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Autore: funklou    09/12/2013    16 recensioni
Al Norwest Christian College le cose vanno così: o sei popolare, o non sei nessuno.
Ma c'è anche chi, oltre ad essere popolare, è anche misterioso, quasi pericoloso. E nessuno sta vicino al pericolo.
Tutti sapevano quello che Luke Hemmings e i suoi amici avevano fatto.
Ricordatevi solo una cosa: le scommesse e i segreti hanno conseguenze.
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Dal secondo capitolo:
"A me, invece, non sembri un tipo così pericoloso. Forse strano" affermò Avril, senza distogliere l'attenzione dal suo libro.
"Due." Si guardò intorno, in cerca di un banco libero.
"Due?"
"Due."
"Cosa significa?" Alzò lo sguardo e lo guardò confusa.
"Sinceramente? Nulla. Quando non so cosa rispondere, o quando non voglio rispondere, dico due." Scrollò le spalle, come se fosse la cosa più ovvia e si allontanò.
"Questo conferma la mia teoria, Hemmings."
Doped!Luke
Scene di droga esplicite. Se ne siete sensibili, non aprite.
Il trailer di Two: http://www.youtube.com/watch?v=NE35nheHyZY
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Michael/Luke/Calum/Avril!Drunk

"Non puoi comandarmi." asserì Luke quando il baciò finì, affondando lo sguardo nel suo, più serio che mai.
Iniziò a toccare i fianchi di Avril, che stette in silenzio sotto il suo tocco e poggiò una mano sul collo del ragazzo. Avevano bisogno di sentirsi e di toccarsi, era evidente. 
"Hai capito?" continuò lui, per poi catturare ancora una volta le sue labbra. 
Avril continua a pensare che avrebbe dovuto smetterla di pensare al fatto che Luke fosse davvero lì, che quelle labbra fossero così morbide, che quelle mani fossero posate sui propri fianchi. Quella stanza stava iniziando ad essere troppo calda, troppo piccola, troppo opprimente. 
"No." gli rispose, perché era una ragazza determinata, lei. Non poteva lasciarlo andare. 
Luke assottigliò gli occhi, aumentò la presa, insinuando poi una mano sotto la felpa. Avril tremò, forse per la sorpresa, forse per la paura. 
"Nessuno mi disubbidisce, io faccio quello che voglio." affermò bisbigliando vicinissimo al suo orecchio, facendo scontrare ancora di più il suo corpo a quello di Avril. Quest'ultima era bloccata, non riusciva a fare niente. Sentiva solo la sua voce bassa, i loro respiri affannosi e le mani di Luke che vagavano ovunque. 
A quel punto, non trovò le parole da pronunciare, troppo presa dalla situazione. Sentì i denti di Luke afferrarle il labbro inferiore e gemette. 
Allora al ragazzo si formò un ghigno sul viso e "Stasera." esordì e si fermò per lasciarle un ultimo bacio umido sul collo "Vieni con me al Gens." 
Avril rimase sorpresa per quella iniziativa, ma non trovò il coraggio di ribattere. Anzi, si ritrovò ad annuire, facendogli comparire un'espressione soddisfatta. Distolse lo sguardo e lo abbassò: aveva visto fin troppo azzurro, per quel giorno. Luke non l'aveva mai guardata per così tanto tempo, e un po' si sentì vulnerabile, più incerta sul compito che si era affidata da sola, e più... Grigia. 
Poi il biondo si scostò, lasciandole lo spazio necessario per scansarsi da quella posizione. Senza proferir parola aprì la porta ed uscirono da quella classe che lei non aveva nemmeno notato, perché tutto, all'improvviso, era diventato solo Luke. Si inoltrarono tra i corridoi e sperò solo che nessuno li vedesse. Però, dietro le vetrate della porta principale, la sagoma di una Vicky fin troppo spazientita se ne stava fuori dalla scuola.
Avril si insultò almeno dieci volte nella testa. Come aveva potuto dimenticarsi di lei? E soprattutto, non era in una buona posiziona, poiché a pochi centimetri da lei aveva Luke Hemmings. 
Si irrigidì subito e, quando Luke la precedette ed aprì la porta, voleva solamente diventare invisibile. Vicky, al suono della maniglia che si abbassava, si girò di scatto e lo sguardo che dedicò al biondo non era per niente amichevole. Ma quell'occhiata peggiorò quando vide che al suo fianco ci fosse proprio Avril. 
"Avril?" chiese confusa "Ti stavo aspettando da almeno dieci minuti." disse e si soffermò su Luke. Questi la guardava impassibile e "Luke." si presentò porgendole una mano. 
Vicky osservò quella mano con disgusto e non ci pensò neanche un secondo di stringergliela. Il ragazzo alzò le spalle e "Mestruata." bisbigliò a bassa voce tra sé e sé.
Avril si passò una mano sulla fronte, perché quel quadretto non era affatto previsto, non voleva che ci fosse tutta quella tensione tra i due. Pregò quindi che quel bisbiglio non arrivasse alle orecchie di Vicky, ma ogni sua speranza fu distrutta quando la vide assottigliare gli occhi e stringere i pugni.
"Andiamo, Vicky..." 
"No!" urlò facendola sobbalzare "Tu! Devi lasciare stare mia cugina, ti è chiaro?" 
Ma Luke sogghignò e "Puoi venire anche tu con noi stasera." affermò.
"Dove? E ancora vuol dire 'anche'?" spalancò gli occhi.
Avril rimase lì, spettatrice della scena, come se avesse i piedi inchiodati al pavimento. Aveva il cuore con un battito impazzito, perché sua cugina solo in quel momento scoprì la vera relazione che aveva con Luke, che sicuramente immaginava più distaccata. Abbassò così gli occhi quando "Stasera Avril verrà con noi in un locale, e se vuoi sei invitata." pronunciò il biondo.
Vicky rivolse, questa volta, tutte le attenzioni alla cugina, poi scosse la testa. 
"Hai fatto tutto ciò che ti avevo detto di non fare, Avril."
"Lo so, ma lui non è come credi. Ti sei fatta un'idea sbagliata." Avril sentiva il petto pesante, perché dietro a quelle parole c'erano finte verità. Luke era uno spacciatore, un drogato, ma soprattutto un ragazzo segnato dalle mancanze. E si sentiva in dovere di difendere e proteggere quella nuova scoperta, perché quel ragazzo era una vera e propria trovata.
Entrambi le puntarono gli occhi addosso: Vicky con l'espressione scioccata, Luke soddisfatta.
"Senti, torniamo a casa." sbottò la cugina, girandosi e scendendo le scale furiosa. 
"Penso di sentirmi in colpa."
"Io no."
Quella fu l'ultima conversazione, poi Avril gli diede le spalle e raggiunse la Range Rover. Esitò prima di aprire la portiera, prese un respiro profondo ed entrò nella macchina. Non riuscì a rivolgere lo sguardo a Vicky, semplicemente perché sentiva la coscienza così sporca. La vide solo inserire le chiavi, girarle e poggiare le mani al volante con un nervosismo che non faceva altro che accrescerle il senso di colpa. È vero: aveva disubbidito, ma era palese la situazione, ed era sicura che la cugina sapesse già tutto. E non capiva a cosa fosse dovuta tutta quella rabbia.
Il protagonista di quel tragitto fu solo un silenzio pesante, colmo di rabbia e parole taciute. Quando arrivarono nel viale di casa Hemmings, Avril non ce la fece più, così si lasciò andare ad un "Mi dispiace." 
Ma Vicky non distolse le iridi dalla strada. "Non fa niente." mentì spudoratamente. 
Ad Avril venne solo un'assurda voglia di piangere, perché odiava mentire, disubbidire e deludere le persone. Però chiuse la portiera e, dopo essersi girata un'ultima volta verso la Range Rover, entrò in casa.
Ed è qui che si ricordò di cosa avesse dovuto sopportare tra quelle mura. Perché appoggiata alla porta della cucina c'era proprio sua madre, che probabilmente non aspettava nient'altro che il suo ritorno. Era pallida, spettinata, col viso stanco e con due occhiaie che spegnevano quegli occhi lucidi. Allora Avril si arrese, lasciando così che le lacrime scendessero sulle sue guance rosse per il freddo. Anche sua madre stava soffrendo e lo poteva vedere. Si avvicinò alla donna e si abbracciarono così forte, illudendosi di poter risanare da sole tutte le ferite. Sentì una mano accarezzarle la schiena e un singhiozzo sfuggito, facendole capire che ormai erano in due a piangere. Quell'abbraccio significava molto per entrambe: sapevano che, qualunque cosa fosse successa, alla fine sarebbero sempre tornare l'una dall'altra, perché erano i pilastri di loro stesse. 
Avril percepì finalmente di essere entrata nella propria casa, e non più in un luogo qualsiasi. 
Quando sciolsero quell'abbraccio, si guardarono e allo stesso momento "Scusa." pronunciarono. Scoppiarono in una timida risata, asciugandosi le lacrime. 
"È andato via." parlò la madre, senza aver bisogno di esplicitare.
"Ho solo bisogno di sapere il motivo per il quale era qua."
"Ha detto che voleva vedere come ce la cavavamo, se era tutto a posto, ed è pur sempre tuo padre."
Padre. Avril sentiva una rabbia non appena veniva pronunciata quella parola. Aveva smesso di esserlo quando si era creato una nuova famiglia, quando aveva rinnegato l'amore paterno, dimenticandosi di chi fosse realmente la sua, di famiglia. 
Fece una smorfia, ma non ebbe da ridire niente, altrimenti sapeva che quella discussione si sarebbe prolungata per il verso sbagliato.
"Come vuoi, ma ora vado a studiare. Stasera devo uscire." 
"Mi sono persa qualcosa?" le chiese con un po' di malizia nel tono.
"Tante cose, in realtà." le rispose quando ormai era sull'ultimo gradino della scale. 

Avril si era decisa finalmente di studiare scienze, perché non voleva farsi trovare impreparata una seconda volta. Quel giorno non poteva neanche andare al sasso per il troppo freddo.
Sbuffò tra i libri, ne aveva abbastanza di quella stupida materia. Scese al piano di sotto per prendersi un bicchiere di acqua, non trovando sua madre, poiché probabilmente si era addormentata. Prese il cellulare e notò esserci un messaggio ricevuto alle 16:33. 

19/02/2013 16:33
Scendi alle 22. 

Era Luke, l'avrebbe riconosciuto anche se non avesse salvato il suo nome nel telefono. Smise di bere e poggiò il bicchiere sul tavolo, cercando di placare tutta quella strana angoscia. Ogni giorno si ritrovava a fare a cazzotti con se stessa: era così impegnativo salvare Luke che si continuava a chiedere come potesse andare avanti in quel modo, doveva riguardare la lista dei motivi per il quale non l'aveva ancora lasciato. Ma Avril non sapeva andarsene. Luke era forse l'unica persona che avrebbe seguito in ogni posto, era l'unica persona che non si sarebbe mai stancata di guardare, perché, diamine, le piaceva. Eppure il pensiero di Melbourne, di Jason, della vecchia vita che conduceva, della droga che Luke si iniettava e le liti che si prolungavano con Vicky portava a riflettere su una cosa sola: ne valeva davvero la pena? 

19/02/2013 16:36
Va bene.

Digitò veloce, forse per aver paura di cambiare idea. Era la risposta alla domanda che le martoriava la testa.

Così le ore passarono velocemente, più di quanto si aspettasse. Luke sarebbe arrivato tra una decina di minuti, ed Avril continuava a passare davanti allo specchio del bagno. Più si guardava e più diventava insicura. Fu quasi sollevata dal quel clacson che suonò, in modo da non far aumentare quei complessi che le facevano quasi girare la testa. Recuperò la borsa, il cellulare e, dopo aver spento tutte le luci, uscì di casa. Salì in macchina rapidamente per non far sostare Luke ancora di più e sentì subito l'aria condizionata che la riscaldava.
"Ciao." esordì lui, come al solito freddo e distaccato.
Avril lo osservò dalla testa ai piedi e "Ciao." ricambiò sorridendo, rendendosi conto di quanta bellezza avesse davanti. 
"Non è venuta allora la tua amica." constatò mentre fece partire la macchina.
"Non è facile da convincere, e crede che tu abbia ucciso Ashton." 
Luke incassò quella frase in silenzio, con lo sguardo concentrato e fisso sulla strada. Avril si sentì schifosamente in colpa.
"Scusa." cercò invano di rimediare, ma lui non si spostò di un solo centimetro, mantenendo lo stesso sguardo impassibile. 
Le faceva male vedere il dolore che provava scorrergli dentro senza esternare niente, le faceva male soprattutto perché quelle parole erano uscite dalla sua bocca.
La serata era iniziata decisamente male. 
Comunque, nel giro di pochi minuti si ritrovarono nel parcheggio buio del Gens. Nell'esatto momento in cui scesero dalla macchina, Michael e Calum stavano parcheggiando i loro motorini vicino all'entrata. Avril e Luke li raggiunsero taciturni, ma quando la ragazza vide Calum togliersi il casco e sorriderle, non poté che ricambiare e avvicinarsi a lui. Gli schioccò un bacio sulla guancia e il moro rise.
"Chi si rivede!" 
"Ma se ci siamo visti oggi a scuola!" disse lei mantenendo quel sorriso amichevole. Calum si finse offeso e scese dalla moto.
Avril si girò e guardò Michael che aveva appena parcheggiato e non seppe cosa fare. Quella mattina l'aveva trattenuta e l'aveva fatta incazzare da morire, ma in fondo aveva agito per il suo bene.
"Ehi." esordì lui, accennando un timido sorriso. 
A quel punto non poteva starsene lì impalata, così "Ciao." lo salutò anche lei. 
Sentì poi un braccio scontrarsi con il suo e vide Luke passarle di fianco. Aveva forse cercato di attirare la sua attenzione per metter fine a quella piccola conversazione avvenuta con Michael? Rimase basita. Decise comunque di seguirlo, entrando finalmente nel locale. 
Disprezzava quel posto ai massimi livelli, faceva esteticamente schifo. I tavoli sembravano messi lì a caso, la gente che ballava era davvero poca, poiché tutti se ne stavano a sbronzarsi al proprio tavolo, e la luce era quasi inesistente. Ma, come l'altra volta, il tavolo a cui si andarono a sedere rimaneva sempre uno dei più appartati e più bui. Avril fece attenzione a non inciampare da nessuna parte, mentre Calum dietro di lei se la rideva. 
Finalmente riuscì a prendere posto, e il moro la affiancò, facendo si che Luke e Michael stessero di fronte a loro.
"Ho sete!" si lamentò il moro, iniziando a chiamare il cameriere. 
In un batter d'occhio fu già lì.
"Buonasera ragazzi, ditemi tutto."
"Un qualcosa di forte, scegli tu, mi fido!" ordinò per primo.
Il cameriere annuì e poi guardò Avril. Quest'ultima si aspettava che prendesse le ordinazioni su un foglio, e invece memorizzava tutto. Quel posto non smetteva di stupirla.
"Non saprei... Quello che prende lui." indicò Calum. 
Luke poi prese un Cuba Libre e Michael andò sul classico, ordinando una birra. 
"Non prendertela con me se quello che ci porterà farà schifo." asserì Calum quando il cameriere se ne andò.
"Almeno se ci ubriachiamo lo facciamo insieme." scherzò Avril, rendendosi conto solo dopo del doppio senso che aveva involontariamente detto. Non passò inosservato agli altri tre che sogghignarono, facendole andare in fiamme le guance.
"Non intendevo quello!" 
"Pervertita!" la schernì il moro.
"Uffa, non si può più dire niente." 
Tra un discorso e l'altro, il ragazzo delle ordinazioni arrivò con i loro alcolici e li congedò poi con un sorriso.
Avril assaggiò quel liquido trasparente e sentì la gola bruciare, così tanto da farla tossire. 
"Stai bene?" intervenne Luke che sembrava quasi preoccupato. 
"Sì, ma questo coso è davvero forte!"
"Credo sia l'Invisibile." affermò Calum che beveva tranquillamente lo stesso alcolico. "È forte, avrà sui 30 gradi." 
Avril diede un altro sorso e storse un'altra volta la bocca. Sentiva il liquido scenderle dentro e bruciare, quell'Invisibile probabilmente se l'avesse bevuto tutto l'avrebbe devastata.
"Dammi qua." ordinò Luke, poggiando il suo Cuba Libre. Avril glielo passò facendolo scivolare sul tavolo e, quando ne bevve un sorso, "Minchia!" imprecò, impressionato anche lui. "Se vuoi ti lascio il mio, tanto ora devo andare un secondo via." 
Avril si stupì per quella gentilezza nascosta dietro ad un semplice gesto. E poi, il fatto che potesse bere dallo stesso suo bicchiere, la rendeva più propensa ad accettare. Allora fece un cenno con la testa, e Luke glielo porse.
"Vado un attimo da Daniel." annunciò guardando Calum e Michael. Si alzò e Avril lo seguì con lo sguardo, vedendolo uscire da una porta secondaria. 
Quel nome Daniel le mise un'ansia assurda. Sorseggiò l'alcolico di Luke, che era decisamente meglio del suo, e osservò Calum. Ora che aveva scoperto della sua tossicodipendenza poteva permettersi di venire a conoscenza di questa persona, in fondo cosa poteva esserci di peggio?
"Calum," lo chiamò "chi è questo Daniel?" 
Michael quasi sputò la birra nel bicchiere, facendo sobbalzare Avril.
"Sa già tutto, tranquillo." gli disse Calum, e l'altro si rilassò. "E comunque è tipo lo spacciatore capo, consegna droga da vendere a Luke." 
La ragazze sentì le stesse sensazione provate quando scoprì che Luke si bucava. Il fatto era che non riusciva davvero a farsene una ragione, ed ogni volta che si accennava quell'argomento percepiva una fitta al cuore. 
Avril riprese il suo bicchiere e fece almeno tre sorsi: quel bruciore era meglio delle fitte. 
"Deve vendere anche stasera?" chiese.
"Mi sa di no, altrimenti sarebbe già uscito prima." fu Michael a parlare, quella volta. Si scontrò con quelle iridi chiarissime, trovandole più serene e tranquille rispetto al solito.
Ma poi le sentì, le note di quella canzone. Le sentì come pallottole piantate nella carne, forte come il rumore dei ricordi che cadevano sul pavimento. 

This place is so empty, my thoughts are so tempting. I don't know how it got so bad. Sometimes it's so crazy that nothing can save me, but it's the only thing that I have.

Questo posto è così vuoto, i miei pensieri così tentanti. Non so come può essere andata così male. A volte è così strano che nulla può salvarmi, ma è l’unica cosa che ho.

Ad ogni parola beveva nervosamente l'alcolico che ormai era finito. Sentiva di star congelando e allo stesso tempo sudando, sentiva il bruciore pervaderla, la testa che pulsava e non gliene fregava niente. Calum la guardava un po' stranito, così come Michael.

If you believe it's in my soul, I'd say all the words that I know just to see if it would show that I'm trying to let you know that I'm better off on my own. 
On my own.


Se tu ci credi è nella mia anima, ho detto tutte le parole che so solo per vedere se avessero mostrato che sto provando a farti capire che sto meglio da solo.
Da solo.


E quel da solo, così calcato e isolato le fece sbattere sul tavolo il bicchiere. Quella sera, Pieces dei Sum 41 proprio non le andò giù. Si portò una mano sulla fronte: stava impazzendo con quelle fottute parole che picchiavano ferocemente. Le stavano entrando sotto pelle, doveva respirare e inspirare. Quelle parole distruggevano ogni sua intenzione, e stava provando a convincersi che non fossero vere. Non stava meglio da sola, Avril doveva affiancare e sostenere Luke. Non era vero nemmeno che Luke non la salvasse: potevano salvarsi a vicenda. 
Le voci, da quel momento, le arrivarono distanti, tutte tranne quella della canzone, che sembrava urlare di lasciar perdere Luke. 
"Voglio un altro bicchiere." disse decisa, ma prontamente Calum scosse la testa, mimando un 'no'.
"Ne ho bisogno." affermò con un tono che non voleva lasciar trasparire repliche.
"Sei già brilla, Avril, ho detto di no."
Avril sbuffò, non riusciva più a soffocare quelle note maledette.
Quel 'da solo', che echeggiava da tutte le parti, la mandava fuori di testa. 
"Ma stai bene?" le chiese il moro, vedendola così scossa.
"Non credo." 
E la canzone finì.
"Questa merda non ti ha fatto bene... Sta arrivando Luke, forse è meglio che ti porti a casa."
Ed Avril non ebbe nemmeno il tempo di replicare, perché una ragazza, con un viso familiare, si avvicinò al loro tavolo e "Ciao!" trillò.
I tre seduti si guardarono confusi.
"Ancora da queste parti?" domandò con una punta di fastidio che ad Avril non passò inosservata. Vide poi Luke avvicinarsi a loro, ma fermarsi a pochi metri di distanza non appena realizzò che ci fosse anche quella ragazza. Rimase a fissarla fermo sul posto, ed Avril non seppe davvero cosa ci fosse in corso in quel momento.
La ragazza non rispose nemmeno a Calum, si girò e osservò Luke con uno sguardo che Avril non seppe decifrare. La vide, però, la tempesta in pieno svolgimento negli occhi del biondo, la vide trapassargli in quelle iridi azzurre e solo in quel momento ricordò. Quella ragazza, come le aveva spiegato giorni fa Calum, era la ex fidanzata di Ashton. 
"Ci si rivede, Lukey." 
Le comparve un sorriso malizioso che fece inviare una fitta al petto di Avril che sembrava simile a quelle ricevute durante Pieces. 
"Non chiamarmi così." ringhiò Luke.
Quella scoppiò in un'irritante risata e "Tempo fa non ti dava fastidio, però." ribatté prontamente.
"Hai detto bene: tempo fa. Fammi un favore, se non sei venuta qui per qualcosa di serio, vattene."
Quelle parole erano state sputate così freddamente che fecero gelare Avril, nonostante non stesse parlando con lei. Non sapeva perché tra quei due circolasse tanto odio, eppure nemmeno a lei stava simpatica quella ragazza.
"In realtà..." iniziò lei, interrotta poi bruscamente da un Luke frettoloso.
"In realtà cosa?"
"In realtà ci sono delle cosa che potrei dirti." 
"E dimmele, allora."
Sorrise beffardamente e "Pare che i genitori di Ashton abbiano divorziato, e che il nuovo compagno di sua madre sia stato visto qui a Sydney." affermò.
Luke trasalì e fermò per un attimo ogni cellula del suo corpo.
"Cazzate." 
"Come vuoi, mi sono solo sentita in dovere di dirtelo." alzò le spalle e li congedò con un: "Divertitevi.", guardando prima Luke e poi Avril.
Calò il silenzio e Luke si andò a sedere di fianco a Michael. 
"Da quanto era qua?" 
"Un secondo prima che arrivassi tu." parlò Michael con un tono calmo, nettamente in contrasto con quello duro di Luke. 
Avril non sapeva cosa avesse fatto con Daniel fuori dal locale e non riusciva a spiegarsi molte cose, come ad esempio l'astio che lo univa a quella ragazza. Era solo confusa.
"Un altro giro?" propose Luke a mo' di annuncio e tutti e tre annuirono.

La serata era continuata discretamente bene tra un sorso e l'altro e discorsi senza un vero filo logico. Nessuno di loro era completamente lucido, però perlomeno Avril aveva messo da parte ogni tipo di dubbio e preoccupazione. Erano appena usciti dal Gens e, con la poca coscienza che li restava, decisero di andare a piedi a casa di Michael, quella più vicina. Calum continuava a ridere per le guance velate di un rosso accennato sulle guance di Avril a causa dell'alcol, Michael invece per Luke che, avendo perso i riflessi, si era andato a scontrare contro una ringhiera. Avril rise per tutta la durata di quel tragitto, si sentiva spensierata e come se potesse fare tutto senza andare incontro a delle conseguenze. 
"Ragazzi, mi sa che la mia casa era quella che abbiamo passato un paio di minuti fa." disse Michael, provocando ancora le risate di tutti. Fecero dietrofront e finalmente riuscirono ad arrivare all'abitazione. Avril vedeva ma non si accorgeva. Guardava le mura di quella casa, ma dopo un secondo quelle immagini se le dimenticava. Michael ci mise un'eternità ad aprire la porta e, quando portò a termine quell'impresa, la prima a fare il suo ingresso fu Avril, che inciampò sul basso gradino. Calum la prese da dietro per i fianchi, riuscendola a sollevare per evitare una garantita caduta. Quando tutti furono dentro, Michael richiuse la porta e andò a prendersi un bicchiere d'acqua. 
Avril osservava i quadri di quella casa che la attiravano particolarmente: vedeva varie facce con diverse espressioni, dipinte tutte con colori accesi; alcune mettevano un'assurda inquietudine. La sua attenzione per quei quadri poi svanì del tutto quando sentì due mani cingerle i fianchi. Si girò di scatto verso la figura che aveva di fianco, scoprendo che fosse proprio un Luke ubriaco fradicio, molto più di lei. Le posò la testa sulla spalla e ad Avril venne spontaneo sorridere.
"Ho sonno." soffiò lui, facendola rabbrividire. Attaccò le labbra al suo collo e risero entrambi per un motivo sconosciuto. Avril si sentiva bene, bene e basta. Sapeva che Luke, se non avesse bevuto, non sarebbe stato così tranquillo e spensierato. Si ritrovò a pensare che avrebbero dovuto ubriacarsi più spesso, anche se un po' le dispiaceva, perché il giorno dopo non avrebbe ricordato la maggior parte delle cose accadute.
"Vi voglio bene!" urlò Calum dopo essersi fiondato sul divano, seguito subito dopo da Michael che "E io vi amo!" gridò.
Luke si staccò da Avril, prendendole la mano e tirandola verso quel divano che non era nitido per niente. Era solo sicura che fosse davvero enorme, abbastanza spazioso. Affondò anche lui nei cuscini, facendo di conseguenza cadere anche la ragazza addosso a lui. Scoppiarono in una fragorosa risata ed Avril chiuse automaticamente gli occhi quando percepì il calore del corpo di Luke a contatto col suo. Gli appoggiò la testa che iniziava a pesarle sul petto, sentendo poi una mano del ragazzo intrufolarsi nei suoi capelli accarezzandoli. 
Giurò di poter morire in quell'occasione. Non c'era niente, nella sua testa, che avesse un lato negativo. Non c'era niente, con Luke Hemmings a fianco, che potesse mancarle. 
"Luke?" la chiamò sussurrando.
"Mh?"
"Perché stavi picchiando quel ragazzo, oggi?"
"Non mi piace quando la gente butta merda su Ashton." rispose lui con la voce sommessa per il sonno.
Le ultime cose che vide furono le iridi chiare di Luke rivolte perso il soffitto, a fissare qualcosa di indefinito e poi il buio. 
Si addormentarono così Avril, Luke, Michael e Calum, su un divano bianco che governava l'intero salotto, con la luce accesa e i corpi avvinghiati tra loro. E non c'era cosa più bella perché, nonostante la perdita di Ashton e problemi sparsi ovunque, quei ragazzi si sarebbero ritrovati ancora insieme, ancora uniti, in una sera di fine febbraio, sbronzi da far schifo e menefreghisti del mondo esterno. 

Da quell'episodio passò circa una settimana, eppure Calum si divertiva a ribadire com'era avvenuta una caduta di Avril di quella sera, facendola imbarazzare ogni volta. Il risveglio del mattino seguente era stato traumatico, erano arrivati a scuola in ritardo e con un mal di testa terribile. Dovettero poi subire le lamentele del signor Clifford che li aveva trovati collassati sul proprio divano, aumentando l'emicrania dei ragazzi. Il giorno stesso tornarono, senza Avril, a prendere l'auto e i motori al Gens, poiché la ragazza era dovuta stare in punizione per i due giorni seguenti per non aver avvisato la madre. 
Nonostante questo, non poteva dire che la situazione stesse andando male. Stava andando e basta. Ovviamente, Luke non si era più comportato come quella sera, però non la ignorava nemmeno. Non parlava molto, si limitava a dire il necessario e ad osservare la gente che aveva intorno. Ad Avril piaceva scrutarlo nei suoi più piccoli e nascosti gesti, le piaceva anche ricordare le sue mani tra i suoi capelli e suoi suoi fianchi. 
Aveva anche instaurato una sorta di rapporto con Michael, con il quale scambiava due chiacchiere tra i corridoi. 
Con Vicky, invece, si faceva finta di niente e si andava avanti così. Non ne avevano più parlato, si limitavano a parlare il necessario. Ad Avril quell'assenza importava più di quanto credesse, ma non avrebbe di sicuro tentato un'altra volta di chiederle perdono.

Quel giorno era andata a scuola di malavoglia, e il suo umore peggiorò quando Calum le disse che quel giorno Luke non ci sarebbe stato. Allora il moro si era proposto di andare a casa sua per studiare insieme. 
Così tornarono a casa insieme e andarono direttamente al sasso. Salirono le scale della collinetta e si sedettero sul prato, tirando fuori il libro per gli esercizi di matematica.
"Io non ho capito tipo niente di questa argomento." esordì Calum mentre osservava quella lista di incomprensibili esercizi.
"Se avessi il mio stesso professore probabilmente capiresti anche di meno."
"Mh, probabile..." fece vago lui "Fai prima te, che poi io cerco di capirci qualcosa."
Avril annuì e cominciò con i suoi calcoli: non era mai stata brava in matematica, però qualcosa di base la sapeva. 
Dopo pochi minuti posò la penna e passò il quaderno a Calum.
"Vai, piccolo genio. Cerca di capirci qualcosa." riutilizzò le sue stesse parole con fare ironico e facendolo sbuffare. 
Restò ad osservare quei numeri in silenzio per chissà quanto tempo, per poi uscirsene con un "Non ci capirò mai niente!" chiuse il quaderno e di sdraiò sul prato.
Avril lo guardò con sguardo omicida.
"Non puoi arrenderti così!" 
"Zitta e rilassati anche tu." la schernì lui tenendo gli occhi chiusi e il viso rilassato. Vedendo che non avrebbe mai ubbidito, le afferrò il braccio e la fece stendere di fianco a sé.
"Ma tu sei completamente pazzo." affermò quando ormai lo aveva accontentato. Restò ad osservare le nuvole che quel giorno caratterizzavano il cielo di Sydney, che un po' rispecchiavano il suo umore. Tirava un venticello che non era poi così fastidioso, eppure le sue labbra erano visibilmente viola. Girò la testa verso Calum, trovandolo così in pace con se stesso, con molte probabilità si sarebbe addormentato di lì a poco.
In realtà si chiedeva spesso che cosa avesse mai a che fare con un tipo come Luke, se anche lui era legato molto ad Ashton, se pativa tanto la sua assenza.
"Cal," attirò la sua attenzione "ma a te, manca tanto Ashton?"
Calum aprì gli occhi e si scontrò anche lui con le nuvole di Sydney. Spostò il capo in modo da guardare Avril negli occhi, facendole attendere una risposta. La fissò ancora un po' prima di "Tanto." confessarle.
Forse Avril non aveva mai visto Calum così serio.
"Ma dov'è ora?"
"In un cimitero in America, non so precisamente dove. È stata un'idea dei suoi."
Sentiva di star venendo a conoscenza di qualcosa che aspettava di sapere da davvero troppo tempo. Ashton era sempre stato un punto interrogativo, per lei.
"E dove sono i suoi genitori?"
Calum scrollò le spalle.
"Si sono trasferiti a Melbourne subito dopo la sua morte."
Melbourne. Solo al sentir pronunciare quella parola Avril sobbalzò: la sua città. 
Annuì e decise che avrebbe anche potuto indagare più avanti sulla morte di Ashton, magari chiedendo proprio direttamente a Luke. Le bastava così.
Eppure c'era qualcosa, lo sentiva, che non quadrava o che almeno stava irrimediabilmente omettendo.







Hei people!
Sto diventando più o meno puntuale!
Mi scuso in partenza per gli errori, sono di fretta perché devo andare a studiare scienze.
Mi sembra di aver fornito anche troppe informazioni che sicuramente molte di voi tralasceranno: non fatelo. Perché se notate una frase, capite già tutto. Prestiate attenzione!
Comunque, questi ragazzi ubriachi mi fanno morire. E' come se, con questo capitolo, abbia fatto evadere quelle personalità monotone per uscire un po' dagli schemi lol 
Credo che il comportamento di Calum faccia prendere bene le persone quando leggono. Boh, a me fa' questo effetto :)
E Avril indecisa, tormentata da Pieces, da Melbourne... 
E Michael che cresce e si strappa via la maschera.
E Luke che fa' la persona quasi normale. 
Penso che non mi staccherò mai da questi personaggi, aiuto.
Ora vado, però. Ho le mani troppo gelide per poter scrivere altre parole cc
Alle recensioni rispondo domani!
Al prossimo capitolo <3


 

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