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Autore: Fujikofran    09/12/2013    4 recensioni
Il Goemon Ishikawa della prima serie, quello dall'aria inquietante nonché ribelle, quello che si fa sane risate all'improvviso, è il protagonista di questa storia. Sequestrato mentre fa il bagno in una sorgente termale, viene privato della sua Zantetsuken e per ritrovarla dovrà passare attraverso una punizione un po'...strana! Brano da ascoltare durante la lettura: "Black magic woman" di Santana
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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La singolare punizione
 
Settembre 1971

“Finalmente” era la parola che non vedeva l’ora di pronunciare tra sé e sé. Goemon Ishikawa XIII, discendente di una dinastia di raffinati ladri professionisti, veniva da un periodo stressante, da quando si era unito alla banda di Lupin III. “Finalmente” era la parola che era riuscito a pronunciare, non appena si era immerso nelle calde acque termali all’aperto che era solito frequentare. Libero dagli abiti, libero dai pensieri (o quasi), sperava di riuscire a rilassarsi meditando. Sentiva che non gli mancava nulla, anche se da quando Lupin e Jigen gli avevano fatto scoprire l’LSD a volte ci pensava e forse quel momento di relax poteva essere l’ideale per farsi un viaggetto lisergico, come quando con i due uomini e Fujiko aveva fumato marijuana e preso acidi dopo aver effettuato un furto, in Inghilterra. Ma no, era meglio non pensare alle droghe, in fondo erano un relax apparente. Goemon cercava la meditazione pura, non il girovagare per paradisi artificiali mentali. Era certo di essere vicino allo zenit nel suo raggiungimento della concentrazione, complice l’acqua calda che gli stava trasmettendo un sensazione di benessere fisico assoluto. Ma tutto era destinato a durare poco, perché, ad un tratto, si sentì afferrare e tirare fuori dall’acqua con forza. Si rese conto che due energumeni gli stavano puntando addosso due fucili e gli fu concesso di asciugarsi e rivestirsi. Gli presero la spada. Fu condotto in un enorme palazzo, simile al Castello di Matsue, ma non era un castello; probabilmente era un edificio moderno, costruito in stile medievale. Fu portato di fretta all’interno di questa costruzione, ma gli bastò poco per capire che era un qualcosa a metà tra il kitsch e lo chic; concetti antitetici, ma efficacemente combinati nel contesto in cui Goemon si stava trovando. Fu scaraventato dagli energumeni a terra, in una stanza dall’aspetto tradizionale, con porte scorrevoli beige e marroni e tatami. Si sentì dolorante e soprattutto rimase di stucco nel notare che davanti a sé aveva una bellissima donna occidentale, bionda e con gli occhi azzurri, ma vestita con un kimono nero.  Era seduta per terra, come se stesse meditando. Ma, invece, era alterata.

-Maledetti idioti, ve lo avevo detto: portatemelo senza fargli del male e invece è pieno di segni sul collo. Mi scusi, signor Goemon Ishikawa, ma i miei uomini sono un po’…rozzi, per così dire e mi dispiace che l’abbiano trattato male. Mi perdoni-
Ma lui non parlò, non ci riusciva, folgorato dalla bellezza di quella donna.

-Allora?- proseguì la donna.

-Eh?- fu l’unica cosa che Goemon riuscì a dire.

-Ha perso la lingua? Non ha nulla da farmi notare? Dei bestioni la portano qui con la forza e non ha di che meravigliarsi?-

-S-si, infatti me lo stavo chiedendo-

-Appunto. Lei è qui…perché è un grandissimo bastardo-

-Io?-

-Sì, lei. E ovviamente i suoi degni amici, quel buffone di Lupin III e quel ceffo di Daisuke Jigen. Per non parlare della sgualdrinella che spesso si unisce a voi, ossia la cara Fujiko Mine-

-Non le permetto di parlare così di lei!-

-Ah, no? Perché? Mi sto forse sbagliando? Si unisce solo a lei? Ma io parlavo di unione nel senso di lavorare come ladri, insieme, e non di unione carnale. Lei è malizioso, ma c’era da immaginarlo. Ha un'aria perversa-

-Lei non ha idea di quello che sta dicendo. Sta straparlando. E mi dica subito chi diavolo è lei e perché io mi trovi qui, altrimenti…-

-Altrimenti cosa? Non si è accorto che non ha la sua bella spada? Non le ho ancora detto perché è un bastardo senza attenuanti…e allora glielo dico subito: lei ha ucciso mio marito-

-Cosa?-

-Sì. Si ricorda il furto del tesoro della famiglia Misagi?-

-Beh, sì, è stato il mese scorso-

-Bravo…eh, già, lei è quei tre maledetti…siete riusciti a fare un colpo perfetto! E poi, per scappare e seminare mio marito e i suoi uomini, lei, caro Goemon Ishikawa, ha tagliato un muro con la sua maledettissima spada e quel muro è caduto addosso a lui, uccidendolo-

-Mi spiace…ma quindi lei è…-

-Helga Hirschmann, moglie di Gisaburo Misagi e voi avete rubato il tesoro nella sua casa di famiglia, maledetti balordi. Mio marito era anziano, ma lo amavo e lui mi trattava come una regina. Anche se era uno yakuza non era minimamente paragonabile a gente come voi della banda di Lupin e anni fa avevo lasciato la mia amata Germania per star con lui-

-Non era nella mia intenzione uccidere suo marito e…-

-Silenzio! Lei non riavrà la sua spada…o, meglio, dovrà pagare il conto per l’omicidio che ha commesso. E solo così potrà riavere la Zantetsuken-

-Ha intenzione di vendicarsi, quindi?-

-Se rivuole la sua spada la deve ritrovare. I miei uomini la hanno appena nascosta e questa stanza è stata chiusa a chiave. Non può scappare per rincorrerli-

-Mmmm, sarà un gioco da ragazzi. Non ho dubbi-

-Non la facevo così presuntuoso, signor Ishikawa. Questo edificio è enorme, come può vedere,  è pieno di stanze e di nascondigli; sarà difficile ritrovare quella maledetta spada, glielo posso assicurare-

-E se non riesco a ritrovarla?-

L’espressione di Goemon era sempre più curiosa.

-Verrà ucciso-

-Ah…e quanto tempo avrò per ritrovarla?-

-Dieci giorni. Potrà iniziare da domani a cercarla, ha a disposizione tutta la giornata e, se non la trova, la sera le verrà riservata una punizione-

-Mi farà seviziare dai suoi gorilla?-

-No, peggio: verrà a letto con me-

-Ma…ma...mi sta prendendo in giro? Che razza…-

-Mi sono informata bene su di lei e so che nel suo codice di vita c’è il divieto di avere a che fare con donne in maniera…diciamo ravvicinata. Quindi, quale punizione migliore di questa, per uno come lei?-

Goemon non rispose e fissò la donna con un ghigno beffardo.

-Vede, forse si è informata male, sul mio conto: io non ho relazioni fisse, ma non sono omosessuale-

-Lei è arrossito, finge di non sentirsi imbarazzato, ma in realtà lo è tantissimo e non credo che sarebbe affatto contento di venire a letto con colei che lo ha sequestrato e che gli ha tolto la sua fedelissima spada-

- Più che imbarazzato, mi sembra di essere vittima di uno scherzo. E poi ha ragione: non sarei affatto contento di venire a letto con colei che mi ha sequestrato e che mi ha tolto la mia fedelissima spada-

-Mi sta facendo il verso? E poi si tolga quell’espressione arrogante dal volto! Per il resto può continuare ad arrossire-
Goemon scoppiò a ridere.

-Ahahhaahaha, dove sono le telecamere? Devo trovare anche quelle, oltre alla mia spada?-

-Lei è davvero antipatico… Tra poco i miei uomini la verranno a prendere e la chiuderanno a chiave nella sua stanza, così non avrò più davanti la sua faccia da stronzo. Mi scusi la volgarità, ma me l’ha tirata fuori di bocca. Comunque, la sua stanza è dotata di tutti i comfort. Ecco i miei uomini…ora si tolga di mezzo, domattina inizierà la sua ricerca e il conto alla rovescia verso la sua fine-
 
Così Goemon fu accompagnato nella sua stanza, che in realtà era una specie di mini appartamento, dotato anche di cucina e un bagno abbastanza grande. Niente male, per essere una sorta di prigionia, quella. Al centro della stanza c’era un futon, dove lui si sdraiò, con le mani dietro la testa, per poi allungare un braccio verso la tasca dei pantaloni e tirare fuori una sigaretta che Jigen gli aveva dato; fortuna che non si era rovinata, ma come l’avrebbe accesa? Se la mise tra le labbra, poco importava se non l’avrebbe fumata.  In fondo non amava le sigarette americane che fumava il suo amico. Fissando il soffitto, iniziò a pensare a ciò che gli era successo in quella giornata, dal bagno termale al suo rapimento, fino alla singolare punizione che la signora Hirschmann gli avrebbe potuto infliggere. Già, quel tipo di punizione…era convinto che, se una cosa del genere fosse capitata a Lupin o a Jigen, di sicuro avrebbero smesso di essere affezionati alle proprie armi. Lì per lì Goemon si sentì offeso, ovviamente non perché una donna bellissima come Helga Hirschmann avrebbe potuto sedurlo, ma per il fatto che ella vedeva questo gesto come un atto sgradevole nei confronti di lui. Forse la gente si era fatta un’opinione errata, conoscendolo in superficie: probabilmente era visto come un uomo fin troppo strano a tal punto che l’idea di andare a letto con una donna potesse essere qualcosa di punitivo.
Tutta questa riflessione innescò in lui il desiderio di rivedere il suo modo di essere, poiché inizio a pensare che il suo stile di vita era fin troppo coercitivo: salvo alcuni momenti eccezionali, era costretto a reprimersi, a fingere di non essere un giovane dei suoi tempi, a seguire un codice che gli era stato imposto dalla sua famiglia fin dalla tenera età. Ma dentro di sé sapeva benissimo che cosa volesse dalla sua esistenza e l’aver conosciuto Lupin e Jigen era stata una spinta ulteriore per capire che, in fondo, desiderava vivere come tanti altri coetanei. Che cosa c’era di male ad ammettere a se stesso che gli piaceva stare con i suoi amici, giocare a carte, passeggiare, bere birra e whisky, fumare, farsi qualche trip stupefacente e ascoltare la musica del momento? Non lo ammetteva, ma preferiva di gran lunga il rock psichedelico angloamericano alla musica pop del suo Paese, così come veniva affascinato da un regista come Kubrick più che da uno come Kurosawa. Doveva riconoscerlo. E in cuor suo simpatizzava per la contestazione che imperversava in quegli anni. Quel fermento lo portava sempre a un passo dalla ribellione nei confronti di una vita che era giù stata scelta per lui. Inoltre, non disdegnava gesti spontanei come il ridere di gusto, specie nei momenti in cui, per colpa di Lupin, esplodeva in inaspettate risate fragorose. Provare attimi di gioia era bello, per lui, come per qualsiasi essere umano. E, soprattutto, gli piacevano le ragazze, eccome se gli piacevano, e ogni tanto sapeva lasciarsi andare, anche se, in proporzione a quanto era corteggiato, si distraeva davvero poco. Invece, sentiva di dover davvero dare di più retta a se stesso, come gli diceva spesso Jigen, che sapeva leggergli nell’anima. Quel “rapimento” probabilmente era il segnale che indicava che era arrivato il momento di seguire di meno i suoi codici, a partire dall’intenzione di vestirsi più spesso all’occidentale, di fregarsene per un po’ della meditazione e della ricerca della perfezione nell’utilizzo della Zantetsuken, di avere più ragazze possibili e di non sentirsi in colpa tutte le volte in cui era solito assecondare le sue erezioni mattutine pensando a Fujiko, con cui c’era sempre stato il feeling giusto e che lui, in fondo, amava. Ma poco dopo, prima di addormentarsi, si rese conto che il suo unico scopo era ritrovare la sua spada. L’avrebbe cercata senza sosta, il giorno dopo, non solo per evitare la strana punizione della signora Hirschmann, ma perché voleva semplicemente essere libero e tornare dalla sua banda. Quello che sarebbe successo dopo per il momento non doveva interessargli. Ancora una volta stava reprimendo se stesso.



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La mattina successiva, dopo un’abbondante colazione, Goemon iniziò la ricerca della Zantetsuken, cercando di ricordarsi dove fossero diretti i passi degli uomini della Hirschmann che aveva udito distrattamente quando erano andati a nascondere la spada. Purtroppo non riusciva a far mente locale sul luogo esatto, anche perché quei passi si erano sentiti solo per poco tempo. Non aveva, quindi, nessun indizio su dove poter iniziare quella sorta di caccia al tesoro perversa. Iniziò a cercare nella sua stanza, in ogni angolo, ma non ricavò nulla. Poteva essere assurdo che potesse trovarla lì, ma i romanzi gialli e certi racconti di Edgar Allan Poe gli avevano insegnato che spesso ciò che si cerca è proprio davanti agli occhi. Ma in quel caso no, questa regola non valeva. Così Goemon si spostò, scoraggiato dal fatto che, sebbene ci fosse molto spazio, corridoio e stanze erano ricche di suppellettili e di porte a scorrimento che potevano coprire dei punti nascosti. La mattina volò e aveva un’ora e mezzo per la pausa pranzo e per il riposo, dopo di che poteva continuare la sua ricerca fino alle sette e mezzo di sera. Poi sarebbe stata l’ora della cena, che si sarebbe svolta insieme alla signora Hirschmann e agli uomini del suo clan e, se la spada non fosse ancora stata ritrovata, la punizione lo avrebbe atteso. Anche il pomeriggio trascorse in fretta e Goemon si ritrovò a fine giornata senza aver portato la ricerca a buon fine. Eppure si era mosso in maniera strategica e meticolosa, ma forse, inconsciamente, quel giorno desiderava sbagliare. Gliene rimanevano ancora nove, gli sarebbero bastati? Ma il Goemon ribelle aveva prevalso su quello delle apparenze: voleva ricevere quella punizione.  Si sentiva stressato e cenare con la Hirschmann aveva aumentato questa sensazione di disagio, in lui. La donna lo guardava con aria curiosa e, a cena finita e quando i suoi uomini si ritirarono nei loro alloggi, gli porse un bicchiere di sakè, con l’intento preciso si conoscere la verità sulle sue mosse.

-La ringrazio, non voglio bere, credo di aver mangiato troppo, signora Hirschmann-

-Cosa fa, i complimenti? Questo l’aiuterà a digerire. Come mai non mi guarda in faccia? Dove è finita la sua sicurezza e l’aria arrogante con cui si è presentato ieri?-

-Mi vergogno per non aver portato a compimento la mia missione. Devo ritrovare la mia spada-

-Lo sa che è un pessimo attore, signor Ishikawa? Finalmente avrà la sua punizione…-

-Ma…-

-La smetta di recitare! L’aspetto tra mezz’ora nella mia camera da letto, prenda il secondo corridoio a sinistra, apra la porta bianca e io sarò lì-
La signora Hirschmann aveva intuito il vero Goemon, non era importante sapere se ella fosse intelligente o meno, poiché non ci voleva molto a capire la natura di quel giovane, che poi non era così differente da quella di un uomo qualsiasi.
Poco dopo, Goemon si recò nella sua stanza, dove si fece un bagno, per cercare di fare ordine nei suoi pensieri. Poi, asciugandosi, si guardò allo specchio e notò che gli stava crescendo un po’ di barba. Decise di radersi e di aggiustarsi le basette, anche perché la Hirschmann, durante la cena, gli aveva confessato di detestare chi non avesse un volto liscio. Jigen, quindi, non le sarebbe mai piaciuto. Bussò puntuale alla porta della camera della signora e, quando questa gli aprì, rimase colpito dalla bellezza del kimono azzurro chiaro di seta che lei indossava.

-Bene, signor Goemon, lei riconosce ufficialmente la sua sconfitta di oggi e quindi è pronto a subire la punizione che le spetta-

-S-sì, accetto la mia sconfitta e sono pronto a…-

-…ad accettare la sua punizione…lo ripeta con me!-

-Sono pronto ad accettare la sua punizione-

-Perfetto, allora si avvicini e si liberi degli abiti-

-Ma lei…-

-Lo farò anche io, non si preoccupi-

Mentre si spogliava, Goemon faticava a non ridere e la donna se ne accorse.

-Cos’è che le fa trattenere il riso? Non c’è nulla di divertente, lei sta per essere punito dalla sottoscritta-

-No, per carità, non ho intenzione di schernirla-

Anche la Hirschmann iniziò a spogliarsi e, non appena si mostrò priva di abiti, in lui ci fu una reazione fisica immediata e non voleva ancora togliersi i suoi larghi pantaloni tradizionali. Ci stava ripensando: ora detestava l’imminente arrivo della punizione.

-
Mi dispiace, io non voglio più…-

Ma non fece in tempo a finire la frase che fu lei a togliergli gli ultimi abiti che aveva addosso.

-Non può tirarsi indietro, altrimenti la farò uccidere- lo minacciò la donna, che lo tirò su di sé per farlo adagiare su di lei.

-Lo sa, sta andando proprio come stavo immaginando: leggo la paura nei suoi occhi, la punizione sta per funzionare. E poi…complimenti: è proprio ben dotato, suppongo che mi farà godere, mentre proverà tutto il suo disprezzo nei miei confronti-

Dopo queste parole lei gli diede un bacio, che lui non trovò sgradevole, ma, al contrario, lo invogliò a effettuare eccellenti preliminari, che gli piacevano sempre di più.

-La prego- lo implorò la donna- non ce la faccio più…faccia tutto quello che vuole, tanto sono sterile-

Davanti a quelle parole Goemon arrossì e la sicurezza che aveva mostrato fino a quel momento sembrava venire meno.

-Ho detto qualcosa che non va, signor Goemon?-

-No, è che…lei mi sta lasciando campo libero e…mi perdoni, ma quando mi lascio andare divento un po’ violento  e poi...-

-Faccia come vuole, non le sto ponendo limiti. La punizione non lo prevede-

Così Goemon, rassicurato da quelle parole, non ebbe esitazioni nel fare ingresso nel corpo di quella donna perversa, che si lasciò sfuggire un gemito lieve. Gli piaceva muoversi piano e contemplare la bellezza di colei che lo stava “punendo” e che, sotto di lui, arricchiva l’amplesso con baci delicati e carezze.

-Sei veramente bello- gli mormorava, e i toni formali avevano lasciato il posto a quelli confidenziali – ma quanti anni hai?-

-Ventisei-

-Come sei giovane…io ne ho quarantadue-

E con le sue gambe gli cinse i fianchi, mentre lui andava più veloce e si sentiva tremare. Per un istante pensò a Fujiko e a come fosse brava a fargli perdere il senno in determinati momenti, ma poi tornò a occuparsi della Hirschmann, anche con la mente. L’atmosfera era quella di un quadro metafisico: un palazzo enorme in mezzo al verde, una stanza immensa, pochi mobili e tutto era fermo, tranne un uomo e una donna che tenevano accesa la loro carne con i loro movimenti frenetici, spezzando lievemente il silenzio di quel luogo con appassionati respiri e gemiti. Poi lui venne copiosamente dentro di lei e la punizione cessò. Poco dopo fece per andarsene ma fu bloccato.

-Rimani qui, ti prego. Rimani a dormire con me, Goemon-

-Sono ancora sotto punizione?-

-No…è solo che…a te non credo cambi molto dormire da solo o accanto a me: sei comunque lontano dalla tua casa-

Così Goemon accettò di rimanere accanto alla signora Hirschmann, che cercò di addormentarsi abbracciata a lui, coccolandolo.

-Con te si sta molto bene, non solo perché sei giovane, bello e perfetto… C’è qualcosa in te, che non so…-

-Ti manca molto tuo marito?-

-Dire di sì…purtroppo non sono sempre stata giusta nei suoi confronti: ho spesso fatto prevaricare le mie idee sulle sue, a volte l’ho trattato male e poi…lo tradivo spesso, perché non era un ottimo amante; lo ammetto. Era una persona eccezionale sotto tanti aspetti, ma sotto quel punto di vista no e ciò mi rendeva insoddisfatta e frustrata. Buonanotte, Goemon, voglio che tu sia riposato per riprendere la tua ricerca, domattina-

L’indomani Goemon, dopo una notte quasi insonne, si rimise alla ricerca della sua spada, gli riusciva difficile concentrarsi poiché continuamente pervaso dal pensiero della famosa punizione ricevuta da parte della Hirschmann. Ogni movimento per quell’enorme palazzo gli risultava faticoso, per via di un batticuore che, una volta arrivato, non sembrava volesse andarsene più. E un’altra giornata terminò senza che la Zantetsuken venisse trovata, così la punizione dovette ripetersi e Goemon, sinceramente, non aspettava altro. Un’altra notte infuocata prese vita nella camera da letto della donna e, ancora una volta, lui riuscì a godere fino alla fine, dato che gli era permesso farlo.
Aveva ancora una settimana di tempo per cercare la spada e, il quarto giorno, riuscì finalmente a trovarla. Era salvo. Ma, in questo modo, avrebbe smesso di essere punito dalla signora Hirschmann, così si segnò il punto preciso in cui era nascosta la spada, sperando che non venisse spostata, e decise che avrebbe atteso l’ultimo giorno per annunciare il superamento della prova. Quella singolare punizione era diventato il suo unico pensiero e non vedeva l’ora di accendere la sua carne all’interno di quella donna che lo aveva totalmente stregato.

-Dimmi la verità, Goemon- gli disse la sera la Hirschmann –tu hai ritrovato la spada, non è così?-

-Ma, come…-

-Non era così difficile trovarla… Tu ormai sai dove è nascosta e vorresti riprendertela con calma, non è vero?-

-Indovinato…ma come hai fatto? Mi hai fatto spiare?-

-No, è l’intuito, anzi, l’istinto. Ho capito che ti piace passare la notte con me e vorrei chiederti scusa per essermi fatta un’idea sbagliata su di te: portarti a letto non è stata la punizione giusta, perché certe cose non ti fanno ribrezzo come immaginavo…forse avrei fatto meglio a farti torturare dai miei uomini, ma ormai hai vinto. Sì, hai vinto tu, Goemon Ishikawa, e hai vinto su di me, spero tu lo abbia inteso. Domani riprenditi pure la tua spada, non hai bisogno di fingere, davanti a me. Però, per favore, ti chiedo di restare almeno fino al decimo giorno…non ti farò uccidere, te lo giuro. Rimani con me, giorno e notte, poi ti lascerò andare-

-E va bene…rimarrò, ma niente scherzi!-

-Te lo prometto…ti voglio bene!-

Così Goemon, emozionato dall’atteggiamento della signora, decise di rimanere ospite da lei per altri sei giorni ma, una volta ritornato da Lupin e Jigen, che forse lo stavano cercando, avrebbe avuto il coraggio di raccontar loro la situazione particolare che gli era capitata?
  
 
 
 https://www.youtube.com/watch?v=Ij4gc8iBDaI

   
 
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