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Autore: pozzanghera    08/12/2013    1 recensioni
Andrea è una ragazza adolescente come tante o forse no. Tutti dicono che lei è strana, non è normale dicono e ogni volta lei sorride, come se ogni volta non si sentisse pugnalata, a volte non c'è niente che faccia più male delle parole. Una ragazza non è solo bella, simpatica, sorridente, una ragazza può sentirsi brutta, sola, indesiderata. Andrea è diversa e non vorrebbe, ma la vita non la si sceglie...
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Queste cose non fanno per me, come diavolo avrà fatto a convincermi? Maledizione!
Il campanello prese a suonare insistentemente e Robbie si mise ad abbaiare verso la porta, come se Andrea non fosse abbastanza nervosa!
“Un attimo!” urlò dalla sua stanza, ma fuori continuavano a bussare, sembrava si fosse bloccato il pulsante o magari ci fosse rimasto attaccato qualche dito. Si infilò la felpa ed il paio di jeans che aveva addosso poco prima e andò ad aprire.
“Ancora stai così?” Andrea rimase un istante senza parole, il ragazzo era davvero carino e aveva un profumo inebriante. Aveva scelto l’accompagnatore giusto ma non era la serata giusta.
“Non sto molto bene, mi dispiace…non vengo” disse fingendo una voce rauca.
“Mi prendi in giro?” disse il ragazzo chiudendo la porta alle sue spalle. “Andiamo a cercare qualcosa da farti mettere che è già tardi”
Lo seguì in camera sua, ormai c’erano vestiti ovunque “Almeno un paio di scarpe coi tacchi le hai?” disse con una faccia disgustata facendosi spazio tra le sneakers a terra.
“No”
“Le prenderemo da tua madre” e cominciò a rovistare tra i vestiti sul letto.
Andrea prese una scatola nera sotto una pila di scatole colorate.  Tirò fuori un paio di sandali neri tanto alti quanto belli e sospirò, non li aveva mai messi. Certe cose non facevano per lei, erano troppo scomodi ma le piacevano lo stesso e così li aveva comprati, per un’occasione che forse non sarebbe mai arrivata. E invece era lì, quella sera.
Diede qualcosa da provare all’amica, e mentre lei andava in bagno, lui rimaneva solo con Robbie. Non gli era mai capitato di stare da solo nella stanza di una ragazza né di dover dare consigli sull’abbigliamento femminile, ad una per la quale aveva una cotta poi…che situazione! Si sarebbe comportato da amico infondo aveva ragione Andrea: erano praticamente fratelli.
Michele guardò l’orologio per l’ennesima volta, era tardissimo, sarebbero stati gli ultimi ad arrivare…semmai ci fossero arrivati.
Sorrise guardando certe magliette buttate sul letto, troppo femminili per lei. Forse appartenevano a qualcun'altra, o forse non la conosceva abbastanza, magari aveva qualche altro segreto o forse tutte le donne erano così misteriose. Ne aveva viste molte entrare e uscire dalla vita dei suoi tre fratelli, lui non sapeva neanche i loro nomi. I fratelli volevano solo divertirsi dicevano di essere giovani ma lui no, avrebbe voluto una storia seria, una ragazza carina, sincera e con la testa a posto, non aveva molte pretese, voleva l’amore e perché no, anche sistemarsi un giorno.
Andrea entrò con la faccia sconsolata, si guardò all’enorme specchio in piedi in camera sua “No, questo non va” e prima che lui potesse aprir bocca, era già tornata in bagno.
Dopo l’ennesima mise, nessuna la soddisfaceva ma Michele doveva portarcela a quella festa, così insistette per farle tenere una gonna a tulipano nera e una canotta color malva, molto femminile. Andrea odiava le gonne ma ormai non aveva più tempo di cambiarsi, giusto il tempo di truccarsi e il ragazzo la trascinò fuori.
“Ma secondo te devo salire su quel coso conciata così?”
Senza rispondere il ragazzo le porse il casco.
“Ma almeno regge le salite?”
“Se non ce la fa scendi e spingi” rispose incavolato mentre metteva in moto.
La scuola era finita da qualche giorno ed il caldo era esploso all’improvviso, ma la sera sulle due ruote c’era da rabbrividire, senza contare che con quella gonna le sembrava di essere nuda. Si strinse forte a Michele che nel frattempo accelerava ancora, sembrava impaziente di arrivare.
“Dici la verità non sai la strada” urlò per sovrastare il rumore del vecchio cinquantino.
“Perché?”
“Abbiamo superato quella casa poco fa”
“Hai ragione ma il locale deve essere qui…da qualche parte”
“Gira a destra”
“Perché?”
“Non lo vedi il cartello?”
Il ragazzo si voltò e le sorrise, forse la fretta non ripagava.
Percorsero una stradina di campagna evitando parecchie buche e finalmente videro un grande edificio illuminato. Totalmente anonimo e in contraddizione con il paesaggio circostante. Era una vecchia masseria ma era stata totalmente ristrutturata, ora sembrava il deposito di una fabbrica abbandonata se non fosse stato per la musica e le luci quel posto incuteva un certo timore.
La festa era iniziata da un pezzo, dentro la discoteca c’era il putiferio. Andrea perse di vista Michele appena entrati, si guardò attorno ma non c’era nessuna faccia conosciuta. Era la prima volta che entrava in una discoteca, faceva un caldo esagerato, c’era pochissima luce ed era impossibile ambientarsi, probabilmente non avrebbe riconosciuto nessuno in mezzo a quella confusione, e come se non bastasse tutto questo, aveva anche dei vestiti che non le appartenevano. Intravide il tavolo dei drink, prese qualcosa da bere un po’ troppo forte per lei e lasciò il pacchettino insieme agli altri sul tavolo lì accanto.
Si sentiva soffocare e forse non era la calca.
“Facciamo un brindisi alla festeggiata” gridò il dj interrompendo la musica e facendo illuminare un punto all’estremo della pista. Non riusciva a vederla bene ma sotto quel riflettore sembrava ancora più bella, quei suoi capelli lunghi così luminosi, quel sorriso disagiato, quelle sue guance rosse dall’imbarazzo...
 “Ma la festeggiata non balla? Vuole essere incitata?” partì un grande applauso seguito da qualche coretto e la ragazza si diresse al centro della pista a ballare. Le luci tornarono basse e Andrea tentò di raggiungere la festeggiata, ma dopo parecchie gomitate dovette arrendersi: Elena stava ballando con un ragazzo magrolino molto alto, se fosse stato lui? Sentì un forte dolore all’addome.
Uscì da quel posto più in fretta che poté fregandosene di tirare spintoni qua e là.
Fuori si stava molto meglio, finalmente tornò a respirare, quella luna rossa era molto confortante.
  
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