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Autore: MartaKim    09/12/2013    1 recensioni
Questa è la storia di una ragazza di ventanni, il suo nome è Martina Solazzo e racconterà di come la sua vita sia cambiata da quella monotona di nullafacente a quella di indaffarata aiuto-segretaria del manager di un gruppo coreano molto famoso, composto da 7 bellissimi principi asiatici. Cosa succederà a questa ragazza? Si farà soggiogare dalla bellezza stupefacente dei 7 ragazzi con cui, ahimè, dovrà convivere? Sono tante le avventure, (o disavventure?), che dovrà affrontare, ardui gli ostali da superare, per non parlare di un'avventura amorosa piena di nuove sensazioni, sorprese strane e tanto altro!
Se la storia vi interessa, leggete i miei capitoli!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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La sfera di cristallo.





Mi svegliai con un mal di testa davvero tremendo. Fu il mio cellulare a svegliarmi, cosa che mi infastidì parecchio. Lo cercai sul comodino, continuando a tenere gli occhi chiusi. 
"Spegni quell'affare.." mi ammonì Rose. Sospirai ed aprii almeno un occhio, riuscendo a prendere il cellulare. Era una chiamata proveniente da un numero a me sconosciuto.
"Pronto?" mormorai io, portandomi un braccio sulla fronte.
"Martina, scusa l'orario, ma potresti venire in azienda?" mi rispose una voce maschile, che a stento riconobbi. Mi tirai su a sedere di scatto e cercai di parlare con una voce meno addormentata.
"Certo! Arrivo subito!" risposi a Chang Sub, chiudendo la chiamata e catapultandomi in bagno, rischiando di inciampare nelle scarpe di Rose. Mi vestii e truccai in un lampo, cercando di nascondere le mie occhiaie.
La sera prima avevamo fatto baldoria per la buona notizia, bevendo molto e ritirandoci tardi. Lasciai un bigliettino alla mia coinquilina e corsi via. L'abbigliamento di quel giorno era composto da una felpa larga e lunga di un blu elettrico, sopra a dei pantaloncini con dei legghins blu e degli stivaletti più o meno dello stesso colore. 
Faceva meno freddo rispetto agli altri giorni, quindi un semplice capello ed una calda sciarpa andavano benissimo. Quella mattina splendeva anche il sole, quindi non ci poteva essere giornata migliore. O almeno credevo.
Presi il mio solito taxi per la Cube e, dopo 10 minuti circa, via arrivai. Corsi dentro, salutando la ragazza della reception e chiedendole dove fossero i BTOB. Mi spiegò dove fosse la saletta, ma non capii bene. Per vergogna, annuii e decisi di andare a caso, seguendo le poche informazioni che avevo compreso. 
Girovagai per un po', fino a trovarmi in un corridoio senza uscita. Sospirai e mi voltai per tornare indietro, andando a sbattere contro qualcosa. Barcollai all'indietro, ma riuscii a reggermi in piedi. Solo dopo mi accorsi che non era qualcosa, bensì qualcuno.
"Mi scusi." mi scusai io, inchinandomi per poi alzare lo sguardo. Appena incrociai lo sguardo irritato e divertito dell'altro, mi si fermò il cuore. Possibile che vederlo mi facesse ancora quell'effetto, dopo la scoperta fatta?
"Ah, sei tu." sbuffai e roteai gli occhi. "Con permesso." lo scansai, sorpassandolo. Ma non ebbi fatto più di 3 passi, che mi prese per il polso, fermandomi e attirandomi a se. Mi ritrovai il suo corpo addosso ed il muro freddo alle mie spalle.
Lo fulminai con lo sguardo, ma non avevo intenzione di cedere a quello che, a parere mio, pareva tanto un atto intimidatorio. 
"Hai qualcosa da dirmi?" dissi, con un volto passibile, ma un nervoso dentro che stava per esplodere. Lui mi sorrise, facendomi congelare perfino il sangue.
"In realtà no." mi rispose lui, sincero. "Sei interessante, piccoletta." sogghignò lui.
"Non c'è bisogno che tu me lo dica, lo so." gli risposi io, beffarda. In realtà volevo mollargli un ceffone, ma cercavo di trattenermi con tutte le mie forze. Se lo avessi fatto, avrei potuto perdere quel lavoro. 
"Wow, tosta la piccoletta." si beffeggiò di me. Calma, calma. Devo mantenere la calma. Sono superiore.
"Potresti lasciarmi andare?" cercai di divincolarmi, ma lui strinse di più la presa.
"Veramente avevo voglia di divertirmi un po'." si avvicinò ancora di più a me, puntandomi i suoi occhi intensi contro. Il mio cuore prese a battere con forza. Dannazione, così avrebbe potuto sentirlo!
"Senti un po'. Qualcuno qui ha il battito accelerato." evidenziò lui, con quel suo inglese perfetto, smascherando la mia paura. 
"E' solo perché mi stai infastidendo.." cercai di salvarmi, ma lui scoppiò a ridere. Non potei reggere oltre ed abbassai lo sguardo. Presi un grosso respiro e strinsi i pugni. Non ce la facevo più, stavo esplodendo.
Proprio quando ero sul punto di sputargli in faccia tutto il veleno che avevo dentro e tutta la delusione nei suoi confronti, una voce maschile mi salvò.
"MinHyuk, piantala adesso. Fai scappare ogni ragazza appartenente allo staff, dovresti proprio finirla una volte per tutte." disse colui che, voltandomi verso di lui, scoprii essere EunKwang. 
Min Hyuk lasciò la presa, sbuffando, ed io presi a massaggiarmi i polsi e a rilassarmi lentamente.
"Ecco che arriva il guastafeste." disse lui, andandosene, superando l'amico. Il ragazzo mi si avvicinò, sorridendomi dispiaciuto.
"Tutto bene, piccola?" domandò lui, gentilmente. Piccola? Solo perché sono bassa, non vuol dire che potete chiamarmi piccola. Avrei tanto voluto dirglielo, ma non lo feci. Infondo, lui, mi aveva appena aiutata. Mi limitai ad annuire, guardandolo e sforzando un sorriso.
"Meno male. Non ti lasciar intimidire da lui, fa così con tutti." sospirò lui. "Non è sempre stato così, poi dei problemi lo hanno portato a cambiare." mi spiegò lui. Problemi? Chissà che problemi aveva avuto per cambiare così tanto. 
"Stavo proprio cercando voi. Mi avete chiamato e sono corsa qui, solo che non sapevo dove fosse la saletta." cambiai argomento io, spiegandogli tutto, omettendo le informazioni della reception.
"Oh, bastava chiamarci. Vieni con me, ti ci porto io, stavo proprio tornando lì." mi sorrise, cordialmente, e si voltò, incamminandosi. Annuii, sorridendo e seguendolo in silenzio.
La saletta prescelta era una delle porte bianche che prima avevo superato, proprio come una scema. Vi entrammo, ritrovando tutti gli altri 6 lì dentro. Ihoon e Sungjae erano seduti a giocare e ridere fra di loro, Min Hyuk era appoggiato ad una colonna, HyunSik e Peniel parlavano fra di loro, mentre ChangSub colloquiava con qualcuno a me sconosciuto.
Quest'ultimo, quando mi vide, mi sorrise e mi venne incontro.
"Martina, tempismo perfetto, stavamo per iniziare!" la sua felicità mi travolse come un onda marina. Gli sorrisi e lo seguii verso lo sconosciuto, che scoprii essere un fotografo. ChangSub mi spiegò per quel giorno avevano programmato un set fotografico del gruppo, ma che, avendo saputo troppo tardi che il manager era ancora ammalato, non avevano potuto avvisarmi prima.
"Non preoccuparti, ChangSub..iniziamo dai!" sorrisi io e lui mi ricambiò il sorriso. I ragazzi si alzarono per andarsi a versi.
"Noona!" mi sentii chiamare e, voltandomi, notai che erano Ihoon e Sungjae. Sorrisi loro e mi ci avvinai.
"Ciao ragazzi, come state?" chiesi io, da buona ragazza staff. 
"Alla grande!" mi rispose subito Ihoon. "Mi piace fare foto per le nostre fans e per le riviste!" esclamò lui, tutto eccitato. Non riuscii a trattenermi dal ridere, intenerita.
"Bene." mi rispose semplicemente Sungjae, sorridendomi. Sorrisi loro ed ordinai di andarsi a preparare. Dopo avermi lasciata sola, presi un grosso respiro, pensando che non mi sarei mai abituata a tutti loro.
Il servizio iniziò e, vedendo i ragazzi, notai subito che erano tutti particolarmente a loro agio. Erano tranquilli e molto spontanei, come se non vedessero il fotografo che li incitava.
Dopo un paio di scatti in abiti casual, li vidi sparire nello spogliatoio, per poi tornare uno ad uno con solo una parte del corpo vestita: le gambe. 
I tecnici impiantarono un piccolo tubo creando una specie di doccia nella sala. Da quel che potei capire, stavano per scattare loro delle foto bagnati dall'acqua. Dio, che fisici che avevano! Arrossii appena a quel pensiero, sperando di non essere vista.
L'ultimo a scattare le foto fu HyukMin. Entrò con quella sua camminata disinvolta, quelle gambe snelli e forti, quella sua sfacciata bellezza, l'addome scolpito, gli occhi, le labbra carnose...BASTA! Mi accorsi della via che stavano prendendo i miei pensieri e scossi il capo per togliermeli dalla testa.
Proprio in quel momento lui guardò dalla mia parte e sorrise, come un predatore che aveva appena avvistato la propria preda. Deglutii appena, avendo paura di quello che mi sarebbe toccato guardare.
Iniziò a fare le sue foto, guardando in continuazione verso di me, con quel suo sguardo intenso e quel sorriso sghembo e mozzafiato. Ero incantata da lui, volevo distogliere lo sguardo, ma non ne ero capace. Non mi accorsi neanche di quanto tempo era passato, l'unica cosa che sapevo era che i nostri sguardi erano intrecciati ed il mio fiato era alterato. Ero praticamente nelle sue mani, debole e fragile come una sfera di cristallo.
***
Era il turno per il servizio fotografico. Non ero granché interessato, ma era il mio lavoro, quindi non era un problema scattare delle foto. Entrai in sala sentendo un brivido per la temperatura fredda della camera. Ero a torso nudo, come ci aveva chiesto il fotografo.
Mentre camminavo, mi sentii osservato e, voltando lo sguardo, notai di essere sotto lo sguardo di lei, Martina. Aveva uno sguardo appena perso, ma che cercò subito di togliersi. La vidi perfino arrossire, possibile? No, assolutamente. Quella ragazza mi odiava. Questo mi avrebbe fatto perdere ogni interesse, ma così non era. Ero sempre più attratto da lei.
Sorrisi a quel pensiero, notando in lei un cambiamento a quel mio gesto. Decisi di provocarla a distanza. Mi misi in posizione ed iniziai il mio servizio, mettendomi nelle posizioni più sexy che avevo, mantenendo, però, lo sguardo su di lei. 
Mi sentii attratto da lei, fisicamente e non, come non mi era mai successo. Dal provocarla ero passato al non riuscire più a toglierle gli occhi di dosso. Mi sentivo fragile ed in balia dei suoi occhi chiari. 
Non so nemmeno quante foto mi feci fare, o le posizioni o le parole del fotografo, l'unica cosa che sapevo era che non potevo fare a meno di mantenere gli occhi nei suoi. 
Iniziai ad immaginarla, come mai si dovrebbe immaginare una donna. La cosa mi sconvolse a tal punto da lasciarmi andare sotto l'acqua, sentendomi nascere dentro una sensualità mai provata. 
Mi sentii a mio agio, mi sentii perfetto come se lo sguardo di quella ragazza avesse il potere di rassicurarmi, farmi provare piacere. Che cosa strana, pensai. Questo rendeva il gioco più difficile di quanto mi aspettassi.
Ormai capii che, con lei intorno, non avrei più potuto comandare il mio istinto e sarei stato vulnerabile, come una tigre appena nata.
***
Rimasi lì, impalata, a guardarlo posare con quella sua spontaneità. Ma avvertivo che qualcosa era cambiato in lui. Il suo sguardo si era fatto più intenso e serio, il suo corpo emanava sensualità e feromoni da tutti i pori. Era strabiliante come riuscisse, un ragazzo della sua età, a far mozzare il fiato a chiunque lo circondasse.
Mozzare il fiato, già. Proprio come il mio in quel momento. Il servizio finì ed io cercai una sedia per cercare di tranquillizzarmi e nascondere il tremolio delle mie gambe.
"Martina!" mi sentii chiamare, cosa che mi fece sobbalzare. Vidi HyunSik corrermi incontro.
"Di là c'è un piccolo bouffet per lo staff e noi del gruppo. Puoi venire a favorire, ormai fai parte del nostro staff!" mi disse lui, cordialmente. Sorrisi e scossi il capo, ancora stordita.
"Ti ringrazio, ma non ho molta fame. Avete qualche altro impegno oggi?" chiesi io, vogliosa di tornare nella mia camera.
"No, questo era il nostro unico impegno per oggi. Quando il nostro manager non c'è, abbiamo poco lavoro e un po' di tregua." Ridacchiò lui. "Adesso sei libra, se avevi qualche impegno puoi andare a farlo." sorrise lui.
"Meno male. Grazie mille, allora io scappo. Ci vediamo domani, ciao!" lo salutai, alzandomi ed incamminandomi verso l'uscita. Salutai i ragazzi da lontano, inchinandomi a loro e facendoli sorridere contenti, per poi andarmene.
Chiamai un taxi e gli chiesi di riaccompagnarmi in albergo. Appena arrivata lì, salii in camera, trovandola vuota. Rose mi aveva lasciato un messaggio sul comodino, avvisandomi che sarebbe uscita per trovare un lavoro e non sapeva a che ora sarebbe tornata. Mi consigliava, quindi, di non aspettarla per mangiare.
Mangiare? Come se fosse stato possibile nello stato in cui ero. Mi spogliai, poggiandomi una tuta più comoda e mi buttai sul letto. Accesi il mio mp3 ed iniziai a sentire della musica che mi rilassasse almeno un po'.
La mia mente vagava ancora ad oggi, a tutto quello che avevo visto e provato, a lui...il ragazzo dal cuore di ghiaccio, Min Hyuk. Pensando a tutte queste cose, mi assopii iniziando a sognare proprio quel ragazzo bellissimo quanto fastidioso.


 

Ecco a voi il quinto capitolo! 

Che ne pensate? Fatemelo sapere!
-Kimmie.

  
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