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Autore: jas_    09/12/2013    8 recensioni
Harry va preso un po’ alla leggera, con un sorriso sulle labbra e la mente libera.
Senza impegno ma con la voglia di divertirsi e scherzare. Perché se ci pensi troppo e la prendi con troppa serietà o troppo cuore ci sei dentro e quando Harry se ne va il vuoto è incolmabile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Beanie
 
 
 
Harry va preso un po’ alla leggera, con un sorriso sulle labbra e la mente libera.
Senza impegno ma con la voglia di divertirsi e scherzare. Perché se ci pensi troppo e la prendi con troppa serietà o troppo cuore ci sei dentro e quando Harry se ne va il vuoto è incolmabile.
 
 
Kayla appoggiò la penna sul quaderno a quadretti aperto davanti a lei, solo il suo nome scritto su quella pagina ancora vuota. Scrittura creativa la metteva in difficoltà, la fantasia era molta, tanta quanta la paura di metterci la faccia ed esternare i propri pensieri. Condividerli col professore che il giorno dell’esame avrebbe appoggiato i propri occhiali sulla cattedra per leggere il suo compito e giudicarlo. Ma come si poteva dare un voto alle idee ed ai pensieri di qualcuno? Non era possibile, e se lo si faceva non era giusto. Ecco perché in diciannove anni di vita Kayla non aveva mai letto ad alta voce né mostrato a nessuno ciò che quella Moleskine rosso acceso – ormai un po’ meno acceso – conteneva. A nessuno fatta eccezione per una persona.
Kayla sospirò, si stiracchiò leggermente e fece vagare lo sguardo fuori dalla finestra dove la città di Seattle cominciava a prendere vita. Erano soltanto le sei del mattino, il sole stava sorgendo e lei era sveglia da un’ora circa: i capelli raccolti in una coda disfatta in partenza ed il pigiama ancora indosso. Le prime ore della giornata erano le migliori per scrivere ma quello non era per niente il momento giusto ed il suo cervello non voleva saperne di svegliarsi.
Era il 28 luglio 2013.
“Non erano mai stati così vicini eppure così distanti” scrisse Kayla sul foglio, cancellando subito la frase con una linea calcata. Quella frase era così scontata eppure rispecchiava alla perfezione la verità. Nemmeno un chilometro li distanziava ma Kayla dubitava che Harry si ricordasse di lei. Erano passati tre anni ed era certa che lui in quel tempo avesse conosciuto più persone che nei primi sedici anni della sua vita. Nella sua mente non c’era spazio per mantenere vivida l’immagine di una ragazza dall’accento inglese americanizzato, dalla frangia sempre troppo lunga e gli occhiali dalla montatura spessa appoggiati al naso.
 
 
 
«Oggi pomeriggio ci ho impiegato quasi mezz’ora ad andare al lavoro, ti rendi conto?» squittì Carl sbattendo con foga non di certo il primo drink della serata sul tavolo.
Kayla sorrise, la frangia troppo lunga raccolta in una treccia e gli occhiali sostituiti da un paio di lenti a contatto giornaliere che cominciavano già a darle fastidio.
«Così trafficata Seattle oggi?» chiese la ragazza, l’accento sempre più americano e sempre meno inglese.
«Tutta colpa dei One Direction, non potevano rimanersene a Londra, dico io? La strada era invasa da fan in coda per il loro concerto.»
«Sono certa che se ci fosse stato Macklemore ad esibirsi, tu saresti stato in coda in mezzo a strada. O mi sbaglio?»
«E tu saresti stata al mio fianco, o mi sbaglio?» ribatté il ragazzo, un sorriso trionfante ad illuminargli il volto.
Kayla alzò gli occhi al cielo e sospirò, «touché.»
«Il colmo sarebbe incontrarseli per caso in giro per Seattle visto che siamo completamente disinteressati. Insomma, di solito succede sempre così. Per caso s’incontrano soltanto le persone che non si vorrebbe vedere» cominciò a spiegare Carl, la parlantina aiutata dall’alcol e le mani che gesticolavano velocemente poiché “così le cose rendono di più” diceva.
«Certo perché secondo te i One Direction vengono nel bar più scapestrato di Seattle?»
«Che ne sai? Quello riccio ha l’aria da hipster, questo posto gli si addice. Tu che dici?»
Kayla non riuscì a trattenere un sorriso quando sentì l’amico dare dell’”hipster” ad Harry.
Lei se lo ricordava quando ancora indossava le felpe di Abercrombie e le polo colorate, quando la sua pelle era ancora immacolata o quando i capelli erano lisci come spaghetti. Impensabile, ma era davvero esistita un’era in cui i ricci di Harry Styles non esistevano.
Era incredibile quante cose sapesse di lui riguardo la sua infanzia e la prima parte della sua adolescenza, poi la loro amicizia era andata sgretolandosi. Più la distanza tra Harry ed il successo planetario aumentava, più la distanza tra loro due faceva lo stesso.
Obiettivi disparati, preoccupazioni e problemi diversi occupavano le loro vite. Due realtà completamente divergenti, esigenze incompatibili, orari differenti li avevano portati agli antipodi. Kayla si rese conto di aver perso Harry per sempre quando lo chiamò per fargli gli auguri di Natale e scoprì che lui aveva cambiato numero senza prendersi la briga di avvertirla. Non si preoccupò di lei, probabilmente faceva parte della sua vita “pre-successo”, questo era quello di cui si era convinta. Per quanto hipster potesse essere Harry non si sarebbe mai fatto vivo in quel locale. Non si sarebbe mai fatto vivo in generale, così com’era successo in quegli ultimi tre anni. Kayla gli aveva detto addio già da un po’ ma nonostante non l’avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, aveva sempre comperato i suoi cd perché sentire la sua voce la faceva tornare indietro nel tempo. Alle prove dei White Eskimo alle quali aveva assistito, alle canzoni cantate a squarciagola per diletto ma anche a quelle che Harry le dedicava per scherzo senza rendersi conto delle farfalle nello stomaco che invece Kayla sentiva ogni volta che quelle iridi verdi incontravano le sue.
«Per quanto Harry possa essere hipster, figurati se coi soldi che ha viene in un pub per poveracci in cui paghi una birra tre dollari.»
Carl alzò gli occhi al cielo, «come la fai difficile, Kay. Magari è spinto qua dal radar, sai com’è…» disse con fare ammiccante ed indicandosi.
Kayla scoppiò a ridere, «Harry non è gay quindi dubito che il suo radar lo porti qui per te!»
«Allora arriverà qui per te, una gnoccona californiana nella fredda e piovosa Seattle. Se ti vedesse s’innamorerebbe di te all’istante.»
Kayla socchiuse le labbra pronta a ribattere ma il problema era che non sapeva cosa dire. Così come non si spiegava il motivo per cui non aveva mai detto a nessuno delle sue estati passate ad Holmes Chapel dalla nonna e con Harry, dei deliziosi brownies di Anne e dei consigli di Gemma sui ragazzi, ignara che le domande di Kayla si riferissero a suo fratello.
«Ecco, riguardo a me ed Harry…» Kayla chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. «C’è qualcosa che dovrei dirti…»
«Oh mio Dio Kay girati lentamente» squittì Carl, troppo entusiasta per stare a sentire le parole dell’amica.
«Non mi girerò per ammirare l’ennesimo ragazzo figo ed omosessuale che hai adocchiato, sto parlando di cose serie io» si lamentò la mora alzando gli occhi al cielo.
«Oh tesoro, se lui fosse omosessuale stai tranquilla che a quest’ora mi sarei già presentato.»
Nonostante Carl non avesse la minima intenzione di starla a sentire – e la cosa un po’ la infastidiva – non riuscì a non sorridere mentre si voltava lentamente curiosa di sapere cos’avesse suscitato tutta quell’agitazione all’amico.
«Io…» sussurrò Kayla, la gola improvvisamente secca e la mente in totale blackout.
«Cosa ti avevo detto io?» squittì Carl soddisfatto.
La mora deglutì a vuoto mentre respirare le veniva sempre più difficile.
Era di spalle, le braccia appoggiate al bancone, una gamba tesa e l’altra leggermente più piegata. I soliti skinny jeans neri che aveva imparato a riconoscere e un’anonima maglietta bianca a maniche corte. Era dannatamente alto, Kayla se lo ricordava ancora quando rasentava il metro e settanta. “Ha diciannove anni, dannazione” si disse mentalmente.
Gli anni erano passati per tutti, Harry incluso, e Kayla si rese conto che ormai erano diventati due sconosciuti. Nonostante ciò sentiva il bisogno di andare da lui ed abbracciarlo come si farebbe con un amico che ti è mancato. Ma lui infondo era un amico, no?
No. Kayla l’aveva sempre saputo che Harry per lei era sempre stato più di un amico, e in quegli anni le era più che mancato. Se non fosse stato così in quel momento il cuore non le starebbe scoppiando nel petto ed una mandria di elefanti non le starebbe calpestando stomaco ed intestino.
«Certo che ha proprio un bel culo…» fu il commento di Carl, «tu Kay che dici?»
La ragazza non lo stette ad ascoltare.
Come se si sentisse osservato Harry si voltò verso la folla del locale ed i suoi occhi scrutarono le persone che chiacchieravano cercando di sovrastare la musica, incuranti che a pochi metri da loro ci fosse una star miliardaria.
Kayla era immobile, lo sguardo fisso su di lui e la mente indecisa se sperare che lui la notasse o meno. Avrebbe voluto che lui la riconoscesse all’istante e corresse ad abbracciarla ma sapeva che sarebbe stato più probabile che lui la guardasse con l’indifferenza con la quale guardava le altre persone.
Il suo sguardo si posò su di lei con attenzione, forse perché era l’unica – fatta eccezione di Carl alle sue spalle – che lo guardava, segno che l’aveva riconosciuto.
Kayla trattenne il respiro per alcuni secondi mentre nella sua mente non faceva altro che ripetersi “sono io”, quasi come un mantra, quasi come se Harry potesse leggerle nel pensiero e riconoscerla nonostante il tempo, le avversità, le incomprensioni ed il successo.
Harry invece distolse lo sguardo con totale indifferenza e si voltò verso la bionda al suo fianco – che Kayla riconobbe come Lou Teasdale – per sussurrarle qualcosa all’orecchio. La donna annuì e i due in pochi secondi sparirono tra la folla del locale lasciando Kayla immobile, la mente vuota ed il cuore infranto.
 
 
 
«Sembra che tu abbia visto un fantasma, non Harry Styles.»
«Mh?»
«È da quando hai visto la superstar che sei diventata silenziosa e pensierosa. Cosa bolle in pentola?»
Kayla scosse la testa, «nulla, sono solo stanca.»
Carl annuì facendosi bastare la risposta dell’amica nonostante fosse certo che ci fosse altro sotto.
«Anzi, credo che andrò fuori a prendere una boccata d’aria per risvegliarmi. Arrivo subito» aggiunse questa prendendo la sua borsa e dirigendosi velocemente fuori dal locale.
L’aria pungente serale la colpì inaspettatamente al viso, Kayla arricciò il naso e si allontanò dalla porta del locale per evitare di intralciare il passaggio. Cercò nella sua borsa il pacchetto di sigarette delle “emergenze” ma si ricordò solo all’ultimo che aveva esaurito l’ultima cicca al ballo di fine anno.
Kayla non fumava quasi mai, in realtà odiava le sigarette ma le trovava utili e piuttosto rilassanti quando era nervosa o arrabbiata e voleva liberare la mente. Pensare a quanto facesse schifo il gusto di nicotina in gola era un buon diversivo.
«Il destino è bizzarro, non trovi Beanie
Kayla aveva appena sbuffato e chiuso la borsa quando sentì quelle parole. Non c’era bisogno di presentarsi o di saluti particolari. Sentirsi dire una frase confidenziale senza troppe cerimonie era già abbastanza. Racchiudeva tutto quello che Kayla desiderava sapere. Lui non si era dimenticato di lei.
«Ti ricordi ancora quel soprannome orrendo?»
«Mi ricordo tutto. Il successo ti allontana da tante cose, da casa, dalle persone a cui vuoi bene e dall’ordinarietà ma la memoria di ferro è ancora quella di quando mi dicevi di ricordarti di dire a tua nonna che ti fermavi da me a cena.»
Kayla sorrise al ricordo, «amavo la cucina di tua mamma.»
«E desideravi anche la mia compagnia, ammettilo»
La ragazza trovò finalmente il coraggio di alzare lo sguardo ed osservare Harry poco distante da lei. Le iridi verdi che sembravano brillare anche al buio, il solito sorriso birichino sul viso e le mani in tasca.
«Eri tu che mi invitavi» ribatté prontamente.
Harry si abbassò verso la ragazza fino a quando le sue labbra non arrivarono a sfiorare il suo orecchio.
«Non puoi immaginare quanto desiderassi la tua compagnia» le sussurrò causandole dei brividi lungo la schiena e la pelle d’oca sulle braccia.
«Non è quello che ho pensato quando dopo i provini di X Factor non ti sei fatto più vivo» sussurrò Kayla cercando di trattenere le lacrime.
Sentì Harry sospirare e quando lo guardò notò i suoi occhi essere diventati più scuri e tristi.
«Ho sbagliato, lo so. Non voglio giustificarmi, non ho scuse e ti chiedo perdono Beanie. Ma se ci siamo trovati qui, insomma… Non credi che forse dovevamo incontrarci?»
«Non credo abbiamo più molto da dirci, è cambiato tutto da quando trascorrevo le estati ad Holmes Chapel da mia nonna.»
Kayla prese un respiro profondo e sentì il labbro inferiore cominciare a tremarle, «neanche al suo funerale ti sei fatto vivo!» esclamò poi, lasciando che le lacrime le rigassero le guance.
Harry abbassò lo sguardo sentendosi colpevole, «lo so Beanie, mi dispiace. Ero in America coi ragazzi non potevo…»
«Certo» lo interruppe Kayla, «sarà sempre un “sono a New York”, “sono a Miami, a Sydney, Hong Kong” e poi dove altro? Neanche uno straccio di condoglianze o un “mi dispiace”. Niente. Ho intravisto tua madre tra la folla quel giorno ma sono scappata, lo sai perché? Ero troppo arrabbiata con te, avrei voluto strozzarti con le mie stesse mani. Fortunatamente eri in America…»
Harry rimase in silenzio, lo sguardo fisso sulla punta consumata dei suoi stivaletti e i sensi di colpa ad affliggerlo.
Non si era dimenticato di Kayla – o Beanie, come la chiamava lui – era impossibile togliersi quegli occhi, le sue strane fossette ed il suo profumo dalla mente. Aveva fatto parte della sua infanzia per poco più di tre mesi all’anno eppure gli era rimasta nel cuore più di persone che vedeva tutti i giorni.
Ricordava perfettamente quella bambina dalla frangia troppo lunga, la nipote della signora che viveva infondo alla sua strada e che preparava dei pancakes squisiti.
Erano cresciuti insieme, nonostante gli accenti diversi e la distanza. Kayla era stata tra le persone che lo avevano spinto a fare l’audizione di X Factor, una delle poche che aveva sempre creduto in lui prima che cantasse davanti ad un pubblico composto da più di dieci persone.
Se l’era fatta scappare. Gli era scivolata tra le dita come sabbia e prima che lui se ne rendesse conto se n’era andata. Avrebbe potuto fare di più per tenersela stretta ma il successo lo aveva travolto come un uragano e per un attimo gli aveva fatto perdere di vista le cose più importanti. Beanie.
Quando sua madre gli comunicò che sua nonna se n’era andata il managment aveva già organizzato il viaggio a Los Angeles per la realizzazione del loro primo video musicale, era impossibile rimandare ed aveva perso l’unica occasione per rimettere a posto le cose.
«Sei più tornata ad Holmes Chapel?» domandò Harry senza osare alzare lo sguardo.
«Cosa ci tornavo a fare? Mia nonna non c’era più, tu nemmeno. Non c’è nulla che mi leghi a quel posto se non ricordi…»
«Bean…»
Kayla si morse un labbro, quella situazione era surreale ed insostenibile allo stesso tempo. Non aveva mai pensato che avrebbe potuto rincontrare Harry se non durante una sua visita ad Holmes Chapel – fino ad allora non ancora avvenuta – ed incontrarlo a Seattle era davvero uno scherzo del destino.
Il suono di un cellulare interruppe Harry, qualcuno lo stava chiamando ed il riccio alzò gli occhi quando lesse il nome del mittente sul display. Riattaccò senza nemmeno rispondere e rimise il telefono in tasca.
«Devo andare, dobbiamo partire tra un paio d’ore.»
Kayla annuì, «è stato bello rivederti. Tante belle cose» disse prima di rientrare nel locale.
Harry la bloccò per un braccio, «tutto qui?»
La ragazza si strinse nelle spalle, «vuoi che ti chieda un autografo? Mi sembra un po’ ridicolo visto che ti conosco da prima che imparassi a scrivere.»
«Vorrei il tuo numero di telefono Beanie, prometto che non sparirò nel nulla un’altra volta.»
Kayla prese un respiro profondo: «ti prenderò alla leggera» disse poi.
Harry aggrottò le sopracciglia, «non ti seguo.»
«Ti prenderò alla leggera perché se te ne vai un’altra volta non voglio soffrire di nuovo.»
Il riccio annuì nonostante non fosse riuscito a seguire pienamente il ragionamento di Kayla. Non se ne preoccupò molto, lei era sempre stata una tipa sopra le righe, un po’ come lui infondo.
La ragazza salvò il suo numero sul telefono di Harry in silenzio, sentiva il cuore batterle all’impazzata e le mani le tremavano leggermente. Quando glielo restituì il ragazzo l’attirò a sé stringendola in un abbraccio.
Kayla appoggiò il viso sul suo petto lasciando che altre lacrime le rigassero le guance e bagnassero la maglietta di Harry.
«Rivederti è stata una delle cose più belle che mi siano successe negli ultimi mesi» le sussurrò all’orecchio.
Kayla non rispose, si limitò ad annuire e registrare quel momento nella mente perché non sapeva quando una cosa simile sarebbe riaccaduta.
«Ora devo andare» disse Harry staccandosi da quell’abbraccio, «ci vediamo presto.»
Kayla annuì e prima che potesse ribattere il riccio le prese il viso tra le mani e le diede un bacio sulle labbra.
«È da quindici anni circa che resisto» si giustificò quando i loro nasi ancora si sfioravano.
«Io è da quindici anni circa che spero che tu la smetta di resistere» sussurrò Kayla accennando un sorriso.
Harry la baciò di nuovo, questa volta con più trasporto. Lasciò che le mani della ragazza le toccassero i capelli mentre le sue le stringevano i fianchi per paura che da un momento all’altro potesse andarsene.
Appoggiò la propria fronte sulla sua con gli occhi ancora chiusi, quegli ultimi minuti erano stati pieni di emozioni che doveva ancora realizzare.
«Allora ti chiamo io» disse, quasi più a se stesso.
Kayla annuì allontanandosi da lui per lasciarlo andare.
«Harry!» lo chiamò, quando il ragazzo fu ad alcuni metri di distanza da lei. Il riccio si voltò di scatto verso di lei in attesa che parlasse di nuovo.
«Ci sono dentro.»



 
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Ho raggiunto 500 "mi piace" nella mia pagina di Facebook grazie a Nannie Efp (<3) e come promesso eccomi qua a postare la one shot!
E' una cosa abbastanza strana, Kayla è una ragazza che conosco davvero e molte delle cose in questa storia sono la verità, diciamo, a partire dal suo nome, dal suo soprannome (che però non le ha dato Harry ovviamente ahaha) il fatto che studi a Seattle.
Detto ciò, spero che vi sia piaciuta. Fatemi sapere! :)
Jas

 

 

   
 
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