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Autore: Elle_95    05/12/2013    7 recensioni
Salve! Mi chiamo Felicity Smoak, tecnica di computer per la Queel Consolidated di giorno e assistente personale per Oliver Queen, alias Arrow, di notte. All’inizio, prima di iniziare quest’avventura, sapevo che ci sarebbero stati dei guai, ma in nome di tutto ciò che è giusto ho deciso di fregarmene, e sono fermamente convinta, ancora oggi, di aver preso la decisione migliore della mia vita.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Three
 
Cavolo ma chi me lo fa fare di mettere sempre tacchi e gonne?

La pioggia imperversa nelle strade di Starling City. Io, finito di svolgere i miei compiti, sto andando al Verdant a svolgere le mie ricerche sul famoso stupratore seriale che sta terrorizzando l’intera comunità femminile della città. E se devo proprio dire la mia, sta spaventando anche me.

Quanto avrei voluto non dover combattere psicologicamente con Oliver, al momento starei seduta sui sediolini in pelle di una delle auto della sua famiglia al calduccio accompagnata da Dig, mannaggia  a me e alla mia testardaggine.

Dopo aver decisamente sfidato il temporale arrivo, zuppa d’acqua, al Verdant e, senza farmi vedere, sgattaiolo al piano inferiore ed accendo tutti i computer per darmi da fare. Devo avvisare Oliver che sono arrivata qui viva e vegeta, mi ripeto come un mantra, così, in un gesto meccanico, gli invio un messaggio per rassicurarlo. Certo che potrebbe anche provvedere ad installare un impianto di riscaldamenti, qui sotto si gela. Certo, probabilmente il fatto che io sia del tutto bagnata non aiuta tanto, però con tutti i soldi che ha..

Poi mi ricordo che abbiamo degli asciugamani in un armadietto da qualche parte qui sotto e decido che, poiché ci vorrà del tempo prima che qualcuno si presenti qui, potrei anche asciugarmi con una di quelle. Mi sfilo la giacca ormai fradicia e, rendendomi conto che la mia camicetta di seta bianca mi si è incollata addosso ed è praticamente diventata un velo trasparente, mi avvolgo nell’asciugamano come in una coperta cercando di prendere un po’ di calore. Dunque, al via le ricerche.

L’uomo non è stato ancora identificato, alle autorità non è ben chiaro il motivo in base al quale sceglie le sue vittime, ma lo schema è sempre lo stesso: donne tra i 20 ed i 30 anni senza alcun apparente collegamento l’una con l’altra eccetto l’essere tutte delle ragazze normali, che lavorano ed abitano da sole. Certo così se anche spariscono, ci vuole tempo prima che qualcuno se ne accorga. Le donne vengono sedate, violentate, marchiate a fuoco come vacche da allevamento e successivamente congelate per poter preservare intatta la loro bellezza. Mio Dio questo tipo dev’essere un pazzo da manicomio.

La porta sbatte ed io mi alzo di scatto in allerta. E’ Oliver.

“Ehi, sono io. E’ tutto ok? Non volevo spaventarti.”

Solo adesso mi rendo conto di avere la pelle d’oca e non tanto per il freddo ma per il terrore di ciò che ho appena letto. Devo sembrargli una pazza.

“Figurati, è tutto a posto. Ero sovrappensiero e non mi ero accorta che fosse passato tanto tempo, quindi ti aspettavo tra un po’.”

Adesso mi guardi soltanto, con i tuoi occhi indagatori , poi cerchi di posare il tuo sguardo altrove come se fossi improvvisamente in imbarazzo, per cosa poi? Mi do un’occhiata veloce e capisco immediatamente a cosa è dovuto il tuo comportamento, nell’alzarmi repentinamente, l’asciugamano che mi copriva è caduto a terra ed ora ho il reggiseno in bella mostra. Bene, figure di merda parte 1000. Mi chino a prendere quello che ormai è diventato uno straccio bagnato e mi volto per andarne a prendere un altro asciutto, tutto ciò nel silenzio più totale ed imbarazzante di sempre.

“Prendo un asciugamano asciutto e sono da te. Ho fatto ricerche sullo stupratore di Starling City e mette i brividi.” Cerco così di spezzare il silenzio che si è creato.

“Certo. Forse dovresti fare un salto a casa a cambiarti, sei una spugna d’acqua e potresti prendere una bronchite.”

“No, non importa, mi asciugherò tra poco. Sai la neve l’adoro, ma la pioggia proprio non era nei miei programmi oggi. A proposito, che ne diresti di installare degli impianti di riscaldamento anche qui sotto? Sai io ci passo tutto l’inverno e non sto continuamente in movimento come te. Basterebbe anche una stufa.”

“E’ vero, non ci avevo pensato, ma provvederò. Allora, ora che  ti sei coperta parlami un po’ di questo pazzo malato e, aggiungerei, sfortunato dato che incontrerà presto la punta della mia freccia.”

“Come ti fai distrarre facilmente da una camicia.” Azzardo dopo aver notato che non è rimasto del tutto indifferente.

“Sai credo che uno dei miei concorsi di bellezza preferiti sia Miss Maglietta Bagnata. Ma ne parleremo un altro giorno, dunque che hai per me?”

Bene, dopo essere diventata rossa come un peperone, inizio a mostrarti tutto ciò che le ricerche hanno prodotto.

“Ok, penso che avrà vita breve, quest’uomo è un verme. Ma abbiamo troppo poco, non sappiamo dove fa quello che fa, né perché, né quando.”

Vengo catturata dal trillo del computer con un nuovo aggiornamento.

“Vorrai dire avevamo, ho una novità. Pare che l’ultima vittima sia riuscita a scappare dopo aver subito violenza. Sai abita a soli due isolati da qui, potrei fingermi una giornalista o una sponsor di gruppi femministi per avvicinarla e scoprire nuove informazioni.”

“Non se ne parla neanche Felicity. Soltanto la settimana scorsa ho dovuto tirarti fuori dalle grinfie di un altro pazzo e tu pretendi di metterti di nuovo in pericolo? Spero tu stia scherzando.”

Eh no caro, questa questione mi sta particolarmente a cuore e non ho intenzione di arrendermi seduta stante.

“Oliver non è un’assassina, non è lei lo stupratore pazzo che si aggira per la città. E poi sarà semplice estorcerle qualche dettaglio parlandone da donna a donna. Ti prego, fammi provare. Potresti sempre venire anche tu e camuffarti e mi terresti sempre sott’occhio. Non è una proposta irragionevole Oliver.”

“Hai ragione, non lo è, ma mi sembra più adeguato controllare lei e i suoi spostamenti, chi le ha fatto del male potrebbe volerlo fare di nuovo per rimediare al suo errore, chiudere la questione insomma. Con lei  non è stato attento e il suo schema non è stato completato.”

“Ok, potresti anche avere ragione, ma nel frattempo ci darebbe qualche informazione in più e potremmo trovarlo prima che colpisca qualcun altro.”

“Felicity ho detto di no, basta. La questione è chiusa. Chiama Diggle e informalo di tutto e di tenere sotto controllo la donna.” Affermi risoluto come se la mia richiesta ti sia entrata da un orecchio ed uscita dall’altro.

“Ma..” provo ad obbiettare, ma mi ammonisci con uno sguardo secco.

“Bene, come ti pare. Allora credo che seguirò il tuo suggerimento. Se permetti vado a casa a farmi una doccia calda. Tornerò tra un paio d’ore.”

Dico con aria delusa. Prendendo le mie cose e buttandole nella borsa a come capita. Ripongo l’asciugamano sul la sedia ed afferro la giacca. Faccio per andarmene, ma tu mi sfiori la spalla per farmi girare verso di te. Reclami il mio sguardo ed io ti accontento. Accarezzi una ciocca bagnata dei miei capelli sciolti provocandomi un delizioso brivido dietro la schiena che mi fa socchiudere appena gli occhi. Poi inizi a parlare in un sussurro.

“Ti prego, Felicity, non essere arrabbiata con me. L’unica cosa che voglio è che tu stia al sicuro. Non ho più alcuna intenzione di metterti in pericolo, ci siamo già passati, più di una volta, e non è stato piacevole. Sono stato a tanto dal chiederti di andare via di qui, di uscire da questa mia vita oscura e di non rientrarci più, ma me l’hai impedito e, dopotutto, senza di te il nostro team non esisterebbe. Ti prego di scusarmi se alcune volte mi mostro strafottente e poco indulgente alle tue richieste, ma lo faccio soltanto per te, per proteggerti.”

La tua confessione mi fa tremare le gambe, sapevo che tieni a me, ma non immaginavo in maniera così profonda. Per te sono importante, e per certi versi indispensabile, e saperlo mi fa sentire al settimo cielo.

“Non hai niente da farti perdonare Oliver, ma ti ringrazio per quello che hai detto. Chiariamo, non ho alcuna intenzione di andare via e lasciare te e Dig in balia del caos, però vorrei anche che sapessi che non sono così facile da distruggere, e, se non avessi la forza di combattere, non credi che mi sarei arresa già da tempo? Questa cosa con te è probabilmente la cosa migliore che potesse capitarmi, posso aiutare le persone nel mio piccolo, posso aiutare te ed esserti vicina, e questo mi basta. Non potrei chiedere di meglio, davvero.”

Sussurro l’ultima parte mentre un lieve rossore si fa vivo sulle mie guance.

E siamo a quota due nelle dichiarazioni della giornata. Sembra che sia proprio arrivato il momento di dileguarsi. Così interrompo l’idillio con un leggero colpo di tosse. Ti allontani, perché sì, pian piano ti eri avvicinato sempre di più mentre parlavamo.

“Vado. Tornerò più tardi.”

“Sì, certo. Non dimenticarti di chiamare Diggle.”

“Non preoccuparti, gli manderò un messaggio dal taxi.”

“Taxi?”

“Sì, non so se lo sai ma odio con tutta me stessa i mezzi pubblici e non ho alcuna intenzione di bagnarmi ancora di più quindi taxi.”

“Lo sai vero che potresti avere un passaggio se solo lo chiedessi?”

“Non voglio disturbare e poi basterà uscire in strada e chiamarne uno, non ci metto niente.”

“Come vuoi, sei sempre così testarda.”

“A dopo.”

Mi avvio verso l’uscita e dopo poco sono in strada. Cammino per un po’ dato che ha smesso di piovere, poi un taxi accosta proprio vicino a me.

“Un passaggio signorina?”

“Sì, grazie. Verso il centro tra la 13esima e la nona.”

“Certo, come no. Tieniti forte bellezza, ti farò fare un giro che difficilmente dimenticherai.”

Detto ciò i finestrini e le sicure si chiudono, così come il vetro che separa la cabina del guidatore dai sedili posteriori e, prima che un gas verde si propaghi nell’ambiente che mi circonda, riesco a malapena ad inviare un messaggio ad uno degli ultimi destinatari. Poi solo il buio.
 


Sono intento ad allenarmi mentre Dig, appena entrato dalla porta si avvicina per informarsi sulle novità. Felicity non lo ha ancora informato. Strano, mi dico. Gli faccio brevemente il resoconto delle ricerche  effettuate e poi vengo distratto dal cellulare che emette un trillo, segno che è appena arrivato un messaggio. Sbianco immediatamente ed il telefono mi cade da mano andando a sbattere a terra. Così facendo catturo l’attenzione del mio amico che mi chiede immediatamente spiegazioni.

“Oliver che c’è? Cos’è successo?”

L’unica cosa che riesco a fare è indicargli il cellulare ormai al suolo e ad accennare un “Leggi”
Lui fa come gli ho detto ed improvvisamente la sua espressione diventa la copia spiccicata della mia.
Un AIUTO lampeggia sullo schermo. Mittente: Felicity Smoak.
  
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