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Autore: PidgeLarry    07/12/2013    2 recensioni
“Signor Styles” snocciolò con pazienza ed una punta di irritazione il professor Freeman “dato che nella mia materia, scienze motorie, il suo voto risulterebbe insufficiente visto la scarsa frequentazione, ho deciso di darle un’ultima possibilità: a partire da oggi pomeriggio, prenderà parte agli allenamenti della squadra di basket della nostra scuola, ogni martedì e giovedì dalle 15.00 alle 17.00. Questo è quanto. Arrivederci.” Detto questo, girò sui suoi tacchi e se ne andò con il suo solito fare da scimpanzé. Vai troppo in palestra e ti ritrovi a camminare come se ti fossi perennemente cagato addosso diceva sempre Harry.
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Harry si ritrova a dover far parte della squadra di basket della scuola. E nella squadra c'è Louis, il ragazzo per cui ha una cotta ormai da un anno. Che succederà?
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[LARRY]
Conteggio parole: 4608
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Catch me I'm falling.


“Signor Styles” snocciolò con pazienza ed una punta di irritazione il professor Freeman “dato che nella mia materia, scienze motorie, il suo voto risulterebbe insufficiente visto la scarsa frequentazione, ho deciso di darle un’ultima possibilità: a partire da oggi pomeriggio, prenderà parte agli allenamenti della squadra di basket della nostra scuola, ogni martedì e giovedì dalle 15.00 alle 17.00. Questo è quanto. Arrivederci.” Detto questo, girò sui suoi tacchi e se ne andò con il suo solito fare da scimpanzé. Vai troppo in palestra e ti ritrovi a camminare come se ti fossi perennemente cagato addosso diceva sempre Harry.
Tuttavia, in quel momento Harry non era proprio in vena di scherzare, dopo la notizia appena ricevuta. Dire che era rimasto scioccato era dire poco, aveva perfino iniziato a sudare freddo e a boccheggiare come un pesce.
Ora, a qualcuno di voi potrà sembrare strana una reazione del genere, di solito tutti amano le ore di educazione fisica a scuola, due ore per sfuggire alla noiosa routine quotidiana. Ma non Harry Styles. Per lui, quelle due ore di ginnastica, erano come l’alzarsi alle sei del mattino quando la sera prima sei andato a dormire alle due, come quando addenti un panino convinto che sia con la nutella e invece c’è la marmellata, come quando speri ci sia bel tempo per uscire con i tuoi amici ed invece si mette a diluviare. Ecco. E questi sono eufemismi. Non è un eufemismo, invece, dire che Harry Styles odiava ogni tipo di sport. Non era colpa sua se era cresciuto troppo in fretta, diventando altissimo. Il problema era che non riusciva ancora ad abituarcisi, e barcollava sulle sue gambe come una baby giraffa. Era decisamente impacciato. E scoordinato. Molto scoordinato.
Harry si passò una mano tra i ricci spettinati dirigendosi verso il suo armadietto. Era appena suonata la campanella per il pranzo e lui e Liam Payne, il suo migliore amico, si davano sempre appuntamento agli armadietti prima di andare in mensa.
“Ehi Haz!” lo salutò allegro Liam, appoggiato all’anta dell’armadietto mettendo in mostra i suoi bicipiti
“Ciao…” rispose poco convinto l’altro
“E’ successo qualcosa?” chiese preoccupato Liam entrando in modalità “mamma chioccia”
Harry sospirò passandosi ancora una volta una mano tra i ricci “Mmh” fece in cenno d’assenso “Freeman ha detto che da questo momento faccio parte della squadra di basket, oggi pomeriggio devo pure venire ad allenamento…” borbottò contrariato. Lo sguardo di Liam, inaspettatamente, si illuminò “Ma è fantastico, vuol dire che staremo insieme!” Harry alzò gli occhi al cielo “Già, dimenticavo che tu sei il capitano della squadra”.
“Precisamente” sorrise fiero l’amico “ed è come tale che ti obbligo a venire ad allenamento”  
“Ma Liam!”
“Niente ma!” rispose severo il ragazzo dagli occhi castani “fare sport non può che farti bene, e poi, sarebbe un peccato sprecare quelle gambe chilometriche che ti ritrovi!”
Harry arrossì, ricevere dei complimenti gli faceva sempre questo effetto. Anche se sapeva che c’erano molte ragazze che gli morivano dietro proprio non riusciva a capacitarsene. Era solo un normalissimo studente del primo anno! E poi non era per niente aggraziato, al contrario di lui.
“Ah” fece Liam, quasi intuendo i suoi pensieri “credo tu lo sappia già, ma Louis fa parte della squadra”. Un sorrisetto di chi la sa lunga increspò le labbra del ragazzo, mentre il riccio arrossiva furiosamente.
“Allora, ci verrai?” domandò speranzoso Liam, sapendo già di aver vinto
“Okay” accettò infatti Harry, rinunciando a opporsi.
 
Harry si ricordava ancora la prima volta che aveva visto Louis Tomlinson: era stato il primo giorno di scuola, circa sei mesi prima, a settembre. Il 13, per la precisione. Harry si ricordava anche questo.
 
Stava correndo a perdifiato per arrivare a scuola in tempo, non poteva credere di essersi svegliato tardi il primo giorno di liceo! Liam, ovviamente, doveva essere già lì, per quanto fosse paziente non lo avrebbe aspettato rischiando di far tardi, serio com’era.
Finalmente scorse in lontananza il cancello della scuola, e con lui il bidello che lo stava spingendo per chiuderlo. “Aspetti!” cercò di urlare, ma la sua voce era troppo debole per la corsa. D’un tratto vide una figura sfrecciare di fianco a lui e piazzarsi nello spazio dove il cancello restava ancora aperto. Harry non capì bene cosa stesse succedendo, fino a che il ragazzo, sì, era un ragazzo, non gli fece cenno di sbrigarsi a raggiungerlo. Harry accelerò il passo e seguì quel tipo. Fu solo quando il cancello si fu chiuso alle loro spalle che ebbe il tempo di osservarlo meglio: era bassino, capelli castani lisci e spettinati e occhi azzurro cielo. Harry ebbe il dubbio di trovarsi davanti a un angelo. Era il ragazzo più bello ed etereo che avesse mai visto.
“Louis” fece il ragazzo porgendogli aggraziatamente la mano e sfoderando un sorriso mozzafiato per cui Harry sentì quasi di potersi sciogliere.
“H-Harry…” rispose lui con un filo di voce
“Bene, Harry, credo che faremmo meglio a muoverci o rischiamo la detenzione il primo giorno di scuola!” fece Louis riprendendo a correre verso l’ingresso dell’edificio. Harry lo seguì cercando di tenere il suo passo, ma, per quanto avesse sempre avuto delle gambe lunghe, gli era impossibile correre veloce quanto l’altro. Era inafferrabile. Proprio come un uccello. O un angelo. Harry sorrise.
Appena arrivati si ritrovarono a dover girare in due corridoi diversi, si salutarono, Harry si sentì arrossire quando Louis lo chiamò “Riccio”.
 
Da quel momento Harry e Louis non si erano più parlati, certo, capitava che si incontrassero per i corridoi e che i loro sguardi si incrociassero, ma niente di più. In fondo, Harry era solo un primino qualsiasi, e quelli di seconda come Louis non gli prestavano particolare attenzione. Tranne nel caso di Liam, ovviamente, ma quello era un altro discorso.
Tuttavia, da quel giorno Harry non aveva più smesso di pensare a Louis e sentiva che se ne stava innamorando. Cercava, però, di reprimere questo sentimento. Si ripeteva che era impossibile innamorarsi di una persona senza nemmeno conoscerla. E qualche volta riusciva davvero a convincersi. Qualche volta, perché poi gli bastava ripensare alla risata cristallina di Louis, a come il suo intero volto si illuminava e a come gettava la testa all’indietro socchiudendo gli occhi. E allora ci ricascava di nuovo.
 
 
                                                                                      *****
 
Harry entrò silenzioso nello spogliatoio della squadra. Sentiva tutti gli occhi puntati su di lui, ma cercò di non farci caso. Soprattutto nel caso di quegli occhi cerulei che sentiva perforargli la nuca. Per fortuna Liam gli corse incontro, togliendolo dall’impiccio. “Hazza! Non credevo che saresti venuto!” esclamò piacevolmente stupito. “Non avevo altra scelta” fece levandosi la maglia e rimanendo a torno nudo. Per un attimo il suo sguardo indugiò su Louis. Era solo una sua impressione o si era appena leccato le labbra?
Finito di cambiarsi, legò indietro i capelli che gli ricadevano davanti agli occhi con un elastico, e poi entrò in palestra.
Liam, che stava parlando agli altri, gli fece cenno di avvicinarsi. “Ragazzi, questo è Harry. Da oggi fino alla fine dell’anno farà parte della squadra” spiegò. “Come mai uno nuovo in questo periodo dell’anno?” fece un ragazzo, a Harry pareva che il suo nome fosse Zayn. “Perché altrimenti Freeman mi fa il culo” sputò insofferente Harry. L’intera squadra rise, nonostante lui non avesse avuto l’intenzione di fare una battuta. Ma aveva sentito la risata di Louis tra le altre, e questo gli bastava. Sentita, già, perché non aveva ancora avuto il coraggio di incontrare lo sguardo del ragazzo. “Quello che Harry vuole dire…” cercò di spiegare Liam, ma senza successo perché Harry lo interruppe “è che ho lo spirito sportivo di un pachiderma, quindi non ho quasi mai fatto ginnastica. Risulato: eccomi qui.” Anche questa volta l’intera palestra rise ed un piccolo sorriso scappò anche a Harry.
“Bene, ragazzi, ora cinque giri della palestra per riscaldarci!” fece Liam iniziando a correre, gli altri lo seguirono emettendo grugniti di disappunto.
“Ehi” fece una voce di fianco a Harry. “Ehi” rispose lui al ragazzo biondo. “Io sono Niall” disse con accento tipicamente irlandese il biondo “Harry”.  Non si dissero altro per i giri rimanenti, troppo impegnati a mantenere il ritmo di Liam, in testa alla fila, e di Louis, al suo fianco. Harry non poté trattenersi dall’osservare come i suoi muscoli guizzassero e come i pantaloni gli fasciassero perfettamente quel fondoschiena da dio che si ritrovava. Sta’ calmo, Harry, o sembrerai un maniaco si ripeteva, ma senza successo.
“Okay, potete fermarvi” concesse Liam, e tutti rallentarono il passo fino a fermarsi, respirando pesantemente. “Bene, adesso ragazzi faremo un po’ di partita” sorrise Liam mentre un coro di versi entusiasti si diffondeva tra i ragazzi. “Louis” aggiunse poi guardando il ragazzo “tu occupati di Harry, cerca di spiegargli un po’ le basi”. Louis annuì mentre Harry si sentì arrossire fino alla punta dei capelli. Fulminò Liam ma questo si limitò fargli l’occhiolino. Sospirò.
“Allora, vieni? Andiamo ad allenarci lì al fondo, almeno non disturberemo gli altri” disse Louis indicando il lato in fondo a sinistra della palestra, dove si trovava uno dei quattro canestri. “Okay” rispose Harry seguendolo. Sentiva un nodo alla gola e non riusciva ad articolare più di una parola alla volta.
“Ci rivediamo, eh Riccio?” chiese ammiccante Louis palleggiando distrattamente.
“Mmmhh” fece Harry. Non riusciva a credere che Louis si ricordasse di lui.
“Non sei di molte parole, eppure mi sembri un tipo che parla molto. Cos’è ti metto in soggezione?” osservò Louis con un sorriso furbo avvicinandosi pericolosamente. Harry scosse la testa. Anche se sapeva di stare mentendo. “N-no, è solo che… sono una frana a basket” cercò di giustificarsi. Louis sembrò bersi la scusa “Oh, capisco, ma non ti devi preoccupare, anch’io all’inizio avevo paura, ma poi ci si abitua” disse sorridendo con fare rassicurante. “Bene, ed ora iniziamo.”
 
Due ore e tre litri di sudore dopo, l’allenamento stava volgendo al termine e Harry sentiva di aver fatto passi da gigante, adesso riusciva perfino a fare canestro una volta su tre! (e per lui era un risultato enorme). E poi aveva potuto passare due ore intere in compagnia di Louis, occasione più unica che rara! Allenandosi era riuscito ad aprirsi un po’ di più e ora si sentiva più a suo agio. Inoltre, il più grande aveva uno spiccato senso dell’umorismo e faceva ridere Harry in continuazione. Allenarsi con lui era quasi… divertente.
Stava tirando per l’ennesima volta quando sentì una presenza dietro di lui. “Prova ad chiudere di più il gomito” gli soffiò Louis sul collo spostandogli leggermente il braccio. Harry sentì scariche elettriche irradiarsi dal punto in cui Louis lo stava toccando. Si appoggiò leggermente all’indietro, sentendo il petto caldo del più grande contro la sua schiena. Inspirò forte, per trattenersi dallo svenire e mirò a canestro. Le mani di Louis a guidarlo. Fletté all’indietro il braccio e poi tirò. La palla si mosse veloce ed entrò nel canestro. “Sì!” esclamò Harry sorridendo soddisfatto e girandosi verso di Louis. Arrossì pesantemente quando trovò quello sguardo azzurrino fisso nel suo. Lo attraversò  il dubbio che il liscio fosse rimasto ad osservare lui per tutto il tempo anziché la palla, ma se ne dimenticò subito perché sentì Liam annunciare che l’allenamento era finito. Si scoprì quasi deluso da ciò e se ne sorprese.
 
Harry si era cambiato e si stava avviando verso l’uscita della scuola quando si sentì chiamare. “Louis?” chiese confuso. “Ehi Riccio!” esclamò l’altro sorridendo  “stavo pensando, ti andrebbe di venire a casa mia, adesso? Ecco, solo per, uhm, allenarci.” fece abbassando lo sguardo. Harry pensò di aver sentito male, sì, aveva decisamente sentito male. Una cosa del genere non era possibile. Ma capì che non aveva sentito male da come Louis lo guardava insicuro aspettando una risposta. “Va bene” fu ciò che riuscì ad articolare, mentre il suo cuore quasi esplodeva.
 
“Che figa!” esclamò Harry quando vide la moto del più grande: una vespa rosso fiammante, di quelle che si usavano una volta: era semplicemente stupenda. “Grazie” sorrise fieramente Louis. Passò a Harry il suo casco e si sedette. “E tu?” chiese Harry riferendosi al casco. “Farò senza, prima la tua sicurezza” sorrise ruffiano Louis. Il riccio si sentì morire. Avrebbe davvero voluto baciarlo, ma si trattenne, prendendo posto dietro di lui. “Reggiti forte” fece Louis, allacciando le braccia del più piccolo attorno alla sua vita e dando gas. Poi partirono. Il vento soffiava contrario a loro, e Harry si strinse più forte a Louis per paura di cadere e perché l’aria gli stava facendo lacrimare gli occhi. Si appoggiò alla schiena quasi minuta del più grande, inspirando a pieni polmoni il suo profumo di limone e qualcos’altro, qualcosa che Harry non sapeva definire bene, Harry suppose si trattasse semplicemente del profumo naturale di Louis.
 
Harry scoprì che quella che Louis definiva casa era in realtà una villa a due piani con un giardino sul davanti ed uno sul retro. “E’ enorme” osservò impressionato. Louis ridacchiò vedendo la sua espressione “Lo so, ma ho quattro sorelle, quindi c’è bisogno di spazio.” “QUATTRO?” esclamò il riccio ancora più sorpreso. Louis ridacchiò. “Già, ma non è così terribile come può sembrare.” Harry annuì poco convinto.
“Ora te le presento” aggiunse prima che Harry potesse replicare.
“Sono a casa” urlò Louis aprendo la porta per entrare e due testoline bionde gli corsero subito incontro per accoglierlo “Louuuuuu” fece una delle due con un gridolino. “Harry, queste sono Daisy e Phoebe, gemelle, questo è Harry.” Il riccio trovò che le due bambine fossero adorabili, avevano gli stessi accesi occhi azzurri del fratello. “E’ un tuo amico, Lou?” fece Phoebe curiosa. “Sì” rispose il liscio. Harry avvampò quando credette di sentire un “per ora” sussurrato. Doveva essere stato sicuramente frutto della sua immaginazione.
“Ciao Lou, lui chi è?” fece una ragazza bionda all’incirca quindicenne uscendo da quella che doveva essere la cucina. Louis sembrò un po’ restio a presentare il più piccolo. “Lottie, lui è.. Harry” fece. “Oh, ciao Harry” fece leggermente ammiccante la ragazza porgendogli la mano, Harry sentì il calore affluirgli alle guance, di nuovo. Louis sbuffò “E’ troppo grande per te”. Lottie lo fulminò indispettita. “A quanto pare non è troppo piccolo per te però!”
“LOTTIE!” gridò Louis. Harry lo guardò confuso, che bisogno c’era di urlare. Un indizio probabilmente glielo diedero le guance del maggiore: stavano andando a fuoco. Harry sentì anche le sue imporporarsi, non era possibile che interessasse a Louis, non uno come lui. Passarono una decina di secondi in cui Louis non fece altro che guardare sua sorella in cagnesco mentre lei cercava di trattenere un sorriso.
“Ehm, Louis…” mormorò piano per attirare l’attenzione, Louis si girò verso di lui mentre Lottie ridacchiava. “Vieni, Harry, andiamo in camera mia” fece trascinandolo per un braccio su per le scale, mentre l’altro non ebbe neanche il tempo di protestare.
Louis aprì la porta, spinse Harry dentro e la richiuse a chiave alle sue spalle. Il cuore di Harry accelerò paurosamente, sembrava fosse pronto a prendere il volo. Sono davvero qui, sono davvero in camera sua, con lui. Chiuso a chiave. Questi pensieri fecero agitare Harry più di quanto già non fosse.
Si guardò intorno: la camera di Louis era normalissima. Un letto in fondo a destra, con di fronte una tv poggiata sopra un mobiletto dentro cui erano impilate decine di cd e dvd, una scrivania con un computer e le pareti tappezzate di poster.
“Uhm, Lou…” fece il riccio riscuotendosi dai suoi pensieri “ma noi non dovevamo allenarci?”
Louis arrossì di nuovo e inizio a tormentarsi l’orlo della maglietta senza guardarlo negli occhi. “Ecco, sì l’ho detto ma… era una scusa” il cuore di Harry fece una capriola “la verità è che volevo passare del tempo con te.”
Il più piccolo quasi non credette alle proprie orecchie. Louis non poteva aver appena detto una cosa del genere.
“Okay, uhm, allora… cosa facciamo?” tentò Harry per spezzare la tensione. Louis alzò gli occhi a incrociare lo sguardo smeraldino.
“Non sei arrabbiato?” chiese sorpreso. Harry scosse la testa “Perché dovrei?”
“Oh, nulla è solo che pensavo… vabbè, lasciamo perdere, che dici se guardiamo un film?”
“Certo!” acconsentì Harry entusiasta “Quale?”
“Non lo so, perché non lo scegli tu?” rispose Louis ridacchiando. Il riccio sorrise felice e si inginocchiò davanti al ripiano in cui erano stipati tutti i dvd. Se voleva che tutta questa storia del film girasse a suo favore doveva scegliere qualcosa di adatto all’occasione: possibilmente romantico e magari anche strappalacrime. Harry decise che Love Actually sarebbe andato benissimo.
Harry accese la tv, inserì il tv e andò a sdraiarsi di fianco a Louis sul letto.
“Cos’hai scelto?” domandò Louis, cingendo con finta casualità le spalle di Harry.
“L-Love Actually” rispose il riccio sentendo le farfalle nello stomaco.
Louis ridacchiò “Classico.”
Per tutta la durata del film, i due ragazzi si lanciarono occhiate furtive, Harry arrossendo, Louis sorridendo lievemente, quando i loro sguardi si incontravano.
Dopo circa un’oretta e mezza dall’inizio del film, Harry aveva la testa appoggiata dolcemente sul petto di Louis, mentre questo continuava a cingerlo con fare protettivo. D’un tratto, Harry cominciò a singhiozzare.
“Che succede?” chiese Louis allarmato
“N-niente, è solo che… la storia di Mark e Juliet è così triste… mi fa p-piangere ogni volta” rispose il riccio alzando il suo sguardo liquido per incontrare quello attento e azzurrino del liscio.
“Sei proprio innocente…” soffiò Louis avvicinandosi pericolosamente al viso di Harry “Sai, le tue lacrime farebbero male a chiunque” continuò, asciugandone una appena sotto l’occhio del riccio.
“C-come?” mormorò piano Harry, confuso. Con Louis così vicino non riusciva a parlare più forte.
“Intendo dire che sei un angelo, e gli angeli non dovrebbero piangere, mai.”
“I-io non…” ma non riuscì a finire la frase, le labbra di Louis premute con delicatezza contro le sue.
Harry spalancò gli occhi per la sorpresa. Emise un verso strozzato e sentì Louis ridacchiare sulle sue labbra, poggiando una mano dietro il suo collo per spingerselo più vicino. Impiegò qualche secondo a rendersi conto della situazione, ma quando lo fece non esitò a ricambiare il bacio, muovendo le sue labbra in sincrono con quelle sottili del maggiore. Chiuse gli occhi e si aggrappò con la mano al fianco di Louis, stringendolo per sentire un sostegno in quella confusione totale che era la sua testa in quel momento. Sentiva il cuore rimbombare pesante nel petto, mentre il maggiore gli mordeva il labbro inferiore. Si lasciò sfuggire un mugolio di piacere che fece sorridere il liscio. Ad un tratto, fu costretto ad aprire la bocca per prendere aria, e fu quello il momento in cui Louis ne approfittò per insinuare la lingua nella sua bocca. Harry ansimò, premendosi Louis addosso, sentendo come le spalle del maggiore, che sembravano così fragili, al tatto fossero in realtà forti e robuste. Lasciò che la lingua del maggiore esplorasse la sua bocca, danzando con la sua. Si sentiva in paradiso, non riusciva neanche a dare ai suoi pensieri un ordine sensato, aveva desiderato per così tanto tempo che quel momento arrivasse che ora non sapeva neanche se crederci o no.
“Lou…” fece staccandosi leggermente dal maggiore che emise un lieve verso di disapprovazione “non hai idea di quanto tempo è che aspetto questo momento…” appena terminata la frase si sentì arrossire, non sapeva perché l’aveva detto, ma aveva sentito il bisogno di farlo. Louis sorrise sulla sua bocca “Sei proprio scemo, io…” ma non fece in tempo a finire la frase perché un leggero bussare alla porta lo interruppe.
Louis, le labbra ancora arrossate dal bacio, sospiro ed andò ad aprire.
Nel frattempo, Harry ebbe il tempo di assimilare tutto ciò che era appena successo.
Aveva appena baciato Louis Tomlinson. Anzi, era più corretto dire che Louis Tomlinson aveva appena baciato lui. Si sentiva felice, sì, ma allo stesso tempo molto spaventato. Sì, spaventato, perché sapeva di non poter interessare a Louis, non si era illuso solo perché lo aveva baciato. Okay, sì, magari un pochino, ma sapeva com’era Louis, non era il tipo da relazione seria, non l’aveva mai visto stare con la stessa persona per più di tre settimane. E soprattutto, quelle persone erano ragazze. Femmine. E lui non lo era, decisamente no. Magari Louis aveva semplicemente voluto provare qualcosa di nuovo e aveva trovato in lui, il primino che gli andava dietro da un anno intero, la persona giusta. Doveva essere sicuramente così, e lui si era pure lasciato fregare. Che ingenuo.
Si riscosse dai suoi pensieri, in realtà durati pochi attimi, per osservare la donna alla porta. Era senza dubbio la madre di Louis, si assomigliavano molto.
“Mamma, questo è Harry” fece Louis indicandolo
“Buongiorno” salutò il riccio cordialmente.
“Oh, ciao Harry” sorrise genuina la donna “Io sono Johannah, la madre di Louis, ma puoi chiamarmi Jay” fece, poi avvicinandosi per scombinargli i capelli “Ma guarda quanto sei carino!” cinguettò. Il riccio arrossì.
“Mamma!” la richiamò Louis, sembrava quasi geloso, ma Harry non se ne curò, anche se sentì il suo stomaco sfarfallare.
“Allora, ti fermi a cena con noi?” chiese la donna.
“Io… uhm… mi dispiace ma devo andare, è stato un piacere” rispose svelto, non poteva restare in quella casa un minuto di più, non con la consapevolezza che non sarebbe mai stato abbastanza per Louis.
Si alzò di fretta, prese la cartella ed uscì dalla stanza, scese le scale, fino ad aprire la porta.
“Harry aspetta!” si sentì chiamare, un mano gli afferrò il polso.
SI girò, trovandosi un Louis ansante di fronte. E davvero non voleva pensare a certe cose in quel momento ma la vista del ragazzo che ansimava gli piaceva parecchio.
“Sì?” chiese confuso
“Ehm… io… volevo salutarti” fece Louis imporporandosi. Harry lo guardò a bocca aperta, era davvero troppo bello per poter essere reale.
“Ah, uh, okay… allora ciao” fece Harry porgendogli la mano, ma Louis lo attirò verso di sé e gli schioccò un bacio sulle labbra, mantenendo il braccio attorno alla sua schiena più a lungo del necessario, come fosse restìo a lasciarlo andare.
“Ciao” sussurrò Louis
“Ciao” soffiò Harry prima di uscire fuori dalla porta e ricominciare finalmente a respirare.
 
                                                                                     *****
 
Il giorno dopo a scuola Harry non riusciva a concentrarsi, la sua mente ancora persa a fantasticare sul giorno precedente.
Il problema, però, era che il pomeriggio avrebbe avuto gli allenamenti di basket, e questo poteva significare una sola cosa: rivedere Louis.
E Harry aveva paura, una paura fottuta. Aveva paura che Louis si fosse pentito di ciò che era successo il giorno precedente o, addirittura, che se ne fosse dimenticato. Sapeva che non avrebbe avuto la forza di sopportarlo.
Liam, dal canto suo, dopo che il riccio gli aveva raccontato la faccenda, aveva dapprima esultato perché “Diamine, finalmente ce l’hai fatta”, poi, trovandosi davanti il suo migliore amico in lacrime, aveva semplicemente cercato di rincuorarlo, ripetendogli che Louis non avrebbe mai fatto una cosa del genere senza sentimento, che a lui doveva tenerci sul serio, e che si stava facendo troppi problemi su qualcosa che di complicato non aveva niente. Per Liam, a Harry piaceva Louis e a Louis piaceva Harry, e non c’era niente di più semplice di questo, ma Harry non era dello stesso parere. Avrebbe davvero voluto piacere a Louis, sarebbe stato come un sogno che diventava realtà, ma sapeva che non doveva farsi troppe illusioni. O almeno, cercava di non farsele, però più pensava al castano più sentiva il desiderio di essere ricambiato farsi opprimente.
 
Quando si trovò davanti allo spogliatoio della palestra, si bloccò di colpo, aveva paura ad entrare.
“Dài, Harry, non succederà niente” sussurrò Liam, stringendogli in modo paterno una spalla. Visto poi che Harry non accennava a muoversi, si sporse oltre di lui, aprì la porta e ce lo spinse dentro, seguendolo.
Harry si girò verso di lui con lo sguardo di un animale in gabbia, ma lui non ci prestò attenzione, andando a cambiarsi dall’altro lato dello spogliatoio.
Harry, senza la protezione del suo migliore amico, si sentiva debole e scoperto. Si cambiò infilando la tuta da ginnastica, cercando di evitare lo sguardo di Louis, a una panca di distanza da lui. Proprio quando stava per entrare in campo, senti una mano afferrargli gentilmente il polso. Prese un respiro profondo e si girò, ben consapevole di chi si sarebbe trovato davanti.
“Possiamo parlare?” chiese Louis con tono leggermente incerto. Il più piccolo esitò un momento mordendosi il labbro, poi annuì. Il liscio lo trascinò in un angolo meno visibile dello spogliatoio, in cui tanto ormai erano rimasti solo loro due.
“Perché ieri te ne sei andato?” domandò Louis a bruciapelo. Harry sentì il respiro mozzarglisi in gola.
“Ecco… i-io dovevo to-tornare per cena” mentì. Il maggiore ovviamente non credette a una sola parola.
“Non mentire Harry, non sei capace” disse dolcemente. Harry sospirò, non aveva senso nascondere la verità, adesso o mai più.
“Il fatto è che… mi hai baciato.”
“E…?”
“E io non so cosa pensare”
“Perché?” chiese Louis accarezzandogli una guancia.
“Perché non capisco perché tu l’abbia fatto.”
“Mi sembra ovvio. L’ho fatto perché mi piaci.” Rispose con ovvietà Louis. Harry, nonostante il suo cuore avesse accelerato, scosse la testa con veemenza, facendo rimbalzare i ricci in un modo che Louis non poté non trovare tremendamente adorabile.
“Non dire così, Louis, ti prego non mi illudere. Non voglio essere uno dei tanti. Mi piaci da così tanto tempo, dalla prima volta che ti ho visto e… davvero sentirmi dire che ricambi è troppo per me. Non farai altro che aumentare le mie speranze. Perciò, ti prego, se l’hai fatto solo per provare cosa si prova a baciare un ragazzo allora fini-” amola qua avrebbe voluto dire. Ma le labbra fini di Louis premute contro le sue gli impedirono di continuare. Tuttavia, il maggiore si staccò dopo qualche secondo.
“Ti sei calmato ora?” chiese con un sorriso dolce. Il riccio annuì, senza parole, con le guance in fiamme.
“Ora lasciami parlare” aggiunse poi. Harry annuì di nuovo. “Se ti ho baciato è perché mi piaci veramente. Davvero, mi piaci da morire e ho cercato di negarlo per così tanto, ma quando ti ho visto entrare qui ieri ho capito che non ce l’avrei fatta per sempre, perché altrimenti sarei imploso per colpa di questi sentimenti. Non mi importa che tu sia un ragazzo, Harry, sei così bello, così dolce e ingenuo, così divertente e gentile che non vedo di cos’altro debba importarmi. Mi piaci per quello che sei, pacchetto completo. E sapere che ricambi è un sogno, davvero, perciò… be’, non dire che lo sto facendo per illuderti, perché non è così. Le mie intenzioni sono serie, riccio.”
A quel punto Harry sentiva che il suo cuore sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro. Non poteva credere alle sue orecchie, ma sapeva che era tutto vero e non si era mai sentito più felice di così. Fu con queste emozioni e con l’amore che traboccava dai suoi occhi in piccole lacrime che buttò le braccia al collo di Louis, lo tirò verso di sé e fece scontrare le loro labbra in un bacio che sapeva di felicità e amore.
Il maggiore sorrise nel bacio, stringendosi contro il più piccolo. E se il suo cuore si sciolse un pochino quando Harry gli chiese se voleva essere il suo ragazzo, be’, questo nessuno deve necessariamente saperlo.
 
E poi chissà, magari Harry e Louis entrarono in palestra e tutti li guardarono con la faccia di chi la sapeva lunga, e magari Liam abbracciò Harry e Louis lo guardò male, e magari questo fece sorridere in modo infantile il minore. E magari la squadra vinse il campionato, ed Harry e Louis si baciarono lì, di fronte a tutti.
E magari Harry e Louis erano anime gemelle. Ma, be’, questo nessuno deve necessariamente saperlo.
 


































Salve gente :)
Era da un po' che avevo quest'idea e finalmente sono riuscita a metterla per iscritto!
Sono contenta ahah
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto molto piacere!
A presto,
xx Giù
P.s. so che "love actually" non è un film strappalacrime ma vabbè ahahah
P.p.s. twitter: @TOMVLINSTYLES
  
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