Lost friends
Cammino silenzioso, i miei piedi affondano con esasperante lentezza nella neve morbida. Il mantello nero è forse troppo leggero per questa rigida temperatura invernale, ma non sento il freddo sulla pelle: il mio cuore è fin troppo carico di emozioni.
I miei passi si appesantiscono mentre arrivo in fondo al viottolo e svolto a sinistra. Qualcosa si contorce alla bocca dello stomaco mentre i miei occhi scuri si posano sulla pacifica e innevata piazzetta di Godric’s Hollow, circondata da decorazioni natalizie e vetrine allegramente illuminate.
Il mio sguardo si sofferma con dolore su un piccolo pub all’angolo sinistro, dall’insegna illeggibile a causa dei fiocchi di neve che ostruiscono la visuale. Violentemente sbatto il piede sinistro sul bordo del marciapiede. Trattengo un gemito di dolore.
“ Venite,
andiamo! Proviamo qui!”
“ Lily, tesoro, è il
ventunesimo…” la voce un po’ esasperata di James
provò a dissuaderla…
Un’occhiata penetrante
lo convinse a indietreggiare, mentre un sorridente Remus gli posava una mano sulla spalla e lo spingeva con
delicatezza dentro il locale.
Ed io, sbuffante, a seguirli.
Li avrei seguiti ovunque… Stringo i denti, muovo qualche altro passo avanti, verso il piccolo locale che avrebbe visto trascorrere molte delle pazze serate di un gruppo di ragazzi spensierati e allegri. No. Non eravamo solo allegri. Eravamo felici.
Scuoto la testa. Non voglio piangere, non devo.
Avanzo ancora, gli occhi offuscati… e di nuovo mi blocco, questa volta davanti ad una panchina un po’ isolata dalle altre della piazzetta. Sorrido, malinconico. L’avevo dimenticata.
“Fortuna, mi pare
ovvio!” mi giustificai con un trionfante James che mi
restituiva la mia bacchetta dopo l’ennesimo duello.
“ Secondo me stai solo peggiorando, fratello.” Un sorrisetto
furbo sul suo volto.
“Ma
che… prova a ripeterlo!”
“ Un po’ di silenzio
non si può avere, vero?” la voce pacata di Remus bloccò la nostra sfida personale.
Lo guardammo con un
sopracciglio alzato. Sedeva, a gambe incrociate, proprio lì, su quella panchina.
Davanti a lui una Lily bella più che mai, tra di loro
una scacchiera con pochi pezzi ancora intatti.
“ I babbani vi vedranno, prima o poi…”
fu lei a parlare.
“ A quest’ora della sera? Naaa, dormono tutti…” risposi, noncurante.
“ E
poi… il nostro Luna si distrae!” un sorrisetto furbo
su quel volto angelico.
“Scacco matto Remy!” concluse, soddisfatta.
Io e James alzammo gli occhi al cielo,
mentre un meravigliato Peter controllava che il
povero re di Remus
fosse sul serio senza nessuna via di
scampo…
Mi riscuoto, un’altra volta. E’ facile perdersi tra i ricordi. E’ facile abbandonare qualsiasi contatto con la realtà e sentirsi di nuovo giovane, accanto a James, che mi saluta con una forte pacca sulla spalla. E’ facile dimenticarsi dell’intero mondo mentre rivedi il dolce e familiare sorriso di Lily, i misurati modi di fare di Remus... e, si, anche la divertente ingenuità di Peter.
Traditore bastardo... lui me li ha portati via.
I miei passi si fanno più affrettati, diventano quasi una corsa affannata. Attraverso la piazza, imbocco una stradina semi-nascosta che porta verso la periferia del villaggio.
Piango. Si, sto piangendo. So che è inutile. So che non li riporterà indietro. Ma non posso farne a meno.
Il mio sguardo non sfiora nemmeno la schiera di villette al mio fianco, non ne ho bisogno.
Saprei ritrovare quella casa anche ad occhi chiusi. Passo davanti ad un ristorantino dall’aria elegante.
Altri ricordi mi saettano in testa, con intensità dolorosa.
Aveva insistito tanto
per andare a cena in un ristorante vero, quella sera. Non le andava il solito
pub.
Solo dopo capimmo il
perché. Stavamo mangiando tranquillamente il dolce, una gustosa torta di panna
e fragole. Lei sorrideva. Aveva sorriso per tutta la sera, gettandoci occhiate
fugaci da sopra le pietanze. Ricordo James
che ogni tanto mi guardava, sempre più perplesso e senza dubbio anche un po’
preoccupato.
Prese la parola,
finalmente. Tutti sospirammo di sollievo.
“ Ragazzi, c’è
qualcosa che devo dirvi…” aveva le gote lievemente arrossate e gli occhi verdi
che brillavano, radiosi. E’ questa l’immagine che mi torna in mente ogni volta
in cui penso a Lily.
“ Ti sei decisa,
finalmente…” replicai, le sopracciglia sollevate.
Mi rispose
con una smorfia, poi proseguì.
“Ecco… sono stata da
un dottore stamattina…”
Lo sguardo
terrorizzato di James. Un sorrisino di Remus, che tornò a mangiare la sua torta, come se non
avesse bisogno di altro.
Lei guardò James. Gli rivolse il sorriso più bello di sempre.
“Avremo un bambino,
signor Potter…”
Fu una delle sere più
felici che io ricordi.
Inciampo nel terreno non asfaltato, cado in avanti. Sento in bocca il sapore del sangue. Il dolore mi riporta bruscamente alla realtà. Una realtà dove non esiste più lo sguardo stupido e felice di James quando osserva la sua Lily che presto gli darà un bambino. Dove non c’è un sorridente Remus a farmi un cenno veloce e a spingermi fuori dal ristorante per lasciarli un po’ da soli, mentre io protesto vivamente.
Mi rialzo, corro per ancora qualche metro. Mi fermo. Guardo alla mia sinistra, tremante.
Ecco cosa rimane di quei giorni meravigliosi: una villetta dall’aria trascurata, coperta di rampicanti che in questi dodici anni hanno avuto strada libera. Una parete al piano di sopra completamente distrutta. Macerie. Questo tutto ciò che è rimasto. Scavalco il cancello con rabbia, atterro nel piccolo giardinetto dove tante volte io e James ci siamo rincorsi e abbiamo dato vita ad una battaglia di gavettoni.
Guardo l’erba che Lily amava tenere corta ed ordinata, adesso alta e piena di erbacce…
Basta spingere la porta per aprirla. Mi pento di averlo fatto quasi subito.
Cado in ginocchio, non posso resistere oltre. Sbatto ferocemente a terra il pugno serrato, esattamente come feci quel maledetto 31 Ottobre. Quando vidi, proprio qui, dove sono adesso, il corpo senza vita di colui che era stato l’unico che io abbia mai considerato come un fratello.
Lacrime amare scorrono sul mio volto scavato da rughe e cicatrici, accumulate in questi anni di rabbia e sofferenze. I miei occhi arrossati si spostano sulle scale sporche e scrostate che portano al piano superiore, dove mi inginocchiai accanto a Lily, pallida e fredda, le spostai con delicatezza i capelli rossi dal viso e le chiusi gli occhi, quegli smeraldi che non avrebbero più brillato per nessuno.
E ancora una volta vengo assalito dai miei ricordi.
Eravamo al lago. Il
nostro ultimo giorno di scuola, poco dopo i M.A.G.O…
Lily seduta a gambe
incrociate, James sdraiato sul prato con la testa
adagiata sulle sue gambe, io e Remus seduti al loro
fianco, la schiena contro il nostro faggio…Non ricordo
dove fosse Peter.
Restammo a guardare in
silenzio il sole che tramontava e i riflessi ambrati che lasciava
sulla superficie del lago. Quanto ci sentivamo grandi.
E immortali.
“ Beh… siamo alla
fine…” fu James a rompere il silenzio.
Annuimmo, silenziosi…
Un brivido attraversò la schiena di ciascuno di noi, ce lo
confidammo in seguito.
“ Non è la fine… siamo
appena all’inizio” Remus gli
sorrise.
“ E non ci perderemo di vista… vero?” la
domanda di una Lily un po’ incerta. E fu James a rispondere.
“Vuoi scherzare? Chi
può dividerci? Noi siamo i Malandrini!”
Rise. Non la scorderò
mai quella risata.