Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Morg    11/11/2004    0 recensioni
Breve racconto autoconlcusivo scaturito dalle turbe emotive dell'autore. È solo uno sfogo, prendetelo in quanto tale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fiamme eterne e inesorabile dannazione.
I suoi occhi allucinati e screziati di nebbia, dall’oblò delle orbite scavate nel cranio ingiallito, non fissavano
che un fosco, impenetrabile oceano di brumosa quiete sepolclare.
Le catene della perdizione, pesanti e fredde come il glaciale inverno che stringeva in una morsa fatale le sue
viscere depravate, cingevano i suoi polsi macilenti, ricadevano sul suo esangue torace, e impedivano alle sue
membra marcescenti anche il più insulso movimento.
Persino le sue fauci libidinose avevano smesso di schiudersi per implorare invano la pietà di un’alba che, ne
era sicuro, non sarebbe mai giunta a guarire la lenta degenerazione del suo spirito. Ora erano colme di
improperi, destinati ad entità senza volto e nome, e invase da grumi di sangue secco e dalle carcasse
di qualche molare putrefatto.
Il suo corpo consunto era martoriato da piaghe e da squarci, provocati dagli innumerevoli, acuminati
frammenti delle sue ambizioni e dei suoi sogni, sparsi al suolo e misti a fetido vomito, spezzati senza pietà
alcuna dagli esiziali artigli delle chimere che amava così tanto inseguire. Ah, quali ammalianti e seducenti
bestie erano, prima di rivelare la loro vera natura, disgustosa e ributtante.
Fiotti di sangue sgorgavano copiosi da quelle ferite, insozzando il pavimento, già lurido e insudiciato da un
marasma di fluidi corporei.
Urina, saliva, o vomito. Chi avrebbe potuto stabilirlo con certezza in mezzo a un simile putridume raggrumato?
La sua pelle, di un soffice bruno ramato, era divenuta livida e squamosa, immersa in quel mare di aberranti
oscenità e di vischiosi liquami. Lordura di ogni genere infestava tutte le cavità e le fessure delle sue carni
perverse e corrotte. Ratti impestati leccavano la sporcizia annidatasi nelle unghie e nelle orecchie
con bramosia disgustosa, come baccanti ebbre di vino che celebrano un rito orgiastico in nome di qualche
divinità agonizzante nella polvere dell’oblio.
Gli irrequieti fantasmi dei buoni sentimenti, seppur deturpati e insudiciati dai vizi e dalle perversioni più
mostruose, si agitavano ancora tra gli spasmi rivoltanti, come opulenti vermi brulicanti e chiassosi che
suggevano la sua umanità fino ad ingozzarsi, per poi esplodere in un tripudio di budella e sangue lordo.
Gli ideali per i quali aveva vissuto e combattuto strenuamente gli sfolgoravano davanti agli occhi spenti per
poi scomparire fugacemente, dilaniati da efferati becchi aguzzi. Anche gli avvoltoi si prendevano gioco del
suo strazio. Eccoli riapparire di nuovo, ma questa volta giacevano al suolo senza vita, con la gola lacerata;
oppure si contorcevano disperatamente, agonizzanti, sputando sangue infetto.
Tutto ciò che gli rimaneva era lo spettro evanescente di un sorriso, carico d’amore e voluttuoso.
Per un solo fugace palpito la sua croce sembrò leggerissima da trascinare, ma il rosso carnoso di quelle
labbra fallaci sfiorì rapidamente davanti al suo sguardo fiacco. Sfiorì fino a macchiarsi di chiazze nerastre,
fino ad avvizzire e a marcire come un esile, inerme campanula sotto un acquazzone di fiamme.
Il sorriso mutò impercettibilmente in un ghigno sbeffeggiante, malato e marcio fino alla più intima radice.
Sangue opaco colava lentamente da quelle fauci spalancate, tingendo ancora una volta il mondo di peccato.
La sua turpe anima aveva quasi raggiunto l’estremo limbo demoniaco, dove orde di diavoli e satanassi
gridavano smaniosamente il suo nome, ansiosi che si unisse anche lui a quella raccapricciante danza
macabra, i cui partecipanti, ubriachi delle loro stesse colpe, si azzannavano l’un l’altro, esaltandosi in
quell’orgia di sangue.
Il latrato agghiacciante di un angelo, trafitto da un pugnale, straziò il crepuscolo.
“Perdonami, Padre, perché ho molto peccato.”

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Morg