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Autore: anqis    07/12/2013    3 recensioni
Ci siamo plasmati, io a te, tu a me, due pezzi di un puzzle diverso, ritagliati con ferite e cicatrici per combaciare.
Ma ora che le mie ossa sono state graffiate per accogliere le tue? Tu te ne vai ed io mi sveglio da sola. Ed essere qui senza di te è come svegliarsi con solo metà cielo azzurro, come essere lì ma ancora lontano.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ora con te.'
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Come essere lì, ma ancora lontano.
 
And be here without you
is like I’m waking up to.

Only half blue sky, 
kinda there but not quite.
I’m walking around with just one shoe,
I’m half heart without you.


È da qualche giorno che non ti vedo. O sono settimane, mesi? Non lo so.
Niall ti ha detto che dormo con il tuo maglione. L’ho capito appena ha varcato la soglia di casa, da come ha spostato il peso su una gamba, la visiera del cappello calcata sulla fronte nel tentativo inutile di nascondere le guance rosse di pentimento, quando gli ho chiesto di te. Ho sospirato e basta, perché è da giorni – settimane, mesi? – che non ci riesco, a provare qualcosa. Sospiro, penso, ti penso, e ancora, da capo.
«Non è messo meglio di te» ha aggiunto lui come per farsi perdonare – ho annuito, mi dispiace – entrando e posando i due cartoni della pizza sul ripiano. «Siete due teste di cazzo. Non vi sopporto più» e così via. 
Quindi, stai male pure tu? Quanto male? Tanto quanto le lacrime che ho versato sul tuo cuscino la notte che te ne sei andato? Quanto le giornate trascorse chiusa in casa, i fazzoletti strappati per distrarmi, le chiamate di Harry e i «Come stai?» di Louis. Si è stancato pure lui che di tutto e di tutti non gliene frega mai niente. Gli manchiamo, ha detto, stringendosi nelle spalle magre.  Noi, non tu o io, noi. 
Stai male? L’ho chiesto a Zayn quando è venuto a bussare alla mia porta per parlare. Mi ha guardato ed ho capito. Stai male da confezioni di birra finite, da telefilm scadenti di Harry, bicchieri rotti e barba non fatta. Ma fingi di star bene quando ti intravedo per la strada, io con la borsa aperta e i fogli che mi scivolano dalle mani, tu con la camicia stirata e lo sguardo concentrato su punto lontano, lontano da me. Lo so però che mi noti e che non stai bene, perché sorridi e non ci sono quelle piccole rughe agli angoli degli occhi che ho imparato ad amare e mi dicono se sei davvero felice. E non lo sei, stringi le dita attorno alla tracolla della borsa e le tue spalle si fanno rigidi. 
Ti vedo nel riflesso della vetrina della caffetteria dove abbiamo passato i pomeriggi, abbassare puntualmente lo sguardo quando passo e sollevarlo piano con discrezione, paura, quando credi che non ti veda. È per quello che l’altro giorno mi sono fermata ed ho aspettato che i tuoi occhi incrociassero i miei. Non te lo aspettavi. Hai aggrottato le sopracciglia, le labbra rosse dischiuse e il fiato in gola. Ho scosso piano la testa, “Guardami”, e me ne sono andata. Non mi prendere in giro.
Ma tu non parli ed io non so cosa fare. Sei tu quello dei «Dobbiamo parlare, Gis» ed io quella che si stringe nelle spalle e «Non ora, Liam» non ora, non domani, mai. Allora ha davvero ragione, Niall, a darci degli stupidi. Come aveva detto giusto Louis il giorno in cui ci siamo tenuti per mano al tavolo con loro senza timore, solo un po’ di imbarazzo. «Siete troppo diversi per funzionare.»
«Lo sappiamo» avevi risposto stringendomi a te. «Io amo il the e lei si droga di caffeina. Si fa la doccia la sera prima di andare a dormire, ed io il mattino presto che si arrabbia perché la sveglio. In effetti, non può funzionare.»
Harry aveva sorriso sotto i baffi, Zayn aveva alzato un sopracciglio e Louis aveva incrociato le braccia al petto invitandomi a parlare, a dire qualcosa. Allora sballottata dalle tue parole che pensavo avresti ribattuto, e gli sguardi, la risata di Niall, «Mi piacciono le sfide perse» avevo sbottato con una smorfia ed una frase poco sensata. «E Liam, mi piace pure lui» avevo aggiunto poi spostando lo sguardo sulla punta delle mie converse consumate. 
Tu allora ti eri messo a ridacchiare piano tra i miei capelli, mentre «Bene» diceva Louis grattandosi la barba di qualche giorno. «Scommetto che non durate due mesi.»
Abbiamo vinto, ma ora stiamo perdendo, contro di noi. Siamo riusciti a superare le nostre diversità, ho imparato ad accettare le tue coccole in pubblico – «Che siamo fuori, in casa, a tavola con i miei, io ti amo» - e tu i miei improvvisi silenzi, le giornate no e la mia mano sempre fredda tra le tue dita calde. Il tuo braccio intorno alla mia vita, la mia schiena contro il tuo petto, i tuoi baci lenti e premurosi, i miei affamati e bisognosi. Ci siamo plasmati, io a te, tu a me, due pezzi di un puzzle diverso, ritagliati con ferite e cicatrici per combaciare. 
Ma ora che ci siamo congiunti? Ora che le mie ossa sono state graffiate per accogliere le tue? Tu te ne vai ed io mi sveglio da sola. E senza di te è come svegliarsi con solo metà cielo azzurro, come essere lì ma ancora lontano. È aprire gli occhi e respirare a fatica, contare solo la metà dei battiti, vedere solo la metà della freccia che hai scoccato quella notte di Dicembre, nella metà del cuore che mi hai lasciato quando ti sei chiuso la porta dietro le spalle.
E non te ne puoi andare proprio ora che le mie dita sempre fredde sono diventate tiepide, le mie spalle si sono abituate al peso del tuo braccio e le mie gambe alle tue lunghe ed ruvide, per un errore che ti ho già perdonato, ma non lo sai. Harry sbuffa, mi stringe per le spalle con le sue mani grandi ma gentili e« Vi basterebbe un’ora, un’ora sola per un pranzo al fiume e per parlare», ma tu hai smesso ed io non ho mai cominciato e non ne sono capace. 
Per questo te lo sto scrivendo, seduta di fronte a questo foglio bianco dopo tanti strappati e accartocciati, che senza di te sono persa. Persa senza bussola, mappa, stelle e sole. Persa quando mi sveglio la mattina, esco di casa e mi accorgo di avere solo una scarpa. Persa quando mi dico “Dimenticatolo” la notte, stretta alla tua felpa nella speranza di ritrovare la strada giusta, che però porta da te e sempre solo da te. Forse perché casa non è un luogo, un posto e un tetto sulla testa, ma è una sensazione. Quella che mi dai tu quando mi stringi a te e soffochi le mie lamentele. 
Scrivo e scrivo che mi manca tutto ciò che facevamo, ma soprattutto l’altra parte di me, che rivoglio e te lo chiedo: torni da me, Liam?




 
Giuro – buonasera – che dopo questo, la finisco di scrivere uhm, questo genere di cose. Queste cose, cioè one shots di mille parole e poco più, senza un vero senso e scritte così di getto senza pensarci molto tra una tazza di the e un biscotto per ogni paragrafo di storia finito (e sono ancora all’inizio). Non lo faccio apposta, è un periodo, forse l’atmosfera natalizia, proprio non lo so. Ispirata dalla ballata di Midgnight Memories (orgogliosa di loro) Half a Heart, spero vi sia piaciuta un poco. Lei è Giselle, un personaggio della serie Ora con te. Non è questa la one shot con cui dovevo presentarla, ma.. è uscito questo e boh. La smetterò, ci provo, promesso.


Anqi. 
 
   
 
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