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Autore: mrs_1direction    05/12/2013    4 recensioni
dal testo....
Ormai non mangio più. Non dormo più. Non voglio dormire.
Quando sogni la tua testa di trasferisce in un'altra dimensione, fatta di incubi e sogni.
Quando sogni, sogni cose belle, cose che desideri. Ecco non voglio sognarla, avere la convinzione che lei sia tornata e poi risvegliarmi che è ormai tutto finito. Sarebbe ancora più doloroso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammino.
La terra si ammorbidisce sotto i miei piedi.
Le gambe sì afflosciano.
Nella mano destra ho una bottiglia di wiscky quasi vuota. È la terza per oggi.
Nella mano sinistra ho il ciondolo. Quel ciondolo che ho sempre con me dalla sua morte.
Ho l'aria stanca. 
Gli occhi rossi e gonfi di pianto, di chi come me non ha mai smesso. 
Il viso rosso a causa dell'alcool, ma anche di tutti i fazzolettini che mi passo in viso per asciugare le lacrime. 
Ma tanto a che serve? Continuano a scendere. 
Ho caldo per via del alcool, nonostante fosse novembre, così mi sono tolto la giacca e ormai sono rimasto a maniche corte.
Continuo a camminare. Sono da solo in autostrada. Ho lasciato la macchina poco lontano ed sono sceso. Sono ubriaco fradicio. Sono confuso. Non capisco quello che sto facendo.
Sono per terra.

La verità è che mi manca. Mi manca davvero tanto. 
Furono i 7 mesi più belli della mia vita.
Mi torna in mente il primo giorno. 

*Lei entró in classe. Era il primo giorno di scuola ed era nuova. Non era mai stata nella mia scuola.
Subito la notai. 
Le prime due settimane le passai guardandola. Avevamo le ore di fisica, storia e filosofia insieme. 
Lei non parlava con nessuno, tanto meno con me, ed io ero troppo timido per poterle parlare. 
La osservai in classe, durante la ricreazione, in mensa, fuori scuola, mentre prendeva la strada opposta alla mia per tornare a casa. E non avevo mai avuto il coraggio di farmi avanti. 

Passarono altre due settimane.

***

'Hey! Ciao. La professoressa di filosofia mi ha detto di rivolgermi a te per una spiegazione dell'ultima lezione. Ci stai?' mi chiese sorridendo.
'Comunque piacere, io sono Samantha.' Samantha. Oh cavolo, che nel nome!
'Piacere. Niall. Horan Niall.'
Si sedette vicino a me.

'Grazie Niall. Sei stato davvero gentile.' disse alzandosi.
Presi coraggio e glielo chiesi:
'Ti va se un giorno di questi usciamo? Anche solo per studiare?'
Lei era un pó indecisa. Abbassó lo sguardo e intanto giocherellava con la sua collana; erano due cuori legati con due brillantini sopra.
Diventó rossa in viso, poi, dopo un tempo che a me sembrava infinito, mi rispose:
'Si. Va bene'
Il mio viso si riempì di gioia. Finalmente ce l'avevo fatta. Sentivo che sarebbe stata mia. A qualsiasi costo.

Passammo 2 mesi insieme senza che io me ne accorgessi.
Poi capii.

Non stava venendo a scuola ed ero preoccupato. Le mandavo messaggi, ma niente. La chiamavo, ma il suo telefono era sempre irraggiungibile. Era scomparsa. 
Andai a casa sua. Bussai, ma la porta era aperta. Entrai.
Quello che vidi davanti a me era uno spettacolo orribile, ma quello che vidi dopo fu molto peggio.
Il corridoio era pieno di sangue e nella sua camera c'era lei, seduta per terra debole e sporca di sangue ovunque. Vedere la ragazza che amavo in quelle condizioni mi fece mancare il fiato. Mi lanciai verso di lei.

'Samantha!' gridai.
'Niall...' disse lei con voce debole.
'Ma cosa è successo?' chiesi. 
Ma non era tempo di domande. La portai immediatamente in ospedale.
La medicarono, le disinfettarono le ferite e le diedero una camomilla, dato che cominciava a delirare.
Rimasi lì con lei qualche ora poi il medico mi disse che l'avrei potuta riportare a casa.
Così feci. La portai a casa mia. Era lucida ormai e così mi feci raccontare tutto quello che era successo.

'Quando mia madre era ancora viva, mio padre la picchiava. Ogni giorno tornava ubriaco o drogato e la picchiava. Sotto gli occhi di me e mio fratello. Non aveva pietà.
La mamma ci diceva di andare nella nostra camera, ma noi non volevamo. È sempre stato così. Fino alla sua morte, 3 anni fa.
Da allora mio padre ha cominciato con me. Inizialmente andava meglio. Il più delle volte riuscivo a nascondermi o scappavo di casa, tanto lui ubriaco non se ne accorgeva, o lo faceva ma sul momento non ci badava. Tanto era incosciente.
Peró poi aumentó. Cominciò a picchiarmi sempre, senza interruzioni. Ed è così che continua adesso'. Rimasi scioccato a quelle parole. 'Come puó un padre fare questo ad una figlia?' continuavo a chiedermi in mente.
'È lui che ti ha fatto questo?'
'Si'
'E tuo fratello?'
'Lui è in America. Lavora per un'agenzia importante, non so neanche che fa esattamente, e non ho sue notizie da tanto tempo. Se n'è andato alla morte di mia madre.' disse lei.
'Sam, questa storia deve finire. Ti ha già fatto troppo male. Devi fare qualcosa.' dissi io con aria seria, cercando di essere dolce, anche se a pensare a quello che subiva, risultava difficile.
'Ma cosa?'
'Denunciarlo!' mi accorsi del mio tono di voce che si era alzato troppo. 
'Non posso.'
'Sam, non mi interessa quello che pensi e le tue scelte. Qualsiasi cosa tu sceglierai io saró al tuo fianco. Sai che non ti lasceró.' dissi accarezzandola e giocando con i suoi capelli.
'Grazie'

Furono gli 8 mesi più belli della mia vita. Ma allo stesso tempo erano tristi. 
Ogni giorno Samantha arrivava con lividi nuovi. Lei me li nascondeva, ma io li scoprivo sempre. Era straziante vederla in quelle condizioni.
Ma alla fine furono tante le cose belle che tappavano le brutte, o almeno non mi facevano pensare a queste. 
In 8 mesi facemmo quello che nelle nostre vite individuali non avevamo mai fatto. Eravamo una coppia di pazzi.

Ma tutto questo finì.

Il giorno prima che successe lei rimase a dormire a casa mia.
Quella notte fu intensa. Avevamo fatto l'amore, ma di quello che non si scorda mai, che si ricorda per tutta la vita.

Il giorno dopo lei nel letto non c'era più. Neanche le sue cose. Era uscita. 
La chiamai ma non mi rispondeva. 
Mi vestii di corsa e in poco tempo arrivai a casa sua. 
Suonai, ma la porta era aperta. Mi sentii come se qualcuno mi avesse sparato al petto, perforandomi il cuore, i polmoni. Sentii una fitta e non riuscivo più a respirare. Ricordai la prima volta che entrando l'avevo trovata differente nel pavimento della sua stanza. Entrai dentro. Mi mancava l'aria. Il pensiero che tutto quello poteva succedere di nuovo mi faceva male.
Mi diressi verso la sua camera e ebbi lo stesso spettacolo di 7 mesi prima.
Lei, con la schiena al muro, piena di sangue.
Corsi nella sua direzione. Mi lanciai per terra facendomi male le ginocchia, ma non mi importava.

'Samantha! Samantha! Rispondimi! Sam!' urlai piangendo.
'Niall...' disse con voce dolorante.
'Oddio, Sam. Ma che è successo? È stato lui? Ti ha fatto di nuovo del male?' urlavo. 'Vieni ti porto in ospedale.' Stavo per prenderla in braccio ma lei mi respinse.
'Non voglio lottare più, Niall. Non ce la faccio più. Mi sono scocciata. Ti prego lasciami qui. È meglio per tutti se io me ne vada, anche per te sará più semplice.' disse.
Ma che cazzo stava dicendo?!?
'Che dici, Sam? Io non ti lasceró mai da sola. Come puoi solo lontanamente pensare che tu per me possa essere un peso e che io non ti voglia. Tu sei tutta la mia vita. Se te ne vai tu, sarà inutile vivere. Ti prego.' dissi piangendo e continuando a protestare nella mia testa.'
'No, Niall. Io non voglio più soffrire. Voglio andarmene. Voglio morire.'
'No! Non puoi fare questo! Non puoi farlo a te stessa e neanche a me. Sei sempre stata forte. Ti ho conosciuto come la guerriera che non voleva arrendersi, che avrebbe fatto di tutto per combattere ed andare avanti. Ritorna la Samantha che conosco, quella di cui mi sono innamorato, quella per cui ho combattuto.
Ritorna in te. Spacca il mondo e fa capire chi sei!' 
Io sapevo che era inutile, ma preferivo provare.
'No. Lasciami, ti prego. Vattene. Lasciami morire qui.' La sua voce si indeboliva sempre di più e lei tendeva a piegare la testa in avanti. 
Io gliela rialzavo.
Continuavo a protestare e lei continuava a dire che era meglio se moriva. Faceva troppo male. 
Il mio sesto senso mi fece capire quando era inutile combattere. Mi fermai all'improvviso e la guardai, aspettando che lei morisse per non vederla più soffrire.

'Niall, prendi questa.' Nella mano sinistra aveva un ciondolo. Il ciondolo della madre, quello che le aveva regalato prima di morire. 
'Lo dai a me?'
'Si. Voglio che lo tenga tu. Tienilo con cura.'
'Amore... Sai quanto ti amo.'
'Niall, io adesso devo andare. Non posso più restare qui. Ci rincontreremo un giorno.' 
Avevo capito che ormai le mancavano pochi minuti di vita.
'Addio amore'
'Non è un addio. È un arrivederci.'
'Ti amo'
'Anch'io'
Lei chiuse gli occhi. Io continuavo a piangere. Le mie urla penso le abbiano sentite anche i vicini.
La abbracciai. 

Arrivarono la scientifica e la polizia. La portarono via.

Il funerale ci fu il giorno dopo. Piansi tutto il tempo.

Alla fine, quando tutti erano ormai andati via, andai da lei.
La sua tomba era piena di fiori e sulla lapide c'era la sua foto. L'avevo scattata io, all'inizio della nostra storia.

Samantha Jackson.
1995-2013

No. Non era possibile. Era morta davvero.

Quelli furono i 3 mesi più brutti della mia vita. La casa senza lei che camminava era vuota. 
Ormai non mangiavo più. Non dormivo più. Non volevo dormire. Quando dormi la tua testa si trasferisce in un'altra dimensione fatta di incubi e sogni. Quando sogni, sogni cose belle, che ti piacciono o che desideri. Ecco, non voglio sognare Sam, avere la convinzione che lei sia tornata e poi risvegliarmi che è ormai tutto finito. Sarebbe ancora più doloroso. 
Di solito io facevo gli incubi, ma c'era sempre lei. Capitava anche che facessi sogni, ma erano meno frequenti.
Ho vissuto così i tre mesi che seguirono la sua morte.

Poi presi una decisione.

Mi diressi verso casa di Sam.
Dovevo ammazzare quel uomo che le aveva fatto del male.
Lo vidi. Stava entrando in quel momento in casa.
Avevo in mano il mio coltellino, e in quell'altra il ciondolo. 
Entrai in casa. Lui terrorizzato alzo le mani e mi imploró di lasciarlo in pace. 
Ma io senza ombra di pietà, piantai il coltellino dritto al cuore di quel uomo.
34 coltellate.

'Pezzo di merda figlio di puttana crepa all'inferno. Devi pagare per quello che hai fatto a Sam. Muori.' dissi dandogli un'altra coltellata.
Osservai il suo corpo morente.
Uscii lentamente dalla porta.*


Adesso sono qui. Voglio farla finita. Voglio raggiungerla. Non posso vivere senza l'aria che respiro. 
Ho provato come tutti mi dicevano a continuare a vivere, ma io non voglio. Non senza di lei. Non cambierà tutto con un'altra ragazza. Non accadrà.
Mi sporgo sul bordo dell'autostrada. Sono in piedi adesso. Per la prima volta dopo 3 mesi sono felice. Tra poco saró con lei.
Prendo lo slancio e vado verso il terreno.
Tra poco mi schianteró per terra.
Finalmente, saremo insieme per sempre.
 
#buongiorno
Questa è la mia prima OS e spero che vi piaccia.
per chi vorrebbe seguirmi su Twitter sono annapaoladi napo
bacioni....
  
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