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Autore: Lily97    06/12/2013    13 recensioni
Annie Cresta è una ragazza del Distretto 4, lo stesso dal quale proviene il bel Finnick Odair, il giovane affascinante mentore che, nei 65esimi Hunger Games, vinse all'età di 14 anni.
Lei lo ritiene un ragazzo superficiale, attaccato più alla fama e alla sua bellezza che alla vita, eppure quella è l'unica facciata che Odair lascia trasparire.
Capitol City non è un luogo che realmente assicura un totale cambio di vita ai vincitori; gli abitanti dei Distretti rimarranno sempre tali e la Capitale non mancherà mai di ricordarlo.
"Prima le signore.. Annie Cresta"
Il mondo si fermò per la ragazza. Sentiva il suo nome rimbombare nelle sue orecchie e nella bocca di tutti. Si voltò, incrociando lo guardo terrorizzato di sua sorella.
Non poteva scoppiare a piangere, non davanti a lei.
Quante possibilità aveva di vincere contro altre ventitré persone, molte delle quali letteralmente superiori a lei?
Zero.
Chi avrebbe potuto aiutarla?
Solo un nome.
Finnick Odair.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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HOLA GUYS!! 
SARETE CONTENTI NEL SAPERE CHE LA VERIFICA è ANDATA BENE DAI! 
PURTROPPO DOMANI HO QUELLA DI FISICA.. DELLA SERIE: SE NON MI SONO ANCORA BUTTATA GIU' DALLA FINESTRA ERA SOLO PER FINIRE QUESTO CAPITOLO!
COME PROMESSO, HO POSTATO IL NUOVO ENTRO DUE GIORNI! 
VI GIURO, NON VEDO L'ORA DI ARRIVARE ALLA MIETITURA! :D ....SONO UNA SADICA D: AIUTO
BEH, LEGGETE E COMMENTATE! SPERO CHE VI PIACCIA! <3

BUONA LETTURA DEI 70esimi HUNGER GAMES E POSSA LA FORTUNA SEMPRE ESSERE A VOSTRO FAVORE

 
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Sessione di combattimento





I due giorni dopo quella sera furono normalissimi, frammentati solamente dalle visite di Finnick a casa della ragazza e dalle loro uscite nel Distretto, solamente la sera.
Lui passava per farsi vedere le ferite, anche se entrambi sapevano che non era solo per quello; Mags sarebbe stata capacissima di guarirle con l'uso di qualche medicinale proveniente da Capitol City, ma il ragazzo usava qualsiasi momento libero per andare da Annie, in quanto il lunedì successivo si sarebbe svolta la mietitura e i due si sarebbero dovuti dividere per un anno intero, fino alla settimana precedente alla seguente mietitura.
Con Annie si sentiva libero, poteva essere il Finnick Odair che era stato prima degli Hunger Games.
Le parlava di qualsiasi cosa e lei ascoltava interessata, rispondeva e si apriva, raccontandogli cose che non aveva mai detto a nessuno.
La mattina di sabato Annie avrebbe avuto il turno di lavoro dalle undici alle sette di sera, ma era uso, per i Favoriti del Distretto 4, di spendere almeno due ore e mezza del sabato prima della mietitura, per allenarsi in una qualsiasi disciplina combattiva. 
Non prestò molta attenzione al rumore che veniva da sotto, ma quando si sentì chiaramente il suono di qualcosa che si rompeva, sbuffò e si alzò di scatto, maledicendo mentalmente sua sorella e la sua maldestria.
Era convintissima che lo stesse facendo apposta per farla irritare.
Andando ancora a scuola, Ocean non aveva lezioni al sabato e poteva fare quello che voleva tutto il giorno.
“Ocean! Che diavolo..?!!” urlò entrando in cucina.
Avrebbe voluto non averlo mai fatto.
La sorella era seduta sul tavolo avvinghiata a Euer, un ragazzo dell'età di Annie, che la teneva stretta tra le braccia.
Si stavano baciando, non con molta dolcezza. Anzi, sembrava proprio che non avessero altro tempo per farlo.
Appena la ragazza entrò nel locale, i due si staccarono di botto, lei impallidendo e lui arrossendo furiosamente.
Ma la reazione peggiore fu quella della sorella che, assolutamente traumatizzata, resto a bocca aperta e, alzando le mani davanti a sé, fece retro-front allontanandosi nel corridoio.
Okey. Respira.
A volte si dimenticava che Ocean aveva quindici anni e quindi era liberissima di farsi una vita sentimentale.
Ma rimaneva sempre la sua sorellina e averla colta mentre pomiciava col suo ragazzo, era troppo anche per Annie.
“Annie!” la chiamò Ocean rincorrendola.
Vederla con metà maglietta alzata e i capelli in disordine fece scandalizzare l’altra. Avrebbe tanto voluto prendere a pungi Euer, ma in realtà il ragazzo le stava davvero simpatico, quindi sarebbe stato controproducente.
“Prometti di non dirlo alla mamma” la supplicò Ocean, sistemandosi.
“Tanto lo sa che state insieme” rispose Annie non guardandola.
“Si ma non sa che noi.. che facciamo..” balbettò, rossa in viso.
Anche la sorella avvampò e le tappò la bocca. “Okey ho capito! Non ripetermelo” la pregò.
Poi rabbrividì.
Ocean la guardò male. “Ma ti prego! Smettila.. è normale. Non mi scandalizzerei se mi dicessi che tu e Finnick..” frecciò, con un’occhiata furbetta.
“Io e Finnick cosa?” domandò Annie esterrefatta.
Non pensava che davvero lei e il ragazzo stessero insieme!!?
”Perché tu e lui non..?!!” esclamò Ocean.
“NO! NO! Assolutamente NO!” ribatté Annie rossa in volto.
Ci mancava altro che si sarebbe innamorata di uno come lui!
Euer fece capolino dalla cucina, ancora un po’ imbarazzato. “Ehi Annie” la salutò, passandosi una mano nei capelli.
Lei lo salutò con un sorrisone.
Euer era un ragazzo d’oro, l’angelo del Distretto 4.
Annie era davvero contenta che Ocean si fosse innamorata di lui, e che il ragazzo ricambiasse.
Aveva l’età di Annie ma non lavorava alla Piattaforma. Aiutava sua madre, una maestra della scuola, con i ragazzi.
Era lì che aveva conosciuto Ocean.
All’inizio le faceva solamente alcune ripetizioni, dato che la ragazzina aveva la testa dura come il marmo. Poi, piano piano, avevano incominciato ad uscire e mancava loro davvero poco per fare un anno.
All’inizio Annie era stata un po’ restia. Non le andava che la sorella uscisse con qualcuno più grande di due anni. Inoltre, quando si erano messi insieme lei aveva ancora quattordici anni!
Poi però, aveva capito quanto buono fosse Euer e l’aveva accolto come parte della famiglia a braccia aperte.
Era un ragazzo alto più di lei, moro, con gli occhi azzurri come il cielo in primavera.
La carnagione abbronzata rivelava quanto fosse amante del mare e quanto tempo passasse in spiaggia, quando la scuola lo permetteva.
La cosa più affascinante di Euer, però, erano le mani. Non sapeva perché, ma Annie era rimasta colpita da quelle due mani grandi e calde.
“Beh, io allora.. vado” disse, indicando la porta.
Rivolse alla sorella un’occhiata di ammonimento, che aveva tutta l’aria di significare Non fate idiozie.
Vide appena il ghigno sul volto della sorella e poi uscì.
Dato che aveva sei ore di lavoro continuo, per bilanciare con le sessioni di combattimento al pomeriggio, si affrettò a prendere posto sulla Piattaforma, in cerca di perle.
 
 
 
 
 
 
“Ma ciao bella sirenetta”.
La voce di Finnick la fece voltare, mentre si strizzava i capelli, appena uscita dall’acqua.
Era stato abbastanza faticoso; aveva i muscoli delle gambe che andavano a fuoco e le spalle che le dolevano.
“Ciao Finnick” risposte, senza guardarlo.
Lui le passò un asciugamano sulle spalle e le frizionò bene, sballottandola a destra e a manca, come un burattino.
”Ehi!!” protestò ridacchiando.
Non c’era nulla di divertente, ma una strana euforia l’aveva impossessata e in quel momento le stava permettendo di farsi sbatacchiare dal ragazzo.
“Fermati, o vomito” esclamò ridendo.
Finnick fece come gli era stato detto, con un ghignò sulle labbra.
“Giornata dura?” le chiese.
Si girò, abbastanza restio, per permetterle di cambiarsi e si sorprese a trovarla con indosso una canottiera bianca, dei pantaloni neri elastici e degli scarponcini scuri.
“Ho le sessioni di combattimento” spiegò lei, allacciandosi la cintura.
Essendo i suoi occhi rivolti verso il basso, non si accorse dell’espressione preoccupata del ragazzo.
La mietitura era vicina e Annie aveva la stessa possibilità di essere estratta di qualsiasi altra persona lì nel Distretto.
Si ricordava perfettamente ciò che aveva provato quando Milly Botuline –il nome, tra l’altro le si addiceva davvero molto- aveva pronunciato il suo nome davanti a tutti.
All’inizio aveva provato un vuoto all’altezza dello stomaco.
Oh mio Dio. Ha detto davvero il mio nome, aveva pensato, fissando gli altri ragazzi intorno a lui.
Successivamente la calma era scesa sul suo corpo come un liquido rinfrescante.
Aveva guardato sua mamma, che lo scrutava spaventata e le aveva sorriso.
Era malata, lo sapevano entrambi.
Quanto le sarebbe rimasto da vivere? Un mese? Due?
Non gli importava ciò che avrebbe dovuto affrontare; lui sarebbe tornato perché aveva voglia di vivere e doveva curare sua madre.
Con i soldi della vincita, avrebbe trovato un rimedio per il male che attanagliava il cervello della donna a cui teneva più al mondo.
Invece lei era morta, il giorno prima che venisse incoronato vincitore.
Glielo comunicarono dopo che si fu ripreso, a Capitol City.
Aveva colpito uno specchio, ripetutamente, facendosi sanguinare le nocche.
Era furioso. “Dovevo vincere per lei!!” aveva urlato “Avrei preferito morire!!!”.
Guardando Annie, invece, non vedeva una ragazza disposta a uccidere per salvarsi la vita.
Non avrebbe mai fatto male a nessuno e glielo aveva dimostrato due giorni prima, quando gli aveva medicato le ferite.
Annie Cresta era una ragazza una ragazza che cercava le perle, non un’assassina.
Era pura, splendente, innocua.
“Ti accompagno, così ti mostro quanto sono bravo” si vantò, gonfiando il petto.
“Ma smettila! Scommetto che riesco a batterti” rispose lei, guardandolo di sbieco, con una luce malandrina negli occhi verdi.
Finnick dubitava fortemente nell’affermazione della ragazza, ma comunque finse di stare al gioco.
Le tese la mano per suggellare la scommessa.
La mano di Annie si chiuse sulla sua, decisa e insieme si diressero verso il campo allenamenti.
 
Non era una zona molto tranquilla.
Era sempre popolata da tantissimi ragazzi che si allenavano dalla mattina alla sera in ogni tipo di combattimento: spada, tiro con l’arco, lancia, pugnali, pesi, corpo a corpo.
Non erano solamente ragazzi, come ci si poteva aspettare.
Molte ragazze, alcune anche grandi amiche di Annie, si battevano con una grinta sorprendente.
Quando arrivarono, quasi nessuno si voltò verso di loro a vociferare. Ormai la notizia di Annie e Finnick, seppur non vera, era diventata soggetto di pettegolezzi appena sussurrati. Sempre in vigore, ma più tenue.
“Allora, da cosa vuoi partire? Collanine di margherite? Cupcakes? Spazzolare i cani?” la sbeffeggiò Finnick.
Annie gli riservò un’occhiata truce e si avvicinò al settore dei pugnali.
Nonostante non si fosse mai allenata duramente come altri, durante la scuola aveva seguito con vigore le lezioni obbligatorie, con un solo pensiero in testa: se mai l’avessero scelta per gli Hunger Games, allora avrebbe fatto il possibile per tornare. Non poteva lasciare Ocean da sola.
Odair la guardò divertito.
Aveva capito che l’orgoglio della ragazza superava di gran lunga la sua razionalità, ma seriamente, cosa credeva di ottenere?
Annie soppesò dei coltelli, passandoseli da una mano all’altra con dimestichezza.
Erano abbastanza maneggevoli per coprire una distanza di lancio di quasi dieci metri? Probabile, ma non ne era del tutto sicura.
Fissò il bersaglio in lontananza, successivamente Finnick, lanciandogli uno sguardo altezzoso.
Guarda e impara, dicevano i suoi occhi.
Lui ghignò, preparandosi allo spettacolo.
La ragazza si preparò al lanciò, tirò indietro il braccio e guardò l’obiettivo.
Dato che non era certa che il pugnale avrebbe sopportato una distanza tale con una normale forza, decise di aggiungerne altra, solo per essere completamente sicura che sarebbe andato a buon fine.
Con un movimento fulmineo, fece scattare il braccio avanti e il pugnale si conficcò fino all’elsa nel cerchio rosso del bersaglio.
Esultò dentro di sé come una pazza, felicissima di aver fatto capire a Finnick che non era una stupida che sapeva solo nuotare.
Si voltò e si compiacque nel vedere un’espressione sconcertata sul volto tanto bello del ragazzo.
Gli di avvicinò, col mento alzato.
Quando gli fu praticamente ad un filo dalle labbra, sussurrò: “Sai fare di meglio, Odair?”.
Passarono le due ore successive a provare qualsiasi cosa, dalle spade alle asce, a volte con risultati strepitosi, altri invece che finivano con loro due a terra, in preda alle risate.
Alla fine decisero di darsi anche alla lotta libera, senza colpirsi veramente, ma mettendosi in difficoltà.
Finnick era alto, forte e aveva una tecnica incredibile. D’altro canto, Annie era piccola, veloce e agile, cosa che li rendeva quasi allo stesso livello, anche se la ragazza, per tutta la giornata, aveva continuato a pensare che lui la stesse lasciando vincere.
Finnick fece un affondo con un braccio, indirizzato alle costole di lei che si scansò con un balzo felino. Gli girò intorno velocemente, piegandosi a terra e facendo roteare una gamba, puntando alle caviglie di lui, per farlo cadere.
Ma il ragazzo non era uno sprovveduto e saltò un attimo prima che la sua caviglia si potesse infrangere su quella di lui.
Finnick, accucciato, afferrò un piede di Annie, facendole perdere l’equilibrio e facendola cadere.
Prontamente però lei scansò la mano con un agile colpo di reni e ruotò su sé stessa. Facendolo, il suo piede si scontrò con il polpaccio di Finnick e cadde sopra di lui, rovinosamente.
Scoppiarono a ridere, sudati e stanchi.
Annie si puntellò sulle mani, sollevandosi quel che bastava per riuscire a guardarlo negli occhi.
“Allora?” ansimò sorridendo “direi che ho vinto io”.
Il ragazzo si scandalizzò. “Ma nemmeno per sogno!! Io ti ho battuta ad arrampicata, nei nodi e con il tridente” riepilogò, ancora rimanendo sdraiato.
“Okey, ma io ti ho superato nelle spade, nei coltelli, nell’arco e ora” ribatté.
“Ora?! Guardaci! Ti pare che tu mi abbia battuto?” esclamò.
In effetti, solo in quel momento la ragazza si accorse della loro posizione. Abbastanza equivoca per qualcuno che li stava guardando.
Avvampò e fece per scostarsi, ma le mani grandi di lui l’avvolsero completamente.
“Ma che stai..?” iniziò, ma scoppiò a ridere come una folle.
Finnick aveva incominciato a farle il solletico sui fianchi ed era una cosa a cui lei non sapeva resistere.
“Bastaa!!” strillò con le lacrime agli occhi.
Anche il ragazzo rideva. L’aveva fatto solamente per impedirle di scostarsi, ma si stava sbellicando a vederla in quello stato.
“Ammetti che ho vinto io” la ricattò.
Annie ululò, sghignazzando. “Maii!!”
“Allora continuerò finché non lo dirai!” disse deciso lui, pizzicandola ovunque.
“Ti prego!!!” supplicò, piangendo dal tanto ridere. “Per favore!! AHAHAHAHAH”
“Dillo”
“No.. Ahahahahahahah.. smettila!!!”
“Non mi fermo se non…”
“OKEY HAI VINTO!” urlò Annie.
Le mani di Finnick si fermarono, lasciandole il tempo per respirare.
Sorrise soddisfatto. “Quanto mi piace la verità” ghignò.
Annie lo guardò male, cosa che risultò abbastanza ridicola visto le lacrime e il sorriso ancora stampato in volto.
“Me la paghi Odair” ringhiò alzandosi di scatto.
Finnick capì che era tempo di filarsela.
Senza farselo ripetere partì di corsa, seguito da lei, spettinata e affannata.
Non andarono molto lontano, visto il fatto che erano stremati.
“Sei uno stupido! Un imbecille patentato! Idiota cosmico, cretino imbalsamato, sciocco presuntuoso arrogante..”
”Ti va di mangiare in spiaggia, stasera?”.
La domanda di Finnick le fece bloccare il torrente di insulti che le ribollivano in testa.
“Come?” chiese scioccamente.
“Ti va di mangiare in spiaggia, stasera, insieme?” ripeté lui.
Annie si fece pensierosa. “Non credo che sarà un problema” rispose sorridendo. “A che ora?”
“Verso le otto? Così ci godiamo il tramonto”
“D’accordo. Ognuno cucina qualcosa?” propose Annie.
Il volto di Finnick si fece imbarazzato. Si passò una mano tra i capelli, a disagio, e si guardò i piedi. “Sarebbe un’ottima idea.. se sapessi cucinare” ammise.
La ragazza strabuzzò gli occhi verdi. “Scusami?!!” esclamò esterrefatta.
Le guance di lui si colorarono di un delizioso rosa pesca.
“Non sono molto bravo a cucinare”.
“E cosa mangi?” si volle informare Annie, con un sorrisetto.
“Beh, solitamente cucina Mags..” borbottò il ragazzo.
Lei scoppiò a ridere, intenerita. “Il grande Finnick Odair terrorizzato dal cibo” lo sbeffeggiò.
Non ci poteva credere.
Era una cosa talmente ridicola che non si contenne nel prenderlo in giro in ogni modo.
”Non mi interessa” disse “Porterai qualcosa da mangiare” e poi lo salutò, sulla soglia di casa.
 
 
 
 
 
Annie aveva cucinato del riso freddo, con un po’ idi frutti di mare e qualche gamberetto e non vedeva l’ora di assaggiare quello che avrebbe preparato Finnick.
Lo aspettò sulla sabbia, dopo aver steso un telo per evitare di sporcarsi.
Il sole brillava ancora e le infondeva un calore tranquillizzante.
Non si accorse di cadere lentamente nel sonno.
Si svegliò di soprassalto, ricordandosi della cena.
”Finnick!!” esclamò, alzandosi di scatto.
“Ehi Annie, sono qui” rispose lui sorridendole.
Le si era seduto di fianco e la circondava con nonchalance con un braccio.
Annie lo fissò, accigliata.
Le rispose con un’alzata di spalle, come per significare: ti sei avvinghiata tu a me, io non ho fatto nulla.
Certo, come se ci credesse.
“Scusami, mi sono addormentata e io..” farfugliò “da quanto sei qui?”
“Abbastanza da sentirti pronunciare il mio nome almeno tre volte” ghignò Finnick.
Annie avvampò imbarazzata e si scostò.
“Ma dai, scherzavo! Da poco.. circa dieci minuti” rise il ragazzo divertito.
“Non era spiritosa” borbottò lei.
“Comunque ho dato un’occhiata alla tua cena. Sembra proprio deliziosa” le disse, passandosi la lingua sul labbro superiore.
Annie alzò gli occhi al cielo. “Non mi sedurrai così” lo informò, alzandosi ed afferrando la ciotola.
“Ecco qui” esclamò orgogliosa, porgendogliela.
Finnick l’assaggiò, si finse meditabondo per un attimo e poi fece finta di soffocare.
“Smettila!!” urlò lei, tirandogli una pacca sulla spalla.
Il ragazzo scoppiò a ridere. “E’ buonissima, davvero!” annunciò, annuendo soddisfatta.
Annie sorrise, lusingata e soddisfatta.
“Ora assaggia questa” fece lui, allungandogli un piatto, coperto da una pellicola.
Era della pasta con l’uovo e del formaggio. Aveva un ottimo profumo.
La inforchettò e la mise in bocca, gustandola.
Era squisita.
“L’ha fatta Mags, ammettilo” osservò.
Finnick fece un’espressione fintamente ferita. “Assolutamente no! Tutta farina del mio sacco” protestò all’accusa.
Annie alzò un sopracciglio, scettica.
“Io l’ho fatta e Mags l’ha controllata” ammise. “Ma solo controllata!!”
“Tipo che tu l’hai pesata e il resto l’ha fatto lei?”
“E’ molto difficile pesare della pasta” rivelò il biondo, facendola ridere.
“Sei un brutto imbroglione!” esclamò.
Però finì tutta la pasta perché era una meraviglia. Non aveva mai mangiato nulla di simile.
Mentre Finnick mangiava, lei lo osservò di sottecchi.
Aveva un’espressione rilassata, felice che la rendeva serena.
Perché quando stava con lui, si trovava così bene?
Finirono di mangiare e si sedettero più comodi, per ammirare il tramonto rosso fuoco.
Ad un certo punto, un braccio del ragazzo le accarezzò un fianco e, dolcemente, la cinse in vita, portandosela più vicina.
Stranamente Annie non obiettò e posò la sua testa sul petto del ragazzo e con l’orecchio ascoltò i battiti calmi di lui mentre, con gli occhi, ammirava il cielo tra il rosa e il rosso.
Sentì un dito di Finnick tracciarle disegni immaginari sulla schiena, provocandole brividi di piacere.
Si rilassò completamente, cullata dal calore e dal respiro del ragazzo.
 
Finnick la sentì posargli la testa sul petto, docilmente e sorrise felice.
Dopo tanto tempo, forse da quando aveva vinto gli Hunger Games, si sentiva a casa.
Con Annie era tutto diverso, tutto più divertente.
Rimasero fermi, abbracciati, a fissare il tramonto fino a che anche l’ultimo spiraglio di sole non si tuffò nel mare.
A quel punto si sdraiarono, sempre stretti, e contemplarono le stelle che, quella notte, sembravano rilucere ancora di più, solo per loro. 
   
 
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