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Autore: Shetani Bonaparte    09/12/2013    1 recensioni
[Deadpool]
Lo guardi. Ti basterebbe un attimo, dovresti solo avvicinarti di pochi centimetri, e potresti posare le labbra sulle sue. Oppure potresti parlargli di quanto lo ami, o carezzarlo, o prenderlo per mano, o carezzargli il petto come fa lui con la tua schiena, o almeno nascondere il viso nell’incavo del suo collo.
Ma, lo sai, quelle sono azioni che rimarranno incompiute.
Ti dai dello stupido poiché quelle azioni che decidi che mai farai te lo porteranno via, prima o poi. Ma non ci pensi.
Un'altra azione incompiuta si aggiunge alla lista.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I love you, Mr. Wilson'
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~~Ti detesti. Ti detesti profondamente. Anzi, no, ti odi a morte.
Un perfetto idiota, ecco cosa sei. Un perfetto idiota che è riuscito a farsi odiare dall’unico vero amico che ha. Insomma… disprezzi quel geek di Weasel, ma tu sei ancor più odioso!
Cammini lungo il molo, al tramonto; i gabbiani strillano e nuotano e svolazzano catturando gli ultimi pesci prima di andare a dormire, alcune anatre starnazzano.
Vesti solo con un paio di scarponi, dei jeans un poco lisi, una canottiera bianca e una camicia che sembra quella dei taglialegna, aperta, a quadri rosso autunno e marroncino. L’aria che ti scompiglia i corti capelli biondi è fredda, ma non importa.
Ti siedi sul bordo del molo, con le mani stringi il legno scolorito e mezzo marcio, fai dondolare i piedi sfiorando con la punta degli scarponi l’acqua gelida del lago, sospiri.
Reclini la testa all’indietro, osservando i cieli così azzurri che ti ricordano quelli della Virginia che tu visitasti in luna di miele con la tua oramai ex moglie. Cieli che, da cerulei, sfumano in un colore arancione e rosso sangue.
Ti detesti e lo fai solo perché ci hai sperato. Hai sperato di poter amarlo.
A causa delle tue azioni non compiute, lui ora è in un piccolo cottage, accanto al molo, a far l’amore con la Cupa Mietitrice. O a provarci: dubiti che lei possa soddisfare pienamente i suoi bisogni di amore carnale.
Ti chiedi come mai mr. Wilson si ostini ad amarla, dopotutto lei non c’è mai stata, per lui, neanche quando  soffriva, neanche quando si sentiva morir dentro, mai. Neanche in quel magazzino, dove vi eravate confessati cose nel silenzio di un’alba che nasceva. Mai. Ci sei sempre stato solo tu.
 Poco fa eravate nel cottage, tu e mr. Wilson, a giocare ad un videogioco che lui diceva essere strepitoso: ‘Deadpool – The Game’. E ti pareva… Te lo aveva perfino lasciato provare, aveva lasciato che tu ti sedessi sul divano in pelle nera, accanto al camino, sulle sue ginocchia. Dinanzi a voi un’enorme televisione era collegata ad una Play Station 3. Mr. Wilson ti aveva fatto prendere in mano il controller, aveva poggiato le mani sulle tue e ti aveva insegnato a giocare.
‘Con L2 e triangolo… su, fallo, va’ che roba!’ ti aveva detto e, nello schermo, un Deadpool grande circa venti centimetri affettava un nemico. Ma tu non prestavi troppa attenzione al videogioco, no, eri perlopiù concentrato sul mento di mr. Wilson poggiato sulla tua spalla, sull’effetto delle sue mani inguantate sulle tue, sulla sua voce nelle tue orecchie. Poi, quando avevi più o meno imparato le mosse base, avevi sentito le sue braccia muscolose cingerti la vita.
Poi avevi commesso un errore e, nel videogioco, avevi perso. ‘Pazienza, Bob’ ti aveva detto lui. Si era alzato, scrollandoti di dosso senza troppo vigore, lasciandoti sul divano ancora elettrizzato, aveva spento la PS3 e la tv.
Infine, era arrivata la Morte, quella maledetta che, secondo il tuo punto di vista, si diverte a farlo soffrire promettendogli amore e gioia eterni se solo fosse morto nonostante sappia che lui è praticamente immortale.
Avevi visto lo sguardo di mr. Wilson addolcirsi in maniera tanto zuccherosa da far schifo, avevi alzato la voce, urlandogli di quanto lei fosse una subdola puttana a cui piaceva farsi fare la corte da lui e da Thanos, strillargli di quanto fosse ingiusto tutto ciò. ‘Tu sei vivo, mr. Wilson! Lei non è morta perché non è nemmeno mai vissuta, lei è una tro…’
Avevi proprio esagerato e lui ti aveva fatto impattare un ceffone sul viso. Eri uscito dal cottage dirignando i denti, i tuoi occhi verdi si erano riempiti di lacrime quando lui ti aveva urlato un ‘Ti odio, stronzo! Non farti più vedere, o ti ammazzo!’
E quindi ora te ne stai qui, su questo molo dall’equilibrio precario, tentando di non pensare all’accaduto.
Santo Thor… ti vergogni profondamente di esserti innamorato di mr. Wilson. Sei un errore, tu non li sopportavi, quelli ‘dell’altra sponda’, e ora sei uno di loro.
Per un piccolo, stupido, folle momento dettato dalla disperazione, pensi che potresti obbligarti ad amare una certa Wanda Wilson, nota anche come Lady Deadpool. In fondo, lei è identica a Deadpool, viene solo da un universo parallelo. Ed è femmina. Poi ti rendi conto della stupidità del tuo pensiero, lei non è mr. Wilson, lei è quasi più dolce, è un poco meno cupa, ti sembra. No, decisamente non la amerai mai, preferirai sempre l’originale.
Prendi la tua – fottutissima, inutilissima, stupidissima – testa tra le mani. Non sai che cosa fare. Dovresti tornartene da lui per preparare i bagagli e andartene? O restare li, aspettando che la Morte se ne andasse e che lui ti perdonasse – o almeno non volesse ammazzarti -?
Sbruffi.
Cazzo. È da circa due ore che sei fuori, oramai. Il sole inizia a svanire dietro l’orizzonte; non sai come faro passare il tempo così guardi le stelle, cercando a casaccio Asgard.
“Ehi, tu! Vieni dentro, o ti congelerai anche le chiappe!”
Non lo guardi nemmeno, solo ti alzi e lo segui. Segui mr. Wilson come hai sempre fatto, con un misto di paura e coraggio nel cuore.
Rientrate nel cottage ben riscaldato dal focolare acceso, ti siedi sul divano a capo chino, lo senti brontolare. È evidentemente incazzato. Con te, probabilmente. Anzi, ne sei certo.
Ti si siede accanto. Lo spii di sottecchi e noti che, sulle ginocchia, ha qualcosa avvolto in un asciugamano. Ti afferra il mento con una mano e con l’altra avvicina quel qualcosa nell’asciugamano al viso.
“Tranquillo. È solo del ghiaccio. Scusa se ti ho colpito così forte” ti dice. In effetti lo schiaffo che ti aveva dato aveva lasciato un grosso livido sulla tua gota destra. Mr. Wilson poggia delicatamente l’impacco sul livido, tamponando appena, con un’espressione corrucciata e concentrata sul viso. Non sai come fai a saperlo, data la maschera, lo sai e basta. Oramai hai imparato a vederci sotto, a decifrare ogni sua espressione facciale. Le vedi meglio di quanto le vedrebbe quel Clint Burton, aka Occhio di Falco.
Dopo un po’, si mette comodo e scomposto sul divano, accende la tv e guardate un film dell’orrore. Uno di quelli splatter, di quelli che piacciono a lui.
Fa paura, quel film, a ad una scena particolarmente cruenta ti acciambelli contro il suo petto. Fai per rialzarti, temendo che lui si pesti di nuovo, ma mr. Wilson ti tiene lì, carezzandoti i capelli; si scopre la metà inferiore del viso e mangiucchia un chimichanga bevendoci dietro una Coca Cola fredda.
Lo guardi. Ti basterebbe un attimo, dovresti solo avvicinarti di pochi centimetri, e potresti posare le labbra sulle sue. Oppure potresti parlargli di quanto lo ami, o carezzarlo, o prenderlo per mano, o carezzargli il petto come fa lui con la tua schiena, o almeno nascondere il viso nell’incavo del suo collo.
Ma, lo sai, quelle sono azioni che rimarranno incompiute.
Ti dai dello stupido poiché quelle azioni che decidi che mai farai te lo porteranno via, prima o poi. Ma non ci pensi.
Un'altra azione incompiuta si aggiunge alla lista.
 
  
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