“ Mamma, io
esco” dico subito dopo cena
infilandomi gli stivali all’ingresso. Mia madre impallidisce,
mentre i miei
fratelli mi guardano male.
“ Dove vai?”
chiede Alexander. Sospiro.
“ Vado al faro. Con
Finnick” dico apertamente.
Vedo la mascella di Amadeus contrarsi.
“ No, Annie, non penso
proprio” sussurra
amaramente. Alexander mi fissa intensamente, come se volesse studiarmi
meglio.
“ Non è sempre
pieno di Pacificatori, lì?” mi
domanda.
“ Non stasera, da quello
che dice Finnick. Lui
li conosce, , è uno dei Vincitori e va e viene da Capitol
City. Finché starò
con lui, non mi succederà niente” dichiaro
prendendo il giacchetto dalla
potrona. Alexander sospira, guardando mia madre, pallida in volto. I
suoi occhi
azzurri saettano da una parte all’altra.
“ Tu che dici, la
mandiamo?” domanda lei a mio
fratello. Sbuffo. Alexander non è mio padre, io faccio
quello che voglio.
“ Sì, possiamo
mandarcela. Ma solo per questa
volta. E non fare tardi” mi dice calmo. Amadeus è
in procinto di dire qualcosa,
ma, a uno sguardo di Alexander, si blocca. Con un sorriso tirato, esco
di casa
sbattendo la porta e mi avventuro per la spiaggia. È
così calma, così pacata e
buia. Ma è accogliente. Mi incammino verso sinistra, nella
direzione del faro.
Sono dieci minuti a piedi, che non mi pesano per niente. Anzi, adoro
quell’aria
un po’ pungente che viene a quest’ora. Mi fa
dimenticare i problemi, le
frustrazioni. Vedo Finnick ai piedi del faro. Mi sta aspettando.
Effettivamente, ci aveva preso: non c’è nessun
Pacificatore in giro. Di solito
è il loro luogo di ritrovo.
“ Perché non
c’è nessuno?” chiedo io.
“ E’
mercoledì. Si beve a casa di Arrew, il
mercoledì” mi spiega semplicemente. Mi domando
mentalmente come fa a saperlo,
ma, prima che possa formulare la domanda, lui tira fuori un mazzo di
chiavi e
apre la prta del faro.
“ Allora…
entriamo?” domanda. Mi blocco.
“
E’… è una cosa sicura?” gli
chiedo. Lui si
avvicina a me e mi guarda dritta negli occhi. Ancora quei brividi.
“ Le cose che faremo
insieme sono tutte sicure
al cento per cento. Mi credi?” mi domanda. È
impossibile non fidarsi di Finnick
Odair. Quindi annuisco velocemente, prima di addentrarmi con lui nel
faro.
Saliamo delle piccole scale a chiocciola, in silenzio. Arriviamo in
cima, in
una specie di balconcino cicolare con una grande fanale al centro. Da
lì
proviene da luce del faro, quando è acceso. Finnick si siede
e i suoi occhi
percorrono il mare. Io lo imito, meravigliata. Da qui su è
tutto… magico. La
luce della luna e delle stelle illumina il mare lievemente increspato,
dando
vita a tanti piccoli riflessi argentati. Anche le nuvole assorbono quei
raggi,
diventati quasi fluorescenti. La spiaggia è lattea e
spettrale allo stesso
tempo. È uno spettacolo davvero suggestivo.
“
E’… bellissimo” dico meravigliata.
Finnick
annuisce.
“ Già, lo
è. E me ne accorgo solo ora”
afferma.
“ C’eri
già stato?” gli chiedo.
“ Sì. Da solo.
E mi disgustava” dichiara con
una nota amara nella voce. Rimango allibita.
“
Perché?” gli domando.
“ Perché
invidiavo le stelle” mi spiega come
se fosse la cosa più semplice del mondo. Non so se ridere o
indagare più a
fondo. Opto per la seconda strada.
“ Invidiavi le
… stelle?
“ Sì. Loro
sono lontane da tutto ciò, dal
tutti i problemi, dal Distretto, dalla vita in generale. Il loro unico
compito
è brillare ed essere guardate. Sono bellissime, ma nessuno
può usare la loro
bellezza per ricattarle o ferirle. Sono belle, quindi brillano. Non
c’è cosa
più facile di questa. E non sono mai sole. Si fanno
compagnia a vicenda,
brillando insieme, condividendo una stessa bellezza superiore. Le
odiavo, fino
ad ora. Adesso capisco che forse ho anche io trovato qualcuno con cui
brillare”
sussurra con la voce tremante. Non capisco il significato delle sue
parole. Ma
percepisco che esse nascondono più di quanto
potrò mai capire. E la cosa mi
spaventa.
“
Finnick…” bisbiglio avvicinandomi. Lui si
scansa.
“ Solo… solo
un secondo…” mi chiede con voce
impastata, allontandosi. Intravedo uno luccichio nei suoi occhi.
Lacrime.
Sospiro a fondo. Gli voglio concedere un minuto per riprendersi da
qualcosa che
mi sfugge, ma che capisco essere più grande di me. Dopo
qualche istante di
sospiri e di strani rumori nasali, si calma. Mi onora di un grande
sorriso, e
mi afferra la mano.
“ Ti va di…
nuotare?” mi chiede. Guardo
l’acqua. Sembra un enorme pozzo nero. Ed è
pericoloso nuotare di notte. È per
questo che è vietato. Alzo gli occhi verso Finnick: ha
ripreso quel calore
irresistibile, quindi non sono stupita dal fatto di pronunciare un
debole “
sì”. Scendiamo velocemente le scale verso la
spiaggia. È tutto buio ora, ancora
più di prima. Lui si spoglia velocemente e si tuffa. Io, non
proprio così
spavalda, faccio tutto lentamente, guardandomi intorno. Ma, alla fine,
riesco
ad entrare in acqua. La sua pelle liscia riflette la luna, mentre nuoto
verso
di lui.
“Posso chiederti una
cosa, Annie?” mi domanda.
“ Sì.
Certo” gli dico affabilmente. Lui si
volta e mi guarda dritta negli occhi.
“ Se dovessi scegliere
tra te e i tuoi cari,
chi sceglieresti?” mi chiede. Sembra una domanda come
un’altra. Ma io so che è
più importante di quanto non lasci intravedere.
“ Io… non lo
so. Non ci ho mai pensato”
affermo sinceramente.
“ Non ti è mai
capitato di fare qualcosa di
molto… brutto… solo per tenere al sicuro le
persone che ami?
“ No. Io… ho i
miei fratelli che, bene o male,
hanno sempre badato a me e a mia madre. Dopo la morte di mio padre,
hanno
lavorato duramente per farci vivere nel migliore dei modi. Certo, io
contribuisco, ma senza di loro saremmo perse. Una volta hanno persino
tentato
di comprare una delle medicine per mamma… per quanto la cosa
sia difficile,
ecco” concludo frettolosamente. Ma che mi è preso?
Perché gli ho detto una cosa
del genere? Praticamente gli ho raccontato la mia vita in poche frasi.
Io e i
miei fratelli ci eravamo promessi di essere molto discreti nel parlare
della
situazione di mamma. Se la notizia fosse giunta alle orecchie
sbagliate,
potevano anche buttarla in un manicomio, o portarcela via in altri
modi. Finnick
mette su un’espressione stupita e allarmata.
“ Perché,
cos’ha tua madre?” mi domanda.
Sospiro. Ormai è tardi per tornare indietro.
“ Soffre di qualcosa che
i medici hanno
definito… schizofrenia. È una specie di malattia
mentale, il punto è che la
porta a fare cose che potrebbero… ucciderla. Tipo sbattere
la testa contro la
teiera… una volta l’abbiamo trovata
così. E il cuore gli batte a mille, rischia
un infarto. E… E le medicine costano, costano troppo. Non
possiamo
permettercele” gli spiego provando a restare calma. Non
voglio che capisca la
mia ansia, la mia preoccupazione. Lui mi abbraccia di getto.
“ Gliele
comprerò io” mi annuncia. Scuoto la
testa staccandomi.
“ No, Finnick, non posso
accettare.
Seriamente. Hanno un prezzo troppo elevato, e, anche se costassero
pochissimo,
sono sempre soldi tuoi e non voglio…
“ Annie, io sono ricco da
far schifo, davvero.
Non so neanche come utilizzare i soldi che ho, se non farli ristagnare
nella
cassaforte fino alla mia morte. Ma se posso aiutare tua
madre…
“ Non voglio farti pena.
Capito?” gli dico
provando a fare l’espressione più dura che ho.
“ Non
c’è niente di male ad ammettere quanto
ci si sente fragili. Guarda me prima” ammette con un
sorrisino. Ed è qui che
accade. Scoppio a piangere fragorosamente al suono delle sue parole.
Lui mi stringe
forte e mi bacia la testa. Io non conosco Finnick Odair. Ma in qualche
modo, mi
sta aiutando. Mi ci aggrappo, con tutta la forza che ho. Capisco ora
quanto mi
sovrasta in altezza e per corporatura, sembro una bambina. Mi accarezza
la
schiena. Prego che non avverta i miei brividi.
“
C’è qualcos’altro che ti
turba?” mi domanda
con dolcezza. Annuisco.
“ Mio fratello vuole
offrirsi volontario agli
Hunger Games…
“ NO!” esclama
staccandosi. Vedo i suoi occhi…
impauriti. Non ne capisco il motivo.
“ No, Annie, promettimi
che proverai a fargli
cambiare idea!
“ Dice che solo
così riusciremo ad avere le
medicine per mamma…
“ Vi pagherò
tutte le medicine del mondo,
digli questo, ma non può farlo! Annie, sto dicendo sul
serio, non permettergli
di rovinarsi la vita!” esclama. Arriccio il naso.
“ Potrebbe vincere,
però, sai? È forte, è
molto astuto e…
“ Preferirei che morisse
lì dentro, piuttosto
che vederlo vincere agli Hunger Games!” afferma lui
portandosi una mano sulla
fronte. Rimango allibita.
“ Scusa, cosa hai
detto?” chiedo. Non posso
aver sentito bene.
“ Quello che hai sentito!
Annie… quei giochi…
sapendo quello che mi sarebbe aspettato dopo, avrei fatto di tutto per
morire
il prima possibile! È un inferno vivere così,
Annie… E non solo per me, ma
anche per tutti quelli che mi circondano… ti prego, devi
accettare i miei
soldi! Se non vuoi farlo per orgoglio, fallo per tuo fratello, ti
supllico!”
grida. Rimango di sasso a cercare di capire il significato delle sue
parole.
Non ci riesco proprio. Misteri, solo misteri. E io mi sono stufata di
sentirlo
parlare per enigmi. Ma mi costringo a cercare di decifrare la sua
espressione.
È davvero spaventato a morte. Ed è sincero. Mi
devo fidare di lui, di Finnick
Odair.
“ Ok. Ci
proverò” prometto. Lui pare
rilassarsi. Mi abbraccia di nuovo.
“ Lo so che ti sembro
indecifrabile. Lo
capisco. Ma sappi che c’è un motivo. Ti prego,
credimi” mi supplica. Annuisco
tra le sue braccia. Il battito del suo cuore è veloce.
Sì, Finnick mi sta
nascondendo qualcosa. Ma non voglio mettergli pressione. Me la
dirà, prima o
poi. Siamo amici, no? Poggia le sue labbra sulla mia fronte. Non so
perché
permetto a un mezzo sconosciuto di fare tutto ciò. Ma mi
piace. Mi sento…
calma. Calma come il mare che ci circonda. Alzo lo sguardo verso le
stelle.
“ Sì, sono
proprio belle, le stelle” ammetto.
Lui sorride.
“ Sì,
bellissima” dichiara. Distolgo i miei
occhi dal cielo per posarsi sui suoi. Mi fissa quasi…
estasiato. Sento le mie
guance farsi rosse.
“ Io…
devo tornare a casa” affermo
borbottando. Lui annuisce senza cancellare il sorriso sulle sue labbra
e
nuotiamo verso la riva. Ho il cuore a mille. E davvero, tutto questo
non ha
senso. Ma è fantastico. Come lui.