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Autore: Bab1974    07/12/2013    1 recensioni
Isis, dea decaduta, passa l'eternità a tentare di non annoiarsi della vita e di far sopravvivere il figlio Horus, cercando di non soffrire una fame eterna.
Partecipa al contest indetto da Delirious Rose 'ADA ~ Associazione Divinità Anonime'. Seconda classificata.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'New Okland Times (NOT)'
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Sc uola di cucina
Scuola di cucina

"Buona sera amici, sono Isis Marvel e sarò la vostra insegnante di cucina per questo corso. Avremo dieci appuntamenti per imparare l'ABC della cucina, per i principianti, e per raffinare la propria tecnica, per chi ha già delle basi." esordì la donna, cominciando la prima lezione.
La maggior parte degli alunni, come accadeva sempre, fece subito commenti sul suo nome: bello e misterioso, proprio come lei, un'intrigante donna di colore, dagli occhi color ambra.
Isis non appariva imbarazzata dagli sguardi d'ammirazione che tutti le lanciavano, sembrava esserci abituata e non ci faceva più caso.
Claude e Joshua, una coppia gay, che aveva deciso di partecipare rendendosi conto che nessuno dei due sapeva fare molto in cucina, trovavano che il suo stile fosse molto modesto, nonostante la bellezza del personaggio.
"Io lavorerei come modella e mi farei sbattere in ogni angolo, se fossi al suo posto." aveva commentato Claude.
Il fidanzato lo fulminò, sentendo una raffica di gelosia al petto.
"Ti sei già fatto sbattere a sufficienza." lo rimproverò, cercando di non pensare che era per causa sua se non stavano assieme dal liceo, non di Claude "Direi che la tua parte l'hai avuta."
L'altro rise della gelosia del suo ragazzo ma in fondo gli faceva piacere.


Isis, che aveva seguito il discorso, pensò a com'era leggera la sua vita quando faceva la modella. Viaggiava molto, era servita e riverita e aveva ai suoi piedi gli uomini più facoltosi dell'intero mondo. Essere una dea decaduta, alla quale era rimasta solo vita eterna e la giovinezza, però non aveva solo pregi, soprattutto nell'era dei computer. Vent'anni prima si era resa conto che non poteva continuare a fare quel mestiere, rischiando di essere riconosciuta da tutti e iniziando una caccia alle streghe. Oltretutto, con il vezzo che aveva di portare il suo nome originario, il timore che qualcuno capisse che c'era un legame tra lei e la dea della Luna egizia si faceva sempre più solido. Sapeva che c'era qualche altra decina di ex dei che da secoli, dopo che gli uomini avevano smesso di credere in loro, avevano perso i poteri e si era ritrovati in mezzo ad una strada, affamati e spogliati di tutto. Non tutti erano riusciti a resistere alla vita di stenti, a essere costretti a lavorare non per vivere, poiché la loro vita era rimasta eterna, ma per mangiare: non era affatto bello avere un eterno buco allo stomaco.
I casi più estremi erano stati i re degli dei: Zeus, che aveva preferito andare a trovare Ade negli Inferi, e lo stesso per suo marito Osiris. Se pensava alla fatica che aveva fatto per recuperare i pezzi suo corpo e riassembrarlo, lo avrebbe strozzato con le sue mani! Questo faceva capire che potevano morire e, soprattutto, che le donne erano molto più resistenti psicologicamente nei casi di emergenza.
Vivere eternamente, senza bisogno di dormire, era una cosa non da tutti. Temeva anche per la vita di suo figlio Horus, eterno dodicenne, che potesse fare sciocchezze. Fino a quel momento era riuscita a tenerlo sotto controllo ma non sapeva se ci sarebbe riuscita per sempre. Non era neppure certo di volerlo costringere a vivere ancora se lui non lo desiderava. Aveva conosciuto donne e uomini come lei che avevano cercato di far vivere le persone amate, e alla fine tutto si era volto al peggio.
Isis continuò nella sua lezione, partendo dalle basi. Chi era già in grado trovò la lezione molto noiosa, mentre gli altri ascoltavano con attenzione, per non perdersi neppure una sillaba. La coppia gay era molto concentrata. Si trovò a sorridere pensando a com'erano cambiate nei secoli le concezioni sugli omosessuali.
Prima quasi divinificati, poi messi alla gogna, e ora, pian piano, a tornare a essere considerati degli esseri umani. Di questo passo avrebbero avuto dei diritti come gli altri esseri umani.


Alla fine della prima lezione ascoltò con piacere i complimenti degli studenti: qualcosa le era rimasto come dea della Luna, la propensione per le faccende che avevano a che fare con la casa e le donne. Forse poteva non sembrare molto, ma era sempre una base su cui tirare a campare. Si chiese fino a quando avrebbe resistito. Erano millenni che proseguiva e cominciava a sentirsi stanca. Certo a suo marito erano stai sufficienti poche centinai d'anni per annoiarsi della vita. Lei ancora stava bene ma non come all'inizio.
Mentre usciva dalla stanza, fu letteralmente travolta e buttata a terra. I suoi appunti volarono da tutte le parti.
"Attenzione!" gridò, prima d'accorgersi che era stata una donna che era la metà di lei come stazza.
"Mi scusi, ora l'aiuto." disse la ragazza.
"No, non preoccuparti. Scusami per la reazione." disse improvvisamente calma, chinandosi a raccogliere quello che aveva seminato.
"Normale reazione, mi permetta di aiutarla." propose l'investitrice, abbassandosi a sua volta.
"Ah, non ti preoccupare," si schernì Isis "se sono riuscita a ricomporre il corpo di mio marito sparso per tutto l'Egitto, posso avere la meglio anche su questi."
Si accorse che la ragazza si era bloccata a osservarla, non stupita, stravolta. La fissava come se cercasse di leggerle dentro l'anima, come se le parole che aveva detto l'avessero sconvolta.
"Stai... stai male?" le chiese.
La ragazza, pallida come un cencio, scosse la testa.
"No, scusami, non volevo preoccuparti." si schernì "Mi chiamo Cynthia Carter, e tu?"
"Sei la gemella di Claude!" esclamò sorridendo "Lui parla sempre di te. Sembra che tu sia una specie di super donna. Comunque, io sono Isis Marvel, la sua insegnante di cucina."
"Ah, sì, mi aveva parlato di lei." rispose sorridendo finalmente rilassata "Certo non pensavo che lei fosse quella Isis." aggiunse in un sussurro.
Isis spalancò gli occhi: come faceva quella donna a sapere la verità?
"Non capisco quello che vuole dire." disse la donna, cercando di ridurre i suoi appunti e pronta alla fuga.
"Su, non faccia così, posso immaginare che non sia contenta che la gente sappia che la dea Iside è ancora tra noi, anche se senza poteri." spiegò Cynthia, esponendo la sua sensazione. "Certo che se avesse cambiato nome e non facesse battute scontate, sarebbe più facile nascondersi. Allora come stanno Osiris e Horus? E quel cattivone di Seth?" chiese.
Isis la guardò senza rispondere ma ebbe come la sensazione che non ce ne fosse bisogno. La vide, a ogni nome, osservarla in maniera intensa come a cercare di carpirle ancora la verità attraverso lo sguardo.
"Ehi, vuoi uccidere la mia insegnante?" l'apostrofò Claude.
"Non ti preoccupare, non mi sono fatta nulla." disse nervosamente Isis "Interessante tua sorella. Spaventosa ma interessante."
Cynthia sorrise innocentemente alla volta del fratello.
"Claude, Josh, prendete Linda e andate pure alla festa, io vi raggiungo il prima possibile." li invitò, senza troppe cerimonie.
Isis ebbe un brivido. Quella ragazza era davvero un osso duro, come diceva Claude. Capì che non si sarebbe liberata di lei facilmente e, che se voleva parlarle, tanto valeva farlo. In fondo non le avrebbe fatto male liberarsi del suo segreto con qualcuno e, da come ne parlava il fratello, anche se era impicciona e rompiscatole, ci si poteva fidare di lei.
Vide i due ragazzi andarsene senza chiedere spiegazioni: dovevano essere abituati al carattere volitivo di lei, come pure al suo interessarsi di persone che non conosceva.
Isis, che stava per andare al pub privato in cui s'incontrava con altri dei caduti come lei, il Solaris, decise che per quella sera avrebbe avuto un'ospite.
"Se vuoi parlare con me in privato, andiamo in taxi fino al Solaris. Lì incontrerai, a quest'ora, quasi tutti gli dei caduti della zona. Basta pagare una piccola quota mensile e puoi andare a mangiare a ogni ora del giorno. Il cibo è molto importante per noi. Non possiamo morire ma vivere con lo stomaco che brontola." spiegò, decidendolo di non nasconderle nulla, trovandolo inutile.
Cynthia apprezzò la sua sincerità e disponibilità e decise di non sottolinearlo.
"Quindi sono molti gli dei caduti che girano tra di noi?" chiese. Isis capì che era una domanda retorica e non rispose. "Non credi che potrebbero essere scocciati che qualcuno che non appartiene al club, partecipi?"
"Di certo non ne saranno contenti, ma Claude mi ha detto che sei una ragazza che mantiene la parola data. Se tu mi prometti che non parlerai a nessuno di questo posto, o che non ci farai del male, non ho problemi a portarti con me." Isis la guardò seria. Doveva essere davvero una grande occasione, che non capitava spesso.
Cynthia era contenta che fosse capitato proprio a lei, anche se non poté impedirsi di fare una battuta.
"Ora che mi hai dato il nome del locale, chi m'impedisce di andarci comunque?" chiese alla donna. La vide impallidire. "Scherzo, scherzo." disse prendendola sottobraccio. "Ora faccio tornare Linda e ce ne andiamo in quel posto."
Isis, troppo sconvolta, non chiese chi era Linda, che aveva sentito nominare due volte dalla ragazza e molte di più da Claude. Sembrava una specie di factotum instancabile capace di essere quasi onnipresente. Si stupì uscendo e trovandosi davanti a una macchina sportiva che non aveva alcun guidatore.
"Ehm, Linda... è l'auto?" chiese Isis, stupita. Era una fuoriserie davvero unica nel suo genere, enorme ma allo stesso tempo aerodinammica.
"Esatto." confermò Cynthia "Pensavi che fosse una specie di factotum dei miracoli, vero? L'ho costruita con le mie mani. Sai e dai a Linda l'indirizzo preciso. Ci porterà in un baleno."
Isis entrò nel lato passeggero mentre l'altra salì in quello guidatore.
"Suppongo che sia un fulmine." commentò.
"Non solo, è anche in collegamento con tutte le apparecchiature elettroniche della terra e con ogni satellite esistente. Quindi Linda conosce la strada meno trafficata e può far diventare i semafori verdi a mio piacimento... logicamente stando attenti che non ci siano incidenti."
"Non c'è molto di logico in te." commentò Isis. Diede l'indirizzo all'auto e partirono.
"Disse la dea decaduta." la canzonò "Nessuno ti crederebbe, anche perché a parte la vita eterna non hai altro."
"Già ma temo di dovermi accontentare. Al Solaris incontrerai molti ex dei, almeno quelli che non hanno deciso di uccidersi. Non a tutti piace questa vita eterna." raccontò triste.
"Anche Osiris, vero?" chiese Cynthia "L'ho capito quando te l'ho nominato. E ho capito che anche con Horus le cose non vanno bene. L'unico che gode di ottima salute è Seth, che di certo non è uno stinco di santo."
Isis sentì gli occhi inumidirsi.
"La vita eterna ha i pro e i contro e non tutti hanno il fegato per continuarla." disse, cercando di lottare per non piangere. Al Solaris non volevano gente depressa. Cynthia, capendolo, non insistette.


Con le scorciatoie di Linda ci misero davvero poco a raggiungere il locale. Isis aveva appena fatto in tempo a sistemarsi il trucco rovinato dalle emozioni che aveva provato. Scesero dall'auto e si avvicinarono a un'anonima porta, che sembrava un retrobottega.
"Dentro è molto meglio che fuori." assicurò Isis. Busso in maniera ritmata e lo spioncino fu aperto.
"Ciao, Isis, entra pure." disse un omone con la pelle rossa "Ehi, ma chi è questa? Una dea che non conosco?" chiese infine squadrando la ragazza vestita da sera.
"Un'amica." dichiarò Isis "Ti assicuro che c'è da fidarsi di lei." Isis era convinta di quello che diceva, qualcosa le suggeriva che Cynthia non avrebbe fatto del male a nessuno, era solo una curiosa cronica.
Vide la ragazza avvicinarsi e osservare sorridendo l'uomo che aveva aperto lo spioncino.
"Su, avanti Manitù, fammi entrare." disse con voce maliziosa.
L'uomo, evidentemente un pellerossa, osservò interrogativo Isis, che scosse la testa.
"Non le ho detto niente, ha tirato a indovinare." rivelò "Non che siano molte le divinità pellirosse."
L'uomo borbottò malevolmente ma le fece passare, non prima, però, di aver avvertito qualcuno dentro. Le due donne entrarono nel poco spazio che il corpulento indiano aveva loro lasciato, entrando nel buio del locale.
"Mi sembra un po' buio." commentò Cynthia, guardandosi attorno.
"Solo un attimo, succede sempre così quando arriva qualcuno di nuovo." spiegò Isis "Anche se si tratta di dei decaduti, come noi."
Cynthia alzò un ciglio: quell'accoglienza era davvero particolare. Sentì arrivare qualcuno alle sue spalle, nonostante cercasse di fare molto piano.
-Oh, ti prego, non può essere vero!- esclamò mentalmente -Non può essere ciò che penso. Nemmeno all'asilo fanno cose del genere. Vivere in eterno suppongo che mandi in pappa il cervello.-
Un paio di mani le coprirono gli occhi e una voce chiese:
"Indovina chi sono?"
"Davvero accogliete così tutti?" Cynthia si sentì strana "Devo proprio indovinare?"
"Esatto, cara. Se Isis non ti ha parlato di Manitù, non l'ha fatto neppure con me. Se indovini chi sono potrai entrare qui ogni volta che vorrai. Di solito a chi indovina diamo la possibilità di mangiare gratis per l'eternità, ma non posso permettermi di levare cibo a questi poveretti."
"Non male come premio." Cynthia cominciò a pensarci sopra: era certa di sentire un accento particolare, nonostante nei secoli avesse fatto di tutto per cancellarlo. "Uhm, per cominciare sono certa di sentire una tonalità antica. Direi che sei un Dio di origine greca." affermò sicura. La mano sui suoi occhi tremò, dandole la certezza di avere indovinato.
"Devi dire il mio nome se non l'hai capito." la sfidò.
"Ok, da quello che ho capito molti dei hanno lasciato volontariamente questo mondo, non riuscendo a sopportarne il peso, tu non mi sembri uno del genere, direi che potresti essere un dio negativo e lo dimostra la crudeltà del giochino che hai creato. Alla fine per me sei Ares, il Dio della guerra."
Le mani abbandonarono di scatto i suoi occhi. Ares osservò Isis che rideva, mentre lo assicurava che non le aveva detto nulla. Ordinò che tornassero le luci: aveva una strana sensazione di deja-vù e un dubbio che lo attanagliava. Con il cuore in gola appoggiò una mano sulla spalla della ragazza, permettendole di voltarsi.
Cynthia rideva mentre faceva una piroetta di centottanta gradi: il sorriso le morì sul volto appena visto il volto Ares. La sua mente, che vedeva immediatamente la verità delle cose, trovò che questa fosse troppo anche per lei. Aveva bisogno di tempo per rimuginarci sopra. All'improvviso sentì come se le mancasse il respiro e capì che doveva scappare per non impazzire.
Lo stupore sul volto dell'uomo era lo stesso, anche se era una conferma ai suoi dubbi. Anche se non l'aveva mai vista, anche se non era a conoscenza della sua esistenza, forzandosi di non prendere più contatto con la sua famiglia, era certo di sapere di chi si trattava e dalla faccia della ragazza, anche lei sapeva.
"Isis, devo andare, scusami. Claude si chiederà che fine ho fatto," disse frettolosamente, poi si allontanò. Evitò con uno scatto incredibile la mano che Ares aveva allungato per prenderle un braccio e fuggì a una velocità che aveva poco di umano. Pochi istanti dopo sentirono un gran putiferio verso l'entrata.


"Spiegazioni?" chiese Isis, facendo una domanda che le appariva normale "Vi conoscevate già da quanto ho potuto costatare."
"Non di persona. Ti ho raccontato ancora di essere stato sposato circa ottant'anni fa, vero?" le ricordò.
Isis annuì: non le aveva raccontato i particolari, solo che era stato per merito della moglie, una brava ragazza che aveva poi lasciato per tornare al suo amore principale, un uomo, che aveva abbandonato la vita sregolata che lo aveva caratterizzato per secoli.
"Lei assomiglia in modo incredibile a lei." ammise Ares.
"Il fatto che anche lei ti abbia riconosciuto mi stupirebbe, se non avessi già avuto un assaggio della sua perspicacia. Ha uno strano potere, che le permette di capire la verità nelle cose, in maniera alquanto precisa." raccontò Isis.
Ares pensò un attimo e Manitù apparve nella sala.
"Che hai fatto a quella ragazza?" chiese "Sembrava un'indemoniata che ha visto il paradiso."
"Ho appena scoperto di avere una nipote." Vide che l'uomo si massaggiava lo stomaco "Ti ha fatto male?"
"No, mi ha colpito in maniera di farmi volare attaccato al muro e stordirmi, non per farmi male. Direi che tu non sei mai stato così forte, neppure quando eri un dio."
"Comunque neppure a me stupisce che abbia quel potere. Lo ha ereditato da mia suocera. Ora credo di dovervi raccontare tutto." Si prepararono a un lungo racconto.


"La madre di Luoise, mia moglie, era un'amazzone. Si chiamava Baren." cominciò "Siete informati del fatto che queste donne hanno sempre cercato di migliorare la loro specie. Avevano scoperto, con le ricerche di Darwin e Mendel, che potevano forzare la natura e decisero di cercare fra loro le caratteristiche di ogni donna che faceva parte della tribù, per decidere chi avrebbe continuato la generazione e chi no.
Baren era l'ultima di una famiglia che era stata decimata in un combattimento. Le sue ave sarebbero state ancora tutte vive, la trisavola aveva circa centodieci anni. Lei era una delle prescelte ma era una ragazza già polemica e non era d'accordo. Fuggì e, dopo qualche anno di ricerca inutile, poiché Aurea, la regina delle Amazzoni, trovava la sua caratteristica utile per il proseguimento della specie, chiamarono me, per ritrovarla.
Accettai. Non avevo limiti di tempo, essendo io immortale. Quando la ritrovai sapevo che Aurea era morta, ma la nuova regina mi aveva pregato di continuare le ricerche. Lei aveva più di quarantanni e sua figlia all'incirca venti. Era già vedova, non era stata fortunata con l'uomo che aveva trovato, però era ricchissima. Aveva preso il nome del marito e si faceva chiamare Antoinette Francoise Burton fingendo di essere francese.
Per arrivare a lei, avvicinai la figlia Louise Marie. Mi accorsi che era seguita da una specie di guardia del corpo e capii che la donna sospettava di essere seguita. Non mi fu difficile farla innamorare e, nonostante non fosse il mio genere, la presi in simpatia.
Sua madre capì subito che in me c'era qualcosa che non andava, sentii che cercava di leggermi nell'anima e rimproverava la figlia di non riuscire a vedere. Luoise mi spiegò che tutte le donne della famiglia, a detta della vecchia, avevano un potere che permetteva loro di loro di capire ciò che gli altri pensavano e sapevano solo guardandoli negli occhi. Non era lettura del pensiero, ma ci era vicino.
Cominciai a pensare di potermi innamorare di lei e capii che non potevo lasciarle catturare, quindi mi sposai con Louise, nonostante Baren mi accusasse di avere introdotto il morbo in famiglia.
All'inizio pensai che intendesse che si fosse accorta che ero entrato nella loro famiglia per trovarla, ma poi mi resi conto che parlava delle mie tendenze sessuali. Non passò molto tempo che capii che aveva ragione, al primo viaggio che ci concedemmo m'innamorai di un ragazzo e non tornai più a casa. Lei, forse non più annebbiata dall'amore che provava per me, cominciò a leggermi dentro e a capire. Le spiegai ogni cosa e le promisi che avrei sistemato le cose in maniera che non le avessero più cercate. Mi dispiacque non poter vedere crescere mio figlio, poiché era incinta, ma avevo deciso, che per la sua sicurezza, dovevo starle lontano. Le Amazzoni non s'ingannano facilmente.
Tornai al villaggio, che nel frattempo si stava modernizzando, e diedi le prove sulla morte in mare di Baren. Poi mi ritirai e venni qui, fondando questo pub, uno dei primi del genere.
Bene o male questa è la mia vita, da quando non faccio più il mercenario. E tu, come va con Seth? Attenta ancora alla tua virtù?"
Isis, persa ad ascoltare la storia di quella ragazzina, raccontata dal suo avo, si stupì di essere interpellata. Poi sorrise della preoccupazione dell'amico.
"So come tenerlo a bada, credimi. Per mia fortuna è troppo orgoglioso per forzarmi in qualsiasi maniera. Cerca di comprarmi, come se fosse possibile, dopo millenni, che cambi idea su di lui, sui suoi traffici, sulla sua natura di malvagio."
"Digli da parte mia che si può cambiare, c'è sempre tempo. Io ne sono un esempio."
"Potresti dirglielo di persona, se potesse entrare qui. Purtroppo non è molto gradita la sua presenza."
"Abbiamo deciso di aiutare solo chi ne ha deciso di mantenersi in maniera legale. Se accettassimo lui, potremmo fare entrare qualunque altra ex divinità che ha deciso di mantenere il proprio stile di vita."
"Hai detto tu che c'è speranza per tutti." gli ricordò Isis. "Comunque non c'è problema, ma la cavo. Mi preoccupa di più Horus, non so più come fargli passare il tempo in maniera positiva."
"Perché non lo porti qui? Non ha più bisogno di studiare, anche se ha l'aspetto di un quindicenne. Potrebbe fargli bene aiutare i suoi simili. Tu sei la classica mamma chioccia, e non riesci a staccarti da lui, non solo perché dimostra di essere un adolescente irrequieto, ma anche perché non ne puoi fare a meno."
"Bene, Mister Sotuttoio, e che faccio se rivedo la tua nipotina?" chiese maliziosa Isis "Mi sembrava parecchio incuriosita e, se non fosse stato per la casualità di questa parentela, mi avrebbe chiesto come ha fatto il mio cervello a passare indenne nei secoli senza impazzire e come ho fatto a finire qui."
Ares la fissò indeciso, poi la prese larga.
"C'è qualche possibilità che tu la rincontri?" chiese.
"Lei personalmente non saprei, ma suo fratello gemello frequenta ogni mercoledì il mio corso di cucina... con il suo ragazzo." puntualizzò Isis.
Ares rise a quella specificazione.
"Non c'è che dire, è proprio sangue del mio sangue." poi si oscurò "Uff, so che le Amazzoni mi seguono ancora dopo tutti questi anni. Non hanno mai creduto alla balla che ho detto, e lei potrebbe essere in pericolo solo per il fatto di essersi presentata qui. Speriamo che non abbiano notato la sua somiglianza con Baren. In effetti ha l'aria di un'Amazzone, il loro aspetto battagliero."
"Non mi hai mai detto di essere spiato?" lo rimproverò Isis "Ti preoccupi tanto per me e poi sei messo molto peggio. Le Amazzoni possono essere molto pericolose, lo sai? Ti ricordo che noi possiamo morire come qualunque altro essere vivente."
Ares scosse la testa, sconsolato.
"Temo che non ci sia speranza per te. Non cambierai mai. Non che non sia possibile, io sono cambiato moltissimo, ma tu non vuoi farlo."
"Mica ho ucciso qualcuno, io." gli ricordò la donna, punta sul vivo. In fondo aveva mantenuto il suo aspetto femminile e materno e non le sembrava di fare torto a nessuno. Tranne che a Horus... Forse Ares aveva ragione, non gli avrebbe fatto male stare un po' a contatto con qualcuno della sua specie.
"L'America è un grande paese, che da possibilità a tutti coloro che ne hanno bisogno. La Grecia mi cominciava a stare stretta." commentò Ares.
"Non lo dire a me. Quelli che una volta mi adoravano, mi guardavano come se fossi la regina del male. Ho vagato per tutta l'Africa, con il timore che qualcuno uccidesse me o mio figlio. E ho dovuto farlo da sola, Osiris ha durato solo qualche centinaio d'anni. Il fatto che rimanessi giovane in eterno mi ha causato un sacco di guai. Temo che succederà anche qui, alla fine. L'era di Internet ci ha rovinati, ormai non esiste più luogo dove potersi nascondere. Ho passato millenni a sopravvivere e mi dispiacerebbe andarmene proprio ora che si sta bene al mondo."
"Tu non sei una di quelle che pensa che l'uomo abbia rovinato la Terra?"
"Mi sento quasi com'ero quando ero una dea. Forse stiamo esagerando, ma ora torno ad avere il mondo fra le mani. La tecnologia ci sta rendendo la vita più facile e, nonostante non abbia più poteri, mi sento di nuovo serena."
"Speriamo che nessuno faccia caso a qualche centinaia di dei caduti, che non fanno male a nessuno." si augurò Ares, alzando il proprio bicchiere come un brindisi.
"Purtroppo non siamo tutti dalla parte del bene. Seth è a capo di una delle più grandi organizzazioni criminali del mondo. Il mio maggior timore è che Horus voglia seguire lui, per questo me lo tengo sempre così vicino. In fondo è suo zio, ci permette di vivere agiatamente, anche se preferirei andare avanti senza i suoi regali." Isis sbuffò e fissò il suo bicchiere indecisa sul da farsi.
"Puoi rifugiarti anche tu qui. Un aiuto in più non ci farà certo male. Seth non oserà farti nulla di male al Solaris."
Isis sorrise: per fortuna aveva trovato quell'angolo di paradiso.
"Non ti preoccupare, se dovessi avere bisogno d'aiuto, sarai il primo cui lo chiederò. E ti terrò informato di eventuali sviluppi con i tuoi nipoti. A proposito, che fine ha fatto il cuoco? Sto morendo di fame." Il suo stomaco stava cominciando a brontolare.
"Dovresti mangiare qualcosa anche quando non sei qui. Dicono faccia male saltare i pasti."
"Lo so, ma non ho mai tempo. Allora va bene se da domani Horus viene qui con te? Ho la sensazione che gli manchi una figura paterna."
"Non ti prometto miracoli, ma credo che sia già molto se lo teniamo lontano dall'influenza di Seth."
"Grazie." disse semplicemente Isis, poi si preparò alla sua cena, che per fortuna le stavano portando.



La settimana seguente Cynthia si presentò ancora a prendere il fratello. Claude capì che aveva bisogno di parlare con Isis. La sera della festa si era presentata in un ritardo assurdo e in uno stato pietoso. Non aveva voluto rivelargli il motivo, ma il giorno seguente era la solita.
Lui e Joshua decisero di prendere il solito taxi, nonostante la proposta di essere accompagnati da Linda. Lasciarono sole la sorella e Isis.
"Come stai?" le chiese la donna.
"Benone, ho rimuginato un paio di giorni e ho assimilato la cosa. Mi capita spesso di vedere cose che non capisco o non gradisco, per fortuna ho programmato Linda perché si organizzi da sola quando io perdo la testa." annunciò la ragazza.
"Che vorrebbe dire ciò?" chiese Isis, alzando un sopraciglio.
"Ha seminato il Solaris di microspie nella mia breve visita e ora so di tutto e di più di voi e so anche che provenienza della vecchia."
"La chiami come lui." ridacchiò Isis.
"Non ti stupire, ha appena diseredato tutto il ramo della famiglia che Louise aveva formato con Ares. Mio padre, mio fratello e io non avremo un soldo da lei. almeno ho potuto sbattergli in faccia che la cosa sarà reciproca a che io non darò nulla a quegli sfigati dei suoi veri nipoti. Li butto nel cesso, piuttosto. Peccato che, a parte questo, dovrò avere a che fare ancora con loro. Le Amazzoni che seguivano Ares, che non hanno davvero nulla da fare, mi hanno riconosciuta e seguita. Non è stato difficile liberarmi di quella che mi è venuta dietro e nemmeno di quella che stava ancora davanti al Solaris, ma si è scatenato qualcosa e siamo tutti in pericolo. Nulla di nuovo per me, ma dovrò tenere sotto controllo anche loro, ora. fallo sapere a Ares."
"Non vuoi dirglielo di persona."
"No, mi potrebbe venire la voglia di picchiarlo e non è più immortale." sbottò Cynthia, prima di andarsene.
Isis andò a prendere il figlio e assieme a lui si recò al Solaris. Sperò che fosse l'inizio di un'eternità serena. In realtà poteva accontentarsi anche di qualche centinaio di anni di pace, in fondo non si poteva chiedere troppo dalla vita.
  
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