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Autore: RCarson    06/12/2013    2 recensioni
Slash | Rating Variabile | Fluff | Sterek | Raccolta
Derek è tornato a Beacon Hills con le mani sporche di sangue, ed è incominciato tutto così. Sono passati cinque anni e adesso tocca imparare a convivere con il fatto che un lupo mannaro può morderti, ma anche marchiarti.
Raccolta di future!fic su Derek e Stiles.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il ragazzo con l'uroboro tatuato - 1. La macchinetta del caffè
Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Cora Hale.
Pairing: Derek/Stiles (Sterek).
Conteggio Parole: 825(Word)
Avvertimenti: leggero angst, slash, future!Fic
Rating: Verde - Pg

Il ragazzo con l'uroboro tatuato
02. La macchinetta del caffè

C’è una macchinetta per il caffè sul mobile basso della cucina. È piena di polvere di caffè, acqua, speranza e sogni. L’unica persona che sa approntarla è da poco uscita di casa, l’altra è andata via qualche giorno prima e non tornerà se non fra un mese. La guardi consapevole che tu, quella macchinetta, non saprai mai usarla per davvero, perché il caffè è una cosa che richiede tempo e tu non hai pazienza. La guardi con la bocca impastata e gli occhi appannati dal sonno. Il tasto dell’accensione è inceppato – è vecchia, pensi, nonostante i suoi due anni scarsi. Il maglione che usi per dormire è ruvido contro la tua pelle, ha lo stesso odore delle lenzuola del letto. Devi lavarle, ma non credi di aver usato una lavatrice negli ultimi trent’anni – e ne hai trenta, il che ti fa pensare. C’è stata la mamma, tua sorella, la tua donna delle pulizie e poi c’è stato lui, la sua voglia di fare e la sua abitudine di prendersi cura di qualcuno.
 
C’è una macchinetta per il caffè sul mobile della cucina e fa un rumore sordo, appena udibile, ma ti sembra così forte da farti innervosire. È piccola, quando l’avete comprata sulla scatola c’era scritto Una Tazza, ma l’avete presa lo stesso perché veloce e una tazza è troppo piena se ce la svuoti dentro; si può bere in due. Per due bastava, perché rubarsene un po’ a vicenda era solito, simpatico e faceva sorridere voi e chiunque vi fosse attorno – anche se il tuo caffè è zuccherato per addolcire la vita e il suo amaro per prepararsi alle cose brutte che possono succedere.
 
C’è una macchinetta per il caffè sul mobile della cucina, è bollente ed esce del fumo fitto. Nella tazza ci sono due cucchiaini da tè di zucchero di canna, quello bianco è finito ma la spesa tu non la sai fare.
“E a cosa ci serve lo zucchero bruno, adesso? Tu vuoi quello bianco e per i dolci non lo uso mai!”
Ti sembra di sentirlo parlare dall'altra stanza, il ricordo delle sue grida è ovattato nella tua testa, un po’ per il sonno, un po’ perché, nonostante sia successo non più di due settimane fa, il ricordo ti sta scappando dalle mani, coperto dai suoi baci umidi di lacrime la sera della partenza.
“Sta’ attento a lei.” Aveva detto, fra un bacio e l’altro, guardando verso il tuo fuoristrada parcheggiato lì accanto. Tu l’avevi baciato con calma, mantenendo le lacrime e l’avevi guardato mentre andava via, entrava in stazione. Quando non eri riuscito più a riconoscerne la sua sagoma nella folla eri tornato alla tua macchina a passo veloce, per non sentire il freddo entrare nelle ossa. Dopo essere entrato e esserti guardato intorno, il mondo era un po’ più vuoto e un po’ più pesante.
“Così è andato via, ah?” L’intreccio della crocchia che aveva in testa faceva sì che tu non riuscissi a guardarla negli occhi.
“Mi ha detto di prendermi cura di te,” avevi sussurrato assente, mettendo il moto l’auto.
“Ha la mia età ed è come se avesse la tua”.
 
C’è una macchinetta per il caffè pronta, sul mobile della cucina. Cora l’ha approntata pensando che non saresti mai stato capace di farlo, nonostante fosse in ritardo ed avesse lezione poco dopo. Ci sono i suoi capelli ovunque per la casa, i suoi appunti e le sue cose, nonostante la sua voglia di fare e il suo senso di responsabilità. Alcune puzzano di estratto di vischio e sorbo selvatico; tenta di nasconderne l’odore quanto più può, ma saresti capace di sentirlo anche se lo coprisse con qualunque altra cosa. Ti mordi le labbra e riempi la prima tazza che ti capita a tiro.
 
C’è una macchinetta per il caffè mezza vuota sul mobile della cucina e hai una tazza calda nelle mani. La casa è buia, fredda e dovresti fare il letto, ma lo farà lei quando torna e non ti interessa. Bevi un sorso di caffè accorgendoti che lo zucchero bruno gli dà un sapore caramellato e ti piace quasi di più di quello bianco che c’è sempre stato in casa. Mentre bevi un altro sorso, entrambe le mani a coppa sulla sua tazza con scritto We do not sow suona il telefono, in uno squillo così forte che non credi di aver mai sentito.
Poggi la tazza accanto alla macchinetta e ti avvicini al tuo cellulare, c’è un graffio sullo schermo e lo rende grigiastro. Non guardi il numero, non ti interessa poi così tanto.
“’onto?” biascichi.
“Ho firmato il contratto, lupo cattivo. Faccio ufficialmente il ricercatore al MIT”.
“Non è un posto fisso.” Sorridi nel sentire la sua voce così fresca quando la tua ancora suona di sonno.
“Non è possibile a trent’anni svegliarsi alle undici del mattino, sai? Buongiorno, Derek.” Il telefono rende la sua voce più alta e metallica, ma è lo stesso piacevole appena svegli.
“Buongiorno Stiles, il caffè profuma di te.”


 
fin.
Io penso solo di dover ringraziare tutti per l'affetto adorabile, per le seguite, i mi piace, le preferite e tutto tutto tutto. grazie davvero <3
In ogni caso, questa è un'altra flashfic sui miei bambini, è evidentemente precedente alla prima, ma ci sono dei semi che verranno approfonditi più avanti. 
Spero vi piaccia, devo dire che mi piace particolarmente
Grazie per chi legge, ha letto o commenta o qualunque cosa <3 grazie grazie grazie!
Ross.
   
 
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