppure un giorno qualcuno arriverà a sconvolgerle la vita. Due fratelli, i suoi due nuovi vicini. Cercherà di comporre i tasselli del passato dei Jones e scoprirà qualcosa che non le farà affatto piacere...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 3
 

"Dolore.
Stato d'animo particolare che può essere di origine fisiologica,
se il corpo subisce qualche malanno, o psicologica,
se ci tocca assistere alla fortuna di qualcun altro."

- Ambrose Bierce

 

Sospirò sedendosi a terra sul pavimento, coperto dalla moquette, di casa sua.
Si prese un minuto per ripensare a tutto quello che era successo e non riuscì a trovare una soluzione logica.
Era accaduto tutto nel giro di cinque ore, solo cinque ore.
I personaggi più disparati e stravaganti avevano fatto tappa in casa sua e ancora non riusciva a rendersi conto, del tutto, di quello che avevano portato.




5 ore prima


Dietro il bancone cercava di servire e accontentare tutti i clienti, nonostante fosse faticoso gestire il caffè da sola.
Mentre ringraziava l’ennesimo cliente per aver scelto il loro bar, sentì chiaramente la voce di Mr. Habbinton provenire dal suo ufficio.
Solitamente il tono di voce del suo capo era sempre molto basso, raramente lo aveva sentito alzare la voce.
Quel giorno, evidentemente, era il suo giorno fortunato.
Questo bar non chiuderà solo perché tu non vuoi aiutarmi con le rate dell’affitto, Matthew.”
Le arrivarono chiaramente quelle parole dall’ufficio e si gelò sul posto.
Matthew, Matthew.
Non poteva davvero parlare di lui.
Il rumore della porta che sbatteva la risvegliò, mentre vide il resto dei clienti allontanarsi borbottando qualcosa sulla maleducazione dell’uomo.
Il suo capo la raggiunse, sedendosi sullo sgabello accanto a lei.
Ormai il bar era deserto e anche lei si accinse a ripulire la cassa.
“Mi dispiace per tutto quello che sta succedendo Arwen. Non avrei voluto ridurmi a questo punto, ma non c’è soluzione.” Le spiegò l’uomo, passandosi una mano sul volto.
“John non è colpa sua. Sappiamo entrambi di chi è la colpa. Immagino che stia tornando qui, no?” Chiese retoricamente, mentre passava una pezza sui tavolini per pulirli.
“Mi dispiace che Matthew abbia fatto del male a te e lo abbia fatto al bar, inconsapevolmente.” Sospirò l’uomo, alzandosi.
“Ripeto, non è colpa sua. Lo mandi a casa mia, non importa i nostri precedenti, lo mandi a casa mia.” Asserì slacciandosi la divisa di lavoro e dirigendosi nello stanzino per recuperare borsa e cappotto.
“Arrivederci Mr. Habbinton. Non si abbatta, supereremo anche questa.”




Erano le sei esatte del pomeriggio, era seduta nel suo solito posto, il davanzale ampio del balcone del salotto, e leggeva un buon libro.
Era arrivata al culmine del romanzo, le sarebbero bastate poche righe e avrebbe finalmente scoperto il colpevole dell’omicida delle tre rose. *
Il campanello suonò sul più bello.
Sospirò e chiuse il libro, guardandosi allo specchio e rendendosi il più presentabile possibile.
Era incredibile come, dopo anni, lui riuscisse a metterla ancora in quella situazione.
Aprì la porta trovandosi davanti non più il ragazzo di qualche anno prima, ma un uomo vero e proprio.
Aveva gli stessi capelli rossicci, gli stessi occhi azzurri e la stessa altezza mastodontica.
“Matt.” Rispose fredda, facendolo accomodare.
“Arwen. Sei… cambiata.” Rifletté ad alta voce l’uomo, sfilandosi il cappotto e appoggiandolo sull’appendiabiti.
Conosceva quella casa come le sue tasche e la colpa era solo sua che gli aveva permesso di farlo.
“Oh, se non te ne fossi accorto, Matt, non ho più 18 anni e non sono più la tua ‘amica del cuore’.” Replicò con astio, lasciandolo sedere.
“Davvero, Arwen, ancora ripensi a quando eravamo ragazzini? Sono passati tanti anni, quanti precisamente? Due…” Provò a parlare, ma venne interrotto dalla proprietaria della casa.
“Sette anni, Matthew, sette anni. Ecco tu, invece, non sei cambiato. Sempre il solito idiota montato.” Rispose con un sorriso ironico.
“Siamo venuti qui per discutere di altro, non di quanto tu sia stata stronza a lasciarmi di punto in bianco, no Cece?” Replicò l’uomo, pungendola nel vivo. 
“Dunque, i fatti stanno così. L’attività di mio padre sta fallendo, ha ridotto le spese al minimo, io non posso aiutarlo.” Annunciò l’uomo.
“Oh no, razza di cretino, tu puoi aiutarlo benissimo, ma non vuoi è questa la realtà. Qui non c’entrano i rapporti, che non hai, con tuo padre. C’è in ballo lo stipendio di quattro persone, che verrebbero sbattute in mezzo a una strada, compresa me. Ma non credo ti interessi molto della mia condizione.” Alzò la voce lei, guardandolo negli occhi.
“Mettiamo che sia così, che garanzie avrei ad aiutarlo? Ho bisogno di certezze, devo essere certo che tutti i soldi che gli presterò mi verranno restituiti. Mi garantisci tu per lui?” Sospirò l’uomo, intrecciando le mani.
“Se ci tieni, si, garantisco io per tuo padre. Domani voglio vedere quei soldi sul tavolo del caffè, chiaro?” Replicò puntandogli un dito contro.
“Sei sempre stata convincente nel dimostrare le tue opinioni, no? Anche quando l’unica cosa che avresti dovuto fare era dirmi di si.” Si alzò sistemandosi la giacca.
“Pensi che sia stato così facile lasciarti andare? Credevi davvero che fossi l’unico a non avere il cuore spezzato? Avevo una famiglia, ero appena maggiorenne non potevo lasciarli così.” Lo accusò alzandosi.
“La vuoi mettere sul personale? Allora guardami adesso, Arwen, dimmi cosa vedi! Non sono nulla, non ho una donna, non ho più mio padre, non ho più te. L’unica cosa che mi rimane è il lavoro, almeno quello cerco di tenermelo stretto!” Le urlò contro, facendola sobbalzare.
Aveva solo riaperto antiche ferite, mai sanate.
“Cosa credi, che io non stia male? Hai solo contribuito a rendermi più fragile di quanto non sia già. Devi smetterla di dare sempre tutta la colpa a me! La colpa era la tua, avevi cinque anni in più a me, potevi fare tutto quello che volevi!” Lo accusò nuovamente, alzando la voce.
Odiava urlare, ma ormai l’unica forma di comunicazione tra lei e quello sconosciuto, perché era uno sconosciuto, era la voce alta.
“Avevo bisogno di te, cazzo! Come puoi credere che mi fossi sentito? Ventitré anni e non una straccio di vita ne di persone care! Mi hai tradito come il peggiore dei tuoi nemici. Sai qual è la cosa che fa più male? L’averti trovata di nuovo impegnata, quando sono tornato.” Sibilò rimanendo a un palmo da lei. 
Deglutì a fatica, il cuore batteva all’impazzata, il respiro era corto.
Aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì nel suo intento perché in un secondo si ritrovò le labbra dell’uomo sulle sue.
L’attirò a se continuando a baciarlo, sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene, aveva bisogno di sentirlo più vicino.
Anche se non l’avrebbe ammesso mai e poi mai, le era mancato, tutto il tempo che avevano passato insieme era un ricordo indelebile nella sua mente.
Poi, però, ricordò tutto quello che era successo dopo, il suo addio, il dolore che aveva provato, le sue accuse.
Si separò dall’uomo con il fiato corto, mentre una lacrima scese solitaria lungo la guancia.
“Va via, ti prego.”
Lo spinse delicatamente e Matt non se lo fece ripetere due volte, prese il cappotto e uscì dalla casa, lasciandola sola nelle sue lacrime.




Evidentemente la giornata non era finita, perché un’oretta dopo qualcun altro picchiò alla porta.
Si alzò dalla sedia della cucina dove era seduta, mentre beveva un tè per calmarsi, e raggiunse il portone.
I suoi nuovi vicini apparvero sulla soglia della porta.
Per meglio dire Irina era lì, l’espressione del fratello diceva tutt’altro.
“Irina, Nathan. Ciao.” Non voleva sembrare scortese, ma quello era il giorno peggiore che potessero trovare per una visita.
“Stai bene Arwen? Ti vedo stanca. Hai pianto?” Replicò preoccupata Irina.
Oh, bene, adesso ci mancava anche la vicina psicologa, aveva già i suoi di problemi da risolvere.
“No, davvero non preoccuparti, sto bene. Comunque, come mai qui?” Cercò di chiederle in modo più educato possibile.
“Oh si, certo, avrei bisogno di chiederti una cosa. Domani devo tornare in Texas dai miei, problemi di tipo burocratico, volevo chiederti se gentilmente potresti accompagnare Nate a decidere il colore delle tende da appendere in soggiorno. Non mi fido del suo parere, sai come sono gli uomini, e visto che casa tua è così carina pensavo di chiedere aiuto a te.” Sorrise finendo il discorso tutto di un fiato.
Bene, solo questa le mancava.
“Si, certo, Irina. Non mi dispiace, tanto domani pomeriggio non lavoro. Quando è disponibile Nathan possiamo andare.” Indicò con un cenno l’uomo che a tutto pensava tranne che a loro due, vista l’espressione spaesata.
“Grazie mille, Arwen, te ne sarò grata per sempre.” Trillò la bionda, salutandola e allontanandosi dalla casa, insieme al fratello che a malapena salutò.
Che famiglia di pazzi.
Borbottò tra i denti.
Chiuse la porta e fissò il pacchetto di Marlboro abbandonato da mesi sulla mensola del soggiorno.

Forse era ora di ricominciare a fumare qualche sigaretta.  
 








ANGOLO AUTRICE
Semplicemente vi chiedo di non linciarmi, per il ritardo enorme.
Ho davvero tantissimi compiti, la scuola mi uccide, il tempo per scrivere si riduce sempre di più.
Mettiamoci anche che per scrivere un capitolo non ci vuole poco, quindi...
Mi dispiace :c
Tornando al capitolo, abbiamo l'incontro con un altro uomo del passato di Arwen, Matthew.
Dal loro dialogo, un poco contorto, immagino, si può capire che hanno avuto un passato burrascoso.
Il filo logico, per voi lettori che non sapete, è proprio quello di non farvi capire il motivo essenziale del litigio.
Comunque alla fine lui la bacia e lei si ritrae cacciandolo fuori.
A complicare la situazione ci si mettono anche i vicini, dove Nathan sembra di stare tra le nuvole o è volontariamente così?
Avrete risposte, lo prometto, non so quando ma le avrete.
Ringrazio coloro che continuano a seguirmi nonostante i miei ritardi.
Un bacio a tutti.
Vi lascio con una foto dell'attore che interpreta Matt (Thomas William Hiddleston *^*) Ammiratelo anche voi ^^



 

 

 
  
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