A Francesco che ci
crede più di me in questa impresa,
sostenendomi nei momenti in cui manca l’ispirazione.
A Mara, la vera
creatrice dei Nickleby.
A Teresa per aver
creato la svampita e amabile Cheryl.
A Peter per aver avuto
il genio di creare l’ironia di Ceaser e il Sex
Appeal di Jude.
A Laura che crede
fermamente nel “vissero felici e contenti” con Charles.
A Rosalba, per aver
creato Efim, facendomi innamorare perdutamente di
lui.
E per ultimo, all’HPFGDR,
senza il quale probabilmente non esisterebbe nessuno di loro.
La
nobilissima famiglia purosangue Nickleby era sempre
stata, sin da tempi antichi e fin quando Jane aveva memoria degli aneddoti che
suo nonno Lucas le raccontava a riguardo, un modello da seguire per il resto
della popolazione magica. Non partecipavano alla vita politica del Ministero
della Magia, preferivano di gran lunga impiegare le loro energie nell'espandere
i propri possedimenti e raccogliere quante più ricchezze per il proprio
introito personale, ma non per questi bisogna definirli degli egoisti, anzi
sono soliti dare feste di beneficenza, più che altro per ostentare il loro
sfarzo.
Eppure c'erano delle beghe che si insidiavano all'interno di quella stessa
famiglia diventata per anni il pettegolezzo di tutta Londra magica, alimentando
le fantasie e il chiacchiericcio di chi non sapeva resistere nel crogiolarsi
delle disgrazie altrui.
Tutto ebbe inizio quando Maxwell Lucas Nickleby
incontrò la babbana Sarah Aniston, conoscendosi e
frequentandosi a tal punto da sposarsi e dare vita nella fredda e tempestosa
notte del 23 febbraio del 1990 a St. Ives a loro bambino: Lucas Hero Nickleby.
Un magnifico quadretto familiare, fatto di sorrisi felici e steccati bianchi
intorno all’accogliente casa, se non fosse per la doppia vita condotta da
Maxwell. Non potevate di certo credere che una famiglia purosangue come quella
dei Nickleby potesse permettere l’unione del loro
primogenito con una qualsiasi nata babbana! Difatti
Maxwell era destinato a sposare una nobile donna, una certa Helen Sleiden. Troppo vigliacco per ammettere la sua colpa,
Maxwell non si tirò indietro e la sposò come protocollo e anche da quell’unione
nacque un bambino, Nicholas.
I fortuiti
casi della vita vollero che ben presto i due fratellastri si incontrassero per volere
di Maxwell non più in grado di mentire a se stesso e alle due donne, quando
compiuti gli undici anni sia Lucas che Nicholas si ritrovarono a frequentare la
scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nonostante
la bellezza del luogo, le sue meraviglie, le nuove amicizie e l’incontro con il
resto dei suoi cugini… per Lucas furono sette anni
d’inferno.
Nonostante i suoi buoni propositi di non prestare attenzione a Nicholas e di
tenersi a debita distanza da lui e da tutto ciò che lo riguardava, per evitare
patetici diverbi, finivano sempre con il litigare.
Lucas era il “Mezzosangue”, la vergogna che aveva infettato i Nickleby rovinando l’intera famiglia. Maxwell non riuscì a portare il fardello
troppo grande delle sue colpe e ben presto deciso di togliersi la vita con l’impiccagione.
Lo scandalo si propagò a dismisura.
La Gazzetta del Profeta e Strega Moderna marciarono sopra quell’appetitoso
scoop che incuriosì tutta Londra.
Non c’era testata giornalistica su cui risuonava il cognome dei Nickleby, riguardo la loro vergogna che aveva infettato
ogni singolo membro, a partire dal capostipite in persona, ma i guai non
vengono mai da soli. Si iniziò a scrivere della loro prepotenza, del loro
loschi affari, del loro egoismo , fino ad essere accusati ad istigazione alla
morte. Non ci fu alcun modo per
tutelarsi.
Gli unici mezzi a disposizione furono l’incredibile favella dell’avvocato Julian e i contatti bancari di Ceaser,
rispettivamente il secondo e il terzogenito, che riuscirono a risollevare le
sorti della casata, ma sicuramente il tempo fu la soluzione migliore. Ben
presto il pettegolezzo cessò , così come gli articoli sui quotidiani e i Nickleby tornarono a testa alta in società, ma non come un
tempo, perhè per quanto le cicatrici possano essere
nascoste restano per sempre.
***
«Pronta a
tornare a casa?» domandò un ragazzo dai capelli mori e gli occhi azzurri,
mentre riempiva il proprio baule in modo confuso e disordinato, alzando di
tanto in tanto lo sguardo sulla ragazza che sedeva sull’unica poltrona presente
in quella stanza, troppo intenta e immersa nella lettura per prestargli un
minimo di attenzione.
«Jane, mi stai ascoltando? – per tutta risposta il moro le soffiò da sotto il
naso il grosso volume di pozioni attirando lo sguardo omicida della ragazza,
specchiandosi nei suoi grandi occhi color smeraldo che lo fissavano contrariati
– Allora?»
«Se non ti è chiaro stavo leggendo, Gabriel. – lo ammonì con voce sprezzante
strappandogli il libro dalle mani – Ti sembra questa la faccia di una che è
contenta di tornare a Londra?»
Gabriel Nickleby non riusciva proprio a comprendere
il cattivo umore della sua gemella Jane, lui era ben felice di lasciare la
fredda Parigi per recarsi nella caotica e accogliente Londra, ritrovare così i
suoi amici di vecchia data con cui fare baldoria, suo cugino Lucas e il suo
fido compagno di bravate Jude O’Connor.
Jane, invece, non sembrava affatto entusiasta all’idea.
«Io non riesco proprio a capirti. Stiamo tornando a casa dopo due anni e tu sei...
acida.»
Avrebbe fatto bene a non pronunciare quella parola, perché un secondo dopo
giurò che l’occhiata fulminante di Jane l’avrebbe incenerito se ne fosse stata
capace.
«Questa è casa nostra, Gabriel. Tornare a Londra significa…
tornare a cacciarci nei guai. Non credere che nostro padre ci abbia richiamati
alla tenuta solo per una visita di cortesia. Sta organizzando qualcosa e non mi
piace.»
«L’idea di rivedere Julian non ti rende felice? Ma
come! Tu sei la sua perla, l’unica in grado di risollevare le sorti della
casata!» iniziò a prenderla in giro con
la sua stupida ironia che la facevano imbestialire ogni minuto che passava.
«Smettila! Non sei divertente!» gli urlò contro Jane tirandogli il libro
addosso, ma mancandolo per un soffio. Dannato Grifondoro
e i suoi riflessi da cercatore!
Non contenta e cercando vittoria a tutti i costi, Jane si scagliò contro Gabriel ingaggiando
una delle loro solite lotte tra fratelli, benché fossero abbastanza cresciuti e
avessero ventitrè anni a testa.
I gemelli, figli di Julian Nickleby
e di Alexandra Lancaster, avevano vissuto sulla loro pelle lo scandalo che
aveva coinvolto la loro famiglia, conoscendo durante gli anni ad Hogwarts “la vergogna” che tanto aveva causato dolore alla
casata. In realtà Lucas non si era dimostrato affatto una spina del fianco che
attentava alle loro famiglia, bensì un ragazzo semplice e straordinario allo
stesso tempo facendo ricredere entrambi. A dire il vero, Jane fu la prima ad
incuriosirsi a Lucas, cercando in tutti i modi di avere un contatto malgrado il
ragazzo cerasse in tutti i modi di allontanarla. La mora corvonero
non seppe mai se Lucas l’aveva accettata più per disperazione che per
benevolenza, ma in ogni modo erano diventati una coppia di amici affiatata. Ben
presto anche Gabriel si unì al loro gruppo, felice non solo di aver conosciuto
l’altro membro tanto detestato da suo
padre, ma finalmente aveva un compagno con cui dividere la stanza nel
dormitorio dei Grifondoro, suscitando le ire e la
delusione di Julian. Mai nell’antica casata dei Nickleby, Serpeverde da
generazioni, si era visto un membro far parte dei Grifondoro.
«Mollami i capelli, stronzo!» imprecò Jane calciando lo stinco del suo gemello
che ruzzolò sul pavimento in preda al dolore.
«Smettetela voi due e scendete immediatamente. Vostra padre ci attende.»
Le parole di Alexandra risuonarono lungo l’enorme scala a chioccia placando il
litigio dei due figli che, in men che non si dica, si
precipitarono all’entrata li dove li attendeva con quella che aveva tutta l’aria
di essere una passaporta, camuffata da vaso.
«Siete pronti?» chiede Alexandra.
«E’ necessario? Io posso restare qui, non voglio tornare a Londra. Curo gli
affari di famiglia in Francia e ci saranno Alfred e Jackie a tenermi compa….»
«Jane Alexadra Nickleby! –
la interruppe bruscamente la voce alterata di sua madre – Ne abbiamo già
discusso e la risposta è sempre la stessa: tornerai a Londra, con me e tuo
fratello. Adesso afferra la passaporta così possiamo
finalmente andare.»
Messa a tacere la piccola di casa Nickleby, seppur
controvoglia, allungò la mano per afferrare il vaso. Il suo corpo venne
risucchiato in pochi secondi in quello che sembrava un vortice infinito,
sentendo il solito strattone all’ombelico, segno che si erano smaterializzati alla
volta di Londra.
La mora dagli occhi verdi non aveva ben chiari i motivi per cui suo padre li
aveva fatti richiamare dalla Francia, quando lui stesso due anni addietro, pur
di tenerli il più lontano possibile dai riflettori della stampa, li aveva distanziati
da Londra e condotti nella loro tenuta a Parigi.
I pensieri che affollavano la mente della giovane donna vennero ben presto
dimenticati, non appena la sensazione di vuoto sotto i piedi svanì, lasciando
spazio al morbido tappeto berbero posto nel salone di casa.
I dubbi e i perché vennero sostituiti da un enorme sorriso stagliatosi sulle
sue labbra non appena i suoi occhi si puntarono sulla figura di suo padre, Julian.
«Papà!»
Dimenticò di essere nobile e tutte le buone maniere del protocollo impartitole
sin da piccola da sua madre e si lanciò in una corsa verso l’uomo che l’afferrò
al volo stringendola in un caloroso e forte abbraccio.
«Bentornata a casa, tesoro.»
Sorrideva sinceramente Julian Nickleby,
mentre accoglieva in casa la sua famiglia che non vedeva da lunghi mesi,
avvicinandosi alla moglie per donarle un
casto bacio, senza mai liberare dalla sua presa la piccola Jane, mentre Gabriel
si limitava ad un piccolo cenno del capo.
A distanza di tempo i rapporti tra padre e figlio non sembravano affatto
migliorare, anzi probabilmente l’astio continuava ad aumentare. Troppo diversi,
ma allo stesso tempo troppo simili per potersi sopportare.
«Padre, perché
ci aveva fatto tornare? Credevo che Londra…»
«Jane, calma la tua curiosità. A tempo debito saprete perché siete tornati, ma
dimmi.... non hai voglia di salutare Ares e Athena? Sai hanno messo in
disordine tutta la biblioteca in attesa del tuo ritorno…»
«..e quello di Gabriel.» sottolineò la ragazza lanciando uno sguardo fugace al
fratello che si irrigidì sul suo pesto prima di afferrarla per mano e condurla
via dal salone con tutta l’intenzione di cantargliene di tutti i colori.
Angolino
dell’autore:
Salve a tutti. No, questa non è la prima volta che pubblico storie sull’Efp, ma diciamo che negli ultimi anni ho preferito
prendermi una lunga pausa, per poi ritornare con una nuova storia che da tempo
frullava nella mia mente.
Liberamente ispirata al mondo di Harry Potter e i suoi libri, la storia
racconta della vita di una famiglia purosangue caduta in disgrazia. Se vi stare
chiedendo se questi personaggi esistono, ebbene si. Nel senso che la storia si “ispira”
a dei personaggi di un gioco di ruolo del forum “Harry Potter Forum Gdr” che vi invito a visitare qui: http://hpfgdr.forumcommunity.net/
Questo capitolo è solo di
transizione per spiegarvi un po’ come è organizzata la famiglia, nei prossimi inizierete
a capire la loro storia e chissà magari ad imparare ad amarli proprio come li
amo io. Sperando di non avervi annoiato, ma di incuriosirvi, non mi resta che
augurarvi buona lettura. :3
Ps: Lasciate il segno del vostro
passaggio, un piccola recensione è pane quotidiano per un autore :3