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Autore: JCI    07/12/2013    1 recensioni
Sono rimasti fino a tardi in palestra una sera, perfezionando la routine a corpo libero di Payson, ma un piccolo bacio di festeggiamento è stato l'inizio di qualcosa di più.
La loro chimica è innegabile e sono solo le circostanze che li tengono divise.
Direttamente da fanfiction.net una delle storie più amate del fandom MIOBI, pairing Sasha/Payson. La storia parte dall'episodio 8x02
ATTENZIONE: TRADUZIONE MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Payson, Sasha, Un po' tutti
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lasciar Andare













Austin Tucker si appoggiò con noncuranza contro il muro, osservando i vari partecipanti del party presenti nella stanza. Le persone erano sparse, alcune erano sedute, diverse erano sulla pista da ballo, altre semplicemente in piedi in gruppo con le bevande in mano. Era la solita gente, allenatori e ginnasti, agenti e sponsor e una tonnellata di stampa, tutti lì per farsi accarezzare l'ego e riempirsi le tasche. Stava facendo solo una rapida comparsata all'evento, la competizione della squadra maschile sarebbe iniziata il giorno dopo e quell'anno voleva vincere l'oro. Non solo per se stesso, ma per la sua squadra. Vide Payson entrare nella stanza e si staccò dal muro, con l'intenzione di congratularsi con lei per il modo in cui aveva respinto una giornalista francese prima del primo turno della competizione a squadre per le donne. Era rimasto abbastanza impressionato anche dal modo in cui aveva gareggiato, ma sapeva che avrebbe respinto ogni complimento sulla sua ginnastica. Si aspettava di essere la migliore al mondo e niente di meno era inaccettabile. Era quasi arrivato a lei quando sentì una piccola mano sul braccio. Si fermò e si voltò per vedere Kaylie guardarlo, il labbro inferiore stretto tra i denti, gli occhi guizzanti per la stanza.

"Devo parlare con te," disse, tirandolo via dalla folla, di nuovo verso il muro.

Austin sospirò. Sapeva che il momento di silenzio vicino all'ascensore in corridoio era stato troppo facile. Kaylie aveva un'inclinazione a rendere le cose più complicate di quello che dovevano essere e aveva la sensazione che stesse per accadere di nuovo. "Kaylie, pensavo ci fossimo chiariti," disse, lasciandosi tirare più lontano dal resto del gruppo, in un angolo.

"Infatti è così," disse, scuotendo la testa. "Non si tratta di quello." Scansò una ciocca di frangia dagli occhi e fece un respiro profondo, cercando
ovviamente di concentrarsi. "Senti, io non so quello che sai. In realtà non lo voglio nemmeno sapere, soprattutto perché Payson stessa non mi ha detto nulla. Ha i suoi motivi per tenere un segreto e va bene. Non ha nemmeno bisogno di sapere che sono io quella che te l'ha detto, ho solo pensato che volessi sapere, Lauren è sul sentiero di guerra. Sa che Payson si sta vedendo con qualcuno. Pensa che sia Boris."

Austin si prese un momento per elaborare tutto quello che stava dicendo e poi improvvisamente reagì, "Pensa che cosa? E' pazza?"

Kaylie si mise a ridere, "Forse, ma è meglio della verità." Austin era più che propenso a concordare con lei. Se Lauren avesse saputo di Sasha e Payson, nella migliore delle ipotesi si sarebbe tenuta il segreto finché fosse servito ai suoi scopi o nella peggiore l'avrebbe immediatamente detto a tutti. In entrambi i casi, Austin non aveva intenzione di lasciare che accadesse.

"Perché pensa che sia Boris? Non ha alcun senso."

"Stava curiosando nel bagno di Payson prima di partire per il ritiro alla Rock e ha trovato un preservativo usato nella spazzatura. Immagino che abbia stuzzicato la sua curiosità e ha trovato un spazzolino da denti in più e acqua di colonia maschile. Poi ieri al controllo dei letti, ha sentito la stessa colonia addosso a Boris." Kaylie roteò gli occhi. "Ovviamente non è Boris." Gli rivolse uno sguardo significativo ed infine fu chiaro che lei sapeva.

"Ovviamente. Come hai fatto..." si interruppe, scuotendo la testa. Non aveva voglia di sapere come l'avesse capito. Non era importante. "Perché mi stai dicendo questo?" chiese, anche se pensava di sapere il motivo. Kaylie sapeva quanto fosse vicino a Payson. Sapeva che avrebbe cercato di proteggerla.

Kaylie gli sorrise affettuosamente, "Ti conosco, Austin. Farai tutto il possibile per proteggerla. E' quello che fai. Tu sei un cavaliere bianco."

"Un cavaliere bianco, eh?" chiese lui, sorridendole, non essendo in grado di reprimere il tono malizioso dalla sua voce. Era istintivo quando era con lei, la bocca e il corpo agivano in modo indipendente dal suo cervello.

Kaylie i strinse nelle spalle, evidentemente a disagio e Austin se ne pentì immediatamente, "Okay, forse uno grigio, non bianco, ma non del tutto nero." Austin ipotizzò fosse una battuta, ma non rise. Rimasero in un silenzio teso.

Scrutò la folla rapidamente e vide Payson in piedi vicino a un gruppo di allenatori di club americani, un sorriso falso che scompariva dal suo viso mentre la sua pazienza andava scemando. Vide Lauren con alcuni dei suoi compagni di squadra sul lato opposto della sala, ma i suoi occhi sembravano focalizzati su Payson. Poi si spostarono più lontano, dove Sasha e Boris stavano in piedi, parlando con alcuni membri rappresentanti della squadra Romena. Kaylie aveva ragione, doveva fare qualcosa.

Tirò fuori il cellulare e inviò un breve messaggio di testo a Sasha. Spiegherò più tardi. Mi dispiace. Chiuse il telefono, attraversò rapidamente la stanza e si avvicinò al gruppo in piedi vicino a Payson.

Le sfiorò la spalla per un momento e poi, lentamente, le passò la mano dalla base del collo, fino alla spalla, stringendo delicatamente, "Eccoti qui," disse, chinandosi a darle un leggero bacio sulla guancia. "Ti ho cercato dappertutto." Guardò gli allenatori di club, con un sorriso malizioso, "Non vi dispiace se la rubo per un minuto? Ha promesso che avrebbe ballato con me stasera", disse, aggiungendo anche una strizzata d'occhio per effetto. Gli allenatori sembrarono confusi per un attimo, tutti avevano sentito la secca risposta di Payson al giornalista quel giorno, ma annuirono
gentilmente e Austin la condusse via da loro, verso la pista da ballo.

"Austin, che cosa stai facendo?" mormorò a denti stretti, quando la tirò a sé e cominciarono ad ondeggiare alla lenta melodia jazz, ballando con diverse altre coppie in pista.

"Ti fidi di me, Payson?" chiese, guardando oltre la sua testa dove Lauren era in piedi, gli occhi fissi su di loro, le labbra increspate in evidente agitazione.

"Certo che sì," disse. La mano di Austin strinse la stoffa morbida sul suo fondo schiena. Payson lo guardò in modo strano, "Stai bene, Austin?" domandò, avvicinandosi a lui. Perfetto, doveva cercare di farlo sembrare reale e inconsapevolmente lei lo stava aiutando. Chiuse gli occhi e anche lui si avvicinò. Abbassò leggermente la testa, lasciando che la sua guancia posasse contro i suoi capelli .

"Sto bene, ma ho bisogno che tu ti fidi di me in questo momento, Pay. Ciò che sto per fare, è importante ed è necessario che tu mi segua," sussurrò. Si concentrò sull'odore del suo shampoo che si mischiava al suo profumo, i capelli morbidi premuti contro la sua guancia. Era una bella ragazza, non sarebbe stato troppo difficile. Aprì gli occhi e vide Sasha dall'altro lato della stanza che aveva evidentemente ricevuto il suo messaggio di testo, perché non gli stava rivolgendo un'occhiataccia, lo guardava
semplicemente confuso. Guidò Payson più vicino a dove Lauren era in piedi, che continuava a fissarli. "Hai capito, Payson? Ho bisogno che tu mi regga il gioco." Abbassò gli occhi nei suoi, che erano pieni di domande. La sua mano si alzò ad accarezzarle delicatamente la guancia.

"Ho capito, Austin, ma," sussurrò, ma lui non la lasciò finire, posandole le labbra sulla tempia, poi sulla guancia prima di sfiorare la sua bocca, tenendo il suo corpo ancora più vicino al suo, i loro corpi
premuti insieme ermeticamente. Fu innaturale e scomodo in un primo momento. L'aveva colta di sorpresa, ma poi sentì le sue mani afferrare il davanti della camicia, stringerlo e ricambiando il bacio. Cercò la sua lingua con la sua, spingendo contro di lei prima leggermente poi approfondendo, la bocca aperta contro la sua. Lasciò che la cosa proseguisse, probabilmente più di quanto avrebbe dovuto e fu lei quella ad allontanarsi. Payson lo guardò, respirando pesantemente, con gli occhi che lampeggiavano pericolosamente. "Sarà meglio che ci sia una spettacolare spiegazione per questo."

Sorrise, tirandola contro di lui ancora una volta mentre la accompagnava fuori dalla pista da ballo, "Oh, c'è." Lasciarono la sala da ballo rapidamente e tirò fuori il suo cellulare, inviò a Sasha un altro messaggio, Stanza 420, cinque minuti. "Andiamo," disse, conducendola verso gli ascensori. "Non crederai a quello che è successo."

Cinque minuti dopo, Payson era seduta sul letto di Austin, lo fissava in stato di shock, mentre spiegava quello che Lauren sapeva e le sue ragioni per averla baciata. "E' stata l'unica cosa che mi è venuta in mente, che avrebbe distratto completamente lei e chiunque altro. Proprio come prima, se stiamo insieme, allora non stai con nessun altro."

"Che mi dici di MJ, non si arrabbierà?" Chiese Payson.

Austin si strinse nelle spalle, "Non mi interessa. La cosa con MJ, è quello che è. Probabilmente non le importerà, in realtà lei potrebbe esserne felice. Pensa che sia un bene per entrambe le nostre immagini, stare insieme. Fornisce un vantaggio, mi dà un lato più dolce, credo abbia detto così."

Payson alzò gli occhi al cielo , ma si accorse che non poteva discutere con le sue ragioni.

Ci fu improvvisamente un forte bussare alla porta e Austin aprì velocemente, permettendo Sasha di oltrepassarlo, "Dammi una buona ragione per cui non dovrei picchiarti a sangue," ringhiò Sasha a denti stretti.

"L'ho fatto per te?" disse Austin, improvvisamente il suo piano non sembrava brillante come pensava che fosse solo pochi minuti prima. Aveva sentito parlare del dritto di Sasha. Marty Walsh era stato messo a tappeto con un pugno.

Payson si alzò e si avvicinò a Sasha, posandogli con delicatezza le mani sul petto, "E' vero," disse, guardando Austin con un piccolo sorriso da sopra la spalla.

La preoccupazione balenò sul volto di Sasha, "Cosa è successo?"

***

Era una cosa bellissima, guardare la persona per te più importante nel mondo avere successo. Sasha sorrise, Payson si trovava in cima al podio, la campionessa del mondo sulle parallele asimmetriche, alle finali dei Campionati del Mondo tenutosi nel 2011. Sarebbe andata via di nuovo con sei medaglie, oro nella finale a squadre, nell'All-Around, alla trave e alle parallele asimmetriche, argento al volteggio e al corpo libero. Stava diventando rapidamente una delle ginnaste più premiate di tutti i tempi, due volte campionessa del mondo, una possibilità per una terza volta e per una medaglia olimpica nel 2012. Praticamente scoppiava di orgoglio mentre la guardava. Sentì il pizzicore delle lacrime che gli inumidivano gli occhi e li asciugò rudemente. Payson scese dal podio dopo il centinaio di foto richieste e andò dritta verso di lui, la medaglia d'oro ancora al collo, i fiori che le avevano dato tre le braccia. Gli circondò la vita, mentre si appoggiava contro il suo petto.

"Sono così orgoglioso di te," mormorò, tenendola stretta. Alzò una mano per accarezzarle il retro del collo, ma ci ripensò e le strinse piano la spalla. Era il massimo a cui potevano aspirare in pubblico, un abbraccio tra un allenatore e la sua atleta.

Era stato un circo mediatico per giorni, tutto perché Lauren Tanner aveva spiato nel bagno di Payson. La stampa era impazzita per il bacio pubblico, catturato da diverse persone sui loro telefoni cellulari con la fotocamera, una persona era stata abbastanza intraprendente da filmarlo. L'avevano mandato in onda durante l'evento, la stampa era desiderosa non solo di confermare che Payson Keeler e Austin Tucker stavano insieme, ma anche di riscattarsi dopo che Payson li aveva zittiti prima dell'inizio della competizione. Eppure, Payson aveva ignorato tutte le voci, tutte le distrazioni e aveva vinto, nonostante tutto.

Alcune ore dopo, Sasha era seduto sul letto della sua camera d'albergo, tenendo la chiave della camera d'albergo di Payson tra le dita, fissandola. Era cominciato come un piccolo pensiero giorni prima, quando stavano sdraiati insieme nel suo letto, i corpi appiccicosi di sudore, intrecciati insieme, permettendo
lentamente al sonno di raggiungerli, ed era cresciuto costantemente fino a quel momento. Sapeva quello che doveva fare. Chiuse la mano attorno al pezzo di plastica rettangolare e la strinse con forza mentre si alzava e lasciava la stanza, chiudendosi la porta alle spalle, smorzando il russare del padre. I dieci passi verso l'altra camera d'albergo sembrarono miglia. Quando arrivò alla porta e guardò la serratura e poi la chiave. Scosse la testa, intascò la chiave e bussò piano.

Sentì i suoi passi che si avvicinavano alla porta, ci fu una pausa mentre guardava dallo spioncino e poi la porta si spalancò. Payson era ferma dall'altra parte, sembrando triste quanto lui. E' possibile che stia pensando la stessa cosa, Beloff? Non sarebbe incredibile e più doloroso di quanto tu possa immaginare?

"Ehi," disse, entrando nella stanza. C'era musica soft in sottofondo. Payson chiuse la porta alle sue spalle e poi all'improvviso era tra le sue braccia, baciandolo delicatamente una volta, due volte e poi lentamente aprendo la bocca sotto la sua, un bacio lento, intimo, allontanandosi e avvicinandosi in sincrono, nessuno dei due disposto a fermarsi, fino a quando non si divisero, senza fiato.

Payson appoggiò la fronte contro il suo petto, con una mano afferrò la parte anteriore della camicia, l'altra appoggiata contro il suo bicipite, accarezzando la pelle appena sotto il bordo
della manica della sua maglietta.

"Sei stata fantastica questo fine settimana," disse a voce bassa, anche se erano soli.

"Grazie," rispose, girando la testa, premendo l'orecchio contro il suo petto. Sapeva che lei poteva sentire il battito irregolare del suo cuore. Cedette al desiderio che aveva provato prima durante la giornata, sollevando una mano e accarezzandole con le dita la nuca, tirandola più vicino a lui,
tenendola semplicemente contro di sé. Sarebbero potute essere passate delle ore, ma furono probabilmente minuti, quando lei lo guardò negli occhi. Vide nei suoi occhi lo stesso dolore e la stessa paura che sentiva dentro di sé.

"Ti amo," dissero contemporaneamente. Sasha si lasciò sfuggire una piccolo risata senza allegria e Payson sorrise senza gioia, mentre le lacrime cominciavano a raccogliersi nei suoi occhi.

Infine proseguì, "Ti amo, ma..." si interruppe, incapace di dire le parole.

"Non possiamo più farlo," finì per lei, chiudendo gli occhi mentre a malapena riusciva a dire quelle parole strozzate.

"Saresti cacciato*. La tua carriera sarebbe rovinata, per non parlare della tua vita. Te l'ho quasi portata via una volta e non ho intenzione di farlo di nuovo," disse con voce malferma, serrando la presa sulla sua maglietta.

Sasha sentì un groppo formarglisi in gola, "Sei stata splendida sotto pressione, ma non dovresti averne, non alle Olimpiadi, non quando posso impedirlo. Se venisse fuori, la tua reputazione, tutto quello per cui lotti, il tuo rapporto con i tuoi genitori, la tua famiglia e gli amici, abbiamo messo tutto a rischio, non possiamo più farlo..." Le parole non erano più facile da dire la seconda volta, anche se accompagnate da delle ragioni. "Sarebbe fin troppo facile per la persona sbagliata essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. La mia colonia ci ha quasi fatto scoprire. E' troppo. Non lascerò più che tu corra un simile rischio."

Sentì le spalle di Payson che cominciavano a tremare e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Aveva la vista offuscata e i suoi respiri tremavano. Payson alzò lo sguardo su di lui, di nuovo con le lacrime agli occhi. Si asciugò una lacrima che scorreva lungo la propria guancia, prima di sollevare la mano e catturare una delle sue con il suo pollice.

"Ti amo, Sasha. Ti amo più di qualsiasi donna abbia mai amato un uomo. Lo so nel profondo della mia anima." I suoi occhi si chiusero, come se le parole le provocassero un dolore reale. Le lacrime scorrevano liberamente e scosse la testa, incapace di continuare, guardando il pavimento.

Lui abbassò la testa, alzandole il mento con un dito, costringendola a guardarlo. Payson si morse il labbro inferiore e fece un respiro rapido prima di tirare leggermente su col naso. "Payson, non ho mai amato nessuno come amo te. Hai svegliato qualcosa dentro di me che nemmeno sapevo esistesse. A volte mi sento come se avessi bisogno di te solo per fare il mio prossimo respiro. Ti amerò per il resto della mia la vita, lo giuro."

Payson si mise a piangere, cercando di riprendere fiato, incapace di fermare il flusso costante di lacrime che le usciva dagli occhi. La tirò a sé, cercando di lenire il suo dolore, anche se sapeva che ne era la causa. "Shh, andrà tutto bene. Lo prometto."

"No, non andrà bene. Come potrebbe andare bene? Lo so che è quello che dobbiamo fare, lo so, ma fa
così tanto male, Sasha," disse, la sua voce che incespicava sulle parole, il respiro irregolare e teso.

"Lo so," disse, ed era vero. Sentiva una pinza di ferro attanagliargli il cuore, stringendolo in modo che riusciva a malapena a respirare dal dolore. "So che fa male."

"Allora questa è la fine," disse, cercando di riprendere il controllo, riuscendoci appena.

"Per ora," rispose, asciugando di nuovo le lacrime dalle guance, anche allora, con gli occhi gonfi e rossi, le guance arrossate dal pianto, Payson era la cosa più bella che avesse mai visto.

"Ti amo così tanto, non voglio lasciarti andare," disse, mentre apparivano nuove lacrime.

"Lo so," disse Sasha, tirandola di nuovo a sé. Sentiva vagamente le note lente, dolci, della musica proveniente dalla radio sul comodino in sottofondo. Riconobbe la canzone, era la stessa che aveva ballato con Austin, la sera prima. "Balla con me," mormorò, iniziando lentamente, strascicando i piedi, permettendole di seguirlo.

Ballarono, per molto tempo dopo che la canzone era finita, sostituita da un'altra, ma mantennero lo stesso ritmo lento, i corpi premuti insieme ermeticamente. Ogni tanto, un singhiozzo morbido le era sfuggito dalla gola, anche se le sue lacrime non si erano mai fermate.

Più tardi, erano di nuovo sdraiati a letto, solo abbracciati, godendosi la vicinanza, cercando di combattere l'arrivo dell'alba. Payson si addormentò alla fine, ma per lui il sonno non arrivò mai. Sentì che era arrivato il momento*, quando il sole sorse e scivolò dolcemente fuori dal letto. Sentì di nuovo quel dolore nel petto, divenuto ormai un dolore sordo che sapeva sarebbe rimasto per un po' meno di un anno. Cioè se lei ancora ti vorrà, Beloff. Altrimenti lo sentirai per il resto della tua vita. Osservò la calda luce del sole del sole che entrava attraverso le tende, illuminandole il viso, così innocente nel sonno. Uscì in silenzio dalla stanza, senza guardare indietro, sapendo che non sarebbe stato in grado di lasciarla se l'avesse fatto.


















Note:
*
cacciato: in originale blackballed. Il significato letterale è votare contro. Mi sembrava una traduzione abbastanza sensata.
*Sentì che era arrivato il momento: in originale He heard the call to prayer. Onestamente non so cosa significhi oltre l'aspetto letterale di sentire la chiamata alla preghiera (forse un riferimento alla preghiera musulmana del mattino, non lo so). Quindi ho optato per una traduzione più libera.

La canzone che ballano Austin e Payson e poi Sasha e Payson è How Deep is The Ocean di Clapton

Vi fornisco la stessa rassicurazione che diede JCI alla fine di questo capitolo. Tranquilli, l'autrice non ha il cuore per i finali tristi.

Mi sono sempre dimenticata di dirvi che esiste una storia parallela a questa, una raccolta di capitoli NC17 tra Sasha e Payson. Sono solo 14 capitoli, ma non posso assicurare che li tradurrò.
Se siete curiose e ve la cavate con l'inglese li trovate QUI.

E scusate il ritardo, ma ero in Germania :)
  
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