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Autore: melory_    06/12/2013    0 recensioni
-Non è splendido? Io lo trovo bellissimo.-
-Scusami.- Le sussurrò in un orecchio.
-Ciao Alex.- disse la ragazza.
~ In fondo, meno si ha, più si dà. ~
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clea si legò i rossi, lisci capelli in una coda alta, adagiò gli occhiali dalla montatura nera sul naso e si infilò i blu jeans.
Fuori nevicava, e i fiocchi dondolavano nel cielo come altalene; i tetti erano coperti dalla neve, candida e soffice, le persone che passeggiavano indossavano cappellini, sciarpe e cappotti pesanti.
Si affacciò alla finestra, appoggiando il naso e appannandola con il calore del suo respiro, venne immediatamente colpita da un uomo vestito tutto di rosso, con la barba bianca e molto lunga, mascherato da Babbo Natale.

“Sarà un venditore.” Pensò mentre indossava gli scarponcini di pelle nera.

-Clea!- gridò la mamma - sei pronta?-

La quattordicenne appoggiò il libro sul comodino e corse in soggiorno.
-Eccomi- esclamò sorridendo-possiamo andare!-
La madre prese la borsa e chiudendosi la porta alle spalle raggiunse la figlia alla macchina.
La famiglia di Clea abitava abbastanza lontano dal centro della città, in un quartiere con poche case, di cui la maggior parte villette dove i vicini si conoscevano tutti.

E ogni volta che dovevano andare a fare compere, dovevano prendere l'auto.

-Si sente aria di Natale.- Disse Clea sempre con il suo sorriso alla madre mentre parcheggiava.

Lei, a sua volta, si girò e fece un cenno affermativo con la testa: - E menomale che tra poco anche tu inizi le vacanze, eh.-

La quattordicenne non si preoccupò di rispondere, e uscì infilandosi i guanti.
Un tintinnio di campanelle echeggiava dal centro insieme ad un profumo di cioccolata calda e caffé.
La ragazza si voltò verso la madre:
-Non è splendido? Io lo trovo bellissimo.-

Lei, soffiandosi il naso arrossato dal freddo:

-Bello quanto vuoi, ma il traffico fuori città non è così meraviglioso.-

Clea sogghignò e incominciò a camminare.
La città era tappezzata di bancarelle, negozi illuminati da luci rosse, uomini vestiti da Babbo Natale e cori di donne intente a cantare canzoncine natalizie.

Ma Clea venne attratta da una cosa, era la tipica palla di Natale, quelle che quando capovolgi scende la neve.
Dentro c'era un pupazzo di neve che indossava una sciarpa rossa, un cappellino azzurro e dei rametti al posto delle braccia. Sotto di lui c'era della neve bianca e intorno delle palline più piccole.
“Lo voglio comprare come regalo per mio fratello.” Pensò socchiudendo gli occhi per esaminare meglio l'oggetto e girandolo fra le dita.

In quel momento, venne disturbata da un' altra cosa, una pacca sulla schiena, da parte di qualcuno. Si girò e d'istinto lasciò cadere la palla e vide alcuni dei suoi compagni di classe.
-Ma sei matta?- esclamò furiosa all'amica.

-Scusa, non mi ero accorta che avevi in mano quell'oggetto.- rispose alzando le spalle in modo inconsapevole.

Clea si girò, sgranando gli occhi verdi alla vista del regalo per suo fratello, ormai in frantumi, si chinò per raccoglierlo, ma il negoziante la precedette.

-Ragazzina! Ma che combini?!- Domandò arrabbiato.

A quel punto arrivò la madre che, inconsapevole dell'accaduto chiese all'uomo cosa stava succedendo: Clea le spiegò e indicò dietro di sé per far vedere alla mamma che era stata colpa dei suoi amici, ma dietro di lei non c'era nessuno.

-Clea,non c'è nessuno dietro di te.- borbottò la madre mentre inclinava un po' la testa per prendere il suo portafoglio e pagare l'oggetto.

La quattordicenne stese una mano in direzione del taccuino e con viso desolato:

-No, mamma, faccio io, il danno è stato il mio.-

Le due non si parlarono fino ad arrivare a casa e intanto Clea stringeva fra le mani quello che doveva essere stato il regalo per il fratello.

La ragazza entrò in camera sua, singhiozzando e mise il regalo sulla scrivania.

Era irreparabile, il liquido dentro la palla era caduto nella neve ed era ormai perso per sempre.

Clea chiamò l'amica:

-Grazie, eh. Sei proprio una bella amica.- e chiuse, non voleva parlare con lei.
Accumulò i vetri restanti dell'oggetto e lo buttò nel cestino sotto la scrivania, prese il suo romanzo e continuò a leggere.

Verso sera arrivò suo padre a casa, Clea saltò la cena e andò a dormire senza dire una parola, tranne qualche sorrisetto.

Il giorno dopo faceva ancora più freddo, anche sotto il piumone pesante la ragazza si mise a tremare, afferrò il cuscino e lo abbracciò stringendolo forte al viso. Era un “rito” che faceva quasi ogni mattina, poi lo lasciò andare e si alzò.
Si stropicciò gli occhi e con lo sguardo stanco si recò in bagno, vide il suo viso spento riflesso nello specchio, aveva un occhio chiuso ed uno aperto, il trucco della matita nera colato e i capelli scompigliati.

Si tolse il pigiama e andò in cucina, sua madre era fuori casa e non l'aveva avvisata, come faceva al solito quando era arrabbiata.
Una volta finita la solita routine quotidiana, anche Clea uscì. Quel giorno c'erano ancora le bancarelle come quello prima, ma il freddo costante creava una nuvoletta bianca nell'aria e la quattordicenne non aveva idea di cosa poteva essere, ma le divertiva continuare ad aprire la bocca ed espirare per farla.
“Quella laggiù è la mamma?” Pensò.
Corse verso la madre e scivolò una volta sul ghiaccio, poco se ne importò degli altri che la deridevano e la abbracciò:
-Scusami.- Le sussurrò in un orecchio.

-ah, ti voglio bene.- Le sorrise girandosi.

 

 

 

Era ormai la Vigilia di Natale e Clea era ostinata a comprare il regalo a suo fratello.
Passeggiava per i stretti borghi alla ricerca della palla con la neve, che tanto voleva. Mise le mani in tasca e sprofondò il viso nella sciarpa di lana quando avvistò la sua amica con i compagni che le avevano fatto rompere il regalo, senza volersi far vedere.

La ragazza la salutò da lontano scuotendo la mano in aria:
-Ehi! Clea!- Urlò.

La quattordicenne aumentò il passo e andò vicino a lei:

-Ciao.- disse con freddezza.
-So, che sei arrabbiata con me, ma ho una sorpresa da darti.- rispose contenta e tirò fuori dalla tasca la palla di neve.
Clea la rigirò fra le mani più volte, esaminandola. Era perfetta, uguale identica a quella che aveva scelto lei.
-Grazie- disse sorridendo.


Abbracciò l'amica e salutando anche gli altri se li lasciò alle spalle andando verso la madre.
-Mamma, ho il regalo per Alex.- e le mostrò la palla.
-Allora- si girò -andiamo a fargli gli auguri-

Camminarono per un po', finché non arrivarono.
-Ciao Alex.- disse la ragazza.
-Ciao Piccolino.- continuò la mamma.

Clea sfilò il regalo dalla tasca del giubbotto e lo appoggiò sulla pira del fratello.

Una lacrima le sfiorò il viso, mentre dei fiocchi iniziarono ad appoggiarsi sul terreno bagnandolo.

Anche la madre iniziò a singhiozzare.
Un batuffolo di neve cadde sul regalo e la madre con un movimento della mano lo tolse.

-Buon Natale, amore.- Sussurrò.

-Buon Natale, Alex.-
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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