Questa è la lettera di un assassino pentito...oddio, pentito, forse pentito non lo è poi tanto visto che...
Storia ispirata da un contest a cui non ho potuto partecipare.
Non si parla di un assassino convenzionale!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Mio caro vecchio nemico,
alla fine ho dovuto farlo, te ne stavi sempre li, appollaiato sulla tua sbarra di legno a cinguettare tutto il giorno e ho dovuto, io ho dovuto farlo.
Ho cercato di farmi forza e impedirmelo ma non c’è l’ho proprio fatta!
Vedi il fatto è che continuavi a irritarmi con quel tuo piumaggio splendente, continuavi a lanciarmi quelle occhiate vacue, continuavi a comportarti come se fossi il migliore in assoluto.
Ma la cosa che più mi infastidiva era quel continuo, incessante cinguettio e inutile era coprirti con una tenda o ignorarti, tu continuavi, sempre più forte ignorando se dormivo o ero nel mio momento relax.
E così, ho approfittato di quella sedia lasciata li, quasi da invito, ho fatto un balzo silenzioso e con le mie lunghe unghie ho aperto la tua candida gabbietta.
Tu stavi, come al solito, cantando, ho aspettato che arrivassi alla tua parte preferita e ho stretto la zampa intorno al tuo esile collo, ti ho tirato fuori dalla gabbia e ti ho guardato negli occhi.
Hai continuato a fissarmi con l’aria da superiore, così, ho spalancato le fauci e ti ho mangiato in un sol boccone.
I padroni non sembrano sentire molto la tua mancanza, ti hanno già rimpiazzato con una coppia di pappagallini, sembrano essere più furbi loro, non hanno ancora iniziato a cantare, magari, risparmierò loro la vita, vedi se solo fossi stato un po’ più intelligente probabilmente saresti ancora qui tra noi e…un momento, cos’era questo? Era forse un cinguettio? E così quei dannati hanno deciso di cantare…vado a fare un lavoro, dovrò scrivere un’altra lettere di condoglianze, maledizione.
Tuo vecchio amico Gatto.