Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Touen    07/12/2013    16 recensioni
Partecipa al contest "Onironauta" del gruppo Fb "Le ragazze e i ragazzi della porta accanto".
Uno psicanalista racconta di una sua paziente, convinta che i suoi sogni fossero reali. Tutto qui.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

S. ha sedici anni, studentessa con la passione per l'arte ellenistica, mia paziente da due mesi, disconosciuta dal padre.
Non mi è consentito aggiungere altri dettagli che potrebbero permettere il suo riconoscimento, anche se si tratta di un documento che resterà nel mio archivio. Di conseguenza, mi permetto di distaccarmi, in parte, dal linguaggio tecnico proprio di questa professione.

La ragazza soffriva di un bizzarro caso di sogni lucidi, così detti perché si è convinti di essere svegli, popolati da personaggi creati dal suo inconscio. Aggiungeva che questi ultimi erano in grado di controllare i suoi movimenti e che da ciò derivasse l'impossibilità di muoversi in quei momenti.

Diceva: «So che non è normale, ma mi piacevano le loro visite. Mi faceva sentire meno sola. Comunque ora non dormo più; queste cose accadono da sveglia, ora. Non sono semplici sogni, come lei scriverà nel suo taccuino. Il fatto che siano diventati così frequenti lo conferma.»

S. aveva ragione; questo genere di sogni si presentano sporadicamente. In alcuni individui, però, si propongono in percentuale maggiore alla media.

Scandiva ogni sillaba. Si strofinava spasmodicamente le dita della mano sinistra con la destra.

«Ho provato i sonniferi della nonna, ma mi stupidiscono solo. È ovvio il perché, sono fuori dal mio controllo. Non avrei mai dovuto permettermi di.» afferma lei, senza mai concludere la frase.

Credo di aver intuito a quel che allude. Nelle nostre sedute racconta di aver invogliato una delle sue fantasie a tornare, un ragazzo -che rappresenti forse la figura paterna?-.

Quando le chiesi da quando fosse iniziato questo disturbo, rise.

«Dalla nascita.» dichiara sicura.

Durante tutte le sedute la fanciulla ha desiderato sedersi per terra, contrariamente a quanto fanno solitamente i pazienti.

Le ho chiesto di scrivere un diario, copiando spudoratamente il metodo diffusosi dall'arrivo di Freud.
Mi pareva perfetto per la sua età, quasi tutte le adolescenti scrivono diari.
Le consigliai di tornare tre settimane dopo con il diario su cui appuntare giornalmente sogni, allucinazioni, sensazioni, pensieri insoliti.

Non è tornata, però.
La sua tenera età mi spinse ad avere fiducia in lei e in una rapida ripresa.
Mi sbagliai.

Come già accennato, il suo era un caso insolito.

Si sentiva calma solo se aveva una superficie riflettente vicino a sé. Diceva che dopo che essere stata sporcata, Pan non l'avrebbe più voluta. Tentava di convincermene.
Rideva e affermava che «nessun Dio avrebbe voluto qualcosa di non più puro.».

Per facilitare la comprensione della situazione della paziente, ho deciso di riportare una pagina del suo diario, giuntomi dopo il suicidio, che mi ha lasciato particolarmente sorpreso per la quantità di personaggi sognati.

“«Semnai sta venendo a prenderti.» sentenziò il moro, che fece una pausa per espellere il fumo che aveva inalato dalla sigaretta appena rullata.

Batté le dite sulla fronte, mimando chi vuole far comprendere qualcosa di ovvio, ma la sua mano si rifugiò tra i capelli irti invece di ricadere inerme.

Ci risiamo, pensai, tentando anch'io di espirare aria dai polmoni. Non ci riuscii e lo stupore fu solo momentaneo. Erano tornati quei sogni assurdi in cui credevo di essere sveglia e vedevo la mai stanza popolarsi di qualsivoglia essere.

Voltai gli occhi verso lo specchio e vidi che Ivan c'era. Si protese e la sua mano varcò la superficie riflettente per salutarmi.
Non potei ricambiare il saluto; in questi sogni non potevo muovermi, solo gli occhi seguivano i miei comandi.

Infine Igor uscì e si adagiò accanto a me. Mi sorrise teneramente. Lui sapeva che io consideravo tutto ciò frutto del mio inconscio stressato e si dimostrava sempre paziente. Aveva dei bei lineamenti e i suoi baffi neri mi ricordavano un personaggio dei cartoni. Mi faceva sentire bene.

Poi, però, sparì.

«Ha vinto il dibattito. Cassandra Rhea ha perso a causa della sua retorica sofisticata!» urlò il ragazzo.

Se solo avessi potuto muovere i muscoli e, di conseguenza, far sì che sul mio viso potessero comparisse una qualsiasi espressione, avrei avuto un aria interrogativa.

Al mio fianco comparve Doo. Ero affezionata a lui perché, anche se era stato il primo protagonista dei mie sogni lucidi, lui non mi ha mai spaventato.

Il belloccio lo cacciò via.

«Cosa farebbe Doctor Feelgood?» chiese ai muri tinti di lilla.

Mentre ero intatta a osservarlo, udii una melodia silenziosa, il rumore provocato dai movimenti dei corpi celesti.

«Basta!» urlò lui gettando a terra il mozzicone e schiacciandolo sotto l'anfibio rovinato.

La musica smise di riempirmi la testa.
Era strano che tutti quegli accadimenti si manifestassero in un unica notte.

«Cosa facciamo ora? Cosa diamine facciamo ora? Ha vinto! Puoi muoverti ora.» ruggì il ragazzo che fino a quella notte era stato il mio più grande confidente.

Presi aria, l'indomani avrei fatto nuovamente visita al medico perché tutto ciò era oltre il mio limite di sopportazione.

Mi accarezzò una guancia sudata.

«Cosa farò senza te? Sei l'unica a cui ho detto tutto. Ti voglio bene, sai?» disse e mi accarezzò velocemente come se volesse spolverarmi le gote.

Mi sedetti e tirai a me il lenzuolo. Lui prese ad accarezzarmi il seno libero dal reggiseno.

«Sai, io ti dico solo la verità. Arriverà a breve.»

Gettò il lenzuola a terra con un solo movimento.

«Sei così bella. Come farò senza di te? Senza un ricordo significativo che mi faccia pensare a te?»

Salì sul letto sedendosi ginocchioni davanti a me.

«Perché non parli? Devo sbloccarti di nuovo?»

Ero terrorizzata dall'idea che lui potesse controllare il mio corpo.

Mi mise una mano tra le ginocchia e fece forza, senza ottenere risultati.
Alzò il capo, mi sorrise e le mie gambe cedettero, adagiandosi attorno le sue ginocchia.
Mi denudò e si liberò dei suoi pantaloni, poi si sputò addosso.

L'unica libertà che mi era rimasta era quella di piangere. Gli occhi erano l'unica cosa che controllavo.

Fece veloce e forte. «Non credere alle dicerie. Più veloce è, prima ti dilati. Il sangue? Beh, il sangue è bello.»

Mi venne dentro e si sistemò accanto a me.
Pogiai il mio capo sul cavallo dei suoi calzoni, in una parodia della solita scena romantica in cui i due sono sdraiati sorridente su un prato in fiore.

Mi passava le mani tra i capelli.

«Lui ti porterà via, questo vuol dire pazzia. Cosa fare? Pensa bellezza. Forse potrebbe regalarti a me. Sanguini ancora, stai insozzando tutto, un Dio vorrebbe una ragazza del genere? No, no.»”

Durante gli anni di professione, la convinzione di essere stata abusata da una allucinazione mi era capitato solo una volta, quando una donna si presentò affermando che gli alieni l'avevano ingravidata.

Le altre pagine del diario sono descrizioni di sevizie sessuali compiute dal fantomatico ragazzo vestito di pelle.
Non posso fare a meno di pensare che in quel ragazzo vedesse suo padre, che il suo conscio non lo accettase e che la sua mente lo presentasse con la forma di un altro uomo, per evitarle ulteriori sofferenze.
Per comprendere il perché dei rapporti sessuali non consensuali mi servirebbe l'aiuto di Freud. Probabilmente il grande psicanalista direbbe che, durante l'infanzia, S. si convinse di non aver dato al padre quello che meritava e che fu ciò a convincere il padre a rinnegarla.

Altro particolare insolito: non ho notato il caratteristico degradamento che accompagna l'arrivo del suicidio. Le frasi diventano più brevi, concise, sgrammaticate.
Nel suo caso, le pagine sono tutte uguali fino a quando non si giunge all'ultima, dove è presente una sola frase.

"Lo sento bussare. È arrivato, ne sono certa."


 

A quanto pare, oltre ad andare contro il regolamento di Efp, ho preso gusto ad andare fuori tema nei contest.
Lo stupro non era in programma. Il tale doveva essere normale, ma si è animato di vita propria.
Non ci sarebbe dovuto essere nemmeno uno psicologo.

Non c'è una spiegazione per cui io abbia deciso di trattare di questo argomento. Ho unito qualche 'esperienza' relativamente reale alla mia fantasia e così è nata la trama, nulla di più.
P.s. Mi pare chiaro che la protagonista non ci sta con la testa e che di conseguenza il diario non possa essere un inno alla logica, eh.
 P.p.s. Non ho sbagliato a scrivere "semmai". Semnai è un modo diverso per indicare le Erinni. Non c'è alcun nesso tra le Erinni e il Dio in questione. Semplicemente, mi pareva un bel nome.
Partecipa al contest "Onironauta" indetto dal gruppo "Le ragazze e i ragazzi della porta accanto".
GIUDICI UFFICIALI:
Žanna Aleksandrovna Metanova: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=213374
Malaria Efp: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=434498
Lori Liesmith: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?action=favstor&uid=74834
GIUDICE UFFICIOSO:
Mery Scrittricedistorie (Vella): http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=237708
   
 
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Touen