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Autore: Magica Emy    05/12/2013    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mi ha mentito e forse avrei dovuto aspettarmelo, ma non mi interessa. Non mi interessa di quello che ha detto né di ciò che pensa, perché non lascerò che si rovini la vita in questo modo. Non lascerò che butti al vento tutto quello che abbiamo costruito insieme, non più, perché deve capire che io ci sono e che, qualunque cosa accada, non lo abbandonerò. Non stavolta. È per questo che ho deciso di prendermi qualche giorno di ferie dal lavoro e, lo so, so che non poteva capitare in un momento peggiore data la gravidanza di Laly e tutto il resto, ma…non ho altra scelta. Devo tenerlo sotto controllo, costantemente, anche se non sarà facile. Ma è per il suo bene e, se lui si è arreso, non posso certo farlo anch’io. Devo dimostrargli che può uscirne, che non è solo, anche se sono perfettamente consapevole di non avere le competenze necessarie per affrontare tutto questo. Si, è una cosa molto più grande di me e la situazione potrebbe sfuggirmi di mano prima ancora che me ne renda conto, ma non mi importa. Non voglio doverlo rinchiudere in una di quelle cliniche per tossicodipendenti perché così facendo…mi sembrerebbe di abbandonarlo di nuovo, e io non voglio che lo pensi. Non voglio mai più separarmi da lui, gli ho già causato tanto dolore in passato e non deve accadere di nuovo. Non se lo merita. Lui mi è stato vicino quando ne ho avuto bisogno e non si è mai arreso con me, ha resistito nonostante tutto, dimostrandomi ancora una volta di tenere a me e alla nostra vita insieme. Ora è il mio turno. Ho quindi chiesto a Hèlene di tenere Grace e Logan per un po’ di tempo, pregandola di non farmi domande e, anche se a malincuore, lei ha acconsentito. Ha sicuramente capito che c’è qualcosa che non va, esattamente come lo hanno capito i bambini, ma che razza di madre sarei se li costringessi a subire tutto questo? È mio dovere proteggerli, cercare il più possibile di tenerli lontani dal padre e dai suoi malumori, almeno finchè non sarà tutto finito. Li ha già spaventati abbastanza con il suo comportamento violento e sconsiderato, non gli darò la possibilità di farlo di nuovo. È…così instabile da non sembrare nemmeno più lui e non posso negare che a volte faccia paura anche a me, ma cercherò di tenere duro il più possibile. Almeno questo glielo devo. Sono già passati tre giorni da quando ho smesso di andare al lavoro per restargli vicino, e a questo punto sembra aver attraversato tutte le peggiori fasi che l’astinenza da droghe pesanti comporta: è stato apatico, lunatico, arrabbiato e infine aggressivo, anche con se stesso, tanto che sono stata costretta a rinchiuderlo in camera da letto per riuscire a controllarlo meglio e a sbarrare porte e finestre, e in tutto questo tempo non ha mai smesso un attimo di urlarmi addosso, ricoprendomi dei peggiori insulti e giurando e spergiurando che me l’avrebbe fatta pagare cara per questo. Ma ha avuto anche pochi, sporadici momenti di lucidità, durante i quali si è gettato fra le mie braccia piangendo e mi ha scongiurato di non lasciarlo mai solo, di restargli vicino il più possibile perché lui ha bisogno di me e sente che da solo non può farcela. E poi ha ripreso a minacciarmi, a urlare, a chiedermi di lasciarlo andare, e tutto è ricominciato da capo. È…devastante, Dio solo sa quante volte ho avuto la tentazione di mollare tutto, di arrendermi e affidarlo alle cure di un istituto competente, ma…lui ha bisogno di me e non posso abbandonarlo, gliel’ho promesso. Adesso è seduto sul pavimento, ai piedi del letto e giocherella nervosamente con le maniche della sua maglietta, l’espressione vuota e assente e lo sguardo vitreo, perso in chissà quali tetri pensieri che, ogni giorno che passa, sembrano allontanarlo sempre più da me. Non posso perderlo, non così.

- Stai sprecando il tuo tempo.

Dice d’un tratto con voce atona e solo allora decide di incrociare finalmente il mio sguardo, ma i suoi occhi sono ancora una volta così spenti e arrossati che per un attimo ho la tentazione di scoppiare a piangere. Ma respiro profondamente, sforzandomi di ricacciare indietro le lacrime e di avvicinarmi a lui, lentamente, per cercare di nuovo un punto d’incontro.

- Perché fai così Christian, perché stai facendo di tutto per tenermi lontana?

Sussurro.

- Fammi uscire di qui.

Ripete per l’ennesima volta, ignorando le mie parole. Scuoto la testa, chinandomi su di lui e liberandogli la fronte dai capelli arruffati prima di prendergli il viso tra le mani, cercando di attirare la sua attenzione.

- Lasciati aiutare – continuo – lasciati tirare fuori da tutto questo. Puoi farcela, io so che puoi farcela. Reagisci, ti prego reagisci, e combatti con tutte le forze. Non sei solo, io sono qui con te e affronteremo questa battaglia insieme, ma tu devi combattere. Combatti Christian, combatti e non ti arrendere mai, altrimenti perderai me e i bambini per sempre. Perderai la tua famiglia, è questo che vuoi?

Lo supplico con lo sguardo ma i suoi occhi sono di nuovo assenti, come se pensassero ad altro. Come se si trovasse a chilometri da qui, in un’altra dimensione.

- Quello che voglio è che tu sparisca dalla mia vista – sibila poi a denti stretti – e mi lasci finalmente in pace. Non ti sopporto, il solo guardarti mi da il voltastomaco, e vuoi sapere perché? Perché sposarti è stato il più grosso errore della mia vita, e non ho passato un solo giorno senza pentirmi amaramente di averlo fatto. Vorrei solo tornare indietro e non averti mai conosciuta!

Mi rialzo lentamente in piedi, allontanandomi da lui istintivamente e cercando con tutta me stessa di non dare peso a quelle orribili parole. Non devo prendermela, so che non pensa sul serio quello che ha detto. Non è in sé, non è lui a parlare, ma solo il suo bisogno di prendersela con qualcuno. Ma allora…perché continua a fare così male tutte le volte?

- Ti diverti così tanto a ferirmi in questo modo – dico dopo un lungo momento di silenzio, ritrovando improvvisamente la voce – a spaventare inutilmente i tuoi figli solo per…

- I miei figli, già – mi interrompe, sarcastico – e come posso essere sicuro che lo siano davvero?

Mi sfida con lo sguardo adesso, come se volesse mantenere il punto, e per un attimo sono così sconvolta che credo di non aver capito bene.

- C…Cosa?

Balbetto infatti, incapace di dire altro mentre lo fisso esterrefatta, in un crescendo di paura e agitazione.

- Ma certo – prosegue con voce incera, e mi accorgo che le sue mani tremano – mi hai incastrato con la scusa dei bambini per costringermi a sposarti, non è così? Avanti, dimmi da chi hai avuto quei piccoli bastardi che continui a definire miei, quanti te ne sei scopata prima di mettere piede su quest’isola e continuare ad aprire le gambe praticamente con qualunque essere umano di sesso maschile respirasse…

- Basta così – lo incalzo, fuori di me – non ti permetto di insultarmi in questo modo! Come puoi solo pensare che i bambini non siano figli tuoi? Come puoi parlarmi così quando sai benissimo che in tutti questi anni non ho mai smesso di pensarti, nemmeno per un solo istante? Che tu, soltanto tu sei l’unico uomo che sia mai riuscita ad amare davvero nella mia vita? Per l’amor di Dio Christian, sto solo cercando di aiutarti, e qualunque cosa tu possa dire o fare per impedirmelo è assolutamente inutile e fuori luogo, hai capito? Perché io non mi arrendo, non mi arrenderò mai e continuerò a lottare per tirarti fuori da questo schifo! Io ti amo, e so che mi ami anche tu perciò smettila di continuare a sostenere il contrario, di provare a ferirmi in ogni modo possibile, perché non riuscirai mai a scoraggiarmi!

- Eccola qui, la paladina della giustizia! Ti manca solo lo scettro lunare e poi puoi punire i cattivi e far trionfare finalmente il bene!

Scoppia in una risata isterica che mi fa trasalire, ma quando torna a guardarmi è talmente livido di rabbia da gelarmi il sangue nelle vene.

- Ora basta – urla con quanto fiato ha in corpo, e devo chiamare a raccolta ogni goccia di autocontrollo rimastami per non crollare – mi hai davvero stancato con le tue patetiche stronzate! Fammi subito uscire di qui, o te ne pentirai amaramente!

- No!

Ribatto, ancora una volta decisa a tenergli testa. Non mi farò spaventare da lui, non devo cedere. Per nessuna ragione al mondo.

- Ti ho detto di farmi uscire di qui, maledetta puttana!

Scuoto la testa con decisione, cercando di tenere a bada le lacrime che di nuovo premono per uscire.

- Continuare a offendermi o a minacciarmi non ti servirà a niente – dico, abbassando la voce e sforzandomi di non farmi prendere dal panico – faresti meglio ad arrenderti una volta per tutte, perché non farò mai quello che mi chiedi.

A quel punto accade tutto in un attimo: lui che si rialza in piedi, barcollando un paio di volte prima di scagliarsi come una furia contro qualunque oggetto ostacoli il suo cammino. Distrugge praticamente tutto ciò che gli capita a tiro, dall’armadio ai comodini, ribaltandoli con violenza e facendo a pezzi persino la mia specchiera, rischiando quasi di rompersi una mano e gettando in poco tempo la stanza nel caos più totale. Ci sono pezzi di vetro dappertutto e io mi sforzo di non mettermi a urlare mentre avanza precipitosamente verso di me, bloccandomi contro la parete con il proprio corpo e guardandomi come se volesse incenerirmi.

- Te lo ripeto di nuovo, Johanna – dice, la voce pericolosamente calma – fammi uscire di qui…

 

   
 
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