La discesa è più aspra della salita; la roccia si sgretola e non sostiene il passo: rovina la pietra lungo il costone e già ti senti perso, maciullato. Eppure nell’aria c’è un odore buono, di freddo e del muco resinoso degli abeti. È un profumo di casa, per lui, e per i pochi che sta conducendo attraverso e oltre l’Inferno.
Agron non sa cosa porterà il nuovo anno, né gli importa: Nasir brontola al suo fianco per un gelo che morde persino i piselli, ed è il suo presente-futuro.
Per cautela, tuttavia, pregherà Wotan (1) di riscaldare loro almeno le palle.
Nota: (1) È il nome germanico di Odino.