Negli attimi che precedono la cattura, il cacciatore s'insinua con destrezza fra gli arbusti e attente la sua preda, il giusto momento per catturarla, per farla sua.
L'animale, del tutto ignaro del pericolo che sta correndo, si muove con leggiadria e fierezza nella foresta, suo rifugio inviolato, o almeno così crede. La fiera si distrae.
E' giunto il momento, il cacciatore si protende in avanti, prende l'arco e lo impugna, i muscoli sono tesi, il viso concentrato. Si avvicina pericolosamente alla preda che ormai non ha scampo. Sarà sua.
Tuttavia qualcosa lo tradisce, nel muoversi calpesta una delle tante fogli secche dei boschi d'autunno, un rumore impercettibile per un orecchio incauto, ma non per la sua preda.
La fiera si accorge della presenza del suo boia, alza lo sguardo fiero e s'incontra con quello del cacciatore, le pulpille di entrambi scintillano.
Si apprestan allo scontro finale. Il cacciatore con un gesto fulmineo scocca la freccia, ma la fiera lesta salta elegantemente sul corpo del cacciatore, schivando quasi completamente la freccia, che tuttavia la ferisce ad un fianco.
Il bel cerbiatto prosegue la sua fuga, una goccia del suo sangue rosso vermiglio scivola sulla guancia del cacciatore, che posando un dito sul viso si pulisce e assapora il sapore acre del sangue della fiera.
Lo scontro proseguirà, questa era solo la prima battaglia.