Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Segui la storia  |       
Autore: Kuri    10/05/2008    1 recensioni
Shubun no hi. L'equinozio d'autunno.
Dopo la calura dell'estate trascorsa a raccontarsi storie di fantasmi attorno ai falò, con la stoffa leggera degli yukata a sfiorare la pelle, è tempo che gli spiriti ritornino dall'altra parte, fino al successivo equinozio di primavera.
E' quello il momento giusto per onorare i morti, affinchè si comportino bene con i vivi.
Non altrettanto giusto è, secondo Yuuko, è l'invasione che c'è stata in questa ricorrenza del suo negozio e della sua serena tranquillità.
Ma ogni momento è buono per capire quanto quello che abbiamo può essere importante, anche se si è uno degli essere magici più potenti di tutti i mondi.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kimihiro Watanuki , Yūko Ichihara
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


20 Settembre - Inevitabili ospiti


Watanuki sorrise e la tensione sembrò sciogliersi dalle sue labbra mentre ondeggiava soddisfatto sulle piante dei piedi, le mani ben piantate nelle tasche della divisa scolastica. Le foglie secche, variegate di rosso, marrone intenso, intarsiate di bagliori dorati e venature ancora verdi, scorrevano tra le sue gambe ad ogni alito di vento che entrava nel giardino del negozio.
La sua felicità non derivava solamente dal fatto che Yūko non gli aveva chiesto di raccogliere tutte quelle foglie cadute, ma non morte, che producevano una musica tanto lieve.
Watanuki era felice perché era il venti settembre. Una giornata in cui il sole intiepidiva l'aria, in cui pulviscolo dorato sembrava pervadere ogni cosa e posarsi sulle superfici per impreziosirle.
Himawari e Doumeki avevano apprezzato particolarmente il bentō, Maru e Moro erano rimaste per buona parte del pomeriggio tranquille a giocare con una scatola di pastelli a cera, disegnando grandi lune splendenti su campi sconfinati di fiori rossi, sgambettando con i piedini sollevati in aria.
Infine Mokona e Yūko erano state estremamente indaffarate a confabulare tra di loro, chiuse all'interno della camera della strega e non si erano fatte sentire per tutto il pomeriggio con le loro richieste e capricci assurdi.
Era stata una lunga giornata di pace, quell'ultimo giorno d'estate. Anche fuori dalla recinzione di legno del negozio, neppure uno spirito l'aveva tormentato, non c'era stato neppure il più flebile lamento spettrale.
Era il venti settembre e Shubun no hi[2] si stava avvicinando sempre di più. La sua influenza si stava facendo sentire e le voci degli spiriti si erano acquietate, e sarebbero rimaste completamente mute per quella settimana soltanto, sette giorni a cavallo dell'equinozio d'autunno, in cui era compito dei vivi rendere omaggio ai morti che li attendevano pazienti, e non il contrario.
Nelle settimane degli equinozi di primavera e d'autunno, l'aria si faceva limpida e quieta.
Il sole era tramontato da una manciata di minuti.
Le chiome fulve degli alberi si rimbalzavano da una parte all'altra dei giardini gli ultimi raggi di luce, mentre il cielo si tingeva di violetto.
Watanuki si sentiva enormemente sollevato e non lo avrebbe nascosto.
L'indomani, tornando da scuola, sarebbe andato dal fiorista e avrebbe acquistato un paio di grossi mazzi di lycoris da mettere nel negozio. Sapeva che Yūko avrebbe apprezzato gli enormi fiori vermigli. La loro vita, che esplodeva così repentina per esaurirsi nell'arco di una sola settimana, la affascinava.
La luna sarebbe sorta tra poche ore.
Watanuki avrebbe chiesto a Yūko di potersi fermare per quella notte nel negozio. Ammirare la luna da quel giardino che si ritagliava come un'oasi di pace e silenzio in mezzo ai palazzi scuri, sarebbe stato qualcosa di assolutamente incantevole.
Il ragazzo quasi non si accorse delle piccole bolle d'aria che avevano iniziato a salire da un angolo del giardino lasciato scoperto dalle foglie.
Piccole sfere traslucide sembrarono staccarsi dagli steli d'erba e incerte presero a galleggiare nell'aria, risalendo in un flusso ondeggiante.
Watanuki sbatté le palpebre mentre il sorriso lasciava il posto ad una smorfia di incredulo stupore.
Il terreno si era illuminato di un bagliore rosato e le bollicine, leggere come piume, avevano iniziato a risalire con maggiore intensità.
La cosa che sbigottiva maggiormente il ragazzo non era assistere a quella scena che aveva il sapore surreale di un manga, quanto piuttosto che tutto stesse accadendo all'interno del recinto del negozio senza che ci fosse nei paraggi la strega a ridere delle sue espressioni buffe.
Voltò la testa verso la casa, da cui non arrivava il minimo rumore. Il portico che si affacciava sul giardino era deserto, tranne per il lungo filo su cui si trovava steso uno dei preziosi kimono di Yūko.
Quando tornò a guardare il giardino, al posto della vaga luce rosa si trovava un enorme bocciolo dai petali carnosi, i cui bordi leggermente increspati erano imperlati di rugiada. Il fiore sembrava pulsare di vita, mentre dai suoi petali filtrava un suono flebile, come un lamento soffocato.
Watanuki arretrò di un passo.
Il fiore si mosse appena, come se avesse avvertito il suo gesto. I petali fremettero. Sul loro bordo prese a splendere una luce forte che tagliava l'aria sempre più scura con fasci di raggi dorati.
Watanuki si schermò gli occhi con la mano quando la peonia prese a schiudersi.
Era incapace di muoversi. Quello spettacolo era incantevole, eppure allo stesso tempo non poteva osservarlo senza sentirsi raggelare.
«Aiutami...»
La voce che giunse alle sue orecchie era dolce come lo zufolio di un flauto, venata di una preghiera disperata che strappava il cuore.
Watanuki abbassò le mani. Di fronte a lui, adagiata al centro del fiore come una splendida corolla luminosa, si trovava una bellissima fanciulla. I capelli biondi le scendevano in anelli soffici ai lati del viso pallido e ricadevano come un manto, quasi potessero proteggere quel piccolo corpo avvolto da una veste candida.
Quando i loro occhi si incrociarono, Watanuki sentì la convinzione di non avere mai visto qualcosa di tanto bello. Le lacrime che le imperlavano le ciglia chiare rendevano gli occhi della fanciulla due splendidi smeraldi liquidi che lo fissavano supplichevoli.
«Aiutami...»
Ancora quella voce soffice come zucchero filato, venata di dolce fragilità.
Watanuki aprì la bocca per parlare, ma dalle sue labbra non uscì nulla, solo un flebile sospiro.
«E tu che ci fai qui?»
L'esclamazione di Yūko lo fece sobbalzare e si voltò per incrociare lo sguardo della strega delle dimensioni che stava in piedi sotto il portico. Il corpo affusolato era stretto da un abito alla cinese di un cupo colore scarlatto. Un filo d'argento disegnava sull'intera superficie del tessuto sagome puntute di lycoris.
Il piede di Yūko, chiuso in un prezioso sandalo dello stesso colore del vestito, batteva con un certo nervosismo sulle assi di legno del portico mentre i suoi occhi continuavano a fissare implacabili la fanciulla che teneva le mani intrecciate all'altezza del petto minuto, in un gesto di supplica.
«Yūko, ti prego, aiutami...»
In quel momento l'aria venne scossa da un'improvvisa raffica di vento che sollevò le foglie del giardino in una spirale scarlatta rivolta verso il cielo, dove si erano accese le prime stelle. All'interno della colonna prese consistenza una forma, finché il vento calò e tutte le foglie ricaddero a terra.
«Buonasera, strega delle dimensioni.»
Accanto al fiore su cui era appollaiata la fanciulla era comparso un ragazzino bardato di vesti sontuose e riccamente decorate, che reggeva tra le mani un lungo bastone da cui provenivano bagliori sinistri.
Watanuki indietreggiò ancora di un passo quando questo gli posò sopra uno sguardo chiaro e freddo, venato di una gravità che contrastava con il suo aspetto infantile.
«Clef.»
Yūko strinse le braccia sotto il seno prosperoso con un moto di dispetto, accompagnandolo con il tono indisponente della voce.
«Ti prego, Yūko, solo tu puoi aiutarci.» la voce lamentosa della principessa fece chiudere gli occhi di Yūko con un'espressione di esasperazione, come se quel pigolio intriso di lacrime fosse in grado di irritarla come poche cose al mondo.
«Cosa volete? È inutile che vi ricordi che per ogni richiesta deve essere corrisposto il giusto pagamento, vero?»
L'evidente irritazione di Yūko non sembrò aver impressionato particolarmente le due strane persone che erano comparse nel giardino. Il ragazzino si era voltato verso la fanciulla, le aveva porto una mano e l'aveva aiutata a scendere dalla grossa peonia la cui luce iniziava ad affievolirsi. Tra tutte le cose che Watanuki aveva visto da quando lavorava nel negozio, ma sicuramente anche da prima, quella scena era di certo tra le più strabilianti per le strane reazioni che provocava in Yūko. Non pensava di averla mai vista così nervosa e il suo consueto sorrisetto d'indifferenza era ben lontano dalla bocca sottile.
«Ecco, noi...»
Dal negozio arrivò un rumore assordante di porte sbattute e di passi precipitosi che si facevano sempre più udibili. Sul portico comparvero le faccette arrossate di Maru e Moro che alzarono gli occhi sulla figura di Yūko, seguite da Mokona che cercava di raggiungerle con le sue zampette corte, facendo ondeggiare il corpicino rotondo.
«Yūko!» l'esclamazione dell'animaletto era carico di allarme mentre spiccava un salto per atterrare sulle mani raccolte a coppa della donna «È arrivata! È arrivata!»
Yūko serrò maggiormente le labbra, ma il moto di dispetto sul suo viso venne interrotto dall'irruzione sul portico di due giovani donne dall'aspetto identico, i capelli stretti in code alte e lo sguardo tremendamente corrucciato.
«Strega delle dimensioni, la principessa Hinoto è arrivata, come ti aveva già annunciato la settimana scorsa. Dicci qual'è la stanza che hai preparato per lei, in modo che possa riposarsi dal viaggio.»
Il tono delle due donne era stato duro, un cipiglio declamato contemporaneamente che non ammetteva nessuna replica.
Watanuki cercò lo sguardo di Yūko, stordito dalla confusione che in pochissimo tempo era venuta a crearsi in quello che sembrava essere il regno inviolabile della donna. Lei stava rigida, con Mokona preoccupata che ondeggiava sulle sue mani, completamente immobile mentre il viso le si trasformava in una maschera di gelo.
«Hinoto?» la vocina della fanciulla bionda era risuonata nell'aria come il cinguettino di un passero «Hai sentito, monaco guida Clef? Anche Hinoto è venuta qui per Shubun no hi! Questo mi riempie di gioia!» aveva stretto ancora di più le mani intrecciate e delle lacrime di felicità erano luccicate agli angoli degli occhi, rendendone le iridi ancora più smeraldine.
Yūko aveva voltato la testa di scatto verso i due ancora in piedi al centro del giardino.
«Cosa? Shubun no hi? Non se ne parla neppure!»
La sua esclamazione fece sussultare Watanuki di sorpresa.
«Strega!» il piccolo monaco sollevò il suo lungo bastone, la cui pietra centrale aveva iniziato a brillare «Non puoi rifiutare un pagamento quando questo è commisurato alla richiesta fatta. La nostra armaiola di corte, Plesea, ha forgiato queste armi evoluzionarie come pagamento per la tua gentile ospitalità.» la luce della pietra si fece più forte finché al centro dello spazio che li divideva, sospese in aria, non si profilarono le sagome di due spade e un fioretto «La principessa Emeraude chiede ospitalità presso la tua dimora per poter assistere alle funzioni dello Shubun no hi. In cambio accetta il nostro dono.»
Watanuki aveva ancora il naso sollevato in aria quando vide la luce del bastone annullarsi di colpo e le armi precipitargli addosso, colpendolo con un fragore sferragliante.
«Ahi!»
«Yūko, finalmente sono arrivata. Buonasera anche a te, principessa Emeraude di Sephiro. Sono felice di incontrarti in questa occasione.»
Watanuki sollevò la testa mentre si massaggiava il cranio indolenzito dalla botta. Sulla porta che si affacciava sul giardino era comparsa una portantina trasportata da quattro uomini vestiti di scuro. Al centro, su un cuscino di seta rosa, era seduta una giovane donna dai lunghi capelli candidi, il cui corpo era chiuso da un kimono bianco e viola che ne nascondeva le forme. Le piccole labbra a cuore erano rimaste perfettamente immobili mente la sua voce risuonava nelle loro teste e gli occhi li stavano fissati vuoti, coperti da una patina lattiginosa che aumentava il pallore del viso minuto.
Watanuki fissò la nuova arrivata, la fanciulla e il monaco in giardino e poi rivolse una lunga occhiata a Yūko, mentre cercava di rialzarsi da sotto il peso delle armi che gli erano precipitate addosso.
Gli occhi della strega erano completamente assenti e una forza misteriosa sembrava essersi impossessata del suo corpo, lasciandolo completamente irrigidito.
E Watanuki aveva avuto la netta sensazione che la sua lunga giornata di pace si era appena, irrimediabilmente, conclusa.[3]





[2]Shubun no hi. E' una festa nazionale giapponese e corrisponde all'equinozio d'autunno. I giapponesi vanno in visita ai cimiteri, per rendere omaggio alle tombe degli antenati, dopo che per tutta l'estate (tradizionalmente la stagione degli spiriti) i fantasmi hanno visitato la terra dei vivi. La giornata è propiziatoria nei confronti degli antenati e dei rapporti che ancora li legano alla terra.
[3]E' quasi inutile che lo dica... praticamente tutta la fic, ma sarà più evidente tra un paio di capitoli, è basata su questa frase di Jean-Baptiste Alphonse Karr: "L'amicizia di due donne comincia o finisce per essere un complotto contro una terza."

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Kuri