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Autore: DeliveredMe    08/12/2013    8 recensioni
Da quando Mirel aveva diviso Nimeria in quattro grandi isole, mille anni prima, non c'era stata più pace tra queste.
L'uovo di Cristallo era ancora disperso e la Spada era ancora divisa in quattro parti, ognuna in mano ad un re.
Elizabeth, per uno strano gioco del destino, si ritrova in viaggio per recuperarli, insieme al Principe ed un vecchio Cavaliere.
Ma nel buio si sono risvegliati i Draghi Ombra insieme al loro pericoloso e crudele Principe.
Non sarà più una battaglia per il potere. Sarà una battaglia per la sopravvivenza.
Una battaglia tra Luce e Oscurità, tra Bene e Male.
Una battaglia per il suo cuore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Cambritte
 

“Molto tempo fa c’era un unico continente, chiamato Nimeria. Un uomo forte e giusto, di nome Ayrton, riuscì ad unificarlo ed, insieme alla moglie Làzula, creò un regno ricco e florido. Le città crescevano sempre di più, le arti fiorivano nel regno, vi era pace e prosperità. Ma, nelle ombre, si celava la cattiva Fata Margareth, desiderosa di vendetta. Adirata per essere stata respinta dal Re, creò delle creature violente, crudeli e senza pietà. Nere come il cuore di colei che le aveva create, erano inarrestabili: non si sarebbero fermate, finchè l'ultima goccia di sangue reale non fosse stata versata. Lentamente il Re vide tutto ciò che aveva costruito negli anni cadere, bruciato dalle fiamme dei  Draghi Ombra. Persino lui, che era sopravvissuto ad innumerevoli battaglie, perse la vita in combattimento. Uno scontro ingiusto, ad armi impari. Col cuore infranto, Làzula si recò dalla Regina delle Fate, pregandola di aiutarli a fermare la Fata Cattiva. Lei così rispose: "Bellissima Regina di uomini, sei al corrente della Legge Fatata: quelli della nostra razza non possono cambiare il destino umano in alcun modo. Ma visto che Margareth è l'artefice di tali avvenimenti, risponderò alla tua domanda. Non vi è alcun modo per fermare la maledizione posta sulla tua famiglia, nessuno di voi ha scampo. I Draghi Ombra non cesseranno di esistere finchè il torto subito da mia sorella decaduta non sarà ripagato con il vostro sangue reale. Posso però fornirti un mezzo per fermarli, almeno per ora. Nasceranno da te i Draghi Luce, puri come il tuo buon cuore. Ma sappi che la natura, per trovare un equilibrio, chiederà qualcosa di altrettanto inestimabile: la tua stessa vita." Dal sacrificio della Regina infatti nacquero i primi draghi, due per ogni elemento: Acqua, Terra, Natura e Fuoco. Da Làzula erano nate anche altre due uova: le uova di Cristallo. Esse non si riferivano ad un elemento sulla terra come le altre, ma erano frutto solo della bontà e dell'amore della Regina, che, secondo la leggenda, lasciò un frammento della sua anima in quei draghi, grigio-viola come i suoi occhi, per guidare i Cavalieri destinati ad averli. Ognuno dei suoi figli ne ricevette uno, diventando i primi Cavalieri Degli Elementi della storia e riuscendo così a sconfiggere Xuro, il re dell’inferno, consorte di Margareth e capo dei Draghi Ombra. Sconfitto il nemico però, i quattro figli di Ayrton e Làzula non riuscirono a decidere chi tra loro dovesse succedere al padre. Scoppiò una sanguinosa guerra per guadagnarsi il potere della spada del padre, chiamata Yirtun, guerra che però non vinse mai nessuno. Durante lo scontro infatti, si schiuse una delle due uova di Cristallo: il suo cavaliere era Mirel, fratello di Làzula. Ma una volta visti i poteri del Drago Cristallo, ogni fratello voleva disperatamente l'altro uovo per se, rendendo così ancora più accanito il combattimento. Tentando di porre fine alla discordia, Mirel rubò l'altro uovo nascondendolo magicamente e con le ultime briciole del suo potere, divise Nimeria in quattro grandi isole: Layr, Kulgdor, Nubec e Fyicn. Ogni isola era governata da un principe e a lungo andare, queste presero le fattezze dell'elemento del drago del suo re. Layr, isola della natura, rigogliosa, piena di ampie e verdi foreste; Kulgdor, isola della terra, montuosa, fredda, con grandi foreste di conifere e valli; Nubec, isola dell' acqua, attraversata da lunghi, ampi fiumi e grandi laghi ed infine Fyicn, terra di alti vulcani attivi, caldo equatoriale e foreste amazzoniche. Inoltre Mirel divise Yirtun in quattro oggetti magici, la spada, la corona, lo scettro e l' anello. Solo il degno discendente di Làzula ed Ayrton avrebbe potuto ricomporre la spada e.."

 

Elizabeth alzò lo sguardo dal libro e si accorse che il fratellino si era già addormentato. Un sorriso lieve le illuminò il viso: quella piccola creatura era piena di energia solo pochi minuti prima, quando le chiedeva insistentemente di leggergli uno dei racconti su Nimeria, eppure ora dormiva beatamente alla luce della candela. Come tutte le sere, chiuse il libro, si alzò e controllò che il bambino fosse ben coperto, gli diede un dolce bacio a fior di labbra sulla fronte e prese la candela, uscendo dalla stanza. Si curava di Lucas da qualche anno ormai, visto che la madre, costretta a letto da una malattia, non ne era più in grado. Con la candela in mano percorse i lunghi corridoi della tenuta dove abitavano, dirigendosi verso la sua stanza. Dopo che la madre si era ammalata infatti, si erano trasferiti in campagna, che secondo lei era più tranquilla e le procurava meno preoccupazioni, al contrario della vita nella capitale. La famiglia Merwell infatti era agiata, probabilmente una delle più ricche, solo che non era una famiglia di Cavalieri. Grande macchia sul loro cognome, il padre di Eizabeth sperava di porre rimedio alla questione organizzando un matrimonio tra la sua bellissima figlia ed un ricco Cavaliere. Non che Elizabeth ne fosse particolarmente entusiasta: la ricerca disperata di questo partito per lei era solo uno stress. Anzi, era particolarmente felice di quel cambiamento radicale, visto che quando vivevano nella Capitale, era un continuo di feste, balli e simili, che la costringeva, non solo ad essere perennemente al centro dell' attenzione, ma anche a fare lo sforzo immane di convincere gli altri che davvero le importasse qualcosa. Ed era probabilmente per questo che la ragazza non era ancora sposata: a lei veramente poco interessavano i Cavalieri senza paura, un matrimonio fastoso o una grande casa dove rincorrere i propri figli. Altrimenti ormai avrebbe già trovato qualcuno, visto che era una bellissima ragazza. Lunghi e lisci capelli neri, che le cadevano sulle spalle in maniera aggraziata, senza mai essere pesanti o fastidiosi, ma sembrava che prendessero quasi vita, seguendo i fluidi movimenti del suo corpo, snello e slanciato. Il suo viso era un ovale perfetto, libero di imperfezioni e dalla carnagione chiara, e faceva da cornice a delle labbra piene e soffici, ad un nasino alla francese e a due grandi occhi blu. Ma non un blu vuoto o spento, ma uno denso e pieno di colore, di vita e di riflessi, ora verdi, ora grigi, ora viola.
Almeno, pensava la ragazza, il padre le aveva concesso il privilegio di poter "scegliere" tra i candidati che chiedevano la sua mano, fortuna che, molte ragazze della sua età non avevano mai ricevuto. Il padre comunque, non era particolarmente preoccupato che lei continuasse a rifiutare tutti: ormai per i giovani Cavalieri era diventata quasi una competizione. Ovviamente, Elizabeth era il premio. Stava per entrare nella sua stanza, quando venne chiamata per nome.       

- Signorina Elizabeth, suo padre la desidera in biblioteca- disse Carrie, una delle tante domestiche al servizio della famiglia. 
- Grazie Carrie, ci vado subito - le rispose sorridendo.                                                                                                                                             

Si avviò verso la biblioteca, luogo dove solitamente il padre gestiva i suoi affari o comunque, passava la sua giornata, lontando dai rumori della tenuta. Bussò leggermente prima di aprire la porta e, ricevuto un "Avanti" dall' interno, entrò in quella grande stanza piena di libri. La sala era molto alta, infatti occupava due piani della casa, e di forma circolare. Le pareti erano completamente rivestite di alte librerie, che arrivavano fino al soffitto ed erano interrotte soltanto da un ripiano, legato ad una piccola scala a chiocciola, ad eccezione  di una grande finestra che illuminava la sala e che offriva una vista spettacolare su quella terra rigogliosa e verde, che si perdeva a vista d'occhio. Giusto davanti la finestra si trovava una grande scrivania in mogano, finemente lavorata e degna di un nobiluomo quale era suo padre, dove tra l'altro era seduto e la guardava con un'espressione seria. Nonostante i suoi anni Richard Merwell era ancora un bell'uomo: magro ma ben impostato, alto, capelli neri sbiaditi dal tempo, occhi blu. Con un'espressione seria le indicò la sedia davanti a lui, sulla quale Elizabeth si sedette immediatamente. Si tolse gli occhiali che portava bassi sul naso e si passò una mano sugli occhi, chiaro segno di stanchezza e poi li riportò sulla ragazza e parlò con voce bassa e ferma.

- Elizabeth, quante volte ti devo dire che non devi andare per i boschi da sola, tra l'altro vestita in quel modo? Potrebbero vederti, lo sai. Devi essere più responsabile: non è in gioco solo il tuo nome, ma quello di tutta la famiglia.-

La ragazza sostenne lo sguardo del padre, un po' imbarazzata. Ma solo di essere stata scoperta: amava passeggiare nei boschi che circondavano la tenuta, andare sulle montagne e sulle cascate. Osservare la natura, ma dal vivo, non da una grande finestra. Le piaceva seguire i cervi e vederli correre via quando faceva rumore coi piedi, sedersi e guardare sugli alberi mamma-uccello insegnare ai suoi piccoli a volare, immergere i piedi nell' acqua e sorridere seguendo con lo sguardo mamma-papera che cammina con tanti paperotti al seguito. Ovviamente non poteva fare tutto questo con i tacchi ed un lungo vestito, perciò quando faceva queste incursioni nella natura, si metteva dei vecchi pantaloni di pelle trovati in un baule, probabilmente del padre. 

- Padre, ma perchè? Non penso sarò esiliata dalla società solo perchè vado un po' in mezzo ai boschi! -

- Elizabeth ti ho già spiegato che non è un comportamente adatto ad una giovane donna e sopratutto ad una del tuo rango. Ti prego di non farlo più e la questione e chiusa. - disse, soffocando ogni possibile replica da parte di Elizabeth, che abbassò gli occhi e si guardo le mani che aveva in grembo.

- Va bene padre. Posso ritirarmi nelle mie stanze, ora? - disse senza guardarlo negli occhi, arrabbiata e delusa.

- Non ancora. Siamo stati invitati ad un ballo del re, nel suo palazzo a Cambritte. Sono state invitate tutte le famiglie dei Cavalieri e quelle più influenti. Non c'è bisogno che ti dica che è un'ottima opportunità per te. Ti prego, metti la testa sulle spalle e pensa al tuo futuro. Partiremo tra qualche giorno verso la reggia, dove alloggeremo per un po'. Questo è per te, - disse alzandosi ed indicando una grossa scatola - te lo farò portare in camera. Detto questo puoi andare. - 

Anche Elizabeth si alzò e si ritrovo davanti al padre, che stanco abbandonò lo sguardo serio e ne assunse uno carico di affetto. Le afferrò il capo e le diede un bacio sulla fronte.

- Buonanotte Elizabeth - disse prima di risedersi. 

- Buonanotte padre - terminò lei, prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

**


Si sentì un leggero bussare alla porta seguito dalla voce di Carrie che chiedeva il permesso di entrare. Portava con se la scatola che prima il padre le aveva mostrato e, entrata, la poggiò sul grande letto a baldacchino della stanza. Elizabeth si prese qualche secondo per osservarla meglio. Era una ragazza di piccola statura, con dei voluminosi capelli color rame e gli occhi nocciola, e nel complesso era una bella ragazza, forse un poco trascurata, con gli abiti sporchi e le mani rovinate per il lavoro. Aveva più o meno la sua età e da poco era al servizio della sua famiglia, ma lei sapeva di potersi fidare: Carrie era a conoscenza delle sue uscite nei boschi molto prima che il padre lo venisse a sapere. Si avvicinò al letto e aprì la scatola. All'interno vi era un vestito, che prese ed aprì per poterlo vedere meglio. Era bellissimo.

- E' veramente bello - disse Carrie.
Elizabeth annuì col capo. Era semplicemente perfetto per lei. A quanto pare il padre ci teneva davvero a quella serata, e forse lei avrebbe dovuto fare la stessa cosa. Forse avrebbe dovuto semplicemente scegliere uno tra i tanti cavalieri e sposarlo, avere dei bambini, una grande casa. Se non per lei, almeno per il fratello, per il padre. Ma, sarebbe stata felice?

- Si lo è.. Potresti metterlo via? Grazie - disse lei allontanandosi dal letto, e sedendosi davanti allo specchio. 

- Si signorina. Ha bisogno di qualcos'altro? - replicò servile Carrie, mentre metteva il vestito nell'armadio.

- Si, avrei bisogno che mi aiutassi a prepararmi per la notte e che da domani iniziassi a preparare il necessario per andare al palazzo reale.. Cerca di scegliere qualcosa di.. adatto - finì lei mettendo su un sorriso finto. Non sapeva nemmeno lei cos' era adatto, ma si fidava di Carrie.

 

**


- Dieci minuti ed arriviamo signore - disse il conducente della carrozza al signor Merwell.
Il padre alzò solo distrattamente gli occhi dalla lettura, mentre Elizabeth si torceva le mani convulsamente. Era in quel veicolo da ormai un giorno, avevano fatto poche soste, per mangiare e per abbeverare i cavalli, ma in generale era seduta da fin troppo tempo. Non da trascurare poi, che sarebbero stati accolti tra non poco nella reggia del Re e doveva fare buona figura. E nessuno nella casa si era fermato un attimo a pensare ai sentimenti della povera Elizabeth, che portava tutto quel peso interamente sulle sue spalle. 

- Elizabeth, respira. Sei bellissima e vedrai che tutti i Cavalieri ti faranno la corte - disse il padre senza nemmeno alzare il viso per guardarla, ma completamente cosciente dello stato d'animo della figlia. Lei prese un profondo respiro e si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Era vero: era bella, con i capelli neri acconciati in grossi boccoli legati sul capo, anche se alcuni erano lasciati liberi a circondarle il viso, e con un vestitino verde, che in qualche modo si intonava perfettamente ai suoi occhi blu, ora completamente presi dal paesaggio che avevano davanti. La reggia di Cambritte era poggiata ai piedi del vulcano Kiju, uno dei più alti dell'isola, e probabilmente poteva contenere l'intera corte per quanto era grande. Su due piani, si estendeva a semicerchio, lasciando un varco pieno di magnifici giardini e fontane. Non aveva un preciso colore, ma la pietra aveva sfumature argento, bianche ed oro che la facevano abbinare perfettamente con la pietra del vulcano su cui si poggiava e allo stesso tempo la evidenziavano rispetto ad essa. Era spettacolare: finemente lavorata e curata. Dimora, per l'appunto, degna di un re. 

E poi, mentre beveva con gli occhi ogni dettaglio della reggia, lo vide. Nonostante avesse conosciuto innumerevoli Cavalieri, di tutte le età e ranghi, non ne aveva mai visto uno. Ed era ancora più bello della reggia, più magnifico e più maestoso. Aveva in se qualcosa di primitivo e allo stesso tempo di magico. Alla luce del sole le sue scaglie rosse brillavano ancora di più, quasi fossero in fiamme, e, mentre volava libero in cielo, le sue poderose ali si allargavano e si richiudevano ritmicamente. Inconsapevolmente, si ritrovò a chiedersi se lei sarebbe mai stata così libera. 
 

- Siamo arrivati - la interruppe il conducente, riportandola bruscamente sulla realtà e sulle sue responsabilità. Tempo di rialzare lo sguardo ed il drago era volato via insieme al suo Cavaliere. 

- Bene Elizabeth, non sarà il re ad accoglierci ma sarà il suo consigliere più fidato, il vecchio Grein. Conquista lui e sarai a metà dell'opera - disse lui guardandola negli occhi, prima di scendere dalla carrozza e poi porgerle una mano per aiutarla a fare lo stesso. Non erano gli unici appena arrivati, anzi vi erano diverse famiglie, che come loro, erano giunte alla reggia, aspettando il ricevimento da parte del consigliere del re, chiamato Armein Grein. Lo vedeva mentre, nonostante l'età, stringeva con forza le mani dei nobili e baciava con grazia ed educazione le mani delle mogli. Non era particolarmente alto, aveva la carnaggione chiara ed ingiallita dal tempo, che non era stato meno spietato sui capelli, completamente bianchi. Due occhi marroni, vispi ed attenti spiccavano dal viso. Occhi che in un attimo incontrarono i suoi blu, impegnati in quell'analisi attenta. Senza nemmeno accorgersene, era giunto il loro turno.

- Signor Merwell, che gioia rivedere un amico di vecchia data, - disse stringendogli la mano, - ma mai grande quanto vedere una giovane donna di tale bellezza, tua figlia presumo. - terminò, depositando un gentile bacio sui guanti di Elizabeth.
- Si mio caro Grein, ti presento la maggiore tra i miei figli, Elizabeth - disse il padre. Entrambi ora aspettavano che fosse lei a parlare.
- È un piacere conoscerla signor Grein - disse lei montando su un meraviglioso sorriso - mio padre mi parla sempre molto bene di voi e della vostra gentilezza, ed ora ne capisco il perché. - disse lei con voce vellutata ma sicura.
- Oh ma vostro padre esagera, nonostante non si sia mai vantato di avere una bellissima figlia come lo siete voi - disse lui accompagnandoli verso l'entrata della reggia. Elizabeth fece un finto sorriso imbarazzato 
- Signor Grein, mi fate arrossire - disse lei coprendosi le gote con fare ingenuo.
- Suvvia dico solo la verità. Adesso purtroppo però vi devo lasciare, il mio aiutante vi accompagnerà alle vostre stanze - disse, indicando distrattamente un giovane ragazzo che li aveva raggiunti.
- Richard. Elizabeth, spero di rivedervi presto al ballo - terminò con fare sbrigativo e se ne andò ad accogliere gli altri ospiti.
Elizabeth prese sottobraccio il padre mentre seguivano il ragazzo verso le stanze, dove, quando arrivarono, lei trovò nella sua i bagagli già all'interno. Si sedette sul bordo del letto e con un sonoro sbuffo si lanciò all'indietro, infastidita da quel vestito, dalle scarpe, dai capelli in faccia. Si rialzò ed andò verso il baule, cercando qualcosa di più comodo da indossare. Ed eccolì lì. Avrebbe dovuto fare un monumento a quella bionda: tra la sua roba, nascosti bene, i suoi adorati pantaloni di pelle. Li prese, mordendosi un labbro indecisa. Era proprio una brutta idea andarsene in giro per i boschi quando era nella Reggia, ma erano stati due giorni così stressanti, ne aveva bisogno! In un battibaleno si cambiò e si sciolse l'acconciatura, pettinando i capelli che in poco tempo tornarono al loro liscio originale. Si coprì con un mantello ed uscì dal palazzo, cercando di non essere vista ed inoltrandosi nei boschi.
Finalmente tra tutto quel verde, con tutti i rumori pacifici degli alberi, la terra sotto le suole basse dei suoi stivali, riuscì di nuovo a respirare, a pensare lucidamente. Lei non apparteneva alla nobiltà, lei apparteneva alla natura, alla libertà. Cominciò a girovagare tra gli alberi, cercando di famigliarizzare con il posto. Sentiva dei rumori poco lontano, insieme al naturale gorgoglio di un ruscello. Pensando che fosse un cervo si avvicinò in silenzio, come aveva imparato in quei mesi, stando attenta a dove metteva i piedi. Quello che però non si era aspettata era di vedere una freccia volare vicinissima al suo viso, tanto che se ne accorse solo dopo. Non fu difficile poi individuare un ragazzo alto, tutto spalle, che richiudeva le braccia dopo aver scoccato. Era bello, cavolo se era bello. Occhi blu come il cielo, capelli marroni e una barba appena pronunciata. Sotto i pantaloni di pelle ed una camicia larga poteva intravedere benissimo i muscoli che delineavano il bel fisico. 

- Sei pazzo?! - gli urlò lei contro, cosciente del fatto che sarebbero bastati pochi centimetri e l'avrebbe colpita in pieno viso. Il ragazzo nel frattempo era piacevolmente sorpreso. Fece un sorriso sghembo e posò l'arco su una roccia vicina, camminando verso di lei.
- Se magari tu non andassi dove non dovresti andare, non ti capiterebbe niente di male - rispose tranquillo lui.
In effetti Elizabeth sapeva che nei boschi attorno alla tenuta spesso girovagavano i Cavalieri e draghi, nelle parti più spoglie di alberi. 
- Beh se magari tu non lanciassi freccie senza guardare, in posti dove nemmeno tu dovresti essere, non mi capiterebbe nulla di male - disse lei indignata e terminando la frase togliendosi nervosamente i capelli neri dal viso. Era stata beccata, ma almeno da un semplice contadino o al massimo un domestico della reggia, nessuno di importante. Un lampo di sorpresa attraversò quegli occhi blu, poi tornò a sorridere.
- Hai ragione - confessò passandosi una mano tra i capelli scuri - ma prometto di non dire niente di te se tu farai lo stesso. Siamo d'accordo? - terminò, porgendo la stessa mano per sigillare quel accordo.
Elizabeth si morse un labbro, indecisa, ma sapeva che era la sua unica possibilità. Stava per stringere quella grande del ragazzo, quando lui riallontanò la sua. 
- Prima però dimmi come ti chiami - Elizabeth sbuffò scocciata.
- Non capisco a cosa ti serva sapere il mio nome -
- Voglio sempre sapere il nome di una bella ragazza - la provocò lui con un sorriso, mentre lei alzava vistosamente gli occhi al cielo.
- Io purtroppo per te - disse lei, sorridendo a sua volta e prendendolo in giro - non voglio sapere il nome di coloro che provano ad uccidermi -
Lui sorrise, accorciando le distanze tra loro.
- Dai, dimmi il tuo nome - la pregò lui. Elizabeth alzò il capo per guardarlo in viso: il sorriso era scomparso ed i suoi occhi la squadravano. Sbattè vistosamente le ciglia, confusa. Non era mai stata così vicina ad un ragazzo. 
- Elizabeth - disse lei con giusto un filo di voce. 
Il ragazzo continuò ad avvicinarsi tanto che lei si ritrovò appoggiata ad un albero, insieme alla sua mano, che le impediva di allontanarsi.
- Liam - disse lui, senza aggiungere altro. Continuava a guardarla, mentre lei, confusa, cercava un modo per scappare via. Alla fine fece un mezzo sorriso imbarazzato, prima di ricominciare a parlare.
- Piacere Liam. Ora però io dovrei andare, ho delle cose da fare - disse lei, sperando che si allontanasse.
Lui rimase fermo, quasi non avesse capito quelle semplici parole, ma poi si staccò e fece qualche passo indietro. Si guardarono ancora per qualche istante, poi Elizabeth, sapendo che mancava da troppo tempo, incominciò a tornare sui suoi passi, lasciando Liam dov' era. Poco tempo dopo, quando pensava di essersi allontanata definitivamente da lui, eccolo correre verso di lei, chiamandola per nome, con quel fisico estremamente atletico.
- Quando posso rivederti? - domandò lui, prendendola per il polso e costringendola a fermarsi.
- Io.. non lo so - abbassò lo sguardo, evitando quegli occhi così blu.
- Va bene. Spero solo di rincontrarti -. Le lasciò il polso e si guardarono un' ultima volta, prima che Elizabeth riprendesse a camminare. Perchè era così serio? Lei non riusciva a capire. Ma forse perché lei non aveva mai avuto una conversazione così schietta con nessuno, figuriamoci con un ragazzo, forse perchè era veramente carino, un sorriso imbarazzato si delineò sul suo viso, stavolta sincero.

Ci mise poco a tornare a palazzo, e fortunatamente non fu vista da nessun altro. Tornò nella sua stanza e si rivestì per la cena, chiamando qualcuno perché le risistemasse i capelli. Mentre apriva la porta per far entrare la donna, vide passare per il corridoio Liam, vestito in abiti regali, mentre conversava con qualcuno accanto a lui. Lei si nascose dietro la porta, evitando che lui la vedesse, ma appena si allontanò abbastanza Elizabeth si girò verso la donna.
- Sai chi era quel ragazzo che è appena passato? -
- Si signorina, è il principe Liam, figlio del re.-


 
****
Ciaaao a tutti! :D
Questa è la prima volta che pubblico una storia e.. sono un po' su di giri! Sono rimasta a guardare il bottone "Pubblica la storia" per un quarto d'ora buono ahah
Comunque spero che vi piaccia,è solo agli inizi e ci sono tanti personaggi e segreti ancora tutti da conoscere, quindi, se siete curiosi, continuate a leggere (e io spero vivamente che sarà così) :D
Ovviamente se mi lasciate recensioni (anche solo per dirmi di buttare la tastiera e darmi all' ippica), io ne sarei davvero ma davvero contenta *-*
Detto questo, alla prossima :)
DeliveredMe
  
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