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Autore: AnonimaKim    05/12/2013    2 recensioni
Ciao... sono AnonimaKim!
(Ma sì, idiota! Non lo devi dire ogni santissima volta!)
Ho intenzione di riproporre (Quindi riscrivere...giusto?) una mia storia (Penosa!) cancellata successivamente per motivi che, no, non me li ricordo più! (Non interessa niente a nessuno!). Dal capitolo 3:
"Possibile che tutto si fosse ridotto ad un solo misero istante?
Solo due misere parole, pronunciate in un unico sospiro.
Ogni battito del suo cuore, era puro dolore.
Ogni respiro tra le sue labbra, era pura frustrazione.
Ogni tremolio del suo corpo, bramava di pronunciare quelle parole, e di mettere fine a tutto.
Il ragazzo alzò lo sguardo, la freddezza dei suoi occhi si scontrò con il grande calore di quelli della ragazza, in un'istante infinito.
Poi strinse la presa sul suo polso, guardandosi bene da non farle del male, poi, finalmente, parlò:...
-"Mi dispiace"-
AU. (Duncan/Courtney!)
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Piccolo Angolino Anonimo Improvvisato!

Scusate!

Niente note d'autore, semplicemente per il fatto che ho ripubblicato il capitolo cinque perché avevo notato una marea di errori in quello pubblicato precedentemente...ma taaaaanti errori O.o

Perché nessuno mi dice nulla!?

Scusate ancora! ^.^

AnonimaKim


Ciò di cui hai bisogno

 


Tirò un altro sospiro, prima di allontanare lo sguardo dalla superficie chiara del tavolo e rivolgere i suoi occhi oltre la vetrata che si affacciava sulla strada.

Dopo che Courtney aveva chiuso la chiamata con probabilmente una delle ragazze con cui era venuta quella sera, dicendole velocemente che si sarebbero incontrate poi fra un oretta lì davanti per tornare a casa, era calato in più completo e totale silenzio.

Sarebbe stato decisamente più facile, pensava lui nervosamente, se solo avesse avuto una minima idea di come comportarsi.

Si sforzava inutilmente di riportare nella sua memoria una qualsiasi occasione in cui avesse preso un caffè con una ragazza, ma ovviamente, non gli venne assolutamente in mente nulla.

Ma tanto lo aveva capito che pensare gli stava facendo venire solo un gran mal di testa, e quella stupida sensazione che aleggiava come un'ombra sopra la sua... le loro teste, poco gli piaceva davvero.

Gli occhi azzurri del ragazzo scrutarono furtivi l'espressione apatica della ragazza di fronte. Sorrise appena, neppure troppo convinto.

Beh, almeno – pensava – non è più arrabbiata.

Ma si domandò, senza però cercare la risposta, il reale perché di tutto questo:

Perché gli premeva così tanto sulla coscienza il fatto di essere perdonato?

Non se lo spiegava, sinceramente, e il solo pensarci gli faceva venire un gran mal di stomaco.

-”Ricordo male o... erano verdi?”- il ragazzo sussultò appena, voltandosi lentamente verso la ragazza seduta tranquilla davanti a lui. Duncan socchiuse appena gli occhi confuso, scrutandole il volto, senza capire di preciso a che cosa si stesse riferendo.

-”Hmm?”-

Courtney distolse appena lo sguardo, con un sospiro incerto, poi con un cenno del capo alluse alla sua testa.

-”I tuoi capelli. Mi sbaglio, o erano verdi?”-

Il ragazzo si passò una mano fra i capelli neri e rosso sangue prima di capire esattamente di cosa lei stesse parlando.

-”Già”- rispose lui con un lieve sorriso.

-”Ogni tanto mi piace cambiare”-

Il ragazzo fece appena in tempo a finire la sua piccola frase prima che il suo contatto visivo con la castana fosse interrotto dalla donna che, aggraziatamente, aveva poggiato proprio davanti a loro due tazze di caffè. La cameriera si alzò poi in piedi, il volto maturo solcato dalla stanchezza si illuminò con un sorriso dolce e comprensivo. Duncan mise da parte lo sventurato pensiero che, nonostante l'età più avanzata, quella donna le ricordasse vagamente sua madre.

-”Ah!”- sospirò la donna teneramente, rivolgendo rapide occhiate ai due giovani. Distrattamente, Courtney afferrò una o due bustine di zucchero dal cestino di vimini al centro del tavolo, alternando lo sguardo imbarazzata da lui alla donna. Duncan, dal canto suo, osservava la cameriera con un sopracciglio alzato, vagamente confuso e segretamente teso, giocherellando con una bustina di zucchero bianco con le mani.

Poi la donna sorrise, tornandosene al bancone con un sospiro sognante.

-”Ah! L'amore... com'è bello l'amore”- borbottò fra sé e sé mentre i due ragazzi, entrambi consapevoli delle parole pronunciate così ingenuamente dalla donna, abbassavano lo sguardo nel tentativo di celare i propri occhi a vicenda. La ragazza versò una bustina di zucchero nella sua tazza, mescolando poi apparentemente pensierosa il contenuto amaro. Duncan fece lo stesso, non curante del fatto che metà contenuto zuccherino della bustina non fosse caduto esattamente nella tazza, spargendosi sul piccolo piattino di ceramica azzurra. Courtney sorrise, furtivamente, giusto per non mettersi le mani fra i capelli e sospirare esasperata.

Il ragazzo scosse appena la testa, come per cancellare qualche assurdo pensiero che si stava facendo largo nella sua testa, osservando distratto il riflesso dei suoi occhi chiari nel denso liquido marroncino chiaro che emanava un profumo a dir poco invitante.

Molto invitante.

Già... come lei.

Il ragazzo osservò furtivamente, con uno sguardo vagamente incuriosito che lasciava intravedere un cipiglio di serietà, le fragili e deboli espressioni che comparirono sul volto della giovane ragazza nel giro di poco meno di un minuto. Si portò una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio sinistro perché non le intralciassero il semplice gesto di portare quella piccola tazza alla bocca, poi elegantemente, bevve cautamente un piccolo sorso di caffè. Duncan non poté fare a meno di pensare a quanto fossero davvero belli e interessanti i suoi capelli: sembravano, quasi per ironia della sorte, una dolce cascata di cremoso caffè nero accompagnato da alcune gocce di dolce vaniglia. Seguì con gli occhi ogni loro piccolo ondeggiamento, poi tornò a soffermarsi per qualche istante sulla delicata scollatura del vestito. Non era eccessiva, quel che bastava per catturare la sua attenzione; era piacevole, non era volgare e rendeva meritata giustizia al suo corpo. Il ragazzo ignorò gran parte di tutti gli altri pensieri che avevano cominciato a dargli il tormento, definendoli quasi inutili e sconvenienti in una situazione così delicata. Infondo, pensava con quel suo ghigno malizioso, ci sarebbe stato poi tutto il tempo se solo avesse sistemato le cose.

Courtney nel frattempo sembrava essersi accorta del suo sguardo furtivo, rispedì indietro uno sguardo vagamente rimproverante e serio, fulminando il ragazzo con occhi giudiziosi. Ma, sorprendentemente, sembrò volontariamente lasciar cadere l'argomento; sospirò e distolse in seguito lo sguardo, come cimentata in una sua qualche riflessione.

Duncan non era sicuro se quello fosse stato un buon segno, ma lasciò comunque che lei fosse la prima a parlare.

-”Perché?”- il tono freddo e serio della ragazza fu l'unica cosa che gli fece pensare che quella domanda non fosse stata posta da un sua qualche voce interiore.

Già... anche lui si stava interrogando sulla stessa identica cosa.

Tuttavia, provò a prendere tempo per poterle dare una vera risposta.

-”A cosa... ti riferisci di preciso?”-

Lei sorrise appena, guardandolo ancora con gli occhi color onice. Un sorriso, a dir la verità, al quanto scettico e indagatore.

-”Mi prendi in giro, Duncan?”- mormorò poi pungente, assottigliando lo sguardo. Il ragazzo ricambiò lo sguardo per qualche istante poi, accorgendosi di non riuscire a contrastarlo, lo distolse semplicemente con aria turbata. Courtney sospirò rassegnata e quasi colma di stanchezza, sovrappensiero prese a girare il caffè rimasto con il cucchiaino, osservando senza riporre eccessiva attenzione la dolce schiuma bianca sulla superficie. Lui, assicurandosi prima che la ragazza non lo stesse più osservando, tornò a scrutare il viso teso e nervoso dell'ispanica. Lei si morse appena il labbro, nel tentativo di scaricare tensione e forse in quello si scegliere accuratamente cosa dire.

-”Tutto questo... Perché?”- dopo aver appena udito le sue parole, Duncan cominciò a torcersi le mani quasi come se quella tensione fosse stata trasmessa dal corpo della ragazza al suo con la semplice forza del pensiero. Sospirò di nuovo, socchiudendo appena gli occhi e senza alzare lo sguardo.

-”... Insomma, troppo mi hai fatto passare e...”- storse appena le labbra, in difficoltà.

-”Ce la sto davvero mettendo tutta ecco, solo che non riesco a comprendere il vero perché di tutto ciò...di tutto fra di noi”- poi lo fulminò con un occhiata fugace che rimbalzò subito indietro, provocandole un'inspiegabile rossore sulle gote. Anche lei sembrava essersi accorta di tale reazione, e presa di nuovo da quella sua acidità e freddezza, sembrò farsi coraggio a non dimostrarsi debole. Alzò la testa, guardò il ragazzo dritto negli occhi azzurro ghiaccio e alzò appena la voce, improvvisamente più sicura di se.

-”Voglio dire... mi hai sempre detestata, presa in giro, umiliata! Ma avevi almeno un valido motivo per rovinarmi un intero anno di vita?! Perché io, sinceramente Duncan, non sono mai riuscita a spiegare perché tu provassi così tanto odio nei miei confronti!”-

La ragazza era ormai scattata, la voce era compressa di rabbia e rancore represso mentre nei suoi occhi si levava una scintilla quasi disperata, come se da un momento all'altro potesse scoppiare a piangere.

Duncan non sapeva esattamente come ricambiare lo sguardo, la sua bocca sembrava incapace di muoversi e ogni minimo muscolo del suo corpo sembrava paralizzato.

Negli occhi di Courtney aveva visto il suo riflesso.

Confusione, rabbia, frustrazione.

Abbassò lo sguardo, rivolgendolo oltre la vetrata, oltre la strada, oltre tutto, perdendosi in quei ricordi orribili che avrebbe di gran lungo preferito rimanessero nei meandri della sua memoria.

Possibile che nel suo passato l'avesse odiata tanto?

Come poteva lei essere stata oggetto di tanto risentimento?

Il ragazzo sapeva che lei si meritava una risposta, ma il fatto era...che non sapeva spiegarlo neppure a se stesso. Era sempre stato facile agire in modo impulsivo, ma perché quando tornava indietro sulla sua strada, si rendeva conto che tutto era sbagliato?

Spiegami perché so solo fare a pezzi la mia vita

Quelle parole sussurrate sembravano racchiudere la sua più sconfinata frustrazione.

Ma serviva quella ragazza per poter accendere questo dubbio nella sua anima?

Come diamine era stata in grado lei, con così poco, di mettere in discussione tutto ciò che lui aveva creduto di essere fino a quel momento?

I suoi pensieri vennero distratti, per un solo istante, dal tremolio del suo cellulare nella tasca destra dei jeans. Si accigliò appena, ma decise senza preoccuparsene di lasciar perdere, forse pensando si trattasse solamente di una facilmente ignorabile telefonata del suo amico Geoff.

-”Non lo so...”- sussurrò in un mormorio flebile, susseguito da un leggero sospiro. Lei sbuffò appena, distogliendo lo sguardo da lui e abbassando leggermente lo sguardo:

-”Mi rassicura molto stare con una persona che non sa perché fa le cose”- borbottò sottovoce, quasi come se il suo piccolo commento non lo riguardasse. Duncan, tuttavia, non riuscì a reprimere un debole sorriso, sollevato in parte che quel momento di tensione fosse stato anche solo lievemente accantonato.

-”Purtroppo l'aggettivo “Affidabile” non rientra nei miei canoni”- ridacchiò lui con una punta di sarcasmo, soddisfatto forse di essere riuscito a strappare anche solo un debole sorriso alla ragazza. Poi, improvvisamente, si fece di nuovo serio e sospirò, portandosi goffamente una mano dietro al capo.

Che cazzo di situazione!

-”Ascolta Court...io...”- un altro sospiro, mentre gli sbigottiti occhi della ragazza erano intenti a scrutare il suo viso. Duncan socchiuse gli occhi, poi allontanò lo sguardo da lei.

-”Mi dispiace. Mi sono comportato male in passato nei tuoi confronti e quel che è peggio... è che non lo so neanche il perché. E tu, ecco, ne avresti anche tutto il diritto ma... Beh, sì io... Suppongo che sia stato il rancore a proposito di quello che è successo tempo fa con... con Jinn e... beh... oppure il semplice fatto che...”-

Il cuore del ragazzo sembrò fermarsi improvvisamente.

Si accigliò, gli stessi polmoni sembrarono contrarsi nel suo petto impedendogli di respirare. Socchiuse le labbra, lasciando che quel pensiero tramutasse in parola senza che neppure potesse rielaborarlo:

-”Il... il semplice fatto che eri... diversa”-

Lei, confusa e vagamente stupita, sgranò appena gli occhi socchiudendo le labbra. Lo sguardo vagò per qualche istante lontano da lui, poi prendendo coraggio, deglutì nervosamente decisa a porre quella domanda:

-”Diversa?”-

Duncan, senza alzare il capo, annuì leggermente con la testa lasciandosi poi sfuggire un veloce sospiro.

-”Io penso che... forse...”- il ragazzo si morse fugacemente il labbro inferiore, tentando forse in qualche modo di scaricare tutta quella frustrazione.

Accidenti, come odiava sentirsi così debole.

-”Beh... tu non eri... ecco...”-

-”Interessata a te?”-

La voce docile e calma della ragazza ruppe i suoi pensieri, squarciando di una luce intensa la sua mente come un fulmine in una notte oscura. Alzò di scatto gli occhi verso di lei, facendola sussultare leggermente, poi sul suo viso comparve un'espressione rivelatrice.

-”Già...”- ammise solamente, stupito oltremodo di tutti i suoi pensieri.

Era dunque davvero per questo che aveva servato rancore nei suoi confronti?

Gli sembrava impossibile, eppure ciò sarebbe stato in grado di dare una risposta a tutti quei comportamenti per cui, fino a quel momento, le sue domande non avevano avuto risoluzione.

Lei, la ragazza che lui aveva sempre definito impossibile

Impossibile, impossibile per lui. Courtney era l'eccezione della sua vita, era la persona che in assoluto lo aveva fatto sentire più debole.

Perché si sentiva debole, fragile in sua presenza, come se in quel momento tutti i pensieri che gli affollavano la mente fossero solo per lei, come se tutti i frivoli valori di cui lui amava vantarsi improvvisamente fossero ridotti a nulla. Si sentiva a disagio, non si sentiva più se stesso. Si chiedeva solamente chi fosse lei per farlo sentire in quel modo così orribile*[1].

-”Perciò... era vendetta”- mormorò, poi aggiunse con un filo di insicurezza:

-”O meglio... una cosa del genere”-

-”Più o meno”-

La ragazza sospirò, vagamente infastidita da quella sua risposta che pareva disinteressata. Assottigliò lo sguardo su di lui, stringendo fra le mani la circonferenza della tazzina di ceramica azzurra.

-”Speravo solo che ci fosse un motivo più valido, sinceramente, del semplice fatto che non mi interessavi”-

Duncan sorrise appena, aveva notato con sollievo una punta di sarcasmo e ironia nel tono di voce della ragazza. E, inoltre, quel piccolo insignificante dettaglio nella sua frase non era di certo sfuggito al suo orecchio.

-”Beh, allora... ora posso rimediare, non credi?”- alludendo appena a ciò che la sua mente aveva elaborato della sua precedente frase, il ragazzo non tardò a rinfacciarglielo*[2].

La ragazza scosse la testa e , colta da un nuovo incomprensibile rossore sulle gote, sgranò appena gli occhi portando le mani proprio davanti a lei. Era evidente che la castana aveva compreso il grave errore fatto nella sua precedente frase, ma per il momento preferì non cadere nell'argomento.

-”Sai, ho l'impressione che tu non sappia spiegarti la maggior parte delle cose che fai, Duncan”- abbassò appena la testa, mescolando pensierosa il caffè oramai tiepido nella sua tazzina. Poi lo fulminò velocemente con lo sguardo, accusatoria.

-”Ora, ti sto parlando seriamente: mi sto sforzando di scordarmi appena per un solo momento di tutto ciò che mi hai fatto solamente per cercare di capire che cosa c'è in te che non va...”-

-”Nulla in me non va”- rispose lui, tornando improvvisamente serio.

-”Ne sei certo? Mi sembra di averti chiesto appena una mezzoretta fa perché mi avevi aggredita, e mi sembra allo stesso modo che tu non abbia saputo rispondere”- Courtney portò la tazza alla sua bocca e sorseggiò ancora un po' del suo caffè. Il ragazzo poggiò il gomito sul tavolo, sfiorandosi con il dorso del dito indice le labbra avvolto in qualche pensiero lontano: la castana non aveva tutti i torti.

-”E... quella cosa che mi hai detto... Duncan...”- gli occhi della ragazza si addolcirono improvvisamente, penetrando come un pezzo di carbone ardente negli occhi gelidi del ragazzo.

-”Penso davvero che tu sia convinto che la tua vita sia perfetta, hai tutto ciò che vuoi ma... sei davvero sicuro di avere ciò di cui hai bisogno?”-

Duncan si congelò sul posto, raggelato nella sua posizione, i suoi occhi fissavano il vuoto come se stesso guardando al suo stesso interno. Perso nello sguardo premuroso della ragazza davanti a lui, qualcosa sul fondo della sua anima cominciò a pulsare.

Possibile che non avesse mai avvertito quel vuoto che si celava dentro di lui?

Possibile che non si fosse mai reso conto della sua solitudine?

Possibile che dentro di lui ci fosse qualcosa di sconosciuto perfino a se stesso?

Possibile che una sola ragazza potesse mettere in discussione tutto ciò in cui aveva creduto fino a quel momento?

Abbassò lo sguardo, mentre il suo telefono vibrava per almeno la settima volta. Si sentiva così debole, così atterrito, e non potendo mettere in discussione le parole di Courtney aveva persino vergogna ad alzare la testa. Così, cercando una disperata via di fuga, infilò velocemente la mano nella tasca destra dei suoi Jeans e ne tirò fuori il sue cellulare.

Duncan osservò il display, sollevando appena un sopracciglio perplesso:

 

12 chiamate perse_Helen

1 messaggio_ Helen


L'aveva chiamato altre volte, ma lui sembrava non averci fatto caso. Dodici volte? Perché avrebbe dovuto chiamarlo dodici volte? Così aprì il messaggio, con un volo di timore infondo all'anima.

Parola per parola.

Lettera per lettera.

Aveva l'impressione che dentro di lui fosse calato il silenzio, e che il suo cuore di pietra stesse rischiando di spaccarsi.

Solo una frase sembrava risuonare senza sosta, come un terribile eco mortale:

 

...Ciò di cui hai bisogno...

 

 

*[1] = Aww!! Duncan, questo si chiama “Amore” ^.^ E' innamorato e non lo sa, che dolce!

* [2]= Ahah, Courtney ha detto “Interessavi” al passato, e non “Interessi” al presente. Duncan se ne accorge e per questo sogghigna, tutto qui :)

  
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