Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    09/12/2013    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Scivola lentamente lungo la parete, gli occhi sgranati su un’espressione terrorizzata mentre mi chino su di lei evitando di interrompere il contatto visivo, forse per spaventarla ancora di più. Sono così vicino da poter sentire il suo respiro affrettato e irregolare prima che le lacrime comincino a scivolarle silenziosamente lungo le guance accaldate, ma…sono così confuso che non sono sicuro che tutto questo stia accadendo davvero. No, non sono più sicuro di niente, e la testa mi fa ancora così male che vorrei strapparmela dal corpo per non essere costretto a sentirla. Per non sentire più niente, comprese le mie mani che, adesso, mi accorgo, tremano in modo incontrollabile.

- Fammi… uscire da qui.

Balbetto con voce impastata, cercando con scarsi risultati di imprimere convinzione alla mia voce, ma lei non si muove. Rimane esattamente dove si trova, paralizzata dalla paura, senza trovare il coraggio di ribellarsi alle mie parole. Non più. Forse si è arresa, forse ha capito che deve lasciarmi andare, così non sarò costretto a farle del male. Io non voglio farle del male, ma…mi scoppia la testa, non riesco a ragionare. Non voglio ragionare, ho solo bisogno che lei si tolga di mezzo. Ho solo bisogno di farmi. È questo ciò che continuo a ripetere come un disco rotto mentre osservo le mie mani, che ancor prima di rendermene conto e, quasi come se avessero vita propria, si stringono lentamente attorno al suo collo sottile…e premono. Premono con forza crescente, incuranti delle sue suppliche soffocate che mi invitano a fermarmi, a lasciarla andare, ma io…non so come si fa. Non ne sono capace.

- C…Christian ti prego, non…non farlo…

Ma io premo ancora più forte le dita sulla sua pelle candida, soffocando quelle parole con tutta la forza di cui sono capace finchè qualcosa di duro e acuminato mi colpisce alla gamba con violenza, facendomi imprecare dal dolore e costringendomi a mollare la presa, mentre mi accascio a terra gridando. Mi ci vuole qualche secondo per rendermi conto che Johanna mi ha appena colpito con un frammento di vetro e che adesso sta già scappando da me, avviandosi velocemente verso l’uscita e richiudendosi la porta alle spalle, lasciandomi ancora una volta solo e stordito.

- Johanna, no!

Esclamo, strappandomi il vetro dalla carne con un rapido movimento che mi fa urlare di dolore e provando a rialzarmi in piedi, imprecando di nuovo quando premo la mano sul punto dolorante e la ritraggo subito dopo, scoprendola sporca di sangue.

- Accidenti a te, stavolta mi hai fatto davvero arrabbiare! Apri subito questa cazzo di porta o giuro che la butto giù, mi hai sentito? La butto giù e vengo ad ammazzarti con le mie mani, e stavolta non riuscirai a fermarmi!

Esplodo. Nessuna risposta, ha deciso di giocare sporco. Vuole la guerra? Benissimo, non chiedo di meglio! Ma, proprio quando mi chino verso uno dei comodini riversi a terra tentando faticosamente di non scivolare e trattenendo a stento il dolore, deciso più che mai a sfondare quella maledetta porta mi ritrovo a tendere l’orecchio, improvvisamente distratto da una voce familiare che non è sicuramente quella di Johanna, ma che nello stato confusionale in cui mi trovo non riesco proprio a identificare. Devo uscire di qui, subito. Sollevo quindi il comodino con uno sforzo tremendo, mordendomi le labbra per non urlare di dolore quando questo sfiora accidentalmente la mia gamba sanguinante, poi, con le poche energie rimastemi lo scaglio violentemente contro la porta, provocando un sordo tonfo che però non mi permette di riuscire nel mio intento. Riprovo allora una seconda e una terza volta finchè, ansante e stremato riesco finalmente a sfondare la porta e mi precipito fuori, trascinandomi faticosamente giù per le scale fino ad arrivare al piano di sotto, dove Johanna e Laly mi stanno guardando con espressione incredula e terrorizzata.

- Ma che pessima padrona di casa che sei, Johanna, perché non mi hai detto che avevamo ospiti?

Esordisco con accento mellifluo, lanciando un’occhiata di traverso alla nostra amica comune mentre lei mi guarda dall’alto in basso e scuote più volte la testa, quasi non riuscisse a credere a ciò che sta vedendo.

- Christian ma…che sta succedendo, e cos’era quel rumore tremendo di sopra? Oh Dio, sei anche ferito…

Ma non le do nemmeno il tempo di finire la frase che mi avvento con rabbia su di lei, cercando ancora una volta di ignorare il dolore che provo e afferrando al volo una bottiglia dal tavolo vicino prima di romperla contro la parete e puntarla subito sulla sua gola, mentre con l’altra mano la tengo ferma.

- Ciao Laly – le sussurro – è un piacere vederti oggi, e in effetti non potevi capitare in un momento migliore perché adesso tu mi aiuterai a uscire di qui, non è vero Johanna?

- Lasciala andare Christian, ti prego…

Mormora lei con voce tremante e fa un passo verso di me ma io la incenerisco con lo sguardo, bloccandola sul posto e costringendola a indietreggiare.

- Non provare ad avvicinarti o le taglio la gola prima ancora che entrambe possiate rendervene conto, perciò stai attenta a quello che fai!

Esclamo, stringendo il mio ostaggio ancora più forte e sentendola tremare violentemente contro di me.

- Non farle del male, per favore, lo sai che sta aspettando un bambino, perciò adesso metti giù quella bottiglia e ascoltami…

- No – la interrompo, facendola trasalire – sei tu che devi ascoltare me perché sono io che detto le condizioni ora, perciò adesso tu aprirai la porta d’ingresso e mi lascerai finalmente uscire di qui, altrimenti l’ammazzo sotto i tuoi occhi!

- Christian…

Mi supplica con lo sguardo, e io volto la testa dall’altra parte per non vederlo mentre avvicino la bottiglia rotta al viso di Laly e lo sfioro appena, facendola sussultare mentre mi accorgo che le lacrime prendono ben presto il sopravvento su di lei, inondandole le guance infiammate. Non osa parlare, non osa muoversi, è completamente in mio potere.

- Stai zitta e sbrigati a fare ciò che ti ho chiesto o, davvero, vi ammazzo tutte e due come cani!

Urlo rivolto a Johanna e a quelle parole la vedo annuire lentamente, sforzandomi stavolta di incrociare il suo sguardo spaventato mentre si arrende, gettando finalmente la spugna.

- E va bene – dice infatti – hai vinto, contento? Farò tutto quello che vuoi ma lasciala andare, ti scongiuro.

Poi si avvia in fondo alla stanza a passo lento e misurato, quasi temesse un’altra reazione violenta da parte mia prima di chinarsi a girare la chiave nella serratura, aprendo finalmente la porta d’ingresso.

- Ecco fatto – esclama singhiozzando – sei libero di andartene se è questo ciò che desideri, ma ti avverto, se esci da questa casa tra noi sarà finita per sempre! Pensaci, quando tornerai in mezzo a quello schifo!

Non bado nemmeno alle sue parole, non mi interessano affatto, l’unica cosa che voglio è lasciare questo posto il prima possibile. Lancio così la bottiglia sul pavimento provocando un sordo tonfo che le fa trasalire entrambe, lasciando Laly con la stessa velocità con cui l’ho presa prima di cominciare ad arrancare faticosamente verso l’uscita, accorgendomi solo vagamente che Johanna si precipita a soccorrere l’amica che è intanto scoppiata in un pianto disperato, mormorando strani epiteti soffocati che non riesco ad afferrare. Ma ho appena varcato la soglia che una figura alta e slanciata mi impedisce di andare oltre, bloccandomi con il proprio corpo e spingendomi di nuovo dentro con malo garbo fino a farmi atterrare sul divano dove batto violentemente la gamba ferita, urlando per il dolore. Mi accorgo solo dopo qualche secondo che si tratta di Nicolas, ma la mia vista è talmente annebbiata che riesco solo a sentire le sue mani che mi afferrando per la maglietta, strattonandomi e cercando di nuovo di tirarmi su in un crescendo di parole e confusione, finchè la mia testa comincia a girare vorticosamente e il buio mi avvolge all’improvviso, mentre  miei occhi si chiudono di colpo…

 

 

   
 
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