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Autore: aasil    07/12/2013    4 recensioni
Cosa succederebbe se Finnick non fosse morto, bensì rapito dai superstiti di Capitol City e completamente senza memoria?
Una società segreta, al cui vertice ci sono i figli del presidente Snow, cercherà di riconquistare il potere.
Dal testo:
«Cosa mi hanno fatto?» Chiese sconvolto, desideroso di avere risposte per tutte le domande che lo tormentavano.
Dopo un lungo sospiro Rosalie iniziò a raccontare.
«Eri in missione. Ti sei infiltrato fra i ribelli per scoprire i loro piani, tu volevi salvare Capitol City da una fine certa. Loro hanno capito chi eri, sono così crudeli Finnick, hanno lasciato che gli ibridi ti dilaniassero e poi ti hanno lanciato una bomba. Sei salvo per miracolo, i corpi degli ibridi ti hanno protetto.» Troppe informazione tutte insieme. Missione? Ribelli? Capitol City?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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AMNESIA

 

 

Pain

 

 

 

 

 

 

 

La luce filtrò dalla tenda azzurro cielo appesa alla grande finestra, della camera da letto.
Sentì un gorgoglio all'altezza dello stomaco e corse in bagno, consapevole che anche quella mattina il suo corpo le ricordava di essere incinta.
Si guardò allo specchio, il gonfiore alla pancia ormai era ben visibile, quel bambino era tutto ciò che le rimaneva.

Sperò che avesse gli occhi di Finnck, gli mancavano così tanto quelle due pozze d'acqua cristallina.

Quello sguardo dolce era l'unica cosa capace di riportarla alla realtà quando si perdeva nel suo mondo, cosa che ormai accadeva sempre più spesso.
Molte volte si sdraiava sotto la palma davanti a casa sua, nella parte del villaggio dedicata ai vincitori, e sognava di vederlo tornare, anche se in fondo al suo cuore sapeva che non sarebbe mai potuto accadere.
Lo aveva saputo da Katniss, non erano servite parole. Lo sguardo della Ghiandaia Imitatrice si era abbassato quando aveva incontrato il suo e Annie aveva capito che qualcosa non andava. Era corsa fra la gente, cercando Finnick ma non era riuscita a trovarlo.

La ragazza del distretto 12 l'aveva abbracciata stringendola forte, mentre Annie aveva preso a singhiozzare, con il cuore a pezzi.
Lui era la sua famiglia, la sua ancora, la sua medicina, era l'unica persona capace di comprenderla e a cui riusciva ad affidare la sua fiducia.

Lo aveva scongiurato di non andarsene, di mandare avanti gli altri, non voleva perderlo; era successo già troppe volte che gli eventi li separassero.
Finnick Odair voleva salvare il mondo, e c'era riuscito a costo di sacrificare la propria vita.

A quei giorni nessuno dei due sapeva che sarebbero presto stati genitori, se ne fosse stato a conoscenza forse non sarebbe partito.
Osservò le proprie lacrime scendere copiose dagli occhi azzurro chiaro, le sembrava che si fossero sbiaditi nel tempo, proprio come la sua pelle che non era più color sabbia come quella degli abitanti del suo distretto, bensì di un bianco giallastro.

Il suo sole personale si era spento, non avrebbe più potuto sentirsi in pace col mondo.
Aveva pensato al suicidio, ma l'idea di uccidere anche il bambino che cresceva dentro di lei era insopportabile, aveva scelto di combattere per lui.
Immaginò di veder entrare Finnick dalla porta, in mano un cesto di frutti di mare appena pescati,

I capelli biondi ancora umidi e appiccicati alla fronte e gli occhi, più luminosi che mai. Le sue mani ad accarezzare dolcemente la pancia gonfia e il suo respiro dolce sul collo, a schiarire i suoi pensieri a volte turbati.
Si sostenne al lavandino per non crollare di nuovo come aveva già fatto molte volte e si decise a scendere a mangiare qualcosa.
Sentì suonare il campanello, come ogni giorno alla stessa ora era arrivato Marcus, suo zio. L'unica persona che avesse un minimo di legame con lei.
Gli portò un po' di pesce fresco e qualche notizia dal villaggio.
«Tutti si chiedono che fine hai fatto Annie, ti va di uscire un po' di casa?» Chiese sedendosi al tavolo di legno in cucina.

«Per alimentare i pettegolezzi sulla vedova pazza e incinta?» Guardò le proprie mani congiunte sul grembo, come una protezione.
«Nessuno pensa questo di te.. Sai anche tu che Finnick non approverebbe questo tuo comportamento, ti spronerebbe a uscire. A vivere.»
Sapeva che era vero, aveva sempre cercato di mantenerla in vita, a partire dai suoi Hunger Games. Si era fatto in quattro per convincere gli sponsor a farle avere tutto quello di cui aveva bisogno.
Rammentò la piccola conchiglia che le aveva mandato col paracadute argentato, il simbolo del loro distretto, per ricordarle chi era in un momento in cui non riusciva a trovare sé stessa. La teneva ancora con sé, appesa al collo come fosse un talismano capace di proteggerla dal mondo.
«Non sono più capace di parlare con le persone.» Sussurrò lei dondolandosi sulla sedia.
«Ricordi la tua amica Susie? Mi ha chiesto se stasera hai voglia di andarla a trovare.»
All'inizio quel nome non le disse niente ma poi, lentamente apparve ai suoi occhi l'immagine della ragazza dai capelli castani e le lentiggini sul naso, che era stata per tanti anni la sua migliore amica.
Non si vedevano dal funerale di Finnick.
Ai tempi della scuola passavano molto tempo insieme, si rincorrevano sulla spiaggia e facevano grandi nuotate. Avevano condiviso i segreti dell'adolescenza e i dolori dei primi amori, ma il loro rapporto cambiò dopo il ritorno di Annie dagli Hunger Games.
Tutta una serie di eventi, oltre al trauma dell'arena, si erano abbattuti sulla giovane vincitrice. Suo padre era morto durante una nottata di pesca poco prima del suo ritorno a casa, e sua madre già malata da tempo si era spenta un paio di mesi dopo.
L'unica persona al suo fianco era Finnick, e lei si era adagiata in quella condizione, ritrovando lentamente la felicità nelle piccole cose quotidiane. L'amicizia con Susie era quindi diminuita anche se avevano continuato a vedersi per le feste di paese o quando le capitava di andare in centro per qualche compera. Tutto questo fino alla Settantacinquesima edizione dei giochi però.
«Ci devo pensare.» Ammise qualche minuto dopo.
«Non sei obbligata, ma penso che ti farebbe bene. Se non vuoi farlo per te fallo per il tuo bambino, dovrai essere forte quando nascerà.» Annie si decise a guardare suo zio negli occhi, un moto di gratitudine si espandeva dal suo cuore.
«Grazie zio.» Sussurrò, all'anziano signore dai capelli bianchi che la osservava con i suoi dolci occhi blu.
«Per cosa?» Chiese stupito.
«Per non avermi abbandonato.» Il vecchio sorrise, e le accarezzò la spalla in modo affettuoso prima di andarsene, lasciandola immersa nei suoi pensieri.

 

 

***

 

Vide entrare la dottoressa bionda, poco dopo che Rosalie fu uscita. Gli iniettò qualcosa nel braccio, prima che lui potesse opporre resistenza e immediatamente Finnick sentì uno strano torpore spandersi nei muscoli. I suoi arti si afflosciarono sulla sedia, e rimase completamente immobilizzato. Tentò in ogni modo di muoversi, di staccarsi gli aghi che la dottoressa gli stava inserendo nelle mani, sentiva gocce di sudore freddo scendergli lungo la schiena e una sensazione di paura si fece spazio nel suo petto.
Poteva muovere solo gli occhi, guardò verso il vetro nella speranza che Rosalie facesse qualcosa, che lo aiutasse, ma non riuscì a vedere nulla.
Il volto di una ragazza apparve sullo schermo davanti a lui, una parte della sua mente riconobbe quel viso anche se non riuscì a formularne il nome. Due occhi grigi lo fissavano, una treccia solitaria di capelli castani sulle spalle. Una prima scossa atroce attraversò il suo corpo tramite i piccoli elettrodi applicati alle mani.
La ragazza sparì e fu sostituita dal volto di un giovane, i capelli scuri gli incorniciavano il viso e aveva un paio di occhi molto simili a quelli della ragazza.
Una terza immagine fu quella di un altro ragazzo, dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Le tre foto vennero trasmesse ad intermittenza mentre le luci nella stanza si abbassavano. Ogni volta che l'immagine cambiava una scossa gli percorreva tutto il corpo fino alle punte dei capelli, se avesse potuto usare la voce avrebbe urlato di dolore.
Si sentiva come un cane in trappola, tutto il suo corpo tentava invano di reagire.

Dopo alcuni minuti, alle immagini dei tre ragazzi si intervallarono quelle di un essere mostruoso. Non era un animale esistente, sembrava una grande lucertola grottescamente modificata. La sequenza delle immagini sempre più veloce costringeva Finnick a guardare senza riuscire a staccare gli occhi dalle fotografie.
All'improvviso lo schermo si spense per pochi secondi lasciandolo senza fiato. Sperò che quella tortura fosse finita, sapeva chi erano quelle persone, ma mancava un collegamento nel suo cervello che gli permettesse di capire il perchè riusciva a riconoscerle.
Poco dopo la tortura ricominciò e un'altra serie delle stesse immagini, accompagnata dalle scariche elettriche, ricomparve davanti a lui.
Finnick notò che il viso più ricorrente era quello della ragazza con la treccia e si accorse che con il passare del tempo la foto del mostro era sempre più frequente.
Rimase incollato alla sedia per infinite ore fino a quando si svegliò disteso nel suo letto d'ospedale.
Sentiva il sangue pulsare forte nella sua testa, mentre dolori allucinanti gli percorrevano il corpo.
Quando aprì gli occhi non trovò la bella Rosalie a vegliare su di lui, bensì il fratello Tiberius.
«Come ti senti Finnick?» Chiese con voce mielosa.
Il ragazzo non rispose si limitò ad un grugnito indignato.
«Cosa ricordi?» Continuò con la stessa voce fintamente dolce.
Pensò a quelle parole e si concentrò, cercando di scavare nella sua memoria. Vide scorrere di nuovo davanti a sé i volti di tre persone, i mostri, il dolore.
«Devo andarmene da qui.» Sussurrò più a sé stesso che a Tiberius.
«Perchè?» Chiese lui.
«Devo uccidere Katniss Everdeen.»





Angolo autrice:

Ciao a tutti!
Mi sono impegnata a scrivere abbastanza velocemente, nella speranza che qualcuno di voi avesse voglia di leggere questo capitolo!
Sinceramente non mi piace molto come mi è uscito, preferivo i precedenti...
Comunque, ho inserito una parte iniziale su Annie, perchè dovete vedere in parallelo le storie dei due protagonisti.
Spero che vi piaccia il mio lavoro e che mi lascerete qualche recensione, sono molto importanti per me.
Se avete bisogno di qualche chiarimenti contattatemi su twitter, mi chiamo @herondaleslove.
Infine voglio ringraziare le nove persone che hanno recensito il capitolo precedente, siete tutti fantastici **

 

Much love.

-Lisa

 

   
 
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