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Autore: MoonBlack    09/12/2013    2 recensioni
Fino ad ora la parola “Mew Mew” ci rimandava allo stereotipo delle coraggiose paladine della giustizia sempre a servizio per il bene della terra…contro coloro che vogliono prenderne il possesso…
E se gli alieni, messi alle strette dall’impellente bisogno di Acqua Cristallo decidessero di copiare la tecnologia umana creando una Mew mew in grado di eguagliare tutte le altre?
Se questa mew mew apparentemente uguale a tutte le altre, riuscisse ad insinuarsi nel cuore dei tre alieni conquistando la loro fiducia? Che cosa accadrebbe?
Questa è una storia dove i confini tra ciò che è bene e ciò che è male si presenteranno molto labili.
Un seguito di “Tokyo Mew Mew” tutto particolare dove saranno i tre fratelli Ikisatashi a dominare la scena.
Consigliato in particolare alle amanti di Kisshu e Pai!
Commentate!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Pai Ikisatashi, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciao a tutti!! Rieccomi qui con un nuovo capitolo, dopo mesi e mesi di ritardo nell'aggiornare.
Credo che molti di voi ormai si siano rassegnati ai miei ritmi lenti e abbiano deciso di mettersi l'anima in pace.
Nonostante questo vorrei scusarmi comunque, perchè credo non sia giusto fare aspettare così tanto i lettori.
E pure avendo esami su esami, spettacoli ed esibizioni varie da portare avanti, mi sento in colpa per non essere riuscita a scrivere qualcosa prima.
Spero che sarò in grado di farmi perdonare grazie alla lunghezza di questo capitolo, che è davvero notevole!!
Inoltre vorrei ringraziare con tutto il cuore le nuove persone che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti, seguiti e da ricordare e quelle che hanno avuto la bontà di lasciare un commento! Vi adoro! Spero di non deludere le vostre aspettative!
Bene, ci vediamo a fine capitolo!



Alleanze e cambiamenti


Ichigo chiuse con un sonoro schiocco il tomo di storia inglese che aveva tentato inutilmente di decifrare da quella mattina e si stiracchiò all’indietro, le spalle contratte a causa della troppa immobilità.
Alcune persone sedute ai tavoli della biblioteca, probabilmente disturbati da quel rumore improvviso, si voltarono a guardarla, lanciandole sguardi di riprovazione.
Rendendosi conto di essere osservata in malo modo la ragazza sbuffò, infastidita: dannazione, nelle biblioteche dell’inghilterra non era nemmeno concesso chiudere i volumi con un minimo di decisione che subito gli avvoltoi assetati di conoscenza ti saltavano al collo!
Aveva trascorso le ultime cinque ore senza dire una parola e sforzandosi perfino di respirare piano ma questo era troppo! Non ne poteva davvero più, al diavolo la letteratura inglese, al diavolo la sua carriera di studentessa e al diavolo quei dannati libri puzzolenti!
Era chiaro che studiare per così tante ore in completa solitudine non era esattamente indicato per una persona chiacchierona e rumorosa come lei: ormai si sentiva sull’orlo di una crisi di nervi, un altro istante di silenzio forzato e sarebbe letteralmente uscita di senno.
Senza attendere oltre, si alzò di scatto dalla sedia, rischiando di rovesciarla, e iniziò a raccogliere le proprie cose alla velocità della luce, scaraventandole di malagrazia all’interno della borsa.
In quell’istante il cellulare le vibrò in tasca, facendola sobbalzare. “Dev’essere Masaya!” Pensò, mentre un barlume di ottimismo rischiarava la sua cupa giornata e un sorriso incerto le compariva sulle labbra.
Sorriso che scomparve quasi subito, non appena lesse il contenuto del messaggio e apprese con costernazione che il suo fidanzato aveva nuovamente deciso di disertare la loro cenetta insieme a causa di impegni universitari.
“Impegni universitari un cavolo!!” Pensò, inviperita, aggrottando le sopracciglia. Per un allettante istante, fu tentata di rispondergli qualcosa di sgarbato e possibilmente velenoso, tuttavia all’ultimo secondo si trattenne.
Dopotutto nemmeno lui si stava divertendo…
Era proprio quello il problema: Masaya sembrava non volersi affatto divertire…da quando era entrato a far parte dell’università di Cambridge, con parecchi anni di anticipo, si era gettato anima e corpo nello studio, chiudendo fuori dalla porta il resto del mondo, lei compresa.
Sospirò amareggiata, chiudendo il cellulare con violenza e scagliandolo a sua volta nella borsa come se fosse tutta colpa sua.
Ignorando le furtive occhiate dei presenti, che parevano proprio averla scelta come oggetto di svago temporaneo, si diresse a passo deciso verso l’uscita della biblioteca, come un soldato in procinto di marciare in territorio nemico.
Una volta libera da quelle mura così anguste e soffocanti si concesse un istante di sollievo, prima di sistemarsi meglio la borsa sulla spalla e dirigersi verso la propria abitazione, sapendo che l’avrebbe trovata vuota e, ironia della sorte, immersa nel silenzio.
Le sfuggì un altro amaro sospiro: la solitudine la stava uccidendo.
Quando aveva accettato di seguire Masaya in Inghilterra, non avrebbe potuto certo immaginare che sarebbe andata a finire così, si era illusa che avrebbero trascorso buona parte della serata insieme, per poi cenare a lume di candela e concludere la serata in bellezza con un po’ di coccole a letto…
Ok, forse lei aveva fantasticato troppo con la mente e riusciva a comprendere in parte il desiderio del fidanzato di dare il massimo per non deludere i genitori adottivi, ma questo era troppo!
La mew neko non poteva fare a meno di chiedersi se in realtà non ci fosse dell’altro, dietro a questa sua improvvisa mania per lo studio, se non fosse semplicemente stata un pretesto per dimenticare i fantasmi del passato, gli stessi che tormentavano lei, per chiuderli fuori a forza dalla sua mente una volta per tutte.
Non che ci stesse riuscendo molto bene, peraltro. A dirla tutta, nessuno dei due era stato in grado di dimenticare. A volte si svegliavano entrambi nel cuore della notte, madidi di sudore e terrorizzati dai ricordi, ricordi di battaglie sanguinose, ricordi istintivi e remoti che non potevano essere guariti dalla presenza dell’altro perché l’altro, paradossalmente, incarnava la ragione stessa del terrore.
Così, durante quei mesi, il loro rapporto aveva inevitabilmente finito con il raffreddarsi per quanto entrambi avessero tentato in tutti i modi di comunicare e risolvere il problema.
Non c’era stato nulla da fare, quella sottile paura, quel senso di malessere che Ichigo provava ogni volta che si soffermava più del dovuto sugli occhi color marrone scuro del proprio ragazzo, non ne voleva sapere di abbandonarla.
Si rendeva perfettamente conto di quanto fosse stupido da parte sua, lasciarsi condizionare in quel modo da un trauma avvenuto più di un anno prima, ma non poteva farne a meno: aveva una paura folle di vedere i dolci occhi di Masaya tramutarsi ancora una volta in quelli crudeli e azzurro intenso di Deep Blue.
Ryou l’avrebbe sicuramente definito un semplice effetto da stress post traumatico…e probabilmente avrebbe avuto ragione. Ma conoscere la fonte e il nome del problema non la stavano aiutando comunque a risolverlo.
Si ritrovò a sospirare per l’ennesima volta, mentre percorreva a passo rapido il parco della biblioteca diretta verso Silver street e verso il piccolo appartamento nella quale abitava da sei mesi a questa parte. Ormai aveva esplorato tanto spesso quelle strette vie, da non dovere nemmeno più soffermarsi a pensare alla strada più breve per raggiungere la propria destinazione, perché ormai i suoi piedi imboccavano istintivamente il percorso più corretto.
Aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia del portone d’ingresso, quando un lungo brivido d’avvertimento le riverberò lungo la schiena, seguito, ancora una volta, dalla sgradevole sensazione di essere osservata. Tutti e cinque i suoi sensi tornarono all’improvviso a farsi acuti come quelli di un vero e proprio felino, permettendole di avvertire ogni più piccolo cambiamento nella zona circostante.
Si voltò di scatto, i nervi a fior di pelle. –Chi c’è? –Domandò al vuoto, tentando di mantenere la voce ferma e decisa. Dannazione, proprio oggi che aveva lasciato la spilla nel cassetto del comodino, doveva capitarle una cosa del genere!!
Rimase immobile per alcuni istanti ad ascoltare il sibilo del vento, finché quella allarmante sensazione di pericolo non iniziò a scemare lentamente. Solo allora si decise a voltarsi e a percorrere di filata le due rampe di scale che la separavano dal suo appartamento.
Giunta sul pianerottolo girò la chiave nella toppa in fretta e furia e si precipitò all’interno, il fiato corto a causa della paura e dell’adrenalina.
Era da tanto tempo, precisamente da quando aveva definitivamente deciso di smettere di essere una Mew mew, che non si sentiva così agitata e doveva ammettere che quella sensazione, la sensazione di dover far fronte ad un pericolo imminente, in un certo senso le era mancata.
Quando finalmente riuscì a riprendere fiato, si staccò dalla porta e si guardò attorno con circospezione, notando con sollievo che ogni oggetto presente nell’appartamento era rimasto al suo posto: almeno nessuno aveva rubato niente…era già qualcosa.
Anche la percezione di disagio provata poco prima era definitivamente scomparsa, ma in un impeto di coraggio, decise che comunque sarebbe stato meglio recuperare la spilla dal cassetto del comodino, per essere pronta ad ogni evenienza. “Forse trascorrere tutto quel tempo in biblioteca in mezzo a studenti ostili mi ha resa paranoica…” Convenne saggiamente, decisa a smettere di pensare allo studio per un po’, magari schiacciando un pisolino davanti alla sua soap-opera preferita.
Non appena mise piede nella propria camera matrimoniale però, capì suo malgrado di non avere immaginato nulla e di essersi appena cacciata in terribili, grossi, enormi guai: perché sdraiato sul suo letto, a rigirarsi pigramente la sua spilla per la trasformazione tra le dita, con un sorriso sornione stampato in volto, c’era Kisshu Ikisatashi.


Nel frattempo l’ondata di prepotente mal tempo che sembrava avere invaso tutto il nord d’Italia continuava ad imperversare, coprendo gli alberi e i tetti delle case di un etereo manto bianco.
Il silenzio e la calma che regnavano per le strade avrebbero potuto tranquillamente far pensare ad un paesaggio alieno e surreale, soprattutto considerando che solitamente, a quell’ora di sera, molte persone si ritrovavano a rientrare dal lavoro o da una giornata di sfrenate compere natalizie.
Invece, quel giorno, ogni vicolo era insolitamente deserto, compresa la via dove era situata l’abitazione di Luana, nella quale la neve fresca non era stata neppure intaccata dalle impronte di un passante casuale.
Un distratto osservatore, sarebbe senza dubbio rimasto affascinato dalla profonda ed improvvisa calma di quei luoghi e magari si sarebbe perfino soffermato a scattare una fotografia per ritrarre quel paesaggio inalterato e quasi fiabesco, ma per Pai Ikisatashi, nascosto strategicamente tra le fronde di un pino che svettava maestoso proprio di fronte all’abitazione della mew alien, quegli istanti di opprimente silenzio non lasciavano presagire nulla di positivo: lui semplicemente li considerava come una sorta di quiete prima della tempesta.
Perché se quella gelida via ad un primo sguardo distratto poteva sembrare deserta, in realtà non lo era affatto. L’alieno era in grado di avvertire distintamente la presenza di almeno cinque paia di occhi non umani che scandagliavano i dintorni, alla ricerca della stessa preda. Una preda che, a quanto pareva, ancora non aveva deciso di mostrarsi.
Appiattendosi maggiormente contro il tronco gelido dell’albero, si calò sul capo il cappuccio del mantello color marrone scuro che, con prudenza, aveva deciso di indossare, allo scopo di celare la propria identità ai concittadini, nel caso in cui, malauguratamente, avesse dovuto combattere contro di loro.
Era stata un’idea brillante di Luana, in verità, la quale, forse per far fronte al senso di colpa provato nel vederlo recarsi da solo a combattere un’orda di nemici assetati di sangue, forse spinta dal desiderio di rendersi utile, aveva immediatamente preso le redini della situazione, aiutandolo a mettere a punto un piano d’azione efficace.
Gettò un’ ultima occhiata al foglietto di carta stropicciata che la ragazza gli aveva porto appena prima che si smaterializzasse, sul quale, scritte con una grafia frettolosa e tuttavia ordinata, vi erano le seguenti istruzioni:
“I miei genitori di solito rientrano insieme in macchina dal lavoro alle 20 e 30
*la macchina di mio padre è una Ford Focus nera con appeso sul cruscotto un enorme girasole giallo.
*Sono gli unici a rientrare così tardi la sera, quindi non dovresti avere difficoltà a vederli.
*Quasi sempre sbucano dal lato nord della via, quindi se vuoi intercettarli ti conviene spostarti in quella direzione.

PS: Non dimenticare di coprirti la faccia e di non usare le tue solite armi di combattimento!!Buona fortuna!! ;)”


Pai si ritrovò ancora una volta a fissare accigliato quell’insolito biglietto, in particolare gli ultimi due simboli che la giovane aveva vergato e che, nonostante tutti i suoi sforzi, non era ancora riuscito a decifrare.
In quell’istante, un improvviso rumore metallico lo costrinse ad abbandonare sul nascere il suo tentativo di decrittografia. Scattò immediatamente sul chi va là, ansioso di intercettare la fonte di quel suono così insolito che aveva inaspettatamente spezzato la quiete serale: mancavano ancora più di quaranta minuti all’ora del rientro dei genitori della mew alien…era alquanto improbabile che avessero deciso di tornare a casa con così largo anticipo. A meno che non fossero stati costretti ad abbandonare il proprio posto di lavoro a causa del mal tempo, il che era, invece, molto probabile e denotava anche una certa dose di sfortuna da parte sua.
Umettandosi le labbra intirizzite dal freddo, rimase perfettamente immobile ad osservare la strada innevata che si dipanava sotto il suo rifugio, finché quest’ultima non tornò ad essere irrealmente silenziosa.
Quando fu più che certo del fatto che si fosse trattato solamente di un falso allarme, rilassò i muscoli, decidendo di seguire il consiglio della sua compagna di squadra e di teletrasportarsi per precauzione all’imbocco nord della via.
Riapparve pochi secondi dopo sul balcone di una delle graziose villette la cui facciata dava proprio sulla direzione da lui desiderata.
Dovette ammettere suo malgrado che ancora una volta Luana aveva sorprendentemente visto giusto: si trattava sul serio della zona ideale per controllare i dintorni senza tuttavia essere notato.
In quel modo, inoltre, sarebbe stato più protetto dagli sguardi indiscreti dei propri nemici che, peraltro, non avrebbero potuto certo intuire da quale direzione la macchina del fuggitivo sarebbe sbucata.
Prestando attenzione a non intaccare la neve fresca con le proprie impronte, Pai stava per sdraiarsi a pancia a terra in un punto riparato della terrazza, quando l’ombra di una macchina nera apparve in lontananza, avvicinandosi rapidamente al suo nascondiglio.
Imprecò tra i denti, maledicendo quella maledetta nebbia e quella ancor più maledetta neve che possedeva la brutta caratteristica di ovattare tutti i suoni e gli aveva impedito di rendersi conto dell’arrivo della sua preda fino a quel momento.
Si mise immediatamente a frugare nelle tasche del proprio mantello, consapevole di doverli assolutamente fermare prima che raggiungessero la loro abitazione.
Tuttavia, per una volta la fortuna fu dalla sua e il suo intervento non si rivelò necessario, perché la macchina si fermò di propria spontanea volontà dopo pochi istanti, frenando silenziosamente sul terreno innevato.
Pai udì distintamente il rumore del motore che si spegneva e si appiattì contro il muro, attendendo pazientemente che uno dei proprietari aprisse la portiera.
Contro ogni aspettativa, invece, l’autovettura rimase piantata nel bel mezzo della via, immobile e silenziosa, le porte tenacemente sigillate.
Strinse gli occhi, decisamente indispettito dalla cosa: quel mezzo doveva appartenere senza alcun dubbio ai genitori della propria compagna di squadra ed era oltremodo sospetto che essi avessero deciso di fermarsi senza alcun motivo apparente in mezzo alla strada rifiutandosi peraltro di scendere.
Che si fossero resi conto della sua presenza? Oppure erano già stati catturati e quel comportamento insolito significava che dietro a tutto questo si celava lo zampino dei suoi complanetari?
Aguzzò lo sguardo, tentando di verificare se effettivamente nell’abitacolo fossero presenti delle persone, ma stando bene attento a non scoprirsi troppo.
Gli sfuggì un’imprecazione a mezza voce non appena si rese conto che nessuno era seduto sul sedile del guidatore e che la vettura stessa pareva essere completamente vuota.
“Sono arrivato troppo tardi?” Pensò, decidendo per una volta, di abbandonare ogni cautela per cercare di capire meglio che cosa diavolo fosse accaduto. D’altronde, non gli rimanevano molte altre alternative…
Ebbe a malapena il tempo di atterrare e di scrutare all’interno dei vetri scuri che qualcosa di freddo e tagliente gli si posò sulla nuca, costringendolo a pietrificarsi nell’atto di aprire le portiere.
-Cerchi qualcuno? –Sibilò una voce altrettanto gelida e minacciosa alle sue spalle.
Pai riuscì ad intravedere, attraverso la carrozzeria lucida dell’auto, il riflesso distorto del volto pallido di un individuo dai capelli neri e corti e gli occhi grigio fumo. Non gli pareva presentasse tratti particolarmente alieni e anche le lunghe orecchie che contraddistinguevano la loro specie erano assenti, tuttavia ciò non significava che non fosse un nemico.
Inspirò lentamente, constatando a mente lucida che, sebbene la situazione fosse volta improvvisamente a suo svantaggio, non sarebbe stato di alcuna utilità perdere la calma e apprestandosi dunque a valutare tutte le possibilità che quella situazione gli offriva.
La persona che aveva parlato doveva essere con ogni probabilità uno di loro, dato il modo fulmineo in cui si era mosso, tuttavia, la mancanza di orecchie a punta così come il fatto che mentre stava parlando non fosse riuscito a riconoscere la sua voce, gli dava una seppur minima speranza che egli non fosse uno dei cinque guerrieri appostati nella via adiacente ma colui che stava cercando. Soprattutto perché intorno a quest’ultimo aleggiava un persistente ed indiscutibile odore di essere umano. –Se sei Alain Bellamy e confido nel fatto che tu lo sia, ti interesserà sapere che ci sono altri cinque guerrieri che ti stanno dando la caccia e che sono qui con un motivo alquanto più bellicoso del mio, quindi ti conviene abbassare la voce ed evitare spargimenti di sangue. –Rispose infine, in tono simile a quello usato da un maestro impegnato a redarguire un allievo troppo rumoroso.
Per tutta risposta quello premette maggiormente la lama contro la sua nuca, immobilizzandolo con uno scatto repentino contro il cofano della macchina. –So già quanti siete e sono più che pronto a combattere contro tutti voi. Quindi ti conviene darmi in fretta una spiegazione del perché sui tuoi vestiti c’è l’odore di mia figlia, o ti ritroverai senza testa nel giro di dieci secondi.
Pai, suo malgrado, a quelle parole avvertì un sorrisetto divertito affiorargli alle labbra: ora capiva da chi quella ragazzina aveva ereditato il suo caratteraccio. –Probabilmente ti risulterà impossibile da credere, ma non sono un nemico. Sono qui per conto di tua figlia.
Un silenzio attonito accolse quelle lapidarie parole, seguite da una risposta altrettanto fredda. –Ti diverte così tanto prendermi in giro? Mia figlia non sa niente della mia vera natura e tanto meno ha avuto mai niente a che fare con quelli della mia razza. E’ convinta di essere un normale essere umano, non potrebbe mai allearsi con te.
-Sai è davvero buffo quanto voi due siate simili. –Il sorriso sghembo presente sul volto dell’alieno degli occhi viola si allargò. –Tu le hai tenuto nascosto un segreto importantissimo riguardante la tua natura, ma quello che non sai è che anche lei ha fatto lo stesso con te. Luana Bellamy lavora al mio fianco da più di sei mesi, durante i quali ha scoperto anche la sua discendenza.
La lama premuta contro il suo collo prese a vibrare leggermente e ciò gli diede l’implicita conferma che le sue parole calcolate in qualche modo avessero fatto presa.
-Non so chi tu sia. –Sbottò Alain, una volta ripreso il controllo delle proprie emozioni. –Ma le tue menzogne mi stanno facendo veramente incazzare, quindi ti conviene smetterla e dirmi dove si trova mia figlia. Immediatamente!
-Tua figlia si trova al sicuro insieme ad un altro mio compagno di squadra. –Ribatté Pai, tutt’altro che turbato dalle parole dell’uomo. –Non le abbiamo torto un capello. E posso provarlo. –Aggiunse poi, avvertendo l’arma premere più a fondo nella sua carne, fino quasi a lacerarla.
-E come potresti provarlo?
-Frugami nelle tasche. –Iniziava a sentirsi spazientito da quel confronto inconcludente, tanto più che ogni secondo buttato al vento aumentava esponenzialmente le probabilità che i veri nemici li scoprissero e decidessero di attaccarli.
Fortunatamente anche Alain pareva essere pienamente cosciente riguardo la sua precaria situazione, perché si affrettò ad ubbidirgli, estraendo di malagrazia il biglietto che Luana aveva scritto di suo pugno, quel pomeriggio.
-Leggilo.–Lo esortò, impaziente di dimostrare la sua innocenza e di potersene andare da quel luogo potenzialmente pericoloso. –E prova a dirmi se senti l’odore della paura o del panico sulla carta.
L’altro eseguì in silenzio, senza tuttavia smettere di tenerlo rigidamente immobilizzato contro la propria autovettura.
In qualche modo, dovette rendersi immediatamente conto dell’effettiva autenticità del messaggio perché trascorsero a malapena una manciata di secondi prima che Pai avvertisse il contatto con il gelido oggetto metallico, probabilmente un coltello, venire meno. Si sgranchì con cautela i muscoli indolenziti, stupito dal fatto che quest’ultimo avesse creduto in maniera tanto rapida alla sua testimonianza: quasi sicuramente a ruoli invertiti non sarebbe bastata una semplice prova olfattiva a convincerlo…evidentemente tutti quegli anni trascorsi sul pianeta terra dovevano avere indotto Alain a dimenticare quanto i suoi concittadini potessero essere subdoli. –Posso sapere che cosa ti ha convinto a lasciarmi andare…?
Quest’ultimo, rilevando il suo sguardo colmo di malcelato scetticismo, contro ogni previsione, gli sorrise furbescamente, porgendogli il foglietto stropicciato a mo’ di spiegazione. –Solitamente non mi fiderei mai dei biglietti consegnati da uno di voi…ma devo riconoscere che lo smile alla fine del messaggio non può essere stato scritto da nessun altro che da Luana.
-Lo smile? E cosa sarebbe?
-Ecco appunto… -Il fuggitivo scosse bonariamente la testa indicandogli gli ultimi due simboli presenti nel messaggio, quelli che l’alieno dagli occhi viola non era stato in grado di decifrare. –Lo smile è l’equivalente di una faccina…serve ad esprimere gli stati d’animo (in questo caso significa che ti sta facendo l’occhiolino) ed è utilizzato dagli esseri umani. Quelli come noi, o meglio, come te, non riescono a capire che cosa significhi perché non è una cosa che si studi sul nostro pianeta…per questo sono sicuro che sia stata lei a scriverti queste istruzioni. –Spiegò con cipiglio fiero, quasi complimentandosi con se stesso per aver generato una figlia tanto intelligente.
Pai dal canto suo, era altrettanto convinto del fatto che la ragazza avesse aggiunto quella faccina per motivi che avevano ben poco a che vedere con l’esito della sua missione, tuttavia si ritrovò comunque a ringraziarla intimamente: se non fosse stato per lei, Alain, da buon discendente della loro dinastia, probabilmente non avrebbe esitato nemmeno un secondo a tagliargli la gola. Gli alieni, di solito estranei ad ogni tipo di emozione estrema, paradossalmente sapevano diventare estremamente protettivi quando ad essere minacciata era la sicurezza della propria famiglia.
-Quindi presumo che tu sia davvero Alain Bellamy. –Concluse, catalogando con un lungo sguardo ogni particolare dell’uomo in piedi di fronte a lui. Era abbastanza alto e imponente per essere un alieno e la sua pelle era di una sospetta tonalità rosata, ma quei cambiamenti potevano anche essere stati causati dalla sua prolungata permanenza sul pianeta Terra…per il resto ogni altra parte del corpo, dall’ovale allungato del viso, al mento appuntito, agli occhi allungati fino ad assumere una forma quasi felina, lasciava intuire le sue origini tutt’altro che umane. Senza contare i capelli neri con riflessi blu e la sua somiglianza accennata, ma indiscutibile, con la mew alien.
L’unico particolare che stonava nell’insieme erano le orecchie perfettamente rotonde. –Come mai non hai più le orecchie a punta?
Alain fece per rispondere ma in quel momento un grido terrorizzato, appartenente ad una voce femminile lo interruppe, impedendogli di continuare. Si voltò di scatto, il volto improvvisamente pallido come quello di un vero e proprio alieno. –Accidenti…le avevo detto di rimanere nascosta! –Imprecò, lanciandosi senza alcuna cautela verso la fonte del rumore.
-Che diavolo…!!–Pai si affrettò a seguirlo, riuscendo a riacciuffarlo e a trattenerlo appena prima che imboccasse la via piena di nemici, rischiando di farsi vedere e di mandare all’aria tutta l’operazione. –Aspetta!Non puoi essere così idiota da limitarti a piombare in mezzo ad un gruppo di guerrieri che bramano la tua testa…
-Per mia moglie farei questo e altro, ragazzo. –Rispose quello, appiattendosi tuttavia contro il muro e limitandosi a gettare un’occhiata furtiva verso il centro della via in questione. Quello che vide ebbe la capacità di ghiacciargli il sangue nelle vene. –Ti interesserà sapere che i guerrieri in questione non sono cinque, bensì una dozzina, e che in questo momento mia moglie si trova esattamente in mezzo a loro.
-Cosa…? –L’alieno dagli occhi viola impallidì a sua volta. –Come possono essere così tanti? –Esalò esterrefatto scuotendo la testa.
-Evidentemente sono una preda molto ambita. E anche piuttosto pericolosa.
-Quanto pericolosa?
Sul viso di Alain si dipinse un’espressione di divertita ferocia. –Sono un generale di alto lignaggio. Se volessi potrei annientarli tutti con un paio di colpi…tuttavia, dato che in questo caso c’è la vita di mia moglie in palio, non posso certo scatenare tutta la mia forza! Dobbiamo creare un diversivo e fare in modo che si sposti dal mio raggio d’azione.
Pai si sporse leggermente dal muro del palazzo per controllare con i propri occhi se la situazione fosse realmente così disperata e constatò suo malgrado che il fuggitivo aveva detto la verità: un folto gruppo di alieni si stava chiudendo a cerchio attorno alla figura minuta di una donna dai lunghi capelli castano scuro, che nonostante l’inferiorità numerica pareva restia a lasciarsi catturare e continuava a mulinare un oggetto simile ad una mazza per tenerli a distanza, ovviamente senza troppo successo. –Ok, allora provvederò io a creare un diversivo.
-E come? Siamo solo in due!
-Ho i miei piani. –Si limitò a mormorare estraendo dalla tasca la solita sfera trasparente che utilizzava per comunicare con i propri compagni. “Spero che Kisshu abbia concluso le sue trattative con Mew Ichigo”
Solitamente non avrebbe mai fatto affidamento su di lui per concludere una missione così delicata, ma vista la situazione tutt’altro che favorevole e la necessità di creare un efficace diversivo, non gli rimaneva molta scelta.
Interpellare la mew alien era assolutamente fuori discussione e Taruto non poteva allontanarsi dalla base perché costretto a tenerla d’occhio, quindi l’alieno dagli occhi dorati purtroppo costituiva l’unica spiaggia a cui rivolgersi, per quanto rischiosa.
Aggrottò le sopracciglia, sfiorando delicatamente la superficie trasparente dell’oggetto con un dito affusolato e ritrovandosi a pregare che il fratello non fosse troppo impegnato per rispondere alla sua chiamata.


-Ciao Micetta…
Ichigo si lasciò sfuggire un gemito soffocato, appiattendosi contro il muro, quasi sperando che quest’ultimo la inghiottisse e le risparmiasse l’ennesimo confronto senza capo ne coda con l’alieno dagli occhi dorati. Quando fu chiaro che nulla di tutto ciò sarebbe accaduto, si costrinse a racimolare un po’ di coraggio e a fare un passo avanti. –Che cosa ci fai qui?
Kisshu le lanciò uno sguardo divertito, gli occhi pericolosamente scintillanti. –Che accoglienza fredda, ko-neko-chan! –Miagolò, sistemandosi più comodamente sul materasso. –E io che speravo che saresti stata felice di vedermi dopo tutto questo tempo…invece sembra che tu abbia visto un fantasma.
La mew rosa provò un lampo di profonda irritazione, vedendolo strusciarsi senza alcun ritegno sul suo cuscino, e in un attimo riacquistò tutta la caparbietà perduta. –L’ultima volta che ci siamo visti mi hai costretta a baciarti a tradimento e ci ho quasi rimesso la vita!! Scusa tanto se non ti invito a prendere un the!! –Sbottò, dirigendosi verso di lui a grandi passi e allungando la mano con il palmo rivolto verso l’alto. –Ora ridammi la spilla!
Per tutta risposta il sorriso sadico del suo interlocutore si allargò, mentre con un gesto fluido allontanava la spilla per la trasformazione fuori dalla sua portata e le rivolgeva uno sguardo di sfida. –Perché non vieni a prendertela?
Ichigo avvertì la già misera pazienza ancora conservata, dissolversi definitivamente e, senza quasi rendersene conto, si ritrovò ad inveire contro l’invasore a voce più alta di quanto non fosse auspicabile. –Non ho voglia di giocare Kisshu! Ho passato una giornata veramente pesante oggi, da bastarmi per una settimana intera! Quindi se non vuoi che io inizi a scaraventarti addosso ogni oggetto presente in questa camera, ti conviene dirmi perché diavolo sei qui e che cosa vuoi da me!! –E come a sottolineare l’effettiva consistenza delle sue minacce, afferrò dalla mensola un pesante vocabolario di inglese e lo brandì con entrambe le mani.
-Calma, calma! –Kisshu, allarmato, si affrettò a balzare giù dal letto sollevando le mani in segno di resa.
-Vuoi la mia spilla?! Tienitela! Basta che tu te ne vada via subito!!
-Ichigo! –Provò a spiegare, riuscendo ad evitare per un pelo il pesante libro, che finì a schiantarsi contro il muro ad un passo dalla sua testa. –Non sono qui per combattere contro di te ne per avere la tua spilla.
La giovane, che stava già reggendo tra le braccia altri tre libri universitari ed era pronta a servirsene come arma anti-alieno, si bloccò con il braccio a mezz’aria, lanciandogli un’occhiata diffidente. –E allora che cosa vuoi? –Domandò, con voce tesa.
Kisshu notò che sembrava una donna sull’orlo di una vera e propria crisi isterica e si domandò come potesse essere così nervosa, quando, da quanto gli era parso di capire, in quei mesi ella era riuscita a realizzare buona parte dei suoi desideri, tra cui trasferirsi in Inghilterra e andare a vivere con il principe dei suoi sogni. Non aveva esattamente l’aria di una persona felice, nonostante tutto.
Un tenue barlume di speranza tornò ad accendersi a tradimento nel suo cuore, speranza, tuttavia, che il giovane si affrettò a scacciare, ribadendo a sé stesso che in quel momento aveva faccende più impellenti di cui occuparsi. Se tutto fosse andato bene, avrebbero potuto parlare più avanti della loro reciproca situazione sentimentale.
-Voglio solo parlarti. –Si limitò dunque a rispondere, decidendo di comportarsi onestamente, per una volta. –Sono stato mandato qui da Pai, per parlare con te di una questione…spinosa.
-Se dovevi solamente parlarmi, perché hai preso la mia spilla?
-Perché temevo che avresti reagito…beh…come hai effettivamente reagito…e volevo impedirti di trasformarti e attaccarmi senza prima ascoltare quello che avevo da dire.
La giovane espirò, sorpresa ma al tempo stesso rassicurata dall’espressione insolitamente seria presente sul volto del proprio nemico e dalla rapidità con cui egli aveva risposto. Cautamente, abbandonò la propria posizione difensiva e si sedette sulla sedia da ufficio che Masaya usava quando trascorreva la serata a studiare, senza tuttavia smettere di stringere i libri scolastici tra le braccia. –D’accordo, mi sembra una questione seria. –Ammise, incrociando rigidamente le gambe e rivolgendo per la prima volta all’alieno uno sguardo puramente interessato. –Qual è il problema?
Quest’ultimo si trattenne a stento dall’esultare, terribilmente sollevato dall’idea che la mew neko non si fosse rifiutata totalmente di ascoltarlo, nonostante i loro trascorsi a dir poco burrascosi. Forse Pai aveva visto giusto quando aveva deciso di sfruttare il loro, cosiddetto, legame…
-So che probabilmente ti sembrerà assurdo e capirei perfettamente se, dopo tutto quello che il mio gruppo ha causato al vostro pianeta, dopo tutto lo scompiglio che abbiamo creato, tu ti rifiutassi di ascoltare la nostra richiesta. Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. Del tuo e di quello di tutte le altre mew mew.
Ichigo si tese istintivamente sulla sedia, avvertendo all’istante il peso che quel discorso portava con sè. –Perché? –Domandò, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
-Siamo stati minacciati da un nuovo gruppo di…alieni. Vogliono una cosa da noi. Una cosa che noi non possiamo assolutamente cedergli.
-L’acqua mew?
Kisshu, suo malgrado si ritrovò a schiudere le labbra in un sorriso a metà tra il sarcastico e lo scoraggiato. –No, non è un oggetto, quello che vogliono. L’acqua mew è già in mano loro, ma…è una storia complicata, non so come spiegartela in poche parole.
La mew neko aggrottò le sopracciglia, decisamente confusa da tutto quel discorso. Aveva sempre avuto non poche difficoltà nel mettere a punto nuove strategie di battaglia o nell’ immedesimarsi con eventuali nemici. –Non ho capito molto bene, devo ammetterlo. Come può un gruppo di alieni avercela con voi, se voi siete gli alieni? Non dovreste fare parte della stessa…fazione?
-Come ho già detto è una storia complicata.
-Beh, io voglio spiegazioni! –Ribadì, irremovibile, tamburellando le dita sulla superficie lucida della scrivania. –Non presto aiuto a qualcuno se quel qualcuno non si degna nemmeno di spiegarmi perché ha bisogno di una mano.
Osservando un lampo di malcelata rabbia attraversare repentinamente il volto dell’alieno, si irrigidì istintivamente in posizione di difesa, acutamente consapevole del fatto che le proprie incaute parole avrebbero potuto scatenare, da parte del suo nemico, una delle solite reazioni impetuose, che potevano comprendere lo scagliarsi contro di lei, lo strattonarla per un braccio, sbatterla contro il muro e altri vari atti violenti.
“Ichigo sei proprio un’idiota!” Si rimproverò, stringendo convulsamente i libri tra le braccia, pronta a balzare via non appena la furia del giovane si fosse scatenata.
Invece, contro ogni previsione, quest’ultimo si limitò a serrare le palpebre e ad esalare un profondo sospiro come valutando la possibilità di esaudire la sua richiesta.
-E va bene! –Ringhiò infine, sorprendentemente, passandosi con fare esasperato una mano tra i capelli verde scuro. –Non saresti tenuta a conoscere i dettagli, ma qualcosa posso dirti.
La mew neko abbandonò cautamente la sua posizione di fuga, ancora più stupita e decisamente sollevata dal fatto che Kisshu avesse finalmente appreso come utilizzare un po’ di autocontrollo.
-Per farla breve…un gruppo di nostri complanetari è partito dal pianeta per catturare un individuo che è fuggito parecchi anni fa. La cosa non ci toccherebbe affatto, se non che…abbiamo scoperto che in questa faccenda è invischiata anche Luana e che ora anche lei potrebbe essere in pericolo. Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto, vogliamo semplicemente che ci aiutiate a proteggerla!
-Quindi, se non ho capito male, non si tratta di aiutare direttamente voi, ma solo lei.
-Esattamente.
Ichigo lasciò che il silenzio cadesse su di loro per lunghi istanti, durante i quali tentò disperatamente di dare un senso logico a tutte quelle informazioni, senza peraltro riuscirci. –Questo è davvero complicato… non riesco a capire come possa una ragazza umana, ritrovarsi di punto in bianco invischiata in faccende aliene. Non ha senso. –Gemette infine scuotendo la testa con fare sconsolato.
Kisshu le si avvicinò lentamente, consapevole del fatto che quella doveva essere una decisione molto difficile da prendere per lei, da sempre così ostinatamente ligia alle proprie credenze, ma al tempo stesso tutt’altro che intenzionato a lasciar perdere. –Mi dispiace. So che vorresti un racconto più dettagliato, ma non posso dirti altro.
-Come posso decidere se aiutarvi o meno con queste misere informazioni?
-Non serve necessariamente che tu decida adesso. Quello che Pai vuole da te è solamente che tu ottenga da Shirogane la promessa di un incontro. –Spiegò con fare spiccio. –Dopodiché potremo discutere della nostra alleanza con più calma.
-Però tu non sembri molto felice della cosa. –Lo punzecchiò a quel punto la ragazza, alla quale non era sfuggito lo sguardo frustrato dell’interlocutore. –Non sei contento di proteggere quella ragazzina?
Si rese conto, suo malgrado di avere completamente sbagliato ad interpretare i sentimenti del giovane, solamente quando quest’ultimo le rivolse un’occhiata a dir poco gelida che fece calare in un istante la temperatura della stanza di parecchi gradi.
–Semmai è esattamente il contrario, Ichigo. –Sibilò quello, avvicinando il proprio viso a quello di lei fino a trafiggerla con lo sguardo e pronunciando il suo nome con una freddezza tale da darle i brividi. –Non mi importa un accidente dei piani grandiosi di Pai, voglio solo che quella ragazzina non rischi la vita a causa di un branco di psicotici maniaci delle regole! L’idea di dover aspettare gli sporchi comodi di Shirogane per ottenere protezione mi manda in bestia!!
Ichigo deglutì sonoramente, totalmente spiazzata da quel repentino cambio di umore. –H-ho capito! –Balbettò, serrando gli occhi per non essere costretta ad immergersi in quelle fredde e crudeli pozze color oro fuso che sembravano volerla divorare.
Solamente quando egli, finalmente, si allontanò, prendendo a percorrere a lunghi passi il perimetro della camera, riuscì a trovare il coraggio di riprendere a respirare, la schiena ancora percorsa da brividi freddi.
Non si sarebbe mai aspettata una reazione così protettiva da parte dell’alieno, soprattutto nei confronti di un essere umano…Fino ad ora le era sempre capitato di vedere il suo lato possessivo, rude o impulsivo ma non aveva mai rilevato alcun istinto di protezione in lui. Forse si era davvero affezionato a Luana…sebbene inizialmente avessero avuto non poche difficoltà a sopportarsi. “Probabilmente dovrei scusarmi per essermi lasciata sfuggire una frase tanto infelice”
Quando aprì la bocca per parlare però, tutto quello che riuscì a dire fu –Allora, che cosa vuoi che faccia?
Kisshu si voltò a guardarla alquanto sorpreso ma, per una volta, non proferì parola, segno che, evidentemente, nemmeno lui doveva avere escogitato un piano geniale per accelerare i tempi burocratici tra Pai e Shirogane.
-Potrei fare pressione per indurre Ryou a fissare un incontro più velocemente…ma per il resto…
Udendo le parole della ragazza, il giovane non riuscì a trattenere uno dei suoi soliti sorrisi a metà tra il trionfante e il perverso –Questo significa che mi aiuterai, Ko-neko-chan? –Si ritrovò a gongolare, completamente dimentico della rabbia provata nei suoi confronti fino a pochi istanti prima.–Allora non ti sono così indifferente come vuoi far credere eh?
Per tutta risposta, la mew neko arrossì fino alla punta dei capelli, a dir poco scandalizzata dalle insinuazioni del suo improbabile nuovo alleato. –Non farti strane idee!!! –Strillò, osservandolo avvicinarsi con preoccupazione crescente. –Lo faccio solo per aiutare Luana! Io e te siamo ancora nemici! Se provi a sfiorarmi…
Troppo tardi, quest’ultimo le aveva già afferrato il mento tra il pollice e l’indice, iniziando a fissarla con quello sguardo che conosceva bene: un misto di lussuria e desiderio.
Lei boccheggiò, avvertendo i polmoni svuotarsi completamente a causa dell’improvvisa ondata di panico provata. Accidenti, ecco che era tornato ad essere sempre il solito Kisshu violento e impulsivo, avrebbe dovuto immaginarlo che non sarebbe bastata l’amicizia con una ragazza umana per cambiarlo…
Stava già per serrare gli occhi, pronta a lottare con tutta se stessa per rifiutare il suo bacio, quando quello senza alcuna logica, si allontanò di colpo, limitandosi a colpirla con un buffetto sul naso e facendola sentire tremendamente stupida. –Ahia! Ma che diavolo fai?! –Protestò inviperita, massaggiandosi la parte lesa.
Per tutta risposta l’altro scoppiò in una risata che possedeva un non so che di sadico. –Perché quella faccia offesa? Dovresti saperlo che a me piace dare baci solo a sorpresa! Mentre questo te lo aspettavi.
-Ah, sta’ zitto! Razza di idiota!
Fortunatamente, in quel momento un rumore sordo di vibrazione, seguito da un tenue rifulgere di luce, li distrasse abbastanza da indurli ad interrompere la conversazione.
Non appena si rese conto del bagliore insistente che proveniva dalla sua veste, il giovane smise subito di ridere, per poi frugarsi rapidamente nelle tasche ed estrarre una piccola sfera trasparente non più grande del pugno di un bambino.
Non appena la sfiorò, sulla superficie lucida dell’oggetto apparve il volto di Pai Ikisatashi, circondato da una coltre innevata.
-Che succede? –Tornato improvvisamente a vestire i panni del guerriero spietato, Kisshu aggrottò le sopracciglia, confuso da quella chiamata inaspettata.
-Ci sono dei problemi. Ho bisogno che tu venga qui subito. –La voce fredda e decisa dell’alieno dagli occhi viola risuonò come uno sparo in tutta l’abitazione, inducendo Ichigo a tapparsi le orecchie infastidita.
-Ti hanno attaccato? Sei riuscito a trovare suo padre??
-Non c’è tempo per le spiegazioni, concludi rapidamente le tue trattative con Mew Ichigo e raggiungimi il più in fretta possibile. Teletrasportati all’imbocco nord della via dove abita Luana, lì sarai al sicuro da occhi indiscreti.
Il fratello minore aprì la bocca per protestare ma a quel punto l’altro aveva già chiuso la comunicazione e la sfera era di nuovo tornata ad essere immobile e silenziosa.
–Accidenti!! –Si ritrovò ad imprecare a gran voce, affrettandosi a rimettere l’oggetto in tasca e a fare apparire con uno schiocco le sue armi da combattimento.
-Kisshu, che sta succedendo? –Gli domandò la mew rosa, fino a quel momento rimasta immobile ad osservare il curioso oggetto, a bocca aperta.
-Non lo so. –Si limitò a rispondere quello, lapidario. –Ma non deve essere qualcosa di positivo. A quanto pare devo andarmene…hai capito quello che devi fare vero?
-Ecco, si! Ma…
-Bene, allora probabilmente ci vedremo presto. Tu parla con Shirogane e fai tutto il possibile per ottenere un incontro con lui! –Le raccomandò, strizzandole l’occhio con fare complice. Quando fece per sollevare la mano ed attuare il teletrasporto, tuttavia, la ragazza si alzò dalla sedia di scatto, afferrandolo senza preavviso per un lembo della veste.
-Aspetta! –Lo bloccò, con voce quasi perentoria. L’alieno trattenne a stento uno sbuffo scocciato, di fronte a tanta insistenza. In altre circostanze sarebbe rimasto più che volentieri nella sua camera ad escogitare tutti i modi possibili e immaginabili per farla imbarazzare, ma in quel momento aveva altre cose per la testa e una missione importante da portare a termine. –Ichigo, non ho tempo adesso! Qualunque cosa tu debba dire, possiamo parlarne anche la prossima volta, ok? –Detto ciò, fece per scansarla con un gesto brusco ma fu costretto ad immobilizzarsi davanti al suo sguardo insolitamente deciso.
-Non ne posso più di starmene rinchiusa qui a studiare e basta! Voglio aiutare anche io Luana!
Kisshu si ritrovò a sollevare un sopracciglio, insospettito e a dir poco sconvolto da tanta intraprendente benevolenza. Ayoama doveva proprio averla stufata alla grande se la giovane era addirittura giunta a dichiarare di voler aiutare la mew alien, la quale, solo pochi mesi prima, aveva tentato di strangolarla senza troppa pietà. –E quindi? –Le domandò, sempre più scettico riguardo alla sua improvvisa disponibilità.
-Quindi verrò con te!!


Alain Bellamy, sbuffò sonoramente, lanciando per l’ennesima volta uno sguardo ansioso al di là del muro del palazzo dietro il quale si era nascosto in attesa di sapere quale sarebbe stato il geniale piano d’azione assegnatogli.
Con una sorta di cupo sollievo, constatò che per il momento i nemici non sembravano avere intenzione di prendersela troppo con sua moglie e apparivano più che altro interdetti a causa della sua assenza, ma qualcosa gli suggeriva che la loro confusione non sarebbe durata ancora a lungo. –Non per metterti fretta ragazzo, ma vorrei farti notare che ogni secondo che passa mia moglie è sempre più in pericolo!
Pai prese atto del ringhio minaccioso dell’alieno fuggitivo con un’ occhiata distratta, per poi tornare a scrutare il cielo, quasi aspettasse l’arrivo improvviso di una meteora. “Accidenti a te, Kisshu! Quanto diavolo ci stai mettendo?” Con ogni probabilità quell’idiota doveva essersi lasciato distrarre dalle grazie femminili, dimenticandosi completamente la sua richiesta di aiuto.
Dopotutto avrebbe dovuto immaginarlo: su uno come lui non era il caso di fare troppo affidamento.
-Mi stai ascoltando?! –Alain gli si parò di fronte, distogliendolo dai suoi febbrili pensieri. –Ti rendi conto di quanti guerrieri ci sono, lì fuori?
-Per questo sto chiamando i rinforzi. Dovrebbero arrivare a breve.
-Dovrebbero?! E nel frattempo mi costringi a lasciare mia moglie che, ti ricordo, è un essere umano, a vedersela da sola contro dodici alieni?!
Lo sguardo di Pai si indurì: detestava il tono di comando con cui quell’uomo era solito rivolgerglisi, così come il suo modo di trattarlo alla stregua di un ragazzino sciocco. Poteva anche essere più giovane di lui e di rango inferiore, ma in quando ad escogitare strategie di battaglia non gli era certo da meno. Non si sarebbe comportato da idiota solo per assecondare le sue manie da marito premuroso. –Esatto –Quando parlò la sua voce risultò calma, ma non per questo priva di sfida. –A meno che tu non preferisca farti ammazzare.
-Non è questo il punto…
-Ehi, voi! Avete finito di battibeccare come due sposini?? –Li interruppe una voce beffarda alle loro spalle.
L’alieno dai capelli viola si voltò appena in tempo per vedere apparire la sottile figura di Kisshu, seguita da quella di una ragazzina dallo sgargiante abito rosa che, suo malgrado, riconobbe fin troppo bene.
Il sollievo provato a seguito di quella apparizione, sparì immediatamente, lasciando il posto ad una gelida irritazione. –Come ti è venuto in mente di trascinarti dietro la ragazzina?! –Sibilò furente, provocando l’immediata reazione di Ichigo, la quale indietreggiò di scatto, fino a nascondersi dietro la schiena del suo quasi-nemico.
Quest’ultimo come al solito non si lasciò intimidire e si preparò ad affrontare il fratello a muso duro. –E’ stata lei ad insistere tanto!! Che potevo fare!?
-Dovevi rifiutarti di portarla!!
-Ormai è qui, tanto vale approfittarne no!?
-Scusate… -Alain si schiarì rumorosamente la voce, richiamando l’attenzione dei litiganti su di sé. –A quando pare questa ragazzina è un essere umano giusto? –Domandò, squadrando la diretta interessata con curiosità. Ichigo annuì con espressione tesa, sforzandosi tuttavia di fare un passo avanti.
Non aveva idea di chi fosse quell’individuo ma le sembrava una persona degna di fiducia. –Esatto. E penso di potervi essere utile. –Spiegò, ignorando le occhiate scettiche degli altri due alieni. –Kisshu mi ha spiegato che non potete essere visti perché altrimenti verreste giudicati come traditori e che quindi non potete combattere direttamente contro i nemici. Ma io sono un essere umano e una paladina della giustizia, per me sarebbe perfettamente normale accorrere in difesa di una donna in pericolo. Quindi posso essere il vostro diversivo.
L’uomo annuì pensoso. –In effetti ha senso…ma sarebbe rischioso mandarti da sola…
-In questo caso andrò io con lei! –Lo interruppe l’alieno dagli occhi dorati, posando una mano sulla spalla della mew neko. –Dopotutto sono stato io a permettere che mi seguisse e inoltre sono già stato più volte etichettato come traditore, la mia pena in caso mi scoprissero non dovrebbe aggravarsi più di tanto, mentre per Pai è diverso, dato che la sua fedina è pulita.
La leader del gruppo mew sospirò rassegnata. –Per me va bene…a patto che tu mi copra semplicemente le spalle e non ti faccia vedere troppo. –Acconsentì, suo malgrado, scostandosi dalla sua fastidiosa presa e accingendosi a controllare a sua volta l’imbocco della via. –Ho come l’impressione che se dovessi mettere a repentaglio la tua vita, Luana mi ucciderebbe…
-Come dici?
-Niente, niente…direi che è il caso di andare! –Lo liquidò, abbandonando la protezione sicura del muro e lanciandosi nella mischia con espressione battagliera.
-Impaziente di rischiare la vita, eh ko-neko-chan…? –Kisshu ridacchiò, osservandola eseguire un salto perfettamente calibrato che la portò direttamente a combattere fianco a fianco con la donna che doveva proteggere, al centro del gruppo di nemici. Era stata una mossa sorprendentemente acuta, la sua: in quel modo avrebbe potuto proteggere la preda, senza dovere trattenere la potenza degli attacchi, anche se, così facendo, si era anche esposta ad un rischio maggiore.
-Tieni, mettiti questo. –Pai, si sfilò il pesante mantello di pelle, porgendolo al fratello. –In questo modo potrai aiutarla più agevolmente. Distogliete la loro attenzione dalla donna, a quel punto ci penserò io a portarla in salvo e Alain potrà lanciare il suo attacco.
Kisshu lanciò un’occhiata interdetta all’uomo in piedi accanto al compagno di squadra: doveva essere lui il grande eroe fuggitivo, nonché padre di Luana. Vi era qualcosa di imponente e austero nel suo modo di parlare e di muoversi, ma, in ogni caso, avrebbe dovuto rimandare ad un altro momento i convenevoli. Perciò si limitò a sorridergli e a calarsi il cappuccio sulla testa. –E’ un piacere conoscerla, signore. –Lo salutò, prima di teletrasportarsi silenziosamente accanto ad Ichigo e dare inizio alla battaglia.
Nonostante il piano sapientemente architettato da Alain e Pai, la loro squadra restava comunque in inferiorità numerica e lo scontro si rivelò più arduo e pericoloso del previsto, soprattutto perché le schiere nemiche, nonostante non fossero costituite da guerrieri di alto rango, erano ben addestrate nell’arte della spada e molti di loro indossavano armature metalliche difficili da scalfire.
Gli attacchi di Ichigo erano potenti ma tutt’altro che rapidi e questo la esponeva ogni volta a subire innumerevoli assalti, dai quali spesso non riusciva a difendersi.
Dopo una decina di minuti trascorsi in un’estenuante corpo a corpo, i due alleati si ritrovarono circondati e con le spalle al muro.
-Ichigo! –Gridò l’alieno dagli occhi dorati, dopo averla salvata per l’ennesima volta dal colpo di spada di uno dei guerrieri. –I tuoi attacchi sono troppo lenti, è meglio che tu eriga una barriera che vi protegga dai colpi! Ci penserò io ad allontanare i nemici da qui. –Così dicendo, mulinò i tridenti, trafiggendo uno dei combattenti in pieno petto e costringendo un altro ad indietreggiare. Tuttavia, proprio mentre stava per unire le due lame e formare una sfera di energia, qualcosa di duro e tagliente lo colpì ad una spalla minacciando di farlo cadere a terra.
-Maledizione! –Imprecò, tastandosi la parte lesa, dal quale aveva iniziato a scorrere copioso e denso sangue cremisi. –Non possiamo farcela così: sono troppi…ci serve un altro piano!
-E che cosa vorresti fare?! –Gli domandò lei, troppo impegnata a colpire con un calcio uno degli spadaccini e contemporaneamente a proteggere la donna umana alle sue spalle, per lasciarsi sopraffare dal panico.
-Pensi di riuscire a creare uno scudo abbastanza grande da inglobare tutti e tre??
-Penso di si, se restiamo molto vicini!
Kisshu, nonostante il dolore, si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto, indietreggiando fino a far aderire la sua schiena contro quella della giovane. –Perfetto! Fallo adesso! –Le ordinò estraendo contemporaneamente la sfera per comunicare con il fratello.
La mew neko non se lo fece ripetere due volte e, con un grido di battaglia, strinse il cuoricino peloso tra le dita creando una barriera circolare molto più ampia rispetto a quelle che era solita erigere.
-Bene! Ora non resta che comunicare a Pai il cambio di piano! –Esultò l’alieno, sfiorando la sfera con impazienza.
-Spero che si sbrighi!! –Ringhiò Ichigo, il volto contratto a causa dello sforzo immane. –Non so quanto tempo riuscirò a resistere!!
Per fortuna la risposta del compagno non si fece attendere. –Siete in difficoltà?
-Abbastanza. –Ammise Kisshu, senza riuscire a nascondere l’affaticamento della voce. –Pensiamo sia necessario un cambio di piano, se vogliamo uscirne vivi!
-Ovvero? –L’alieno dagli occhi viola non parve particolarmente preoccupato dalla sua affermazione, limitandosi a portare una mano al mento con fare riflessivo.
-Ichigo ha eretto una barriera protettiva attorno a noi. Al momento giusto ne erigerò una anche io…tu di ad Alain di lanciare il suo attacco. Se le due barriere reggeranno noi dovremmo uscirne illesi!
-Siete pazzi?! –La voce del generale proruppe prepotentemente attraverso l’apparecchio. –Se scateno tutta la mia potenza le vostre barriere non reggeranno che per pochi secondi, rischiereste di finire ammazzati!!
-Ci penserò io a teletrasportarci lontano prima che la barriera di Ichigo ceda! Ma dobbiamo sbrigarci! E’ la nostra unica possibilità! Se non ci proviamo, saremo tutti morti in ogni caso! –Rispose Kisshu irremovibile, preparandosi psicologicamente all’idea di una sua possibile dipartita. Non era così affezionato alla sua vita da avere paura…ma stavolta sentiva di non poter fallire, prima di tutto perché dal suo operato dipendevano anche la vita di altre due persone e poi perché…
L’immagine nitida di Luana apparve nella sua mente come un flash, cogliendolo alla sprovvista.
-State tranquilli, ce la farò! –Affermò con voce decisa, sentendosi determinato come mai prima d’ora.
Dall’altra parte dell’apparecchio seguirono parecchi secondi di silenzio, prima che la testa di Pai riaffiorasse sulla superficie dell’oggetto: ora non pareva più così calmo. –D’accordo! Mi fido di te. Vedi di non fallire o saranno guai per tutti!
-Promesso. –L’alieno chiuse la comunicazione, stringendo convulsamente i tridenti tra le dita. “Non fallirò” Continuò a ripetersi come mantra, sperando che quella frase fosse sufficiente a rendere il suo desiderio reale.
-Accidenti, non voglio morire… –Pigolò Ichigo, non appena vide la sagoma di Alain delinearsi all’orizzonte, le mani stese davanti a sé. Da quella distanza sembrava proprio un guerriero solitario e letale giunto dall’altro mondo apposta per ucciderli e lei si domandò come avesse potuto non rendersi conto fin dal principio della sua pericolosità.
-Se rimarremo in vita, dipenderà anche da te. Quindi concentrati! Sei pronta?
-Si. Sono pronta. –Affermò stringendo con più decisione la sua arma da combattimento tra le dita. Lo scudo che li proteggeva si inspessì ulteriormente. –Tu invece se restiamo vivi ricordami di picchiarti per i tuoi dannati piani suicidi!!
-Allora dovrò prepararmi psicologicamente a fronteggiare la tua incomparabile forza… -Kisshu fece per esibirsi in un ghigno sarcastico, ma poi vide un’ondata di energia devastante dipanarsi dalle mani di Alain e non vi fu più tempo per pensare. –Adesso Ichigo!! Concentrati!!! –Gridò, sollevando a sua volta i tridenti e piantandoli con decisione nel terreno fino a creare un’altra barriera.
La forza d’impatto dell’attacco fu così devastante da fare tremare il terreno e vibrare l’aria e, per un istante di puro terrore, l’alieno dagli occhi dorati temette che le loro misere protezioni non avrebbero retto e che sarebbero morti tutti sul colpo. Dopo mezzo secondo, tuttavia, iniziò ad udire le grida sorprese dei nemici travolti dall’onda di energia e si accorse di essere ancora in piedi, anche se a stento : la sua barriera infatti, si stava sgretolando come vetro a contatto con il fuoco e entro pochi attimi anche quella di Ichigo avrebbe fatto la stessa fine.
Senza perdere altro tempo, afferrò la ragazza e la donna per la vita, augurandosi di fare in tempo. –Forza dobbiamo andarcene!
Ichigo urlò con quanto fiato aveva in gola quando la barriera cedette definitivamente e l’onda minacciò di sovrastarli, ma a quel punto Kisshu aveva già attuato il teletrasporto e con le ultime energie rimaste aveva condotto le due donne alla base.
Fece appena in tempo ad avvertire il pavimento freddo sotto i suoi piedi, che le ginocchia gli cedettero e dovette appoggiarsi ancora una volta alla spalla della mew neko per non cadere. “Accidenti, devo aver consumato troppe energie nel mantenere attiva la barriera” Constatò, stringendo gli occhi per contenere le vertigini causate dalla stanchezza.
-Kisshu, che cos’hai?! –La ragazza gli rivolse un’occhiata alquanto preoccupata, cingendogli istintivamente la schiena con un braccio per aiutarlo a reggersi in piedi.
-Non preoccuparti, sono solo un po’ stanco.
La madre di Luana, osservando l’espressione altrettanto provata sul volto della ragazza, le si affiancò, offrendole un ulteriore sostegno. –Dove siamo? –Domandò poi, guardandosi attorno con curiosità.
-Questa è la base segreta dove io, Pai e un altro nostro fratello viviamo. –Rispose Kisshu, lasciando a sua volta correre uno sguardo per il laboratorio. –E’ strano che Taruto non si sia ancora reso conto del nostro arrivo.
Quasi fosse stato evocato dalle sue parole, quest’ultimo apparve con uno schiocco davanti a loro, seguito a ruota da Luana, che invece irruppe in modo molto più prepotente nella sala, spalancando la porta con un tonfo sordo. –Siete tornati!!! –Esclamò, non appena li vide, precipitandosi da loro con un enorme sorriso sulle labbra.
-Luana! –La madre le corse incontro, abbracciandola di slancio.–Stai bene, tesoro?
-Si, mamma, io sto bene! Sono sempre rimasta qui al sicuro…tu come ti senti?
-Sono solo un po’ ammaccata ma me la caverò. Però me la sarei vista brutta se non fosse stato per il tuo amico…
A quelle parole l’attenzione della giovane si spostò repentinamente dalla figura materna a quella del suo protetto e, rendendosi improvvisamente conto della straordinaria presenza di Mew Ichigo e del fatto che quei due fossero praticamente avvinghiati l’uno all’altra, il suo sorriso sbiadì. –Ma tu non avresti dovuto semplicemente parlare con lei? –Esordì freddamente, rivolgendo ad entrambi un occhiataccia così penetrante che avrebbe potuto carbonizzare un palazzo.
Kisshu, del tutto ignaro degli istinti omicidi della sua protettrice, si limitò ad esibire un ghigno di circostanza. –A quanto pare Pai ha avuto bisogno di aiuto, e così ci siamo ritrovati a combattere pesantemente con alcuni esponenti del nostro pianeta. –Spiegò, trattenendo a stento una smorfia dolorante.
A quelle parole, l’espressione cruda di Luana si addolcì appena. –Siete feriti? –Domandò in tono pratico, sciogliendosi dall’abbraccio materno per raggiungere i due combattenti.
Con un rapido sguardo, constatò che l’alieno presentava un brutto taglio alla spalla dal quale continuava a scorrere copioso sangue cremisi, era pallido e pareva alquanto provato, per contro Ichigo non sembrava ferita gravemente, tuttavia le sue braccia erano coperte di escoriazioni e i suoi capelli bruciacchiati. A quanto pare quei due dovevano avere combattuto fianco a fianco per proteggere i suoi genitori…
-Sorvolando sul motivo per cui ti sei portato dietro Ichigo… -Sospirò, sfiorandogli la spalla lesa per esaminare la ferita. –Possibile che tu debba ogni volta rischiare di finire ammazzato?!
-Mi dispiace. –Si limitò a rispondere quest’ultimo, negli occhi un’ombra di sincero pentimento.
-Non importa…ormai è troppo tardi. Ma lo sai che non dovresti rischiare così. –La mew alien scosse la testa con fare esasperato, per poi rivolgersi a Taruto, fino a quel momento intento a discutere con la nuova arrivata. –Per favore, va a prendere delle bende e del disinfettante dalle scorte dei medicinali, è il caso di medicarli.
-D’accordo. –Rispose il bambino, affrettandosi a dirigersi nel luogo indicato.
-Quando li trovi, portali nella stanza di Kisshu. Credo proprio che abbia bisogno di stendersi un po’.
-Non ho bisogno di stendermi!! E’ soltanto un graffio! –Obiettò quello in tono animato, affrettandosi ad allontanarsi dall’appoggio di Mew Ichigo per dimostrare che riusciva benissimo a reggersi in piedi da solo.
Nel farlo, tuttavia, si mosse un po’ troppo rapidamente e a metà dell’opera dovette bloccarsi a causa di una fitta lancinante all’altezza della spalla.
-Kisshu! –Osservandolo barcollare pericolosamente a causa del dolore, la mew alien si affrettò a sorreggerlo, posando istintivamente le mani sul suo petto e successivamente circondandogli la vita.
Fortunatamente il giovane non era molto più alto di lei ed evitare che cadesse non costituì un problema: il problema più grande si dimostrò invece essere la vicinanza eccessiva del suo corpo.
Avvertendo il suo respiro affannoso sul collo e il suo profumo invaderle le narici, infatti, il cuore della giovane ebbe un sobbalzo quasi doloroso, per poi iniziare a battere ad una velocità elevatissima. “Accidenti” Pensò, sforzandosi inutilmente di non arrossire. “Non posso cadere in iperventilazione per così poco…è ridicolo!”
Tuttavia, il fatto che le sue dita avessero registrato la perfetta definizione dei muscoli del giovane e accolto con piacere il peso del suo petto, non le rese minimamente facile articolare dei pensieri coerenti.
Fortunatamente, in quel momento ci pensò sua madre a distoglierla dal groviglio caotico dei propri pensieri. –Se non vuole stendersi sul letto, credo almeno sia il caso di farlo sedere. –Suggerì, indicando con un gesto il tavolo del laboratorio.
-Ottima idea! –Esclamò, più che felice di avere una scusa per allontanarsi dall’influenza del corpo dell’alieno: in fondo era ancora parecchio arrabbiata con lui…soprattutto dal momento che quest’ultimo non si era fatto scrupoli a reclutare la sua ex nemica nella squadra.
Kisshu poteva anche essere incline al perdono, ma lei non riusciva a dimenticare la visione del suo corpo, trapassato dalla spada di Deep Blue e la sua fine ingloriosa causata da quella donna senza cuore.
Se davvero Ichigo era così importante, perché il suo protetto non si faceva aiutare da lei, anziché pretendere sostegno dalla sua brutta copia?!
Tuttavia, osservando il suo viso pallido e madido di sudore, non riuscì ad odiarlo a causa dei suoi sentimenti e si limitò a rivolgere la sua frustrazione verso la mew rosa, rivolgendole uno sguardo di fuoco. –Forza aiutami a portarlo fino al tavolo. Dobbiamo medicarlo.
Quella sobbalzò, colta alla sprovvista dal suo tono rude –S-si, c-certo! –Esclamò, affrettandosi a darle una mano.
Avevano appena terminato di sistemare il giovane ferito sul tavolo, quando si verificò un altro brusco spostamento d’aria che portò con sé le figure di Alain e Pai.
-State tutti bene!? –Domandò il primo, in tono concitato, cercando con lo sguardo la figura della moglie. –Grazie a dio, Sarah! Credevo fossi stata travolta dal… -S’interruppe bruscamente, non appena notò la presenza di Luana, seduta accanto a Kisshu.
La sua prima espressione fu di gioia assoluta, in seguito repentinamente sostituita da confusione e preoccupazione. Il conflitto interiore causato da questi sentimenti fu talmente ampio da costringerlo a rimanere immobile per parecchi istanti, finché la ragazza non balzò giù dal tavolo, correndo ad abbracciarlo con gli occhi pieni di lacrime e affondando il viso nella sua giacca.
-Papà! –Gemette, stringendolo con tanta foga da rischiare di soffocarlo. –Per fortuna stai bene! Credevo che saresti morto!!
-Sta’ tranquilla, i tuoi…amici sono venuti a prendermi prima che potessi rimanere ferito. –La rassicurò l’altro, accarezzandole dolcemente la testa, sollevato dal fatto che quest’ultima non ce l’avesse con lui a causa dei segreti che aveva dovuto tenerle nascosti.
Ichigo, in piedi dietro di loro, spalancò la bocca, non potendo credere alle proprie orecchie. –Ha detto PAPA’?? –Domandò esterrefatta a Kisshu, il quale per tutta risposta fece spallucce.
-Te l’avevo detto che era una lunga storia…
-Vorresti dirmi che quel tizio che ha rischiato di ammazzarci tutti con un solo attacco, sarebbe il padre di Luana?!?
-A quanto pare.
La mew Neko deglutì, osservando ancora una volta quella strana riunione familiare. –Questo spiegherebbe molte cose in effetti… -Constatò, con voce tremante.
-Accidenti… -Mugugnò Luana con voce risentita, una volta che ebbe terminato di versare lacrime di sollievo. –Avresti potuto anche dirmi che eri un alieno! Hai idea di quanto io ci sia rimasta male?
Alain s’irrigidì udendo quelle parole e intuendo,suo malgrado, di avere cantato vittoria troppo presto. –Cerca di comprendermi, volevo proteggerti in caso uno dei miei complanetari avesse tentato di fare ricerche. Meno avessi saputo, meno saresti stata in pericolo!
-Beh non è servito a molto, considerato che mi hanno trovata eccome!
-A quanto pare ho eseguito male i miei calcoli. –Ammise abbassando il capo. –Ma se te l’avessi detto, avresti vissuto per anni con il terrore di venire attaccata o rapita e io non volevo darti questo peso da portare sulle spalle.
La giovane scosse la testa incrociando le braccia con fare ostinato. –Avresti potuto insegnarmi da prima a difendermi, come hanno fatto loro! –Ribatté irremovibile, indicando Pai, il quale sollevò un sopracciglio con espressione interdetta: non voleva essere utilizzato come pietra dello scandalo in un litigio tra padre e figlia.
-A proposito di questo…mi spieghi come mai conosci queste persone?
-Perché un paio di mesi fa, si sono presentati a casa mia e mi hanno chiesto aiuto. –Spiegò lei, in tono spiccio. –Ero l’unica persona in grado di aiutarli in quel momento, così ho accettato.
-L’unica persona…
-Esatto. Però loro a quel tempo non sapevano che io fossi per metà aliena. L’abbiamo scoperto da pochissimo.
-Oggi, per l’esattezza. –Intervenne Taruto, ricomparso con una quantità industriale di bende e medicinali di dubbia provenienza tra le braccia.
A quelle parole l’alieno fuggitivo socchiuse gli occhi, in preda alla confusione. –Ma se le cose stanno così, che utilità pensavano avresti potuto avere, per i loro scopi?
Pai, s’irrigidì, avvertendo un brivido freddo di avvertimento percorrergli la schiena: la conversazione stava per andare a toccare nodi incandescenti. –In realtà… -Esordì, tentando di spostare l’attenzione su argomenti meno scottanti, ma a quel punto la mew alien aveva già pronunciato le parole magiche.
-Beh perché il mio DNA è in grado di ospitare i geni di un animale…come quello di Ichigo. Così sono diventata una guerriera e ho combattuto al loro fianco.
Un istante di puro gelo seguì quelle parole pronunciate candidamente, istante durante il quale il colorito di Alain assunse una tonalità a dir poco terrea. –Stai dicendo che hanno modificato il tuo dna? –Domandò, una calma così gelida nel tono di voce da preannunciare tempesta.
Rendendosi conto dell’improvvisa tensione sul volto del padre, la ragazza cercò di rendere le proprie parole più facili da digerire. -Beh…si! Ma non mi hanno costretta a fare nulla che io non volessi e sono molto felice che… -Non riuscì tuttavia a terminare la frase, perché Alain in quel momento parve risvegliarsi dal suo stato catatonico e con un movimento fulmineo si avventò su Pai, scaraventandolo a terra con un pugno. -Tu maledetto!! Hai osato trasformare mia figlia in un abominio della natura?!? –Gridò, fuori di sé dalla rabbia, puntandogli contro un globo di energia concentrata.
Sarah, cacciò un urlo e Taruto lasciò cadere di botto tutto l’occorrente per la medicazione, intenzionato ad evitare che il fratello finisse ammazzato. Tuttavia, venne trattenuto all’ultimo secondo da Ichigo e Kisshu, i quali conoscevano fin troppo bene gli straordinari poteri dell’uomo ed erano altrettanto decisi a fare in modo che il bambino non ne restasse coinvolto.
Pai strinse i denti, accusando il colpo ricevuto precedentemente alla mascella. Era stato consapevole fin da subito dei pericoli che una tale confessione avrebbe potuto scatenare, ma quando era giunto il momento di difendersi, si era mosso troppo lentamente e non era riuscito ad evocare la sua arma da combattimento. Se ora fosse morto, sarebbe stata solamente colpa sua, per essersi lasciato distrarre dalle parole della ragazza e non avere mantenuto la concentrazione.
Trattenne un gemito, avvertendo il calore infuocato del globo energetico sfiorargli il volto, tuttavia prima che la sua pelle potesse venire bruciata, fu Alain ad essere colpito pesantemente al fianco e scaraventato di lato.
Ritrovandosi improvvisamente libero dalla sua presa soffocante, Pai balzò in piedi, rendendosi conto con stupore che era stata proprio la figlia a colpire il padre con un colpo da maestro e che, sebbene quest’ultima non avesse pronunciato nessuna formula per la trasformazione, quello che reggeva tra le dita era indubbiamente il bastone che utilizzava durante i combattimenti.
-Non ti permetterò di ucciderlo. –La udì ringhiare in tono perentorio, mentre il suo corpo cambiava aspetto e sul capo le spuntavano le orecchie da gatto. –Ricorda che ti ha salvato la vita! Come puoi attaccarlo!?
Alain tossì, tastandosi il fianco con espressione dolorante e lanciando a sua volta uno sguardo incredulo alla ragazza. –Quindi lo difendi…? –Mormorò con voce spezzata.
-Ti voglio bene, papà e so che deve essere dura per te accettare il mio cambiamento…ma sono altrettanto affezionata a loro e ho profondo rispetto per Pai. Quindi se proverai a fargli del male…non esiterò a difenderlo. –Rispose lei, negli occhi una decisione assoluta, quasi dolorosa.
Fortunatamente bastarono quelle parole ferme a riportare la calma e a sventare i propositi omicidi di Alain. A quel punto la conversazione dirottò su argomenti pratici, come i luoghi dove lui e sua moglie sarebbero dovuti andare a vivere da quel momento in poi e la decisione di Luana di separarsi da loro per rendere più difficile la ricerca ai nemici.
-Almeno se dovessero catturarci non ci troverebbero tutti nello stesso posto. E io sarò molto più protetta qui, che in qualunque altro posto. –Spiegò, senza riuscire ad evitare di mordicchiandosi il labbro con fare nervoso. Era la prima ad odiare le separazioni, ma per il bene degli alieni era consapevole che qualche sacrificio andava affrontato.
E la sua solitudine sarebbe stata ripagata dall’idea di aver provveduto a mantenere al sicuro i propri genitori che, d’altro canto, avrebbero cercato rifugio in un'altra delle basi aliene create da Pai e sarebbero perciò rimasti costantemente in contatto con lei.
Mentre li osservava perdersi nei preparativi per il trasferimento, non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo, ritrovandosi a pensare che dopotutto quei cambiamenti avrebbero potuto portare anche a dei risvolti positivi.
Ma non era del tutto certa che sarebbe riuscita a sopravvivere alla nuova e improvvisa vicinanza forzata con Kisshu e alle sue rinnovate manie da pervertito verso Ichigo.



Come potete notare questo capitolo è parecchio più lungo degli altri...ho pensato più volte di spezzarlo e aggiungere l'ultimo pezzo al capitolo successivo ma poi ho deciso che nel prossimo mi occuperò di temi un po' meno militari ed un po' più romantici, date le novità che stanno avvenendo nel cuore dei personaggi.;)
Spero che nonostante la lunghezza, riuscirete comunque ad arrivare fino alla fine e a lasciarmi un commentino! Ci tengo veramente molto!
E con questo vi saluto! Sperando di riuscire a salutarvi di nuovo tra pochi mesi!!
Alla prossima!!
MoonBlack
  
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